La vita
sul fiume Adda sembra scorrere in un ambiente naturale di incomparabile
bellezza, in cui si trovano una flora e una fauna fluviale ancora
diversificate e rigogliose. Oltre ad attirare per il suo paesaggio e la
posizione strategica, il territorio di Trezzo ha da sempre fatto
aguzzare l'ingegno dell'uomo, che si è espresso soprattutto in due
opere di interesse industriale ed artistico: Il Naviglio della
Martesana (XV sec.) e la Centrale Idroelettrica Taccani
(realizzata nel 1906 ed entrata in funzione nel 1909).
Il Naviglio è un canale d'acque
derivate dal fiume Adda, scavato tra le rocce in molta parte, lungo
circa venti miglia e destinato ad aiutare l'irrigazione dei campi
e il trasporto delle derrate e dei materiali di varia specie dal lago di
Como e dalla Brianza a Milano [1]. Ebbe nome 'della Martesana'
dall'antico contado che attraversava; fu aperto nel 1451 per
volere di Francesco Sforza. Lungo il suo percorso, si specchiano
numerose ville e sontuose dimore, con grandiosi parchi o giardini,
edificate per lo più dal patriazato lombardo, che vi si recava per
goderne la delizia.
Oggi la funzione commerciale e il trasporto
sono decadute, ma è possibile percorrere la strada che costeggia il
Naviglio, fino a Milano, godendosi un percorso delizioso, in bicicletta.
Le acque del fiume Adda furono
abbondantemente sfruttate per ricavarne energia elettrica, tant'è che
sono sorti con gli anni poderosi impianti, che si fondono ormai con
l'ambiente circostante e vi conferiscono modernità. Uno di questi è la
Centrale Idroelettrica "TACCANI" di Trezzo sull'Adda[2],
opera del 1906 di Gaetano Moretti, insigne architetto
milanese,ed entrata in funzione nel 1909. L'edificio è costruito
interamente in ceppo,che è una sorta di conglomerato calcareo che si
trova nel luogo e presenta la facciata in stile 'Liberty'.
Questa centrale si giova delle acque del fiume, sbarrate presso il
gomito su cui sorge il Castello,
le quali formano un salto medio di 7,50 m. La centrale idroelettrica di
Trezzo costituiva, per l'epoca in cui fu costruita, un vero e proprio
"polo energetico" in quanto comprendeva, oltre alla sezione
idroelettrica con dieci generatori che fornivano una potenza di 10.000
Kw, anche una sezione termoelettrica con quattro generatori a vapore
della potenza complessiva di 4.000 Kw, destinati ad integrare la
produzione idroelettrica durante le magre invernali del fiume Adda;
maggiori info al sito http://www.prolocotrezzo.com/Centrale.html
Leonardo non ideò il sistema delle conche
E' molto frequente che su opuscoli o
testi vari si legga il nome di Leonardo da Vinci accanto a quello
del Naviglio, ad esempio si discute del suo soggiorno in questi luoghi,
in cui avrebbe tratto ispirazione per molte delle sue opere. Non
si mette certo in discussione la sua presenza nel Milanese, questo è
ovvio, egli venne alla corte di Ludovico il Moro nel 1482 (fonti
storiche) ma vorrei riportare qui un brano tratto dal XIV
Capitolo, "Principali costruzioni promosse dal Duca Francesco
I Sforza", dal I° volume "I Maestri Comacini",
del prof. Giuseppe Merzario, edito nel 1893, che
chiarisce come Leonardo non potesse aver ideato il sistema delle
'conche'per creare l'opera colossale del Naviglio della Martesana, in
quanto egli sarebbe venuto in Milano appunto dopo il 1480, quarantadue
anni dopo la loro ideazione. Ma leggiamo(lascio l'italiano antico che
utilizza il Merzario):
"[...]Il Milanese è la terra classica
dell'idraulica agraria;che fu applicata fino dalla seconda metà del
1100. Non appena riavutisi i Milanesi dai danni patiti dal Barbarossa,
pensarono nel 1179 di scavare nelle vicinanze della città un canale,
che estraesse un'abbondante copia di acque a beneficio della
irrigazione.
Allora si provvide unicamente alla
floridezza dei campi; ma quando i cuori dei fedeli vollero una bella e
vastissima Cattedrale, e per ottenere questo bisognava trasportare
montagne di marmo dalla Valle della Toce al lago Maggiore, al Ticino e a
Milano, allora si acuìrono le menti per ritrovare un mezzo di trasporto
facile, e non costoso. Fu scavato un nuovo tratto di canale o naviglio
detto Grande, Navigium Magnum, che penetrava nella città, portava gli
ammassi di marmo dalla solitaria Gandoglia fino al centro della
Capitale(Milano). Si dovettero adoperare e rinvenire nuove macchine per
condurre, a que' tempi, un'impresa così ardua e colossale. Si riescì
perfettamente, e data da allora la invenzione e l'uso delle chiuse ossia
delle conche, come consta da autentico documento del 1433
[3] << per far crescere e descrescere le acque- pro facendo
crescere et descescere aquam- e rendere possibile e agevole il passaggio
delle navi là dove havvi un piano inclinato oppure un salto delle
acque>>. Non si sa chi sia stato l'inventore di que' meccanismi, nè
delle prime opere di livellazione e di escavazione. Taluno, senza prove,
volle darne il merito a Filippino da Modena e ad Aristotile
Fioravanti da Bologna; tal'altro -con patente anacronismo- a Leonardo
da Vinci venuto a Milano verso il 1480, mentre l'uso delle
conche,per far crescere e decrescere le acque, già era introdotto nel
1438 [3]. Invece si hanno le sicure prove che il duca Sforza incaricò,
verso il 1457, l'ingegnere Bertola da Novate, di
intraprendere gli studi e i lavori per lo scavo del nuovo acquedotto
della Martesana; che il Bertola fece i suoi calcoli e le sue prove, e
l'acquedotto fu terminato in poco tempo in modo perfettamente conforme
allo scopo. Sembra anche che la valentia o almeno la diligenza del
Bertola fosse tenuta al di sopra di quella del Fioravanti, conciosiachè
il commissario di Parma scriveva il 27 maggio 1461 al Duca: "Che
vostra Illustrissima Signoria se degne mandare qua il Bertolla il quale
giudicara, sel naviglio è navigante, ma che le conche e li artefici
delli ingegneri mandati da V. Excellentia sono defettivi"; e
ripeteva in data del 21 luglio successivo:" Sono passati tutti i
termini de mandare maestro Aristotile...Advisando Vostra Celsitudine che
onne homo più se contentaria del Bertolla. E haria più caro che lui
venisse e parirà a omne persona meglio potere adempire la volontà de
Vostra Illustrissima Signoria, alla quale me raccomando" [4].
NOTE: