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La Villa è una struttura privata che periodicamente
ospita Eventi e/o Manifestazioni culturali di vario tipo.Con
l'occasione, apre le sue eleganti Sale e i suoi giardini, nonchè le
strabilianti gallerie sotterranee, normalmente chiuse al pubblico, il
teatro e la Chiesa annessa.
Situata lungo il Naviglio
della Martesana e il fiume Adda (alla confluenza col Brembo), è
immersa in una cornice naturale di 800.000 mq di parco, sede di una
flora e una fauna quasi uniche nella provincia di Milano.
Storicamente l'insediamento risalirebbe al VII
secolo, quando una presenza monastica vicina alla austera regola del
monaco irlandese S.Colombano (540-615 d.C.) vi si sarebbe
insediata (ne rimarrebbe traccia nella semplicità della chiesa di
S.Colombano in Vaprio d'Adda). Successivamente, attorno al 1100, i
frati CISTERCENSI sulle sue rovine, vi avrebbero fondato un
Convento.
Come sia stato che in luogo di un Monastero, potesse
sorgere una Villa Padronale, sarebbe interessante approfondire,comunque
l'antico nome dato alla tenuta era Monasterolo.
Oggi è difficile rinvenire nell'attuale struttura la
presenza di un simile edificio: l'architettura della Villa permette di
individuare i vari corpi di fabbrica disposti attorno al cortile
adiacente alla chiesa che, diviso da un duplice porticato, poteva essere
il chiostro a volte doppio. Affiora così il senso di un legame unitario
che accentra attorno al luogo di culto funzioni diverse: la sala
capitolare, il refettorio, i dormitori...
Alcuni documenti fanno capire che anche dopo la
creazione della dimora nobiliare, si continuasse ad usare l'area da
parte dei monaci.
La chiesina, della quale non si conoscono le maestranze edili, nelle sue
forme attuali e barocche(con aggiunta del campanile)
venne trasformata nel '700, quando divenne proprietà del conte Giuseppe
Simonetta (fedele a Francesco Sforza e sepolto all'interno della
chiesa stessa, insieme al pronipote Giuseppe Castelbarco), il
quale operò un radicale cambiamento del complesso, adibendolo a "Villa
delle Delizie".
Passata alla famiglia Castelbarco(1), la villa assunse il
suo massimo splendore.Il Conte Cesare era amante delle Belle
Arti, della Letteratura e della cultura degli Antichi, nonchè della
Filosofia.
Creò saloni di rappresentanza, raddoppiò l'ala Sud (limonaia),
edificò sulla spianata a lato del terrazzo una 'coppia'di palazzine
quasi gemelle, in stile impero.Una era adibita a Museo/Pinacoteca(agli
inizi del '900 trasformata a bagno Termale), l'altra a Teatro(veduta
dell'interno),accanto a cui crescono rigogliosi bambù, che venivano
utilizzati non solo come elementi decorativi di grande effetto ma anche
impiegati per realizzazione di impalcature e strutture di
sostegno.Il Teatro -oggi piuttosto rovinato-conserva ancora le panche
originali ricoperte di stoffa fiorata, e presenta un piccolo
matroneo/soppalco,da dove i Nobili guardavano lo spettacolo.Alle altre
pareti,finte aperture,su cui furono dipinti personaggi (ufficialmente
per dare l'impressione che ci fosse più gente).
Nel Teatro vi erano le icone (tuttora presenti in
originale)di alcuni artisti d'epoca,come il Parini e l'Alfieri.
Risalgono alla prima metà dell'800 le stalle a Nord
(denominate Arsenale), il maneggio coperto e le scuderie, nonché le
serre, la Fasanera e la Cascina Cartiera.
Venne definita "magnifica
e degna sede per ogni sorta di comodi e di sontuosità",compreso
il Parco, nel quale vennero inseriti specchi d'acqua, viali adornati di
statue, tempietti, fagianiere di gusto romantico come usava allora.
Un ponte sul Naviglio la collegava alla sponda opposta(oggi chiuso
l'accesso da un cancello).
Lungo
l'ala sud vi sono i giardini all'italiana;ospitano(tra il resto)
quattro magnolie di duecento anni,così come altrettanto 'vecchi' sono
due cipressi calvi...Una bella fontana in pietra arricchisce la
scenografia d'insieme.
Molta cura venne posta alla geometria delle aiuole
(sono ottagonali di fronte all'antico ingresso della dimora).
Oggi l'ingresso alla Villa è dal lato ovest, mentre
in precedenza esso si trovava nell'antica strada per Concesa, che la
collegava direttamente a Trezzo
d'Adda.Le
carrozze, dopo aver percorso il viale da sud, ed essere passate fra le
due costruzioni gemelle (teatrino e bagno termale), si fermavano presso
la fontana, vicino alle cosiddette "Sale del Conte" (le più
sontuose dell'intera residenza).
