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Allegato A (all'articolo Meteorologia nuova)

Sono le ore 10:00 di lunedì 3 luglio, quando su Vibo Valentia si scatena un nubifragio. Sei ore di poggia, sei ore senza tregua. I torrenti non riescono a contenere l’acqua e il livello di questa, nelle strade, arriva fino al di sopra dell’altezza delle ginocchia della gente.

Qualcuno ha avuto paura che fosse arrivata la fine del mondo; una pagina nera nella storia di questa città, una pagina che non si potrà dimenticare: quattro morti tra cui una bambina di 16 mesi.

È la prima volta che a Vibo Valentia succede una cosa del genere, infatti non era mai accaduto un disastro simile. Ringraziando il cielo tutto questo non è arrivato nel paese in cui io vivo, un paese a soli 12 km da Vibo Valentia, con 7700 abitanti; ma la paura negli occhi della gente e la disperazione pure io l'ho letta sta cosa..e non nascondo che mi sono meravigliata perchè non so proprio da dove sono uscite quelle nuvole..

sarei curiosa di sapere quanti mm sono caduti per far succedere tutto sto popò...

Si parla di 202 mm.. anch'io sarei curioso di sapere da dove sia spuntata una cella rigenerante di siffatte dimensioni (perchè, attenzione, una vasta area, dalla costa sino all'interno, zona Serra san Bruno, ha visto accumuli over 100 mm).. Non ho seguito in tempo reale la vicenda, ma fenomeni del genere, pur non in ambito campano, andrebbero analizzati attentamente. Non dimentichiamo che non parliamo di perturbazioni, ma di lieve instabilità in campo tutto sommato ancora anticiclonico. E' stata una cella marittima o sviluppatasi sulla terraferma?

Ora provo a vedere se c'è l'animazione satellitare. purtroppo non riesco a vedere l'animazione satellitare, c'è in questi giorni un disservizio. Qualcuno conosce altri siti dove reperire animazioni satellitari relativi a giorni passati?

Comunque dal fulminometro wetterzentrale direi che il temporale si è sviluppato sulla terraferma, le fulminzaioni iniziano da quelle parti all'alba, raggiungono l'apice vero le 11 e terminano verso le 14.

 Mariano neanche io ieri ho seguito l evoluzione. però credo che si sia trattato del temporale che si forma sotto vento alle correnti da ENE come quelli che colpiscono la Campania quando tali correnti sono settentrionali: di certo sono intervenuti altrifattori che hanno amplificato l accumulo e l intensità del TS, comunque la cella praticamente è rimasta stazionaria lì per ore autorigenarandosi in continuazione

Inviato: Mar 04 Lug 2006 - 19:43    Soggetto:    

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adesso che mi viene in mente ieri sull aliscafo gurdando il sat su "Che tempo fa" aVEVO notato una cella ferma sula Calabria per parecchio tempo...

 

nviato: Gio 06 Lug 2006 - 16:49    Soggetto:      

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ecco l'imamgine sat msg8 del mostro di Vibo...

 

 FOTO

 

Le correnti erano da NW come testimonia l'incudine che si allunga verso SE...

Sono quei temporali che si caricano di tanta energia perchè le correnti provengono dal mare e si caricano di umidità molto più che in altri casi analoghi...

 

Inviato: Gio 20 Lug 2006 - 23:34    Soggetto:    

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Mariano, beccati questa splendida spiegazione di Francesco Nucera 

 

Citazione:

In questo breve lavoro viene analizzato l'intenso fenomeno temporalesco che ha interessato l'area del vibonese con piogge molto forti e a carattere continuo. L'ipotesi descrittiva che qui viene formulata è che i fenomeni possano essere attribuiti alla formazione di un sistema convettivo alimentato dal flusso in quota, successivamente isolatosi tanto da divenire un sistema indipendente e stazionario (Linea di Convergenza). Tali situazioni meteorologiche sono estremamente difficili da prevedere e nemmeno un modello locale può esser di aiuto avendo in questi casi scarsa affidabilità.

 

Fenomeni convettivi su linea di convergenza

 

Giorno 3 Luglio 2006, piogge di tipo eccezionale sconvolgono l'area del vibonese causando ingenti danni e la morte di 4 persone. L'episodio, non legato al transito di sistemi frontali, è stato caratterizzato da eventi precipitatiti eccezionali in un arco di tempo ristretto. I fenomeni iniziati lungo le coste, successivamente si sono estesi verso l'interno coinvolgendo anche le Serre e in misura minore la locride.

 

La Calabria, vista la sua particolare morfologia, non è nuova a fenomeni temporaleschi a mesoscala di portata catastrofica in particolare durante l'autunno. Normalmente questa categoria di precipitazione è associata con un atmosfera condizionatamente o convettivamente instabile, occasionalmente con una instabilità simmetrica, responsabile della "slantwise convection" in un area con moderato-forte shear verticale.

 

Durante il periodo estivo, abbastanza frequenti sono le formazioni temporalesche termoconvettive favorite principalmente dalla particolare conformazione della Calabria e della sua catena montuosa che attraversa in lungo la regione facendo da confine tra il mar Tirreno e lo Ionio.

 

Le situazioni termoconvettive risultano verificarsi con una debole componente nei bassi strati dei venti che, risalendo da opposti versanti, convergono lungo la sommità del rilievo producendo nuvolosità e associati fenomeni. Raramente è stato possibile notare anche formazioni temporalesche di particolare rilevanza. Inoltre a volte è possibile il verificarsi di fenomeni che oltre a distinguersi

per l'intensità possono essere particolarmente duraturi tanto da dare origine a rovinose alluvioni-lampo.

 

In questo lavoro si vuol mettere in evidenza come l'evento duraturo e intenso possa ricadere nel modello concettuale di Linea di Convergenza. La Linea di Convergenza è un sistema a mesoscala principalmente convettivo e in gran parte di natura dinamica, difficilmente prevedibile dai modelli di previsione numerica. La nuvolosità e le precipitazioni, stando al modello concettuale, si dispongono lungo delle linee tanto da divenire delle direttrici di movimento. La loro peculiarità è appunto la stazionarietà per molte ore tanto da far assumere ai fenomeni carattere di persistenza. Generalmente questi soggetti sono stati notati con flussi deboli o al più moderati da SW o NW. Anche il nubifragio di Crotone del 1996 pare essere causato da una Linea di convergenza pre frontale inserita in un flusso caldo umido da SW.

 

Analisi sinottica

 

Lo scenario meteorologico vede la presenza di un promontorio anticiclonico sul Mediterraneo centro occidentale a coinvolgere l'Italia settentrionale e l'Europa centrale. Una debole circolazione ciclonica è presente sul settore Adriatico e al sud, legata ad un minimo depressionario tra l'Egeo e i Balcani.

Aria debolmente umida ed instabile fluisce sulla Calabria come mostrano i valori di umidità specifica e di ThetaE. Debole è l'anomalia positiva di vorticità di Ertel. Il campo di vento al suolo mostra una componente da NW sul Tirreno e che diviene occidentale a ridosso delle coste lametine e vibonesi. Prime celle convettive si vanno formando a largo della costa durante le ore notturne come evidenziato dall'immagine satellitare nel campo del visibile. Esse ricevono sostentamento energetico da parte del calore del mare, in questo arco di tempo più caldo della terraferma. E' presente un debole massimo di vento a 300 hpa.

 

Flusso convergente

 

L'ipotesi che viene formulata è che l'attività cumuliforme sviluppatasi durante la notte si sia potuta disporre successivamente lungo una linea originatasi dal risultato di una circolazione a mesoscala in cui la forma della costa e la temperatura superficiale del mare hanno un effetto importante.

La morfologia del Golfo di Lamezia ha probabilmente causato una deviazione dei venti nei bassi strati tanto da indurre una confluenza forzata maggiore del flusso umido marittimo incanalato verso l'entroterra. L'afflusso fresco e secco proveniente da WNW alle quote medie troposferiche, come evidenziato da una flessione del campo termico a 700 hpa, si è sovrapposto a quello più caldo e relativamente umido da WSW tanto da determinare un atmosfera potenzialmente instabile. Come risultato della convergenza a basso livello si sviluppano moti verticali.

