La prima chiesa che ospitò la
Sindone. E' questa una chiesa poco nota
anche ai Torinesi stessi, sebbene si trovi nella centralissima Piazza Castello,
a pochi metri dal Palazzo Reale e da Palazzo Madama. Forse perchè non ha una
facciata vera e propria (da una certa distanza si vede il campanile spuntare in
mezzo agli edifici) e non dà l'idea di essere un luogo di culto. Ma per quanti
possono visitarla essa si rivela ricca di stimoli interessanti, oltre che
conservare opere d'arte di un certo pregio. E soprattutto -per noi amanti del
mistero- rivela alcuni fenomeni dovuti al genio dell'architetto che la
costruì:l'abate teatino Guarino Guarini (lo stesso della Cappella della
Sindone del duomo cittadino), architetto della corte sabauda a partire dal 1666.
Ma a questo monumento spetta il primato di avere
accolto la Sindone al suo arrivo a
Torino, quando il duca Emanuele Filiberto di Savoia la fece traslare nel
1578 dal castello di Chambery -dove si trovava dal 1453 e
dove aveva subito un incendio nel 1532. Per agevolare il pellegrinaggio di
quanti volevano ringraziare la sacra icona per la fine della peste, che San
Carlo Borromeo aveva invocato, il duca decise di farla portare a Torino e di
collocarla nella primitiva cappella della attuale chiesa Reale, precisamente
dove oggi si trova la cappella dell'Addolorata, in una zona che potremmo
considerare 'un vestibolo' che precede la chiesa vera e propria, chiamato
Oratorio dell'Addolorata, che sorge sulla preesistente aula dell'antica
chiesa di S.Maria ad Presepe (già Madonna della Neve). Il duca
Emanuele Filiberto aveva voluto restaurare questa prima chiesa, cambiando la
dedicazione e intitolandola a San Lorenzo, in adempimento al voto
che aveva fatto durante la battaglia di Saint-Quentin, nelle Fiandre,
vinta il 10 agosto 1557, proprio il giorno in cui la chiesa festeggia San
Lorenzo martire. Alla cappella che ospitò la Sindone per la prima volta, si
accede da una scala centrale detta Scala Santa, da farsi in ginocchio, oppure
a piedi dalle due laterali.Un luogo di raccoglimento e di
preghiera. Nel restante spazio sacro di questo oratorio, prima di entrare nella
bella chiesa a pianta centrale, abbiamo trovato una mostra (v.nota 1) che
illustra i luoghi del Piemonte e della Val d'Aosta in cui si sono censite
raffigurazioni dell'ostensione della Sindone nel corso dei secoli: in nessun'altra
zona italiana vi può essere una concentrazione pari a questa.
Stampa dell'ostensione del 1578
Angeli e demoni. La sensazione che se ne trae,
varcando la soglia, è di trovarsi subito in un luogo particolare e si viene ben
presto avvolti dall'oscurità dei suoi otto convessi lati, aperti su altrettante
cappelle concave, che ospitano un altare ciascuna. Non ci sono finestre a questo
livello, come se il profano che ha varcato la soglia rammentasse la propria
materiale condizione: è al buio, è terreno, ma per il fatto stesso che è qui, ha
il compito di guardarsi attorno e di comprendere il messaggio che l'edificio gli
lancia, se riesce a coglierlo. Anche i colori dei marmi sono scuri, a questo
livello; una scelta non casuale. Si intuisce che il progettista abbia
volutamente generato un complesso insieme di contrasti apparenti, di messaggi
insiti nelle forme, nei colori, nei numeri, affinchè l'uomo di fede si senta
indirizzato su un percorso di iniziazione all'Assoluto. Sul pavimento,
centralmente e verticalmente in asse con la sovrastante cupola, si noterà una
grande stella a otto punte, bianca, con la zona centrale in marmo rosso
che a sua volta ha al centro un quadratino verde. Si viene invogliati a guardarsi intorno e
proseguire in questa ascesi verso la luce, che deve essere insieme
consapevolezza di poterlo fare perchè la luce può anche abbagliare. Centinaia di figure angeliche
(oltre 400)
sembrano accompagnarci in questo cammino: sono ovunque, nelle decorazioni ad
affresco e nelle sculture. Nessuna è uguale all'altra: a ciascun angelo è
stato dato un volto diverso. Posando lo sguardo su un ideale registro
'intermedio' si vedranno le prime luci, posizionate ai quattro punti
cardinali (allegoria dei quattro elementi naturali terra, aria, acqua e fuoco),
mentre nei 4
pennacchi abbiamo il Tetramorfo, cioè i quattro evangelisti con i loro simboli
caratteristici: Matteo=l'angelo, Marco=il leone; Luca=il bue; Giovanni=l'aquila.
