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(cliccare per ingrandire: la Basilica,, vista dal lato NORD,con addossata la Cappella Colleoni,sulla destra. All'estrema sinistra si intravede il Duomo).
Questa scritta è stata, ed è, oggetto di discussione tra gli studiosi, in
quanto conterrebbe alcuni errori: nel 1137 era vescovo di Bergamo
Gregorio e non Rogerio mentre Lotario, che viene citato come re, era imperatore
dal 1133. Quindi, chi commise gli errori, se di questo si tratta? Altro dubbio riguarda proprio la data di fondazione: si ritiene che essa debba posticiparsi al 1157, data che però stride e contrasta con la tradizione secolare (storici locali che si basano tutti sulle fonti narrative prodotte da Jacopo Filippo Foresti) e con la succitata iscrizione. Ancora un dubbio: tale Maestro Fredo,che viene menzionato, chi è?
Merzario, nel suo libro sui Maestri Comacini lo fa risalire ad uno
di loro, per lo stile e il nome che sarebbe comune ad altri maestri campionesi
presenti.
In piazza Duomo svettano due chiese: questa e la cattedrale, dove ha sede il
Vescovo, che si guardano l’una con l’altra. Da una ricerca che ho eseguito,
nei tempi andati vi sono sempre state lotte fra i due ‘capitoli’,quello del
Duomo e quello di S.M.Maggiore. Dal XII al XV secolo nella Basilica vi sono quasi esclusivamente maestranze lombarde; poi vi è una fase intermedia, nel XVI sec.un' apertura a medio raggio,Veneto e Toscana e una fase finale, dal XVII al XIX di apertura su scala europea e nazionale, da Milano a Venezia, Roma, Napoli, Canton Ticino e fino alle Fiandre.
La basilica è priva di una vera e propria facciata anche se furono proposti vari progetti, come quello dell'architetto Adriano Cristofoli, nel 1749, che aveva disegnato la facciata verso la curia, ma l'idea venne abbandonata.
Ha quattro ingressi: due principali e due secondari. I principali sono collocati sull’asse nord-sud,non est-ovest come in genere tutte le chiese, sicchè si entra in chiesa e non si punta direttamente all’altare- come l’ortodossia cristiana vorrebbe.Questo asse era però importante per i collegamenti della vita cittadina ed economica, collegando due piazze importanti.Inoltre c’è da ricordare che la parte ovest della Basilica(che ospitava la sagrestia vecchia e il portico dei soldati) fu abbattuta nel 1475 per costruire la splendida cappella di Bartolomeo Colleoni. La pianta è a croce greca poliabsidata, uno stile planimetrico piuttosto insolito nell’area occidentale...La cupola è a pianta ottagonale irregolare. (la pianta della Basilica e le trasformazioni subite nel corso dei secoli) Nel 1449 venne affidata la sua ‘gestione’spirituale ed economica ad un' Associazione di laici che promuoveva la prassi caritativa e l’ascesi spirituale,svolgendo anche opere culturali di vario tipo,che si chiamava Consorzio della Misericordia,la cui sigla(che figura ovunque nella chiesa e anche in altri luoghi di Bergamo) sono tre lettere maiuscole MIA. Sugli ornati, sugli addobbi, sugli arazzi ,nelle miniature dei libri liturgici della Basilica è frequente notare una sigla che, in Città Alta si trova anche su edifici e monumenti: è quella della MIA, il cui significato, secondo Monsignor Locatelli, sarebbe l’abbreviazione di misericordia. Sembra che la Congregazione della Misericordia si sia data molto da fare per decorare in modo ambizioso questa basilica, di cui deteneva l’intera e assoluta gestione, anche spirituale.
