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                                                                                         (di Marisa Uberti)

A pochi chilometri dal mare e dall'Anglona, si trova una singolare roccia naturale, in parte erosa e modellata dagli agenti atmosferici e in parte scavata dall'uomo. Il curioso pachiderma, l'elefante che a tutti gli effetti assomiglia questo residuo roccioso (ve n'erano parecchi oggi scomparsi per far posto alla strada carrozzabile), con tanto di proboscide, nasconde in realtà qualcosa che fu ritenuto sacro per gli antichi abitatori della zona: delle tombe, chiamate domus de janas, letteralmente casa delle fate o delle streghe. Chissà se la forma evocò loro un timore reverenziale o se avessero identificato questo luogo come dimora di una forza trascendente tale da permettere una 'continuazione' della vita oltre la morte. Il territorio è assai ricco di aree 'sacre' antiche, corrispondenti a mura megalitiche, nuraghi, pozzi sacri, fonti sacre, domus de janas, e le più 'recenti' chiese romaniche, sorte quasi sempre su edifici cultuali più antichi.

La Roccia dell'Elefante la si incontra percorrendo la strada provinciale Sassari -Santa Teresa di Gallura o deviando sulla SS 134 per Castelsardo, comune entro il quale essa rientra.

Costituita di trachite, ospita alla base alcune tombe ipogee databili al periodo prenuragico, che hanno diversa dimensione e sono precedute da un ingresso ( a portello):

All'interno, a destra e a sinistra della prima cella che si incontra, due chiarissimi simboli: corna taurine,come vengono classificate.Ne abbiamo trovate anche nella necropoli di Anghelu Ruju presso Alghero.

La cella comunica con una contigua e stando all'interno si può osservare tutto il panorama circostante.

Queste 'brecce' sono dovute a sfondamenti verificatisi in epoche posteriori alle sepolture, da tombaroli o 'esploratori'.

Ora esco, c'è la coda di gente che attende di entrare qui dentro, nessuno lo vieta. I bambini salgono fino a toccare la 'proboscide' e le foto ricordo sono...di rito!

Ma chissà cosa ne pensa lei...Non guardarmi così:mi fai sentire una profanatrice ed è l'ultima cosa che vorrei.

  • Per una esaustiva trattazione della domus de janas Elefante e i dati tecnici, si legga questo documento in pdf a cura di Paolo Melis (collana a"Sardegna archeologica", n. 15, edito da Carlo Delfino)

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                                                              settembre 2007