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I SIMBOLI e il resto della Storia (II parte)  

Lo Stemma Albani (sul camino della sala rossa del Castello)

 

Nel 1483, durante la Signoria di Ludovico Sforza,detto il Moro, pare che al Castello di Urgnano giungesse,tra gli ospiti di Ludovico, anche uno dei più illustri artisti del tempo, Leonardo da Vinci, forse per verificare e progettare i più validi sistemi difensivi. Di questo soggiorno, resterebbe una 'traccia' nel  bassorilievo situato in cima allo scalone di accesso, in cui S.Pagiaro vede nella figura di mezzo una impressionante somiglianza con l'autoritratto di Leonardo.(Sergio Pagiaro in "Urgnano, Arte e Spiritualità".)

E gli altri due personaggi chi potrebbero essere? Ludovico il Moro e l'architetto della Rocca? E' un'ipotesi,ma non certa. Sotto il bassorilievo vi sono due formelle: quella a destra raffigura un fiore e quella di sinistra (verosimilmente)la piantina della città di Milano.

Rocca10.jpg (4271 byte) La raffigurazione cela,a mio modesto avviso, un significato 'ermetico'...Ci sono tre teste: l'uomo giovane, imberbe, l'adulto e il vecchio. La barba del vecchio tocca le labbra del più giovane e l'adulto ha un copricapo,che gli altri due non hanno,anzi il centrale (anziano)è calvo. Qualche studioso vi ha visto il ritratto di Leonardo da Vinci (nel mezzo),e gli altri due sarebbero il committente e l'architetto della Rocca (dei lavori di restauro dell'epoca),ma non mi convince questa spiegazione. Anzitutto la posizione,perchè ritrarli due di lato e uno di fronte se era solo un fatto 'rappresentativo' (tre compagnoni che si mettono in posa per un ricordo da lasciare ai posteri? A me non sembra davvero).Inoltre, non conosco l'epoca di esecuzione e se in origine si trovavano in questa stessa collocazione.Hanno un nesso con questo pannello le altre due formelle poste al di sotto? N.B.:quando mostrai il pannello ad un amico ermetista,egli mi rispose in questi termini:"Si tratta di un bel pannello che ricorda una ben nota profezia sui tre cavalieri futuri:
«Noi sappiamo, in questo paese come altrove, che alla fine tre cavalieri più di ogni altro avranno la gloria della Ricerca: due di essi saranno vergini e il terzo casto».
La tesi è avvalorata dall’espressione di meraviglia del giovane che guarda quello di fronte, un vecchio Saggio che sembra gli stia rivelando qualcosa.
L’altro vecchio Saggio è in mezzo a loro, apparentemente muto e privo assolutamente di capelli, geroglifici dell’irraggiamento solare (Sansone perdeva le forze senza i capelli) cioè di illuminazione esoterica.Questo vecchio calvo è di un’importanza estrema poiché funge da mediatore tra i due". Un'altra fonte interpretativa,sempre esoterica,ci giunge dall'amico P.che asserisce:"Il
vecchio (impersonificazione della saggezza che viene dall’esperienza acquisita negli anni) è simbolo rappresentativo posto al centro del quadro che in modo chiaro con le “labbra che si muovono”, dice come debba essere concentrato colui che voglia scoprire quanto nel quadro di nascosto vi sia, indicandogli inoltre quante volte l’operazione debba essere ripetuta (Tre volte ri-Peter= peter inglese pietra) una volta trovata la chiave di lettura.Indubbiamente è "De Visu" che va letta ed interpretata la cosa.

r23.jpg (6236 byte) La presunta piantina della città di Milano.In realtà potrebbe trattarsi della 'ragnatela mistica'..." La parola demiourgós" suggerisce l'amico E.D., in greco significa “artefice”, propriamente “lavoratore manuale”. Per Platone demiurgo è colui che ordina la materia.
Fulcanelli chiede: «La nostra anima non è forse il ragno che tesse il nostro corpo?».

Non dimentichiamo che il 'ragno' è considerato un demiurgo presso molte culture...

r24.jpg (3116 byte)Più che un fiore,questa formella contiene un'incisione che ricorda una croce.A osservarla bene,infatti, denota una forma di croce greca,dai c ui angoli centrali dipartono dei 'petali' o rombi, in totale quindi 'ruotano' attorno al perno centrale (pistillo chiamiamolo) otto direzioni. E ho trovato conferma dal solito prezioso E.D.,che"La formella di sinistra è proprio una croce che, sorgendo dalla sua base materiale, rivela che è qualla volatile o spirituale".

