VERONA: IL MAGNIFICO ROSONE PAVIMENTALE
nella Basilica di S.Anastasia
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La Chiesa di S.Anastasia sorge su un precedente edificio,di probabile
epoca longobarda, al termine del tratto dell'antico decumano massimo,che
era la principale strada romana che portava dal Ponte Postumio (che non
esiste più)a Porta Borsari.Questo le conferisce una posizione speciale:la
sua facciata è una magnifica scenografia, al chiudersi del corso omonimo.
S Anastasia, cui era dedicata la
chiesa anche in origine, fu una vergine martirizzata durante le
persecuzioni di Diocleziano, attorno al 304 d.C. Quando, nel XIII°sec.,venne
ricostruita, fu in realtà dedicata a S.Pietro, il primo martire
domenicano.Curiosa la storia di questo Santo, nato da una famiglia di
'eretici' patarini (che invocavano il ritorno del clero alla povertà
evangelica), fu contemporaneo di S.Francsco d'Assisi e di S.Domenico, del
quale (udita una predica) volle divenire seguace, entrando nell'Ordine da
questi fondato.
Nato nel 1206, Pietro da Verona divenne Inquisitore nel 1252 e fu
attivo soprattutto in Lombardia e nel Veneto. Il 29 aprile 1252, venne però
ucciso da un 'sicario', in modo curioso, come effigiato anche nel
trasnetto destro della Chiesa (in un dipinto di Giovanni Badile): gli
venne inferto un colpo in mezzo al capo, con una falce, e poi al petto,
con un pugnale.Fu dichiarato Santo l' anno dopo e dichiarato compatrono
-insieme a S.Zeno- della città di Verona.
I Domenicani furono sempre 'cutodi'di questa Basilica.Con la morte di
S.Domenico (1221)essi si insediarono fuori porta S.Giorgio,nella
Chiesa Santa Maria Mater Domini e,per volere del vescovo Manfredo Roberti,nel
1281 si trasferirono in città.Probabilmente sotto Pietro della Scala
(circa 1290-95),vescovo, si iniziò il progetto,che fu terminato solo dopo
il 1440. Un grande contributo per la realizzazione dell'opera fu dato dai
Signori di Verona,gli Scaligeri, che ressero il governo cittadino
dalla fine del XIII secolo fino alla fine del XIV°. Accanto alla Chiesa,
si può notare l'Arca pensile di uno dei mecenati più importanti
di S.Anastasia, Guglielmo da Castelbarco(un piccolo gioiello
tombale).
Non si conosce, invece, l'architetto della Chiesa: si avanzano
alcune ipotesi, sui raffronti planimetrici e sulle similitudini che legano
questa Basilica Veronese con altre chiese domenicane del Veneto (ad
esempio San Nicolò a Treviso; S.S.Giovanni e Paolo a Venezia;
Sant'Agostino a Padova) e attribuite alla direzione di due
principali personaggi: frà Nicola di Imola oppure frà
Benvenuto da Bologna.Anche Guglielmo da Castelbarco viene
indicato come il progettista stesso della Basilica di S.Anastasia.
Fino al 1449 fu gestita dai Domenicani Conventuali, poi, nel
1471, essa venne solennemente consacrata dai Domenicani Riformati,
che vi restarono fino alle soppressioni Napoleoniche.Divenne parrocchia
nel 1806, mentre l'annesso convento venne chiuso l'anno seguente e oggi
ospita un liceo classico e un Conservatorio.Nel decennio 1871-'81,
l'edifico subì un restauro radicale e nel 1992 venne rifatta la copertura
( la ristrutturazione e il cambio d'uso di parte del convento, attuati
negli anni '50, sono discutibili poichè ne hanno offuscato chiaramente la
bellezza).
La Chiesa si presenta a croce latina,a tre navate, divise da DODICI
imponenti colonne in marmo rosso di Verona, terminanti a capitelli gotici
con motivi 'floreali' che sorreggono archi e volte a crociera.
