|
TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
|
Le origini della Repubblica di San Marino: i luoghi 'mitici' del Santo Marino (di Marisa Uberti)
Andando molto indietro nel tempo, in cui l'uomo non esisteva nemmeno e la terra era scossa da grandi sconvolgimenti geologici, dove oggi c'è il magnifico paesaggio che si snoda nell'appennino tosco-emiliano, c'era il mare. A causa di violenti terremoti, una massa rocciosa distante quasi un centinaio di chilometri si sollevò e provocò la formazione dell'attuale monte Titano, che si eleva con la sua cima più alta a 739 m s.l.m. Numerosi ritrovamenti di denti di squali, un fossile di balenottera e altri pesci testimoniano la presenza di una distesa di acqua salata. La mitologia vorrebbe la creazione del monte ad opera di orribili giganti, chiamati per l'appunto Titani, discendenti da un fratello del dio Saturno che si chiamava Titano, zio paterno di Zeus (Giove), il quale sedeva nel suo olimpo, collocato in cielo. I Titani pensarono di assalirlo mentre era addormentato e cominciarono ad accumulare un macigno dopo l'altro per erigere una sorta di scala che arrivasse fino al cielo ma Giove venne destato e informato dalla dea Cibele di quanto stava succedendo e, fatti arrivare i Titani tutti insieme, li precipitò rovinosamente sulla terra. Restarono solo i grossi macigni, che avevano formato un monte:esso venne chiamato Titano. Esiste anche una versione che avrebbe un fondo di verità e che si basa sul ritrovamento, in cima alla montagna, della tomba di un soldato dotato di una statura talmente fuori dalla norma da farlo considerare un gigante, ovvero un titano, da cui il monte avrebbe preso il nome. Fin qui potrebbe essere una delle tante 'storielle' che contornano le origini mitiche di un luogo ma abbiamo trovato alcune note interessanti, in cui viene riportato che una cittadina sanmarinese, figlia dell'illustre Pietro Franciosi, avrebbe visto da piccola le enormi ossa di uno scheletro gigantesco custodite entro un cassone che si conservava nel convento delle Clarisse, in città (che si ritiene fossero state ritrovate scavando le fondamenta del convento nel XVII secolo). Purtroppo di quelle ossa se ne sono perse le tracce! (1) Di che ossa si trattava e, soprattutto, di chi? Animali o ...umane? E' documentato che il territorio del monte Titano venne abitato fin dalla preistoria. Ma è tradizione consolidata per la comunità di San Marino derivare se stessa da un personaggio fondatore, in bilico tra realtà e fantasia: Marino, appunto.
Nel 257 d.C. la città di Ariminum (Rimini) dovette essere ricostruita, dopo la distruzione operata dal re dei Liburni, Demostene. L'allora imperatore romano Diocleziano decise di riunire una colonia di maestri della pietra fatti venire da diverse parti dell'impero (cavapietre, scalpellini, incisori, lapicidi, etc.) per farla ricostruire. Narra una leggenda agiografica (2), ricca di colorite esacerbazioni, che il valente tagliapietre dalmata Marino (insieme a Leo), residente sull'isola di Arbe, sarebbe arrivato in questo modo sulla costa adriatica opposta alla sua, venendo quindi occupato nei lavori della costruzione del porto di Ariminum. In seguito, Leo e Marino sarebbero stati assegnati al Monte Titano, addetti all'estrazione di vari tipi di pietre, per circa tre anni (tra l'altro l'attività estrattiva da questo monte è altamente apprezzata anche ai giorni nostri). Dopo di che, forse per sfuggire alle persecuzioni in atto contro i cristiani, decisero di fare vita eremitica. L'agiografia li descrive infatti come ferventi seguaci del Vangelo, che volevano vivere intensamente e poi diffondere, Leo andando in una grotta presso il Monte Feliciano (oggi noto come Monte Feltro, fondando l'attuale San Leo, famosissimo perchè nelle sue segrete vi fu rinchiuso il conte di Cagliostro) e Marino sul Monte Titano, che conosceva bene. Tuttavia la loro scelta di vivere in ambienti totalmente immersi nella natura, li radica ancora saldamente a culti 'pagani' precedenti. Come vedremo, il suo supposto primo sacello, potrebbe essere stato un'ara pagana. Il luogo appare ancora oggi impervio, con numerosi anfratti ed emergente, per chi proviene dal basso, come un gigante. Fitti boschi, solitudine e penitenza furono i compagni di vita di Marino per lunghi anni, durante i quali si radunarono attorno a lui tanti proseliti, che salivano fino alla sua umilissima dimora per ricavarne beneficio per l'anima.