Proseguendo vi è una galleria su cui affacciano otto finestre ovali,
intercalate da otto pilastri dai quali partono i costoloni a volta
che, incrociandosi, formano una stella a otto punte, che crea un
ottagono regolare, delimitante un bellissimo fiore luminoso a otto
petali, mentretutti gli angeli si sono messi in cerchio nelle
mensole del tamburo...Ma insieme al mirabile fiore a otto petali che fiorisce
sulla volta, l'occhio umano percepisce anche qualcos'altro, di mostruoso, di
demoniaco. Si osservino gli otto spicchi della volta della cupola:
quanti volti vi guardano con fare minaccioso?Altrettanti! E' incredibile
eppure gli oculi sembrano occhi truci, la finestra pentagonale sembra un naso
torvo e quella inferiore pare una bocca minacciosa, con tanto di denti
digrignati (che è l'effetto dell'inferriata esterna)!Ciascun volto mostruoso
ha in comune un occhio con l'altro...
L'effetto cambia a seconda di
dove ci si posiziona, ma 'segue' persistentemente il visitatore...E'
impressionante! Un 'caso' o un fenomeno studiato e voluto dall'architetto?
Sicuramente si, non v'è dubbio. Infatti anche gli studiosi sono concordi che non
si tratti di una semplice casualità, ma ancora non si spiega il 'senso' di tale
risultante. Eppure il Guarini stesso gli diede forma, sapendo che la luce
avrebbe fatto il resto, dando vita al 'mostro' ad ogni levar del sole...Un
monito quotidiano? Forse questo arguto e sapiente progettista volle indicarci
che non c'è luce senza tenebra, non c' è bene senza male e che solo quando si è in
grado di andare oltre l'apparenza si smette di intendere il mondo 'duale',
considerandolo Uno. Allora smetteranno le illusioni. Che cosa siamo
disposti a 'vedere' o a far prevalere nella nostra 'maya' interiore? Mostri o
luminosi fiori? Sembra un sottile gioco delle parti, un' illusione ottica che
significa molto di più. E' l'ultima battaglia. 'Non fermarti proprio adesso',
sembra suggerire l'architetto in un'impeto di magnanimità geniale. In quel
segreto architettonico Guarini seppe imprimere l'anelito a sganciarsi dalla
materia per proiettarsi verso l'infinito, stringendo un patto con la sua
musa ispiratrice, la luce. Infatti basta spostare lo
sguardo ancora più in alto ed ecco staccarsi la lanterna, situata a
cinquanta metri di altezza dal pavimento, simboleggiante la trasmutazione divina
della materia. Un linguaggio architettonico mirabile, che parla tramite una
combinazione simbolica di numeri sacri (otto è il numero della rinascita) e di luce (il
pellegrino, bagnandosi di luce/divina, rinasce a Nuova Vita). Un linguaggio
che l'architetto Guarini ha sapientemente affidato alla sua opera rendendola
quasi 'soprannaturale'.