Dunque,che cosa ci vogliono indicare queste tre formelle o pannelli? Furono realizzati tutti e tre contemporaneamente e vanno letti in modo 'complementare' o sono iconografie fatte in tempi,modi e luoghi diversi? Sarebbe interessante scoprirlo. Ad una valutazione attenta ma non esaustiva, proprio per i dati mancanti, ci accorgiamo che sono diverse per forma e disegno ma forse non distanti nel significato che sottendono,che -sempre secondo il mio modesto parere- è da ricercarsi in ambito esoterico, mentre essotericamente assumono la valenza di cui ho accennato nel presentarli.

Potrebbero,in via del tutto dubitativa,avere qualche attinenza con l'antico stemma di Urgnano,che recava uno scudo coronato nel cui centro c'è un sarcofago (o Urna)dal quale emerge una mano destra con tre dita aperte? Antico stemma di Urgnano.jpg (44264 byte)Uno stemma non più in uso dal 1959,quando venne sostituito da quello attuale,che effigia (su consiglio dell'Istituto Araldico) proprio la Rocca di cui ci stiamo occupando. All'antico stemma non si riuscì mai a dare un'interpretazione 'universalmente' accettata(leggi qui), e non si parla di un possibile significato ermetico, del quale alcuni di noi -invece- si stanno occupando...(vi terremo aggiornati e se avete informazioni,saranno gradite).Anche perchè,altre simbologie,in questa Rocca, incuriosiscono...

  Appena salita la scala (a mezza chiocciola)che porta al giardino pensile,collocato sotto il porticato a nord del cortiletto del castello, si incontra questo busto marmoreo,in una nicchia sulla sinistra.

 Busto-Rocca1.jpg (29474 byte)

 Si tratta dell'arciduca e re d'Ungheria Ferdinando Francesco(figlio dell'Imperatore Ferdinando III).Ma mi sono accorta che  questo personaggio porta una catena che si presume d'oro con il ciondolo del TOSON d'ORO(5) 

Busto-Rocca2.jpg (11240 byte)Questi era evidentemente uno dei CHEVALIERS DE LA TOISON D'OR .Ma cosa ci faceva nella Rocca di Urgnano un personaggio così illustre? 

Busto-Rocca3.jpg (9332 byte) L'incisione sulla colonna su cui poggia il busto ci può forse dire qualcosa in più. Il re venne al Castello nel 1649, e dedicò questo busto al Conte G.Francesco, discendente della famiglia  Albani (non è più quel G.Francesco di cui si è parlato nella storia a lato,essendo trascorso circa un secolo).

Il re stava dirigendosi a Milano,narrano le cronache,con la sorella Anna Maria d'Austria,che sarebbe andata in sposa a Filippo IV re di Spagna e,prima di ritornare nella sua patria, si volle fermare a confortare l'amico Albani,che aveva perso da poco il figlio G.Domenico in battaglia.

Le fonti narrano di un festeggiamento sontuoso,sia in Rocca che a Palazzo Rota a Bergamo.

Cosa in realtà avessero in comune l'Albani e il Cavaliere del Toson d'Oro, oltre all'amicizia, non è dato sapere.Non mi risulta,infatti,dalle ricerche effettuate, che l'Albani appartenesse a questo Ordine, mentre già il padre di Ferdinando Francesco,cioè Ferdinand III d'Autriche, empereur des Romains (1608-1657) ne faceva sicuramente parte.

Il fatto che il re si sia voluto far ritrarre con questo attributo,in una piccola rocca di provincia cosa potrebbe voler dire?

Altra curiosità è rappresentata da un secondo busto, stavolta femminile, molto aggraziato,che è collocato sullo stesso cortiletto,in una nicchia dislocata sulla stessa parete della precedente, solo pochi passi avanti. 

Busto-Rocca4.jpg (18285 byte)

Raffigura Cristina Elisabetta di Brunswick Wolfenbuttel, la quale- dice l'epigrafe sulla colonna- nell'anno 1708, "recandosi sposa a Carlo III re di Spagna e poi imperatore col nome di CARLO VI, degnava ricevere qui albergo dal Conte G.Francesco Albani..."etc. quindi, si fermò al Castello di Urgnano.

Così per caso?

Una passa e si ferma alla Rocca di Urgnano per una visitina di cortesia? 

Particolarità: il suo futuro sposo, se non mi sbaglio e in questo chiedo conferma a chi potrebbe avere maggiori specifiche, dovrebbe essere quel Charles VI, empereur des Romains, huitième chef et souverain de la maison de Habsbourg (1685-1740) che nel 1712 entra o diviene Maestro dell'Ordine del Toson D'Oro!

C'è un'altra cosa:è conservata una tela,che ritrae il conte G.Francesco Albani, che reca scritte attorno le seguenti parole: "GIOVANNI FRANCESCO ALBANI  CONTE CAVALIERE PERFETTO DI CORTE NELLA TERRA BERGAMASCA A ELISABETTA CRISTINA DI BRUNSWICK SPOSA DEL RE DI SPAGNA CARLO III,LA QUALE INTRATTENENDOSI A COLAZIONE NELLA SUA ROCCA DI URGNANO IL 30 MAGGIO 1708 LO GRATIFICO' DI UN DONO REGALE ALL'ETA' DI 45 ANNI".