Come si può vedere dalle foto, centinaia di gradini (foto 3 e 4) conducono ad un singolare incavamento della parete rocciosa (foto 5), in cui avrebbe vissuto per alcuni anni Marino. Numerose attestazioni di devozione sono presenti nell'angusto vano di pietra:fiori, lumini, una targa e anche una piccola statuetta ( 1-2-6). Di cosa si può trattare realmente? Secondo alcuni, questo 'sacello' era in realtà un'ara pagana.
Sotto, l'autrice dell'articolo seduta sotto il sacello del santo, in tranquilla solitudine, cerca di immedesimarsi nelle sensazioni che poteva provare un pellegrino che qui giungeva dopo le fatiche di un percorso piuttosto accidentato, volgendo lo sguardo al roccioso paesaggio circostante, e a quello sottostante, che doveva apparire completamente ricoperto di boschi e interrotto da qualche corso d'acqua. A 20 chilometri c'è Rimini e il mare Adriatico. Forse da qui Marino ripensava anche alla sua meravigliosa terra di Dalmazia, al di là del mare, che non vide mai più. Anche il nostro pensiero è tornato a quei luoghi, visitati appena un paio di mesi fa!
Si vocifera che qui si celino cripte sotterranee dove avrebbe vissuto in realtà l'eremita e che sarebbero state usate anche in epoca fascista come rifugio.
Nel luogo in cui la piccola comunità cristiana mosse i primi passi e dove probabilmente morì Marino, vennero nel tempo eretti degli edifici di culto, che attualmente non esistono più ma che testimoniano altre tappe importanti della sua presenza. Si sa che esisteva un monastero attorno al quale si era sviluppata una comunità laica formata principalmente da maestranze edili (scalpellini, lapicidi) ma anche agricoltori e allevatori, operai e militari. In luogo di precedenti edifici, oggi ne sorgono due: una è la chiesa di San Pietro, dalle forme neoclassiche ottocentesche, che ingloba una porzione della viva roccia da cui furono ricavati due giacigli, che secondo la tradizione appartennero a Marino e a Leo, suo compagno, e ai quali vengono attribuite proprietà taumaturgiche. Le loro dimensioni sono circa la metà del giaciglio che abbiamo visto sulla rupe della Baldasserona. La parete rocciosa in fondo della chiesa appare pervasa da colpi di piccone e si ritiene che qui venisse estratto materiale da costruzione per gli edifici sacri dell'area. In punto di morte, Marino avrebbe pronunciato le parole 'Vi lascio liberi dagli altri uomini', sulle quali si fondò la cultura politica di questo popolo, e uno Stato votato all'indipendenza e all'autonomia dai poteri forti del tempo (papato e impero), che perdurano nei secoli. Accanto alla chiesa di San Pietro (foto a dx) si staglia un imponente edificio neoclassico con un alto pronao colonnato e conformato secondo il modello di un tempio greco-romano (foto, a sx), che è la basilica del Santo Marino (XIX sec.), sorta in luogo della pieve romanica di cui parlano documenti fin dal 1113. Attualmente non vi è più nulla di quell'antico edificio, purtroppo. Durante i lavori di scavo ottocenteschi furono ritrovate diverse tombe e lapidi nel sottosuolo, tra le quali quella (udite udite) di una Donna Felicita (la Felicissima di cui narra la Leggenda di San Marino?) attribuita al V secolo d.C. All'interno, la maestosa chiesa, che sorge sull'asse est-ovest, continua ad avere analogie con un tempio classico; colpisce l'arredamento statuario, formato da sculture sacre e profane. Segnaliamo quella eseguita da un allievo di Antonio Canova, Adamo Tavolini, che impersona il titolare della chiesa. Sotto l'altare si trova l'urna con le ossa di S. Marino (foto piccola), presso cui sostò in preghiera il Santo Padre Giovanni Paolo II il 29 agosto 1982. Entrambi gli edifici prospettano su Piazza Domus Plebis,che si raggiunge dopo un'erta salita ma dalla quale si gode un panorama affascinante e rappresenta uno dei luoghi più sacri e 'magici' di San Marino.
