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   Praga e i suoi luoghi magici (4^ parte)

( (di Marisa Uberti)

La mistica ebraica è nota per avere conoscenze del tutto particolari, ma arrivare a creare un essere vivente è troppo. Eppure a Praga, la capitale della magia per antonomasia, sembra sia accaduto anche questo, cinquecento anni fa, e gli echi non sono affatto stati dimenticati. Siamo andati nella capitale Ceca a fare 'due passi' e a capire meglio i risvolti di questa 'leggenda metropolitana', che è tutt'altro che banale. La nozione di Golem, infatti, è radicata nella più antica tradizione cabalistica ebraica.

 

La creazione del Golem

Praga, 1580. Gli Ebrei della città sono nuovamente oggetto di accuse superstiziose; un certo Taddeo, accecato dal fanatismo religioso avverso ai giudei, si ingegna per diffondere calunnie in maniera tale che vengano allontanati.

'Necessita una protezione', pensa il più autorevole rappresentante della vita spirituale della comunità, teologo, rettore della Scuola Talmudica di Praga, il rabbino Jehuda Lőw ben Bezalel, noto come Rabbi Lőw (1512-1609). Egli è un grande cabalista, un sapiente paragonabile al biblico re Salomone (più tardi l'imperatore Rodolfo II lo nominerà Rabbino Capo della città). Solo lui ha la facoltà di parlare con l'Altissimo e ricevere da Lui istruzioni sul come affrontare la situazione. "Come fare per combattere tanta malvagità contro gli Ebrei?", domanda al Signore. La risposta non si fa attendere e nel sogno Rabbi Lőw riceve la seguente risposta ordinata alfabeticamente:

 Ata Bra Golem Dewuk Hachomer W’tigzar Zedim Chewel Torfe Jisrael” (“Crea un Golem di argilla e annienta la malvagia canaglia divoratrice di Ebrei”).

Probabilmente nessun altro sarebbe stato in grado di interpretare e soprattutto realizzare la 'creatura' all'infuori di lui. Ma Rabbi Low ha il dono della Sapienza e decifra l’insieme delle parole tramite la corrispondenza numerica arcana delle lettere dell’alfabeto, utilizzandole per creare un corpo vivente dall’argilla. Egli conosce il rituale segreto; chiama a sè altre due persone fidate, poiché il Golem necessita dei  4 Elementi per essere realizzato: Jizchak ben Simon, suo genero (a cui il rabbi attribuì l’elemento fuoco); il suo discepolo, Jackob ben Chajim, (cui il rabbi attribuisce l'elemento acqua), mentre a sè stesso attribuisce l’aria. La terra, dalla quale sarebbe nato il Golem, completa la tetrade.

Nottetempo si recano sulle rive della Moldava e Rabbi Low inizia a dare disposizioni per la creazione del Golem: si  dispongono ai piedi del blocco di argilla prescelto, eseguono le operazioni che Rabbi Lőw indica scrupolosamente, eseguendo dei giri in un senso preciso e recitando formule magiche specifiche contenute nel Libro della Creazione (Sefer Yezirah).

A poco a poco il blocco prende forme umane, ma rimane inerte. Al termine di tutto il cerimoniale magico (=cabala pratica), il rabbino mette nella bocca dell’essere uno Shem (che significa ‘nome’, cioè il nome di Dio) scritto su una pergamena e tutti e tre contemporaneamente, piegandosi verso i quattro punti cardinali, pronunciano le parole “E soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo diventò un essere vivente”. All’ordine del rabbino, il Golem si alza, viene vestito come un servitore del tempio e appare come un uomo normale, soltanto gli manca la parola. Viene chiamato Josef e da quel momento ebbe il compito di vigilare sulla Comunità ebraica, dovrà eseguire gli ordini del rabbino e di nessun altro.