Archeoastronomia. Le meraviglie non finiscono di
destare attenzione e grazie all'abile guida che abbiamo trovato in loco,
assistiamo ad un altro 'prodigio'. Del resto non siamo forse nella città magica
per eccellenza? Ebbene...Si osservino le otto cappelle radiali. Esse non
ricevono luce diretta non comunicando con l'esterno ma ciascuna reca un
oculo al di sopra mentre sotto la volta si nota una stella a sei
punte con -al centro di questa- un altro oculo, che al pari non
riceve luce. Ma due volte all'anno si
verifica una condizione che ha dello straordinario. Il giorno dell'Equinozio
di Primavera e d'Autunno, infatti, è stato osservato un fenomeno
sorprendente per cui il raggio che entra a mezzogiorno dalla cupola va a colpire
l'oblò della prima cappella accanto all'altare, dal quale filtra e illumina
-stupore!-un affresco (Dio Padre) che altrimenti sarebbe completamente buio e
invisibile! Tra i due oculi c'è naturalmente un tramite e la luce può
passare. La stessa cosa avviene alla cappella controlaterale- opposta a questa-
che per riflessione riceve il fascio luminoso che mette in risalto l'affresco
sotto la volta, nel centro dell'apertura. Gli oculi che non
vengono illuminati da questo raggio, l'architetto li creò bui e li lasciò con i soli mattoni, senza farvi dipingere nulla. Da
restare incantati. Tutto
questo non può essere certo una pura coincidenza ma un evento calcolato alla
perfezione dal progettista.
Affresco che si 'materializza'
grazie al fascio luminoso riflesso dall'oblò superiore a mezzogiorno
dell'Equinozio di Primavera (nella foto: dimostrazione con luce artificiale)
Soffitto di mattoni che non viene
mai illuminato dal raggio luminoso (nella foto: dimostrazione con luce
artificiale)
L'architetto dell'assoluto. Non si può esimersi dal
chiedersi se chi progettò un simile condensato di scienza e teologia universale
fosse un comune architetto o non avesse, piuttosto, attinto a quella sapienzialità che va sotto il nome di Tradizione e che comprende le più
importanti discipline dello scibile umano. Non sappiamo molto di Guarino Guarini
come artista esoterico, ma certamente le sue opere parlano per lui o per i
documenti che possono essere pervenuti (che spesso tacciono su simili
questioni). Di lui si sa che nacque nel 1624, a Modena e che entrò giovinetto
nella congregazione dei padri teatini, divenendo professore di lettere e
filosofia, esercitando a Messina. Un'erudizione tutt'altro che superficiale,
dunque, tramite la quale potè avere accesso ai testi classici antichi. Anzi,
proprio per affinare le sue conoscenze in merito all'architettura antica, si recò
in diversi paesi europei, oggetto dei suoi interessi professionali. E' definito
mistico, sperimentatore, scienziato, teologo, matematico, astronomo,
instancabile ricercatore e naturalmente valente architetto. Giunta a Torino la
congregazione dei Teatini, il Guarini, che ne faceva parte, venne chiamato dal
duca Carlo Emanuele II nel 1666 per edificare la Real chiesa, di cui era stata
posata la prima pietra nel 1634 (ma non si era mai proseguito). Da quel momento
in poi gli verranno affidati altri importanti incarichi, sia in ambito civile
che religioso, tra cui sicuramente uno dei più prestigiosi fu la costruzione della cappella ottagonale destinata a custodire nei
secoli la reliquia più importante per i Savoia e per tutto il mondo cristiano:
la Sacra Sindone.
Cappella del Crocifisso, progettata
dal Guarini nel 1676, nella Real Chiesa: paliotto d'altare riproducente la
Sindone sorretta da angeli, a ricordo della sua presenza dal 1578 nella cappella
del palazzo ducale
Note:
1)-13^
mostra itinerante dal titolo L'immagine della Sindone in Piemonte e Valle
d'Aosta. Arte, storia, cultura e devozione popolare dal 1600;
allestita dal 25 aprile al 1 maggio 2008. E' organizzata dall'
Associazione Culturale Internazionale “Homo
ridens… Homo sapiens” e da ’Associazione Volontari e Amici della Real Chiesa di
San Lorenzo' a Torino.