CIO' CHE SI VEDE E CIO' CHE NON SI VEDE... "Chi abbia per quanto a lungo osservato le murature esterne della chiesa e lo spazio interno, non può immaginare che fra i due involucri si inseriscano tanti itinerari segreti e che una sequenza di inattesi e sorprendenti ambienti siano compressi nella struttura. Dal pavimento della chiesa nello spessore dei muri partono sei scale, spaccate nel vivo delle testate o avviluppanti le absidiole, con erti gradini rocciosi, coperte da voltini di calcestruzzo o con pietre sovrapposte a pseudo volta, il ricordo di una primitiva tessitura nuragica o di un evento geologico. Dagli inclinati cunicoli si sbuca sulle vertiginose loggette esterne delle absidi o negli spazi aperti a scanditi ritmi dei matronei o nel verticale labirinto dell'organo. Più oltre si raggiunge la cupa vastità dei sottotetti". Così descrive la magica atmosfera di luoghi inaccessibili ai profani lo scrittore Sandro Angelini,nel suo libro "La Basilica di Santa Maria Maggiore in Bergamo", edita dalla Banca Popolare di Bergamo, 1959. Ed aveva ragione pienamente! Per comprendere pienamente la struttura della Basilica, si deve ricordare che i MATRONEI sono la parte più antica meglio conservata. Sappiamo che questi locali avevano un'importanza rituale rilevante nel Cristianesimo primitivo ma al tempo in cui fu edificata S.M.Maggiore probabilmente l'avevano persa: allora perchè costruirli? Se per accedervi si doveva salire per erte scale a chiocciola, larghe non più di 60 cm? Questo è interessante e ancora di più lo è il fatto che tali locali NON OSPITARONO MAI FEDELI. Rivestirono, forse, una valenza rituale o iniziatica? L'intero progetto sembra,infatti,nato come unitario, prestabilito. L'analisi delle murature e delle colonne ha portato a capire che non c'erano parapetti, quindi era impossibile venisse frequentato. Ufficialmente questo locale aveva una valenza decorativa e strutturale. Ecco un'immagine del matroneo soprastante la navata meridionale. Si noti l'arco acuto nel mezzo (mentre gli altri due sono a tutto sesto): un 'particolare' raro nell'architettura lombarda. La trifora un tempo dava sulla navata principale e la bifora sul transetto, poi furono chiuse, forse per esigenze di staticità. Alcuni capitelli presentano lavorazioni, altri furono messi in opera completamente grezzi, senza rifinitura, si ritiene per improvvise sospensioni dei lavori. Ma potrebbe anche essere stata una scelta voluta, legata al culto 'iniziatico', è una mia ipotesi naturalmente, ma che è avvalorata anche da elementi che illustrerò più avanti. Non trascurabile la presenza del capitello 'cubico' che è raccordato agli archi più grandi da un blocco tozzo e largo. Il pulvino (la parte che sta superiormente al capitello)è alto e si raccorda creando una curvatura sottilissima,che prende quasi la forma di un cordone. Nell'immagine vediamo il moderno accesso ai matronei nell'absidiola di sud-ovest, che fu chiusa nel 1470 per rendere la parete simmetrica a quella su cui si era addossata la cappella Colleoni, ricavando una scala di più comodo accesso. L'abside fu interamente scoperta nel 1951 e in tale occasione venne alla luce una scritta con un prezioso riferimento poiché ci indica che gli affreschi ivi presenti risalgono al 1300 e sono opera di Pacino o Pietro da Nova, il quale aveva predisposto i cartoni per nove soggetti, dei quali aveva tratto ispirazione tramite un libro Miniato che gli era stato consegnato dal Consorzio con le leggende della vita di Maria. Egli lavorò a questi affreschi fino al 1380 almeno, e i registri ci dicono che dal 16 agosto 1376 fu affiancato da un pittore milanese, maestro Michele de Ronco, con il quale egli probabilmente realizzò l' opera fino al suo termine. Questi affreschi furono in gran parte distrutti nel 1584,quando furono realizzate due nuove e grandi finestre nell'abside. Furono sempre oggetto di grande considerazione; già nel 1500 vennero restaurati a causa dell'umidità. Notiamo come gli affreschi si presentino con i colori