Di quale natura fosse questo dono regale non si può capire (pare dell'argenteria con la propria immagine a rilievo). Ma la fantasia popolare ricamò sopra questa visita numerose leggende, compresa quella che attribuisce un tenero legame tra i due.

Una cosa è certa ed emerge dai documenti:che la famiglia Albani era molto considerata dalla Repubblica Veneta,che le aveva concesso i privilegi che ,a suo tempo, erano stati elargiti a quel Abondio Longhi e ai suoi eredi. Venezia considerò gli Albani diretti eredi e successori di questo Longhi.

La famiglia Albani in questo periodo trasforma il Castello da fortezza militare a villa signorile,crea nuove stanze,che fa affrescare e che ancora oggi si possono visitare.

La Rocca veniva utilizzata soprattutto come residenza estiva.

Nel 1781 ci fu la 'fusione' matrimoniale (tra Giovanni Estore e Paola) tra la famiglia degli Albani e quella dei Martinengo, che adottarono un nuovo stemma congiunto.

Nel 1842,con il conte Venceslao Albani (1801-1885?), uno dei sette figli della coppia sopra menzionata, venne realizzato un giardino botanico all'interno della Rocca,con piante di varia provenienza, spesso donategli da personaggi austriaci di sua conoscenza.Egli si prodigò a chiamare valenti architetti per ridare splendore al Castello e tornare ad abitarlo in pianta stabile.

Venceslao era detto Albanù, a motivo della sua mole, ed era 'grande' anche come titolazioni:Conte Palatino, Ciambellano di S.M.I.R.A., Cavaliere della corona ferrea di S.Ludovico di Lucca;podestà di Bergamo per molti anni.Essendo molto ricco,aveva creato anche un istituto bancario che aveva raccolto un numero di clientela sempre maggiore. Però furono proprio i soldi a tradirlo. Si, perchè si era impegnato finanziariamente con imponenti  progetti che, sulla carta, doveva sovvenzionare l'amministrazione Austriaca,che dominava in quel periodo il territorio. Quando questa cadde, ogni impegno fu sciolto ed egli -che aveva impegnato i soldi in prima persona- vide preannunciarsi il fallimento,anche perchè alle sue richieste gli fu risposto "arrivederci!".

Ogni sua proprietà finì in mano ai creditori, e -di conseguenza-anche oggetti preziosi che erano ancora conservati nella Rocca di Urgnano.Dovette vendere all'asta anche i brillanti che componevano il diadema della contessa.

Forse taluni oggetti o dipinti dell'antico arredamento del Castello urgnanese furono acquistate da nobili famiglie bergamasche e chissà che un giorno possano essere recuperati.

Alla fine dell' '800, la Rocca fu acquistata dalla famiglia Fuzier che lo tenne per un ventennio, dopodichè si sa che passò a certa famiglia Sala, che ad opera di Lamberto Sala  fu abbellita,poichè aveva uno squisito gusto artistico. 

Ritroviamo il Castello venduto, e di proprietà della signora Maddalena Donà delle Rose,che era sposata con Gerolamo Medolago Albani, la cui famiglia conferirà nuovo vigore ala vita del Castello stesso.La signora Bice Gagliardi in Gelmini, ultima proprietaria (dal 1932) lo cedette al COMUNE di URGNANO,che lo comprò nel 1953 per 17.000.000 di lire.

Visse ulteriori,alterne vicende(fu sede di uffici per le truppe tedesche durante la II guerra mondiale; anche scuola professionale e scuola media inferiore).

Una lapide posta nell'atrio del cortiletto nord,dove campeggiano i busti  già visti e la porta di ingresso alle stanze, c'è una grande epigrafe che ricorda la venuta al Castello (nel 1956) di Angelo Roncalli (il futuro papa Giovanni XXIII), in occasione del VI centenario dell'Apparizione della Madonna in località Basella (dove fu eretto un Santuario meta di pellegrinaggi e dove venne sepolta l'amata figlia di B.Colleoni, Medea, in un sepolcro fatto costruire dall' Amadeo apposta per lei.Fu poi traslata nel  1842, con l'intero sepolcro,nella Cappella Colleoni a Bergamo, mausoleo del condottiero).

Progressivamente  il Castello si stava deteriorando, si manifestarono crepe e dissesti e,nel 1968, crollò l'unica torretta superstite delle 4 originarie.