In piazzetta del Titano, a San Marino città, posto sotto l'arco della Contrada Omerelli, si trova un bel bassorilievo del 1962, ad opera dello scalpellino Aldo Volpini, raffigurante Marino (già santo con l'aureola), sotto un albero, le cui radici sembrano confluire in una brocca; è seduto su una panca di pietra che sta scolpendo con i suoi emblematici attrezzi da lavoro:mazza e scalpello. Un animale, un orso, è ritratto accucciato accanto a lui, e si rifà alla leggenda secondo la quale Marino avrebbe ammansito il feroce orso (che gli aveva divorato l'asino, suo unico aiutante) trasformandolo in docile animale da soma; le rupi sullo sfondo fanno pensare si tratti del luogo sul Titano in cui la leggenda lo vuole essersi ritirato. Un unico edificio più in basso(forse un rimando all'attuale basilica dedicata al santo stesso) è posto sulla cima della collina, a sinistra.
Nei pressi della moderna Stazione della Funivia, che collega San Marino città a Borgo Maggiore, c'è un'altra bella statua del santo Marino, con i suoi attributi: mazza e scalpello (foto sotto, a sinistra). Mentre sul Palazzo Pubblico che svetta nella scenografica e panoramica P. zza della Libertà (foto sopra, in mezzo), tra i tre personaggi raffigurati (comunemente indicati come San Leo, Marino e S. Agata) non sembrerebbe esservi San Marino, per le vesti da soldato romano che indossa, ma forse si tratta di S. Quirino, protettore della repubblica dal 1547. San Marino è presente in facciata nella bella statua bronzea di Giulio Tadolini e, all'interno. in diverse tele. Gli stessi tre personaggi sono ritratti in una composizione a piastrelle di epoca recente su un muro di contrada Omagnano (foto sopra, a destra). Presso il Cantone San Leo, all'estremità orientale del centro storico, vi è poi un altorilievo che orna la piazza, disegnato da Enrico Saroldi, che raffigura Marino e Leo che si gettano gli attrezzi del mestiere da monte a monte (erano entrambi scalpellini). I nostri due passi, limitati ma significativi, sulle tracce del culto del Santo fondatore della Repubblica di San Marino, si fermano qui. Ma proseguono in altri interessanti e più intriganti percorsi poco noti ai visitatori occasionali... Seguiteci!
Note: 1) La curiosa testimonianza è riportata nel sito http://www.miti3000.org/varie/biblioteche.htm 2) Questa leggenda agiografica,"Vita Sanctii Marini et Leo" dell'XI secolo (conservata nella Biblioteca nazionale di Torino) scritta da un redattore anonimo, non è corroborata dai fatti reali. Il re liburno Demostene non risulta essere esistito e Diocleziano non ha fatto ricostruire Rimini in tal data, semmai lo avesse fatto. E' probabile, secondo gli storici, che le vicende di San Marino siano da collocarsi tra il VI e l'VIII sec. e che si sia adottata (cosa frequente) una sorta di contraffazione storica per tutelare e legittimare politicamente questo territorio, che già nella sua fondazione aveva uno spirito di indipendenza molto spiccato. 3)- Nota ai più perchè nei pressi vi ha sede un circuito di moto-cross!
Sezione correlata in questo sito: www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer novembre '08
|