ancora molto vivi. Fra i due maggiori matronei di S.M.Maggiore corre una galleria a voltine, che poggiano su architavi in pietra e il paramento continuo fu affrescato in chiaroscuro (perchè,se il locale non 'serviva' a niente?). Normalmente questi locali non sono visitabili. Abbiamo avuto la fortuita occasione di poterlo fare, nell'autunno del 2008, grazie al custode, Mauro Zanchi, profondo conoscitore della basilica, nonchè autore di alcuni libri che la riguardano e che si possono trovare presso la sacrestia. Le foto l abbiamo scattate con il suo permesso e siano onorati di presentarle ai nostri lettori sempre attenti ai particolari. Immaginando di andare ancora più su, sopra il tetto dei matronei, ci ritroveremmo nei sottotetti. Qui si 'celano' ulteriori sorprese, come ci dice l'Angelini :"Sotto gli archi [...] ci sono grandi e primitive ruote di legno, testimonianza di remote fatiche.[...] le ruote che aiutarono ad alzare fin quassù le pietre, le ardesie e le colonne restano immote, le funi avvolte ma pronte, quasi dovessero ancora continuare l'opera senza fine". Una ruota (argano)nei sottotetti
"Dovunque sui muri sigle di muratori, di artigiani, di carpentieri e date, di restauri di trasformazioni e ancora finestre murate, cornici sepolte nell'ombra di tetti successivamente sovrapposti: i segni di un continuo inavvertito rinnovarsi, come un processo biologico". Questa asserzione dell'Angelini racchiude, a mio avviso, un signficato molto profondo: la costruzione "è viva", palpita, sembra volerci raccontare la sua storia e la storia di coloro che l'hanno creata e mantenuta in crescita,in continua 'evoluzione'. Anch'io oggi, occupandomene, contribuisco, in qualche maniera, a farli rivivere. Questa immagine, che viene descritta come "Primitivo disegno di muratori nei sottotetti", indica che non poteva certo trattarsi di 'schizzi' per perdere tempo durante le "pause lavorative"(sempre a mio parere ovviamente!). Saliamo ancora più su: "Dai sottotetti delle navate si sale la galleria interna del tiburio che si affaccia ai lati minori dell'irregolare attacco sui vertiginosi spazi interni che le figure in stucco fanno più inquietante, e il remoto e ossessivo pavimento a quadri bianchi e neri più vasto". Salendo ancora, si esce sul pavimento di ardesia. Siamo nella struttura formata da tre ordini che costituiscono la CUPOLA, costituita da frammenti recenti e antichi e che conserva abbastanza poco di originale, essendo stata un tempo circondata da una loggia a 14 arcate, pilastrini quadrati e colonnine. Nel'600 subì gravi danni e molte architravi si rovinarono, le colonnette si screpolarono. Forse cedimenti delle fondazioni, dovute a terremoti, portarono alla chiusura delle gallerie con solida muratura, lasciando in posto quasi tutte le colonne di sostegno e smussando le sporgenze di cornici e dei capitelli. Furono effettuati,quindi,parecchi rimaneggiamenti,fino a quando nel 1614 l'architetto Francesco Maria Richini le diede le forme che oggi vediamo. Nel 1647 un fulmine causò ancora gravi problemi alla chiesa,che nel 1651 subì anche un incendio, che ne distrusse la copertura in piombo. Nel 1670 fu trasformato l'interno, in stile baroccheggiante e fastoso, mentre l'esterno rimase com'era.
Veduta del secondo ordine della cupola: notare la completa assimmetria, che non ha una reale definizione stilistica! Si ipotizza un'invenzione Comacina, verosimilmente ereditata da influenze nordiche.
E diamo uno sguardo nel dettaglio alla 'foresta'di colonnette nelle logge del secondo ordine della cupola, che danno l'impressione di essere in apparente,precario equilibrio. Nella prima immagine, una curiosissima colonna a doppio cono, di epoca indeterminata, accanto alla quale c'è una colonna ricostruita nel '600 nello stile originario romanico. La seconda foto è sensazionale: la colonna è "sottosopra", il capitello sta alla base e il piede all'apice, così anche nella terza foto! Ma come è possibile? Si noti anche l'insieme, decisamente "fuori squadra"!