La "presenza"dei Domenicani è richiamata un po' ovunque
nella Basilica: a partire dalle 'travi'in legno che corrono dalle colonne
e gli slanciati archi delle volte, il grande sviluppo del transetto e le
absidi minori poligonali affiancate a quella maggiore; nella seconda
campata della navata centrale, vi è una data 1437 e due frati domenicani
si presentano ai nostri occhi,l'uno reggendo in mano il modello della
chiesa di S.Anastasia,l'altro l'intera città sulle spalle.
Ma uno dei simbolismi più strabilianti che si possono ammirare
all'interno della Chiesa (ricca di simboli anche all'esterno,basta saperli
cercare!),è per me stato il pavimento a pelta,cioè a scudo, dai
triplici colori del nero,del bianco e del rosso. Iniziato da Pietro
da Porlezza, nel 1462, ufficialmente rievoca il colore
della veste dei frati, nel bianco e nel nero, mentre il rosso rievoca il
sangue del martirio di S.Pietro.
La parte più interessante è meravigliosa è indubbiamente il grande
rosone pavimentale, al termine del percorso della lunga navata
centrale, dinanzi all'Altare Maggiore.
Qui lo si ammira nella sua interezza:
(cliccare sull'immagine per vederla ingrandita)
Abbiamo un grande quadrato, che recinge un quadrato più
piccolo,formando una "cornice" dove corre un fregio
'intrecciato' dai colori bianco e rosso. Il quadrato "inscrive"un
cerchio, anzi più d'uno. Ai bordi, tra le due figure
geometriche, a mò di 'losanghe', vi sono quattro fiori più
grandi, uguali a due a due, posti in altrettanti cerchi..
Quelli che osserviamo nella foto e consideriamo(per praticità e per
capirci) 'in alto', hanno cinque petali bianchi e quattro
neri, che fanno da sfondo. In realtà, sembrano ricordare la
forma di un pentagono. Al centro, hanno un grosso pistillo
nero. Di lato, due cerchi più piccolini contengono altrettanti
fiorellini, con quattro petali bianchi ciascuno e 'percorsi'da due bracci
trasversali, di colore nero-come il loro pistillo-come a formare
una croce, che ricalca un po' il motivo che si vede nei due
cerchi inferiori, che contengono due fiori cisacuno a quattro
petali bianchi,con un pistillo rosso centrale e, appunto,
anch'essi una sorta di 'croce' di colore nero con la parte
terminale lanceolata. Accanto a questi due cerchi più grandi, ci sono
anche in questo registro due cerchiolini più piccoli, contenenti ognuno due
fiori con tre petali bianchi e il pistillo nero.
Come a voler fare da "raccordo" alla serie, strani oggetti a
forma vagamente di 'coppa' o vaso, si ripetono al termine di ogni
cerchiolino minore e riprendono dall'altra parte (in totale abbiamo otto
di questi oggetti).
Proseguendo l'osservazione del disegno pavimentale, si incontra il primo
grande cerchio, con una circonferenza di colore nero e una di
colore rosso, più esterne, e una di colore rosso e poi nero più interna.
Esse delimitano una 'corona'circolare che contiene una serie di
sfere (69 per l'esattezza) bicolori, bianche e rosse. Questi
elementi, ci suggerisce il cortese sig. Mauro Messina,
rappresentano
la luna nelle sue diverse fasi o lunazioni. Infatti, ci dice,
si hanno sfere
completamente chiare, quarti di sfere e alcune sfere completamente scure
(luna nera o luna nuova).
La qual osservazione
rende il manufatto ancora più affascinante e interessante, che apre
l'ipotesi che forse potrebbe essere studiato da un punto di vista
archeo-astronomico.
Tra la 'corona' e la successiva,
si sbizzarrisce una
serie di ellissi bicolori, variamente intersecantisi tra loro,
su un suggestivo sfondo di colore nero. Al centro di questa 'spirale',
che appare dall'alto probabilmente come un vortice, si trova un
altro cerchio, disegnato in bianco, che è separato da un altro
cerchio concentrico (più interno e sempre bianco) da una serie di coni
imbutiformi (esattamente 30) sempre bicolori, bianchi e rossi,
su fondo nero. Come su fondo nero è il
suggestivo sole a dodici raggi fiammati, che ha per centro
un cerchio rosso su cui è disposto uno spicchio bianco.