Questo percorso così studiato, voleva creare meraviglia e stupore nei
visitatori che giungevano alla villa (il colpo d'occhio prospettico era
indubbiamente di grande effetto). Passata di proprietà alla famiglia Massimini,
subì un'altro passaggio di mano, ai conti Quintavalle,che
nel 1950 rettificarono il tracciato di Via per Concesa.
Essi restarono proprietari della villa fino al 1975.
Il visitatore si rende conto abbastanza evidentemente
che il paesaggio del parco cambia a seconda della zona di
percorso:infatti dal giardino all'italiana,con le sue geometrie
illuministe,si passa ad un'area definita 'all'inglese' in cui " la
vegetazione si presenta trasformata secondo un'idea primordiale della
natura". Si può supporre che esigenze di tipo strutturale hanno
giocato un ruolo importante poichè ad un certo punto, si crea un forte
declivio verso il fiume, il Naviglio, e il terreno è arricchito
maggiormente d'acqua (teniamo presente che in questo luogo vi è la
confluenza di tre corsi fluviali:Brembo,Adda,Naviglio della Martesana).La
scarpata presenta alberi ad alto fusto chiamati dagli abitanti della
zona "bagolari o spaccasassi", specialità botaniche
originarie dell'Australia, per questa loro capacità di penetrare con le
radici nei terreni più sassosi. La funzione di questi alberi, oggi come
allora, era quella di evitare che la scarpata cedesse per effetto delle
piogge.
Tutta la tenuta Castelbarco, oggi, è sotto tutela del
Parco dell'Adda. Per informazioni su visite guidate al parco, telefonare
al numero 02.90965254.
Villa Castelbarco presenta anche un'antica meridiana.
Le gallerie sotterranee
Sono l'ambiente che più ci ha meravigliato e
interessato. Un po' l'emozione di avere il privilegio di
visitarle,essendo di solito interdette alle visite, un po' per il loro
carattere labirintico, la loro unicità e vastità. Esse furono
ufficialmente scavate in tre soli anni, per ordine del Conte Carlo
Castelbarco, negli anni 1835 - 1838,
ma
è difficile pensare che ciò sia vero, data la mole di lavoro che hanno
sicuramente richiesto. Sono composte da
parecchie sale prospicienti una vasta terrazza cha dà sul
Naviglio e sull'Adda.
Sono state realizzate in mattoni,ricoperti
integralmente da pietre disposte a mosaico;con grandissima
profusione, sono state inserite conchiglie di varia misura, a
ricreare un ambiente marino tropicale, in cui è arduo non sentirsi in
un certo senso 'profanatori'. Come ci ha attestato la guida, è molto
probabile che in questo ambiente i visitatori (i proprietari e i loro
ospiti) scendessero e camminassero a piedi scalzi.
Appena scesi nei sotterranei, si
incontra un oratorio a mosaico policromo,
che un tempo doveva ospitare preziosi reperti antichi
(purtroppo la guida ci ha informato di come la quasi totalità dei pezzi
originali conservati in queste gallerie 'd'arte',oggi sia andata
perduta); pareti ricoperte di roccia,conchiglie,snelle colonne con
capitelli a motivi medievali,getti
d'acqua che formavano cascatelle,giochi d'acqua e curiose 'nicchie'
laterali,presenti in quasi tutto questo percorso, protette da una grata
nella loro parte superiore,che riceve luce dalla superficie (sul parco).
La sfera è un elemento costante,che abbiamo individuato in ogni locale
di questi ambienti sotterranei.Qui vediamo una sfera in pietra posta
all'interno di una sorta di 'edicola'(sala marittima).
La sensazione è stata straordinaria, ho avuto
l'impressione di trovarmi a percorrere una sorta di 'itinerario
iniziatico', che andrebbe sicuramente indagato molto più in profondità,come
contenuti iconografici e simbolici.
Una porzione del soffitto di questo ambiente 'marittimo'.
Per comprendere ciò che doveva trovarsi qui e ciò
che oggi c'è effettivamente, si legga questo brano,dello studioso Tencajoli,
che le visitò all'inizio del XX secolo:
"Nella sala marittima, con
le pareti ricoperte di conchiglie rarissime, si vede la statua del Dio
Nettuno, e quella pare, di un re longobardo oppure di un Doge di
Venezia, ed una statuetta di un fanciullo di casa Castelbarco. Un trofeo
romano serve come lampadario.
"....nella sala romana, tra
numerose antichità provenienti dagli scavi di Roma e dal Lazio, si
trovano i busti di Elena Albani e del Duca Litta di lei consorte; in un
angolo si vede anche il busto di Clemente XI (Francesco Albani) e
quelli degli imperatori romani Commodo, Teodosio, Lucio, Elio, Aurelio,
lapidi funerarie, frammenti ecc.".
Statua del 'Bacco' ,impersonificato bambino. Reca in mano l'uva (a
sinistra)e il calice (a destra).
"Nella sala raffaellesca
primeggia una meravigliosa statua di Ercole col corno dell'abbondanza
strappato da lui al fiume Achelòs: statua che si erge sopra sopra
un'ara romana di molto pregio. In questa stessa sala si vedono i busti
di Raffaello Sanzio, di Giulio Cesare, di Cicerone, di Livia, di
Messalina ecc; medaglioni coi profili degli imperatori Galba, Britannico
ed altri in pietra arenaria di due visconti signori di Milano".
I busti -nella sala detta Raffaellesca,(nella foto,uno
scorcio)
sono tuttora presenti,probabilmente copie.Interessanti sono i pannelli
che (quasi nascosti),si trovano negli accessi che conducono alle
finestre delle terrazze prospicienti il fiume:si noti la loro geometria
e bicromia (neri e bianchi).
"Nella sala egizia si ammira
una deità dell'epoca dei Faraoni, con la testa di leone ed il rimanente
del corpo in forma umana, e di rispetto una tomba ed un cippo con
l'iscrizione in egizio antico, alcune sfingi e colonne istoriate".
I sarcofagi (due a detta della guida)sono
scomparsi,uno in tempi recenti. Ciò che resta dei manufatti
presenti,non è originale,eccetto il coperchio di un sarcofago o,più
probabilmente, il suo supporto.
Si noti come ogni sala è dipinta e decorata con le
simbologie relative alla cultura tematica cui si ispira.
"Nella sala etrusca spicca
il busto di Cleopatra, che sarebbe per altro da porsi nella sala
precedente; disposti in ordine su tavoli di pietra e sul pavimento, si
vedono molti vasi di terracotta, otri, stoviglie ed altri oggetti
trovati negli scavi toscani".
Nella Sala Etrusca oggi non resta pressochè niente
del primitivo patrimonio documentato dal Tencajoli, eccetto un tavolo
(copia) detto 'degli aruspici' , dove si leggeva il destino in
base alle interiora degli animali sezionati.
Un curioso meccanismo cela in realtà un'apertura, in
una parete a mosaico apparentemente chiusa!
"Dopo queste cinque sale, si entra in un
Oratorio sul cui altare poggiano quattro candelabri di marmo, con in
mezzo una croce di lapislazzuli, nonché una graziosissima testa di
bambino, pure in marmo, con un pugnale conficcato nella gola. Sotto il
tavolo vi è un altro bambino in marmo finissimo, lavoro
cinquecentesco".
Di tale descrizione, non vi è traccia. Lungo il
percorso, per passare da una sala all'altra, si osservano numerosi
simboli iconografici, sculture, mensole, epigrafi, che ci vorrebbe tempo
per poter adeguatamente osservare.
Splendido soffitto musivo,con inserito il monogramma
Mariano,coronato,inserito in un quadrato,contornato da stelle.
Ripreso anche qui.
E quello di Cristo.
Volti barbuti dall'espressione 'malvagia'?
Due teste di ariete a corredo di un probabile monumento
sepolcrale,incassato in una delle tante nicchie aperte nelle pareti dei
corridoi di passaggio.
Altro curioso simbolo scolpito su un manufatto litico di foggia antica.
In questo corridoio, nel quale mi sono brevemente inoltrata,si
osservano 'lunette' con soggetti molto interessanti, che raffigurano vasi
di varia foggia,contenenti animali (riconoscibile un leone) e figure
antropomorfe (un uomo).
Sembra
che -in progressione- l'iconografia 'racconti' la preparazione di 'qualcosa':
qui sembra di poter notare due differenti 'matracci' collegati da un
sistema di distillazione. Attorno,alcune api...
La scena si ripete nella lunetta controlaterale.Sarebbe necessaria una
permanenza maggiore nei suddetti locali, per uno studio più chiaro e
delucidato. La scarsità di illuminazione non ha inoltre permesso
un'ottima realizzazione delle immagini fotografiche digitali.
"Uscendo dall'Oratorio, si incontra un
corridoio con adiacenti piccoli sotterranei, in fondo al quale esiste
una piccola cascata artificiale. Nei muri di questi piccoli vani sono
incastrati medaglioni - busti dei dodici Imperatori della famiglia
Cesarea".
"Nel mezzo sorge un lavello con getto d'acqua,
con attorno piccoli delfini che irrorano acqua, il tutto di sorprendente
effetto".