Veduta del terzo ordine della cupola, di cui resta poco di visibile dell'impianto romanico originario, che fu a più riprese reintonacato. SCULTURE RIVELATRICI Nel portale meridionale,nelle formelle del lato sx sono raffigurati cinque santi e in quelle di fronte Cristo con gli apostoli,ma in quelle di dx sono immortalati scalpellini e lapicidi al lavoro e rivestono una importanza grandiosa, poichè come ci 'imbecca' A.Kingsley Porter nel suo volume "Lombard Architecture"(New Haven,1917) "nella grande scarsità dei documenti relativa all'arte di costruire nel medioevo, queste sculture assumono la massima importanza". Diciamo anzitutto che l'inserimento di elementi civili in un edificio di culto è cosa che in Italia era piuttosto rara mentre era assai più diffuso in Francia,ad esempio. Nella Bergamo di fine '300.questo rilievo ci indicherebbe quale fosse la GERARCHIA dei COSTRUTTORI, che è assimilabile(come abbiamo visto anche in altre sezioni di questo sito) al percorso iniziatico che ogni uomo deve compiere nell'arco della propria esistenza,paragonata ad una Cattedrale sempre in costruzione,tendendo all'elevazione spirituale (da pietra grezza a pietra levigata)così come una cattedrale si innalza dalla terra al cielo. Osserviamo il rilievo da vicino,cominciando dal primo personaggio: Egli è seduto su uno scranno diverso da quello degli altri tre, maggiormente lavorato, su cui è appoggiato(dietro di lui) un oggetto non ben identificabile (pietra?). Egli è rivolto in direzione degli altri, dei quali probabilmente è MAESTRO. In mano tiene due compassi ed è nell'atto di disegnare,impersona probabilmente l'architetto o capo costruttore.Porta una casacca verosimilmente di cuoio, le cui maniche sono attaccate con bottoni e strisce di cuoio sull'orlo inferiore. Porta un corpicapo che gli nasconde le orecchie e il collo. Sotto di lui l'iscrizione SCULTORETUS difficile da interpretare, ipoteticamente legata al diminutivo latinizzato del vocabolo italiano"scultore". Il secondo personaggio ha una casacca di cuoio come il precedente anche se con particolari diversi; il copricapo è differente e gli lascia scoperte sia le orecchie che il collo,ricadendo all'indietro. Sta seduto su un sedile apparentemente di legno e lavora ad un capitello,che tiene al rovescio (ricordate le colonne nel secondo ordine,quelle con il capitello al 'rovescio'? Un collegamento? La mia fantasia ne è stuzzicata!) e che è appoggiato ad un sostegno.Sotto di lui l'iscrizione ARISTATUS,che non sembra trovarsi altrove nel latino medievale ma forse è un termine tecnico per indicare uno dei gradi nella professione di costruire. La radice pare sia identica a quella di aristato,altro vocabolo di oscuro significato ma che pare avere riferimenti con una struttura in legno eretta su tombe. Il terzo personaggio indossa una casacca simile al precedente, tiene nella mano sinistra uno scalpello e un martello di pietra della destra, ed è ritratto nell'atto di scolpire un capitello dopo averlo messo in opera, elemento utile che indicherebbe che i costruttori medievali sbozzavano il loro capitelli prima di porli in opera, ma li finivano dopo. Sono gli è l'iscrizione PIS[C]HOMASTIUS che non si ritrova altrove nel latino medievale. Il quarto è un personaggio con uno strano copricapo,forse di foggia orientale, raccolto in un ciuffo alla nuca e con una liscia banda sottostante. Tiene in mano un martello spaccapietre con cui scava un oggetto indeterminabile, ipoteticamente un capitello nella prima fase di esecuzione. Sotto di lui sta un'iscrizione, GRECHUS, che potrebbe alludere ad un'influenza 'orientaleggiante' nell'arte di costruire (bizantina?). Da notare la diversità dei 'decori' nelle voltine delle nicchie entro cui sono ritratti i personaggi; così pure sono diversi i fregi e i capitelli delle colonnette interposte. Dagli elementi su cui possiamo basarci osservando tale scultura, possiamo sintetizzare che in quel periodo, in città, i Muratori erano così 'gerarchizzati': Capocostruttore (Scultoretus), che aveva sotto di sè altri tre gradi: Grechus,colui che sgrossava la pietra (assimilabile al neofita) Piscomastius,colui che sbozzava il lavoro Aristatus,colui che lo finiva. Questa scultura viene attribuita a Giovanni da Campione ma non tutti sono d'accordo, ad esempio Costantino Baroni nella sua opera "Scultura gotica lombarda" Milano 1944, ipotizza la somiglianza del fregio con il pergamo del Duomo di Monza, e le attribuisce alla mano di Andriolo dè Bianchi, che lavorò alla basilica di Santa Maria Maggiore negli anni compresi tra il 1389 e il 1392, realizzando la preziosa Croce processionale finemente cesellata, rubata nel 1973. Il Baroni vede una rassomiglianza stilistica dei quattro personaggi con le incisioni negli spazi quadrilobati della croce. Recto (sopra) e verso (sotto). La croce è alta 1,34 e larga 0.91 m. Una curiosità: il ricercatore Angelo Pinetti, a cui si deve un lavoro di archivio meticoloso e serio sulla Basilica, pubblicò nel 1931 una fotografia in cui l'agnello mistico era sul recto e invece misteriosamente nelle immagini successive lo vediamo inserito nel verso. Oggi la croce è scomparsa.
(Continua-)
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