Questo viene ufficialmente riconosciuto come lo stemma
dei Domenicani.
In alcune parti, il rosone appare piuttosto consunto,segno di
progressivi calpestii. Da ricordare che nella navata centrale, davanti al
presbiterio, sorgeva un tempo un pontile, una sorta di 'recinto'
che doveva separare il coro riservato ai frati dai fedeli (cioè, come si
usava, la parte 'sacra'da quella 'profana' e dove quest'ultima non poteva
accedere). Tra la seconda e la terza coppia di colonne, partendo
dall'altare maggiore, si possono ancora oggi vederne le tracce sul
pavimento (altre parti sono state riutilizzate in altri edifici cittadini)
S.Anastasia ha anche due curiose
acquasantiere!
La bellissima Chiesa di S.Anastasia a Verona,
di cui ho appena
parlato sopra, è interessante per le decorazioni plastiche e
pittoriche che richiedono-come si è potuto capire dalle brevi note che ho
inserito- una visita attenta. All'ingresso,riserva un'altra curiosità
(dopo il magnifico 'rosone pavimentale'): dei 'gobbi'sorreggono
l'acquasantiera.
(gobbo di sinistra)
Questa appare appena entrati in Chiesa,addossata ad un pilastro, a
sinistra.E'databile al 1495 ed attribuita a Gabriele Caliari (padre
di Paolo,detto "il Veronese").Il 'gobbo' ha i piedi nudi
poggianti per terra, è vestito assai semplicemente, i capelli ricci e il
volto fiero, lo sguardo dritto e penetrante. Le mani poggiano sulle
ginocchia, come nel tentativo di rendere meno gravoso il suo 'compito'.
Sorregge un bacile di bronzo scurito,con svariate decorazioni.
(gobbo di destra)
Addossata al pilastro di destra,appena entrati,c'è quindi una seconda
acquasantiera, detta "Pasquino" perchè fu
collocata qui il giorno di Pasqua del 1591 e reca incisa,nella
fascia superiore del bacile (in marmo rosso di Verona) la medesima data in
cifre romane.
Incerta la paternità dell'opera, che appare più accurata dell'altra.
I piedi poggiano su una basamento squadrato, in marmo rosso, i vestiti
sono laceri in più punti ma i baffi del 'gobbo'risultano ben curati! La
mano sinistra poggia sul ginocchio destro, mentre quella destra stringe
una sorta di fardello, che penzola dietro la sua schiena. L'espressione è
più 'pensosa'che 'gravosa'. L'acquasantiera è scalpellata in alcuni
punti, rendendo impossibili eventuali altri scritte incise.
Tradizionalmente, i "Gobbi" rappresentano gli sforzi compiuti
dal popolo veronese per la costruzione della chiesa e si pensa che toccare
la loro 'gobba' porti fortuna!
A questo proposito ricordo che molte chiese presentano la particolarità
di avere acquasantiere sorrette da curiosi personaggi: un esempio su tutti
la rinomata chiesa francese a Rennes Le
Chateau, dove
un demone, Asmodeo, accoglie i visitatori in una sorta di posizione che è
tra l'apparire schiacciato e il volersi rialzare. Asmodeo, secondo la
mitologia,era il guardiano dei tesori e portatore d'acqua al servizio del
Tempio di re Salomone a Gerusalemme.
Per approfondire il significato esoterico
dell'acquasantiera di RlC.
Anche in Italia non mancano
acquasantiere la cui base è un demone:
questo in foto si trova nel Santuario dell'Isola di Barbana ( GRADO),modello
dell' opera di Riccardo Granzotto, che si trova nella chiesa di S.Lucia
in Piave (TV)
Un altro esemplare con
demone che regge l'acquasantiera (non a forma di conchiglia) è collocato
nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma.