Il nodo nelle varie culture
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"Gli uomini tornino ad annodare corde al posto della scrittura" (Lao Tze, V sec.a.C.)

Perchè il NODO ha rivestito sempre una grande rilevanza nell'Uomo di ogni epoca, tanto da immortalarlo nelle incisioni rupestri, da inserirlo in contesti cultuali, da adottarlo come caratteristica specifica di taluni ordini monastici, da mostarlo in evidenza in molte opere d'arte, dove non è messo in modo 'casuale' o decorativo? E perchè lo si ritrova in contesti geografici assai distanti tra loro? 

  

Per gli Egizi, il nodo era segno di vita. Il Nodo di Iside(nella foto)era simbolo di immortalità e dell'amore divino;  veniva raffigurato spesso in mano,sulla testa o alla cintura del personaggio.

Nelle Upanishad,viene utilizzata l'espressione "nodo"(granthi)del cuore e disfare questo nodo significa raggiungere l'immortalità.

Buddha insegna che 'disfare i nodi del cuore' è il processo che porta alla liberazione,alla elevazione dell'essere, il passaggio ad uno stato superiore, e i nodi fatti in un certo ordine posso essere sciolti solo nell'ordine inverso, con un metodo rigoroso che è una regola del Tantrismo.

Nello studio dei Chakra, il corpo non è visto come un insieme di funzioni e di organi, ma avente una fisiologia sottile, espressa in un linguaggio simbolico in cui le 'vene', i' nervi' (nadi) e i vari nodi o plessi rimandano al microcosmo,che contiene i due principi cosmici. La dimora privilegiata dell'energia universale è situata alla base della regione coccigea, il Chakra Muladara,dove risiede Kundalini avvolta su sè stessa come un serpente arrotolato; essa contiene tutti gli attributi di tutti gli dei e di tutte le dee. L'energia vitale scorre attraverso tre canali principali di cui uno è quello centrale (Sushumna), associato al canale centrale del midollo spinale; l'altro (Ida) rappresenta il canale della corrente negativa (termina nella narice sinistra) e Pingala  quello della corrente solare positiva(termina in quella destra).Essi abbracciano Sushumna alternativamente da una parte e dall'altra, formando così il Caduceo di Ermeteche abbina quindi ad un'antropologia esoterica ariana, una cosmologia semita (Sefirot).

Il nodo di bambù cinese è una successione verticale che segna una gerarchia di stati lungo l'asse Cielo-Terra, e ha similitudini con il concetto dei chakra tantrici, la 'gerarchia' di stati lungo il nostro asse corpo-mente, materiale-spirituale, terrestre-celeste: aprire questi 'nodi' è fondamentale per la realizzazione yogi, per far fluire l'energia vitale nell'uomo e portarlo alla sua divinizzazione. I nove nodi dei taoisti hanno il potere di captare la realtà, di far condensare stati ed elementi. Non a caso l'uso delle 'corde annodate' fu uno dei primi sistemi di espressione, conosciuto nell'America precolombiana e presso i Maori. La corda annodata 'lega' i nodi successivi al Principio proprio come il filo del ragno che lo  tesse e da esso trae la possibilità di innalzarsi  e conquistarsi la libertà; il filo del ragno sarebbe quindi il mezzo, il supporto della realizzazione spirituale(il ragno ha un ruolo demiurgico presso molti popoli).

Famoso è il Nodo di Gordio, re di Frigia, il cui timone del proprio carro era legato con un nodo talmente complicato che nessuno era in grado di scioglierlo e, secondo l'ORACOLO, l'impero d'Assia sarebbe andato nelle mani di colui che avrebbe saputo riuscirvi. Dopo che molti ebbero tentato e fallito, Alessandro Magno lo tagliò con la spada ed ebbe il regno ma in modo effimero poichè lo perse subito.Il nodo, infatti, fu tagliato(e non sciolto) solo illusoriamente e si richiuse poi chè esso non ha inizio nè fine, simboleggia le realtà invisivili che si aggrovigliano,le nature diverse che la violenza del genio di Alessandro non hanno potuto sciogliere.In questo simbolo troviamo il valore che assumono la pazienza e la perseveranza per una conquista più duratura di sè stessi.

Il Nodo di Salomone,di cui si tratterà in una sezione apposita,  è uno dei simboli più antichi e riprodotti in ogni tempo dall'uomo. Una leggenda racconta che Salomone era un giovane molto romantico ma allo stesso tempo molto crudele con le persone.Un giorno, facendo una passeggiata nel  bosco, sentì degli strani rumori; iniziò a camminare più velocemente verso il luogo da dove provenivano e li sentiva sempre più vicini.

Lui aveva lunghissimi capelli raccolti dentro un cappello, ma un fortissimo vento trascinò il cappello che volò via e ai suoi lunghissimi capelli si formò un nodo. Dallo spavento svenne e nel sonno sentì una voce che lo invitava ad essere più buono. Quando si svegliò salutò tutte le persone, le abbracciò, e così per incanto il nodo dei suoi capelli si sciolse.

 

 

  Nodo di Salomone (al centro, interno all'ottagono)presente 

in un frammento musivo di Palazzo Diotallevi a Rimini.

Il Nodo di Salomone, era costituito da complicati intrecci geometrici che  disperdevano stregonerie e malefici. Esotericamente, ricorda l'unione di due elementi che si fondono per dare origine al 'tutto'.La base simbolica è da ritenersi molto più antica del celebre re Salomone, figlio di David, costruttore del Tempio di Gerusalemme,che ricevette da Dio il dono della 'Sapienza'. In epoca imprecisata vennero attribuiti a questo personaggio una serie di simboli la cui semplice connotazione salomonica conferiva o confermava una valenza prestigiosa, sicuramente 'magica' e/o taumaturgica. Veniamo a conoscenza, per la prima volta, di un nodo definito 'di Salomone' da Dante, che casualmente vi fa riferimento nella tenzone con Foreste Donati e dalla quale si arguisce che il termine dovesse essere già ben noto.

 Il nodo assume anche valore di morte presso certe culture, ad esempio nella mitologia indiana in cui i nodi, i lacci, le corde si associano alla divinità della morte (Yama), dei demoni e delle malattie. Presso gli Arunta Australiani, i demoni uccidono gli uomini serrando fortemente la loro anima con una corda.

E nelle pratiche magiche si distinguono vari tipi di legami e nodi. E'noto come in numerose culture fare dei nodi impedisca la buona riuscita di certe pratiche( ad esempio ostacolando la buona riuscita di un parto). Nell'antica Roma il 'flamine'di Giove non doveva portare alcun nodo su di sè nè nell'abito nè nell'acconciatura e il Corano fa riferimento alla pratica dei nodi usata dalle streghe che li eseguivano per poi soffiarvi sopra per procurare un sortilegio.

All'inverso, il nodo può assumere una valenza protettiva, ad esempio gli Arabi si facevano dei nodi alla barba per scongiurare il malocchio. C'è un'usanza araba che pare esista  tutt'oggi, secondo cui il marito lega due rami all'albero prima di partire per un viaggio(tale pratica si chiamerebbe Matrimonio di rami); se al ritorno trova tutto come ha lasciato, deduce che la moglie gli  è stata fedele altrimenti si ritiene tradito!

Stringendo un nodo si lega il destino di un essere e per liberarlo si scioglierà.  

Anche alcune pratiche della magia agraria russa avevano un significato ambivalente: in alcune regioni come la Bielorussia o la Carelia lo stregone per fare vendetta annodava le spighe di grano mettendo un pugno di steli annodati sul margine della strada, in altre regioni, invece, dopo la mietitura veniva messo sulla nuda terra un fascio di grano attorcigliato per propiziare il rinnovamento e la pratica si defiiniva "annodare la barba a Ilja".

Presso l'impero Inca, i nodi (nella loro lingua quipu o Khipu), erano parte integrante della vita quotidiana e rappresentavano un vero e proprio sistema di scrittura e contabilità. Con questo sistema, essi detenevano archivi, creavano calendari, effettuavano censimenti, statistiche, ed erano mezzi di trasmissione di messaggi,quindi strumenti importantissimi di comunicazione (dal momento che non è noto un altro sistema di scrittura degli Inca).Un sistema 'tridimensionale', oltre le due dimensioni della nostra scrittura.

  Il marchingegno era costituito da una cordicella orizzontale, di cotone, raramente di lana, alla quale venivano attaccate altre cordicelle annodate di diverso colore, che a loro volta potevano avere ulteriori funicelle annodate aggiunte. La contabilità dell'impero era affidata ai quipu-kamaya, o quipucamayoc (contador), "i maestri delle cordicelle a nodi". E si pensa che solo loro conoscessero il significato di ogni singolo quipu, che è unico. 

La 'scrittura' basata sui nodi prende il nome di sistema mnemotecnico, perciò di diritto rientra nelle varie forme di scrittura conosciute(http://www.linguistica.unical.it/edoc_old/scrittura/scrittura.htm ).

Secondo alcuni studiosi, il quipu era basato sul sistema decimale, in cui la fattezza del nodo assumeva una valenza ben precisa: un nodo semplice corrispondeva all'unità; uno doppio alle decine e uno triplo alle centinaia, come scoprì nel 1910 lo studioso Leland Loche, ricercando un comune denominatore dei nodi inca, che si presentano come dei veri rompicapi. Per scrivere la cifra1705, ad esempio, " si registrava  un nodo nella posizione delle migliaia, 7 nodi in quella delle centinaia, nessuna tra quelle delle decine e 1 nodo riannodato 5 volte, nella posizione delle unità. Quest'ultimo era un caso speciale, che serviva da punto di riferimento: lo spazio delle unità non conteneva mai più di un singolo nodo, a forma di 8 per indicare 1 e con un cappio in più per ogni somma da 2 a 9. Un'altra caratteristica appare chiara. Le cordicelle supplementari attaccate alla stringa annodata, indicavano probabilmente una serie di informazioni secondarie, come ad esempio il numero di uomini in un dato gruppo di contraenti." Il colore della cordicella era fondamentale, poichè contraddistingueva il soggetto cui si riferiva il conteggio (ad esempio la cordicella gialla era riservata al mais).Le stringhe o cordicelle annodate avevano diversa lunghezza, raggruppate in vari modi, e i nodi possono presentare una varietà di posizione strabiliante, da qui la difficoltà nella decifrazione dei quipu.

Sono numerosi gli studiosi che si sono dedicati alla decifrazione dei khipu. Recentemente, un antropologo della Harvard University, Gary Urton,che ne ha studiati oltre seicento conservati nei vari musei (molti sono dispersi,altri in collezioni private),  ha asserito che in realtà il quipu è da intendersi come un sistema di comunicazione a base binaria. Secondo lo studioso americano, sarebbe un codice basato su sette possibilità, che fornirebbero 1536 informazioni diverse, un sistema tutt'altro che elementare,da paragonarsi a quello che utiliziamo per interagire con il computer!  William Concklin, di Washington, ha intuito che essi dovevano celare anche un significato non solo 'numerico' ma letterario, dal momento che alcuni documenti risalenti all'epoca della conquista spagnola, lo lascerebbero intendere.Anche Urton ne è convinto e dedica la propria vita a questa ricerca. Probabilmente esistono anche 'traduzioni' ,trascritte in lingua comprensibile, di quei 'libri annodati'. Egli è convinto che la posizione dei nodi e la direzione dell'annodatura possa fornire preziosi indizi per la decodifica del significato. Ha notato,infatti,che alcune stringhe assumono forme spiraliformi, altre sono annodate in senso antiorario, altre in senso orario.

E' probabile che,come in ogni cultura o Tradizione,anche i Khipu avessero una doppia valenza: quella per le attività quotidiane, di uso comune, e quella riservata alle caste sacerdotali, poichè pare che il gesuita Joan Anello Oliva abbia scritto nel 'Monumenta Piruana' codeste parole:" Il quipu che serba i segreti della religione e delle caste ha una chiave di compilazione e composizione differente...Grazie alla dimestichezza che essi hanno con i fili, questi, li riavvolgono in nodi di differenti colori sino a formare il concetto desiderato". Pare che nel racconto, Oliva descrivesse anche l'aspetto sillabico di un quipu che gli era stato mostrato e che raffigurava il Creatore Pachacamac, specificando che ad ogni sillaba corrispondeva uno specifico nodo, in una data posizione, etc. Un messaggio cifrato, praticamente! 

Questa 'ingegneria dei nodi' venne ritenuta (pur non comprendedola) idolatria e quanti quipu vennero dati al rogo, dai conquistatori ed evangelizzatori cristiani. Ma -sempre a detta di Oliva- gli Inca ne avrebbero nascosti in luoghi inacessibili. Queste testimonianze sarebbero contenute nei cosiddetti manoscritti del 'fondo Miccinelli', che è oggetto di molte discussioni fra gli studiosi (vero o falso?). Ad essi sarebbe associato un khipu letterario, che finora rappresenterebbe l'unico esemplare, tra l'altro studiato a suo tempo da Raimondo di Sangro, che lo avrebbe tradotto in chiave alchemica.Il condizionale è d'obbligo.

Il concetto di 'nodo' come strumento mnemonico ricorre anche nella nostra cultura, specie dell'età evolutiva,quando ci viene insegnato di 'fare un nodo al fazzoletto' per ricordare qualcosa che dobbiamo fare! In Tibet sembra che sia una pratica tuttora in vigore, quella delle corde annodate,considerata da alcuni come la chiave per la comprensione di tutti gli altri sistemi basati sull'utilizzo mnemotecnico del nodo. 

Anche in ambito religioso, si fa spesso ricorso al nodo, come nella corda da preghiera  (russo: Chotkij, greco: Komboskini) degli ortodossi e della chiesa esicasta: è uno strumento utilizzato dai cristiani ortodossi per la preghiera e la devozione personale.  "Questo oggetto è solitamente prodotto in quattro diverse lunghezze: esistono corde da 33, 50, 100 o 300 nodi. Le corde da 100 o 300 nodi sono comunemente impiegate da monaci e monache per la preghiera personale, quelle più piccole sono più spesso usate da laici.La tessitura di una corda da preghiera è una piccola “arte”, che è possibile imparare con un po’ di impegno e di applicazione. Analogamente a quanto avviene per la pittura delle icone, la tessitura di una corda è in se stessa un’attività di preghiera: essa inizia con le consuete orazioni, seguite da una breve formula libera con cui si richiede la benedizione del lavoro che si sta per intraprendere - ed è scandita dalla stessa preghiera. Infatti, dopo avere completato ogni nodo si recita la preghiera di Gesù per se stessi (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me) se la corda è finalizzata all’uso personale, o per la persona a cui la corda è destinata (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di…)". Pare sia piuttosto difficoltoso costruirsela (vedi link a fondo pagina).

 

In psicoterapia i nodi definiscono ciò che blocca, che limita, che impedisce il dinamismo mentale e comportamentale.

Il famoso pittore Albrecht Durer eseguì alcuni disegni riferendosi al simbolismo del nodo. Ogmios, il dio celtico dell'eloquenza,è raffigurato con i lembi della sua tunica tutti annodati, con catene che dipartono dalla sua lingua e si legano per le orecchie a quelli che lo seguono.Qui ha valore mistico,in cui il 'dio'ha presa sugli altri esseri.Anche Leonardo da Vinci aveva una dedizione particolare per i nodi.

"Disegno di Intrecci e Nodi",L.da Vinci,British Museum,Londra (immagine tratta da Graal n.6).

Il cordone che fregia il  Tempio massonico è costituito da una serie di nodi, che simboleggiano la fraterna unione dei Massoni sparsi nel mondo, senza distinzione di ceto, razza e di religione. Il nodo d'Amore,  in massoneria è, di norma di colore rosso,wpe5.jpg (3354 byte) sistemato nel Tempio, tra le sue quattro pareti ed il soffitto della Volta Celeste.  In totale essi sono sette, e sono comunemente noti come "nodi Savoia", poiché raffigurati nello stemma araldico di tale casata nobiliare, unitamente alla sigla F.E.R.T. (Fortitudo eius Rodum tenuit).  Tali nodi ornano l’intera lunghezza del Collare dell’Annunziata, la massima onorificenza concessa dalla casa Savoia. Il Nodo simbolicamente rappresenta lo stretto legame che unisce le creature con il Creatore, ovvero la natura con la divinità, quindi l’essere umano con il Grande Architetto dell’Universo. Vari studiosi ne vedono la rappresentazione del ciclo o ruota di morte rinascita nei quattro mondi della dimensione fisica (v. Metempsicosi). Fin dai tempi antichi ha anche assunto il significato aritmetico di infinito(http://www.esonet.org/dizionario/n.htm).

Qui vediamo il nodo d'amore riprodotto sulle Monete di Casa Savoia

 

Il nodo Savoia è molto usato anche dai marinai, essendo un nodo di arresto che si scioglie facilmente e non indebloisce il cavo, a differenza di un nodo semplice.

Nel dizionario dell'arte di Hahn, la colonna annodata viene interpretata come simbolo di magia protettiva: "Questi nodi sicuramente non avevano solo significato ornamentale, bensì anche qualche significato magico, almeno duplice".

Il  Fr. Paul Naudon  vede rapporti con  "l'infinito lavoro a nodi" nella ornamentazione longobarda  conosciuto sotto il nome di "nodo comacino". 

Esempio di "nodo longobardo",su un cippo presente nel chiostro della Basilica di S.Zeno (VR).

Per la cultura Celtica, gli intrecci e gli annodamenti  che sempre sono stati veicolo per un messaggio simbolico che trascende il proprio valore estetico.

In marina, il nodo assume particolare rilevanza. Un gentile esperto nel campo (il sig. C.G.Guidi), ha 'replicato' una delle coppie di colonne annodate del duomo di Trento , con una corda , realizzando anche un simpatico portachiavi e asserendo che in effetti, con questo sistema, il nodo si ottiene facilmente, trattandosi di  un nodo piano. La complicanza sorge quando il nodo è fatto di...pietra,come quello alle colonne! Abbiamo visto nella sezione apposita come esso non abbia nè inizio nè fine, non è stampato o colato nè applicato in seguito, è un 'tutt'uno con la colonna'. Un rompicapo architettonico. A Bamberga,in Germania, pare si trovino gli unici esempi di colonne in cui i  "fasci non sembrano annodati direttamente, così da dare l'impressione che i nodi siano stati aggiunti posteriormente". Questa sarà una delle mie prossime verifiche!

Termino questa inesauriente carrellata sul significato del nodo nelle varie culture mondiali, con un curioso articolo del prof. Piergiorgio Odifreddi, che ci 'riassume', con la sua celebre sagacità e schiettezza, l' onnipresenza del nodo nella nostra vita quotidiana e, da matematico intelligente qual'è, ci insinua lo stimolo a riflettere in modo 'simpatico' sulle possibili implicazioni del nodo in campo scientifico...

"La vita incomincia con un nodo, fatto dall'ostetrica all'ombelico, e continua con nodi quotidiani di ogni genere: alla cravatta, ai lacci delle scarpe, al fazzoletto, ai capelli, ai pacchi, agli arrosti, al pareo balneare. Alcune categorie di persone annodano per professione: i marinai le vele, i pescatori le reti, i tessitori i tappeti, gli alpinisti le corde da montagna, i chirurghi i fili di sutura, le infermiere i lacci emostatici, i prestigiatori i fazzoletti, i contorsionisti il proprio corpo. La vita puo' anche terminare con un nodo, se si finisce strangolati da un cappio come gli impiccati, dal proprio velo come Antigone, o dalla propria sciarpa come Isadora Duncan. A partire dall'immagine delle Parche, che annodano e snodano il filo del destino, il simbolismo del nodo compare in molte espressioni piu' o meno metaforiche: bastoni o alberi nodosi, snodi stradali o ferroviari, noduli al seno, membra snodate, nodi alla gola, nodi che vengono al pettine. Alcuni nodi sono cosi' famosi da avere addirittura un nome proprio: il nodo di Gordio, che Alessandro Magno sciolse barando; il nodo di Ercole, intrecciato dai serpenti nel Caduceo di Ermes; i nodi di Salomone, che non hanno "ne' capo ne' coda"; il nodo Savoia, che serve a rendere piu' robusta una cima; il nodo Borromeo, che il cardinale scelse a suo emblema; il nodo Laterza, che compare sulle copertine dei libri dell'omonima casa editrice. Altri nodi si accontentano invece di un nome comune: il nodo del frate, che si ritrova sia nella corda del saio che nel gatto a nove code; il nodo d'amore, rappresentato dagli orafi nei gioielli; il nodo dell'eternita', che costituisce uno degli otto simboli buddisti venerati dai tibetani; il nodo zen, che troneggia in un tempio di Kyoto. Gli artistici intrichi che si possono generare intrecciando, annodando e inanellando delle corde generano figure che sono state tradizionalmente usate come motivi ornamentali. Le raffigurazioni di alcune pietre tombali nordiche di 6000 anni fa costituiscono i primi esempi di quella che sarebbe divenuta una tipica arte celtica e irlandese. I romani hanno fatto un uso regolare di nodi in lastre, capitelli e mosaici. Le miniature medioevali, a partire dal famoso Libro di Kells dell'ottavo secolo, abbondano di meravigliosi esempi di monogrammi annodati. Il testimone e' poi passato alla calligrafia araba, che si e' specializzata in stilizzazioni in forma di nodi dei nomi di Allah e Maometto, e di sure del Corano: gli esempi piu' alti si trovano nell'Alhambra di Granada, e nelle moschee di Isfahan. Anche gli yantra indiani, sorta di mandala astratti del tipo della stella di David, sono raffigurazioni di nodi. In Occidente i pittori si sbizzarrirono ad annodare il perizoma di Cristo in croce, ma i nodi artistici piu' famosi sono forse i sei disegnati da Leonardo, una sorta di prova generale per le decorazioni di fogliame intrecciato di un soffitto del Castello Sforzesco, e in seguito ripresi da Durer. A testimoniare il perdurare dell'interesse artistico nei nodi ai nostri giorni basteranno tre esempi: il nodo al collo dell'Olympia di Manet, i Sentieri al nodo di Paul Klee, e l'intera opera di Emilio Scanavino. Anche in letteratura affiorano inaspettatamente dei nodi: nel Paradiso dantesco, dove sono citati almeno tre volte (nei canti VII, XXVIII e XXXIII); nell'Encyclope'die, che dedica loro un articolo dettagliato; nella Storia ingarbugliata di Lewis Carroll e nella Ruota rossa di Alexandr Solgenitsyn, di cui costituiscono rispettivamente i dieci capitoli e i quattro sterminati volumi. A volte affiorano gia' nel titolo, come in Nodi di Ronald Laing, classico poetico dell'antipsichiatria, e ne Il nodo e il chiodo di Adriano Sofri, ora lui stesso annodato in carcere. Con un tale pedigree, non stupisce che ai nodi siano stati dedicati interi libri. Il primo fu scritto molto tempo fa da John Smith, piu' noto per le sue avventure sentimentali con la principessa indiana Pocahontas. Il classico sull'argomento, Il grande libro dei nodi di Clifford Ashley (Rizzoli, 1989), risale al 1944 ed e' illustrato da ben settemila disegni. Il piu' recente e' Nodi di Alexei Sossinsky (Bollati Boringhieri, pagg. 124, lire 35.000), da poco uscito in libreria, e tratta della teoria matematica dei nodi per un pubblico colto ma non specialista. E poiche' indica chiaramente l'inizio e la fine delle parti piu' tecniche, permette una lettura piacevole e agevole anche a chi non sia interessato agli aspetti piu' esoterici della teoria. I nodi matematici hanno una lunga storia. In molte culture antiche, dalla Grecia alla Persia, dalla Cina alle Americhe, i nodi sono stati impiegati in sistemi mnemonici e di calcolo che si configuravano come vere e proprie protoscritture. A parte i rosari tibetani a 108 nodi, usati ancor oggi, i sistemi piu' noti e raffinati sono i quipu incaici, insiemi di cordicelle colorate e variamente annodate che facevano le funzioni di veri e propri registri contabili, e venivano gestiti da funzionari chiamati "guardiani dei nodi". Lo stimolo per sviluppare una vera e propria teoria matematica dei nodi venne nel 1867 dalla proposta di Lord Kelvin di considerare gli atomi come nodi dell'etere, analoghi alle volute del fumo nell'aria. Mentre infatti queste ultime tendono a dissolversi rapidamente, in un fluido perfetto come l'etere i vortici si sarebbero mantenuti indefinitamente, comportandosi come nodi di gomma. I legami fra atomi sarebbero dunque stati spiegati da reciproci annodamenti, senza bisogno di far intervenire speciali forze atomiche. La proposta stimolo' uno studio dei tipi piu' semplici di nodi, ma cadde in disuso quando Bohr propose invece di considerare gli atomi come sistemi solari in miniatura, tenuti insieme da forze analoghe a quella gravitazionale. Oggi i nodi sono ritornati di moda nella cosiddetta teoria delle corde, secondo la quale le particelle atomiche sarebbero appunto corde annodate in varie maniere. I matematici studiano i nodi di Salomone e di ciascuno sognano di poter arrivare a dire, come Dante nell'ultimo canto del Paradiso: "la forma universal di questo nodo credo ch'io vidi". Si tratta, cioe', di riuscire a descrivere i nodi mediante invarianti che ne catturino quella forma universale che rimane immutata quando il nodo viene sottoposto a operazioni che non ne cambiano la natura, allentandolo o stringendolo, e sciogliendone i legami senza romperlo. Progressi sostanziali sono stati fatti negli ultimi vent'anni, in particolare da Vaugham Jones, Maxim Kontsevich e Richard Borcherds, tutti vincitori di quella Medaglia Fields che costituisce l'analogo del premio Nobel per la matematica, ma il problema di una classificazione completa dei nodi in base a invarianti non e' ancora stato risolto completamente. Alcuni degli invarianti (incompleti) gia' ottenuti sono stati ispirati dallo studio di fenomeni fisici e biologici, quali il congelamento dell'acqua e le azioni delle cosiddette topoisomerasi, che sono speciali enzimi implicati nel fondamentale processo di duplicazione del Dna. La cosa non sorprende, perche' lo stesso Dna e' un lungo filamento di geni ripiegato su se stesso, una catena di circa un metro di lunghezza che risiede nel nucleo di una cellula del diametro di 5 milionesimi di metro: piu' o meno come se un filo di 200 chilometri fosse ripiegato in un pallone da calcio. Poiche' la teoria matematica dei nodi e' oggi uno degli strumenti essenziali sia per il fisico delle particelle che per il biologo molecolare, conoscerne almeno i rudimenti e' diventato un imperativo categorico per coloro che si interessano di scienza, nel tentativo di sapere come vanno il mondo e la vita. Il libro di Sossinsky arriva a proposito, e fornisce agli uomini di buona volonta' gli strumenti per colmare una lacuna nella propria educazione".(P.Odifreddi, da "La Repubblica"-20 MAGGIO 2000 "Nodi, Antichissimi enigmatici")


Bibliografia di riferimento:

  • "Dizionario dei Simboli"(due volumi indivisibili) di Jean Chevalier e Alain Cheerbrant-BUR -Rizzoli

  • "Le Grandi Civiltà del Passato", Hobby & Work, Cinisello Balsamo (Mi), 1992.

  • "Il linguaggio segreto dei Khipu" ,  pagg. 26-31, pubblicato sul mensile "Hera" N. 47 - NOVEMBRE 2003

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