Questo ambiente noi lo abbiamo visitato per primo.Si
trova nella sala marittima. Scultura
a forma di delfino.Ce ne sono quattro ad ogni angolo di una saletta di
questo primo ambiente visitato:dalle loro bocche uscivano zampilli di
acqua diretti al centro del locale,dov'è situata una fontana provvista
di 'girella' che aveva la funzione di spandere attorno minutissime gocce
a ricreare una pioggia finissima. Attualmente, questi giochi d'acqua
pare non siano più funzionanti.
In uno dei 'passaggi' che si diramano
dall'ambiente marittimo, abbiamo potuto trovare una porta che
conduce,come si vede,ad una scala e a presumibili piani superiori.Come
ogni Dimora che si rispetti,anche in questa i Nobili proprietari avranno
provveduto a creare più di un passaggio.Pare che le gallerie
sotterranee fossero state create per impedire che gli ospiti venissero
visti dal resto dei presenti nella Villa.
Nell'ultima sala che abbiamo visitato,prima di
risalire nel Parco, siamo rimasti attratti dal bicromismo bianco e nero
usato per i mosaici,che decorano integralmente i locali; un tripudio di
conchiglie sempre accompagna le sale e in questa spiccano simboli molto
familiari, per chi si interessa di esoterismo(onestamente,l'intero
complesso suscita questa impressione).Comunque è la sala degli
Stemmi,che ospita sia quello dei Castelbarco che di altre famiglie
nobiliari.
Tra
i simboli della fascia decorativa,si nota la scacchiera,il 'biscione',l'aquila,etc.
Oggi la denominazione completa della Villa è
Castelfranco/Albani, in collegamento con gli Albani di Bergamo, di cui
in questo sito ci siamo occupati nella sezione dedicata alla Rocca di
Urgnano. In relazione alla Villa e negli opuscoli divulgativi,viene però
ricordato Gianfranco Albani, che divenne papa come Clemente XI
(1649-1721), il quale (da quanto mi risulta) faceva parte del ramo
Urbinate della famiglia Albani, oggi estintosi.
1)-Ho voluto approfondire la 'conoscenza' di questi
personaggi e devo dire che sono molto interessanti.Credo di aver
individuato il Conte Giuseppe Simonetta quale discendente del
ramo di Milano: SIMONETTA da Milano. - Vennero dalla Calabria a
Milano. Cicco, famoso segretario ducale sotto gli Sforza, fu fatto
decapitare a Pavia da Ludovico il Moro il 30 Ottobre 1480. Ebbero molte
signorie che in seguito alla disgrazia di Cicco furono loro tolte. -
Alessandro fu creato conte palatino coi discendenti nel 1526. Questi
furono creati conti di Torricella nel 1594 ed ebbero il feudo di Limido
nel 1689. Questo ramo si estinse nel secolo XVIII con Francesca che
ne porto' l'eredita' in casa Castelbarco.- Altri due rami fiorirono
di questa famiglia, uno in Milano ed altro in Parma. - Diedero i
Simonetta oratori, castellani camerieri e segretarii ducali, dottori di
Collegio, decurioni, vicari di provvisione, senatori, ciambellani,
vescovi, cardinali ecc. - Giovanni fu storico accreditato, autore della Sforziade.
- ARMA: D'Azzurro, al leone d'argento coronato d'oro, sostenente
colle branche anteriori una croce latina di rosso. - Cimiero : Il leone
dallo scudo nascente.
(tratto da
http://www.tinosimonetti.it/2c.htm)
Francesca,unica superstite del ramo Simonetta di
Milano,come abbiamo visto,sposa un Castelbarco:
Conte Don Cesare Ercole Castelbarco (*
12-4-1730 + 26-10-1753), Marchese di Cislago, Conte del S.R.I., Conte di
Castelbarco, Conte di Gallarate, Barone dei Quattro Vicariati, Signore
di Gresta, Signore di Montonate, Quinzano, Cuvirone, Vizzola, Cimbro,
Villa e San Pancrazio, Consignore di Somma, Crenna e Agnadello e Grande
di Spagna di prima classe. Assume il cognome Castelbarco Simonetta.
Sposa il 2-6-1749 Francesca Simonetta, figlia del Conte Palatino
Antonio 5° Conte di Torricella e di Teresa dei Conti di Castelbarco
(* 13-9-1731 + 20-6-1796)
(per vedere il seguito della dinastia
http://www.sardimpex.com/FILES/CASTELBARCO.htm)
Le notizie storiche sulla Dimora di Vaprio d'Adda, che
qui ho presentato, sono state ricavate dalla visita guidata in loco;
sono presenti e più documentate nel sito ufficiale di Villa Castelbarco,
al link:
http://www.villacastelbarco.com/
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