Le ultime amministrazioni comunali hanno dato il via alle opere di risanamento e rivalutazione del complesso. In questo un fondamentale aiuto è arrivato dalle iniziative della popolazione stessa che,dagli anni '80, organizza nella prima decade di luglio manifestazioni storico-folkloristiche,in cui vengono fatte rivivere scene,banchetti, ambienti,giochi, tornei durante la "Festa in Rocca",in cui è possibile anche visitare il castello internamente, di cui si segnala il percorso in notturna intitolato "La Rocca del mistero". Normali visite guidate sono possibili in ogni periodo dell'anno dietro prenotazione. Per informazioni visitare il sito dell'Associazione Promo Urgnano:www.apu3000.it

Postilla relativa al 'Toson d'Oro'(vedasi anche nelle NOTE a fondo pagina): nella mia visita a Monaco di Baviera (agosto 2004), ho potuto constatare come i sovrani Bavaresi fossero affiliati a tale Ordine e per chi fosse interessato ho potuto fotografare molti dei 'ciondoli' (anche un collare intero) del vello d'Oro, identico logicamente a quello indossato dal pregevole visitatore della Rocca di Urgnano.

 

5.Ordine del Toson d'Oro 
Costituito nel 1429 a Bruges da Filippo il Buono, duca di Borgogna, era destinato in origine a riunire trentuno cavalieri di rango e virtù eccezionali, come gli Argonauti, mitici cercatori del Vello d'Oro, alla cui leggenda s'ispirava.

Non c'è da stupirsi che un sovrano cristiano si sia ispirato a un mito pagano per la costituzione di un ordine destinato a primeggiare nello scenario araldico europeo, poichè nel suo valore simbolico la vicenda del Vello o Tosone d'Oro (la pelle dell'ariete sacro a Giove ricercata da Giasone per preservarsi dalle potenze infernali e ritrovare il regno perduto) si avvicina moltissimo a quella del Graal.

Esiste una straordinaria analogia tra il Vello della tradizione mitologica pagana e il santo Graal di quella cristiana. La sacralità di entrambi ha origine divina: la pelle proviene dall'animale alato di Zeus, il calice dal tavolo dell'ultirna cena. Entrambi sono contrassegnati da intenti pietosi: l'ariete sottrae un fanciullo alla morte, il calice serve a raccogliere il sangue dalle ferite del Cristo. Entrambi hanno avuto rapporto con il sacrificio e con il sangue. Entrambi, infine, per i loro poteri sovrannaturali, sono al centro di una ricerca che comporta il superamento di prove inaudite. Per entrambi scendono in campo eroi e forze divine, maghi e sacerdoti. Ed è significativo che in entrambe le leggende il ruolo della donna - regina come Ginevra o maga come Medea - sia fondamentale quanto quello del guerriero.

La sua insegna è una pelle di montone d'oro - il Tosone o Vello d'Oro, per l'appunto - pendente da una catena anch'essa d'oro, adornata con delle B che indicano la casa fondatrice di Borgogna, irradianti scintille. 
L’Ordine del Toson d’oro venne creato dal duca di Borgogna Filippo II, detto il Buono, nella città di Bruges, il 10 di gennaio del 1429, in occasione delle sue nozze con l’infanta Isabella di Portogallo e si componeva di 24 cavalieri. L’Ordine che risulta posto sotto la protezione di Sant’Andrea ap.lo, nel 1516, per volontà di Carlo I, re di Spagna, ((divenuto poi Carlo V imperatore), si ampliò a 50 cavalieri, oltre il sovrano, capo dell’Ordine. L’Ordine venne ripetutamente approvato dal papa Gregorio XIII nel 1564 e da Clemente VIII, nel 1599. Con il matrimonio di Massimiliano, arciduca d’Austria, con la figlia di Carlo il Temerario, il Gran Magistero dell’Ordine passò alla casa d’Austria. Dopo la morte dell’imperatore Carlo V, i re di Spagna, suoi successori, furono i Gran Maestri dell’insigne Ordine. Nel novembre del 1700, con la morte di Carlo II, ultimo re spagnolo della casa d’Austria, l’arciduca Carlo (che si era fatto proclamare re di Spagna con il nome di Carlo III) essendo salito al trono d’Austria con il nome di Carlo VI, nel 1713 ripristinò l’Ordine del Toson d’oro, dichiarandosi unico Gran Maestro. A nulla valsero le proteste del re di Spagna Filippo V e da tale data i sovrani di Spagna e d’Austria, ciascuno per proprio conto, conservarono il diritto di conferire tale Ordine. Il collare d’oro della decorazione si compone di acciarini intervallati da pietre focaie d’azzurro, sprigionanti fiamme di rosso; dalla collana pende il mitico toson o vello d’oro: Il nastro dell’Ordine è di rosso mentre il motto recita: ANTE FERIT QUAM FLAMMA MICET. 
Ordine Martinista Per saperne di più sul mito degli  Argonauti http://www.esoteria.org/documenti/simbologia/argonatutimitoconsapevolezza.htm

 

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