 

La mancanza di preziose immagini radar non ci permette di confermare la formazione di supercelle in loco o se i fenomeni siano solo il risultato di una attività convettiva che ha interagito con l'orografia. Tuttavia si sono potute fare delle ipotesi. La vorticità indotta dai rilievi, crescente con la quota, unitamente al massimo di vento in quota, ha incrementato, in accordo con l'equazione Omega, le velocità verticali, favorendo un ulteriore propensione verso l'alto del temporale. Il flusso in quota, più fresco e secco è da NW, ragion per cui esisterebbe uno shear positivo del vento.

 

Il radiosondaggio "simulato" mostrerebbe una stratificazione potenzialmente instabile dell'atmosfera con i valori degli indici di stabilità piuttosto elevati. Ci sarebbero le premesse per il verificarsi di fenomeni intensi.

Inoltre, la vorticità orizzontale associata con lo shear del vento si è sommata alla vorticità orizzontale associata con l'effetto di galleggiamento nell'updraft del sistema convettivo, ragion per cui si è assistita ad un tilting della configurazione nella direzione dello shear. Le supercelle ad asse obliquo sono caratterizzate da una corrente ascensionale caldo-umida inclinata sotto l'azione dei forti venti in quota. Tale flusso ageostrofico non è ostacolata dai venti freddi che discendono dall'interno della torre convettiva ragion per cui si assiste ad una persistenza per più tempo della linfa vitale dai bassi strati tanto che la supercella salirà sempre più di quota.

 

Isolatosi dal flusso principale, il sistema convettivo è continuamente autoalimentato per effetto degli scambi di calore terra-aria. Anche l'orografia ha assunto un ruolo importante con effetto di triggering sulla convezione controllandone l'evoluzione.

 

La linea di convergenza, può dunque essere vista come una specie di onda stazionaria che, "batte" sulla medesima zona per ore. Il Bulk Richardson Number (BRN), differenza tra il CAPE e lo shear verticale è inferiore a 50. Il range di valori compresi tra 10 e 50 è condizione favorevole alla transizione del sistema convettivo a multicelle a un sistema a lenta evoluzione.

 

Dati pluviometrici

 

L'evento precipitativo in esame si è contraddistinto anche perché molto concentrato dal punto di vista spaziale e temporale (fenomeni espletati in 4-5 ore). Come esempio si riporta il dato pluviometrico di Vibo Valentia (totale di 202.6 mm) con quello di Mileto (2.2 mm) posta a circa 10 km di distanza. Questo conferma come le interazioni a mesoscala siano molto sensibili alle piccole variazioni nelle caratteristiche del flusso. ll servizio di Protezione Civile della Calabria ha registrato piogge di forte eccezionalità nella stazione pluviometrica di Vibo Valentia e, sebbene in misura inferiore, in quella di Pizzoni.

 

Conclusioni

 

L'intento di questo lavoro, non esaustivo e aperto ancora ad ulteriori approfondimenti, è mostrare per sommi capi come l'evento precipitativo in questione possa essere causato da una Linea di Convergenza convettiva già causa, negli anni passati di altre rovinose alluvioni-lampo.

 

Inviato: Gio 06 Lug 2006 - 18:14    Soggetto:    

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ecco, bravo Ice, hai fatto benissimo a postarla.. io l'avevo già osservata su un altro sito, rimanendone a dir poco scioccato.

Un nubifragio di queste dimensioni, ai limiti dell'alluvione lampo, è avvenuto causa una cella (supercella?) assolutamente isolata in ambito mediterraneo, in regime del tutto anticiclonico... non c'è uno straccio di nube in nessuna zona italiana. La cella è di origine marittima, non terrestre come avevo erroneamente supposto basandomi però sul fulminometro wetterzentrale, poco preciso per l'ampia scala.

La cella si è rigenerata da sola per ore ore, evidentemente ci deve essere stata una convergenza paurosa.. il nocciolo duro ha interessato una zona vasta, spingendosi molto verso l'interno... esemplificativo il dato di Serra San Bruno, 162 mm, dopo i 202 mm di Vibo.

Non ricordo di aver mai assistito ad un evento di tali dimensioni così isolato ed in regime anticiclonico.

 

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