Il Golem doveva portare sulla fronte la parola Emeth =Verità (che in ebraico si scrive Aleph, Mem, Thaw, con valore rispettivo delle lettere 1, 40, 400). Rabbi Löw spiegò al popolo di aver trovato quello straniero muto per strada e di averlo assunto come servitore, vietando però a tutti di servirsene. Lui solo, infatti, era in grado di comandarlo. Ma chissà se l'imperatore Rodolfo II, grande protettore degli Ebrei da quando spostò la capitale da Vienna a Praga e fino alla morte (1612), sapeva la reale portata delle cose? Certamente ebbero modo di incontrarsi e del resto Rodolfo teneva in grande considerazione il cabalista Lőw perchè voleva ardentemente comprendere i suoi segreti.

                                                

Cosa si nasconde dietro il Golem?

Il lettore si sarà accorto che la creazione del Golem assomiglia a quella del biblico Adamo (il cui nome si scrive Aleph (il cui valore cabalistico è=1), Aleth (4), Mem (40). In effetti, secondo la scienza esoterica, dietro la storiella leggendaria, si cela un significato ben più profondo, in cui il Golem “rappresenta lo stato umano prima che Dio insufflasse in lui lo Spirito. Ritrovare il senso del Golem significa ritrovare le chiavi della Sapienza […] Adamo, che ha il nome della terra rossa, è un Golem fino al momento in cui Dio gli ha insufflato il Neschamah”[1], cioè l'umanità penumatica. E’ la Materia Prima dell’Alchimista, simboleggia la prima tappa di un processo trasmutativo.

Si rintraccia dunque nel mito del Golem (che pare esistesse già entro i confini della mistica ebraica, prima di Rabbi Löw, e continuò a proliferare nell’immaginario collettivo, che lo condì di diverse varianti) “il tema relativo alla Creazione di Adamo, ridimensionato al fine di renderlo armonicamente ‘possibile’ all’interno dell’esperienza umana.[…] Un aspetto particolarmente interessante del mito golemico è l’uso della parola come strumento magico, determinante per animare l’essere creato[…]è un modus operandi tipico del creatore divino che, oltre ad avere un archetipo nel ‘soffio’ giudaico -cristiano della Genesi, si rinviene in molte altre culture del passato”.[2].

Rabbi Low diventa creatore per mezzo della magia contenuta nel Libro della Creazione, loo Sefer Yezirah, un testo sacro costituito da due libri esoterici, con indicazioni taumaturgiche, il più antico dei quali è datato tra il 200 e l' 800 a.C. E' una sorta di grammatica che considera le lettere dell'alfabeto ebraico alla stregua di elementi, cioè si tratterebbe di un alfabeto della Creazione. Nel Libro della Genesi, la Creazione per i Cristiani, è scritto: "Il Signore Dio modellò l'uomo con la polvere del terreno e soffiò nelle sue narici un alito di vita" (Gn. 2,7).

Nel Libro dei Salmi (Antico Testamento), vi è un Inno a Dio Onniscente in cui il creato si rivolge all'Altissimo con parole di riconoscenza. Ma un'interpretazione più sottile ci porta ad osservare come proprio in alcuni di quei versetti si rintracci la forma più antica del Golem. Al versetto 139, 15 è scritto: "Non ti era occulto il mio essere, allorchè io fui formato nel segreto ed ero intessuto nelle profondità della terra". E nel versetto seguente è scritto:  “I tuoi occhi mi videro informe e nel tuo libro tutti furono scritti e fissati i giorni miei, prima che uno solo di essi esistesse" . La parola 'informe' viene tradotta in ebraico proprio con 'Golem' , per cui dovremmo leggere 'I Tuoi occhi videro il mio Golem' . Ne derivò l’uso talmudico di indicare, con tale termine, l’informe e l’imperfezione, per via analogica il termine ricorda ciò che è ancora privo di sviluppo, che è in formazione, l’esistenza che precede l’essenza (infatti il sostantivo Golem viene anche tradotto come embrione).

Rabbi Jehuda Lőw  vide la forma nell'informe, cui seppe dare vita con la parola, e stabilì anche i giorni che doveva vivere il Golem, poichè egli sapeva quando non sarebbe più servito e come distruggerlo, bastava togliere la e alla parola Emeth (=Verità) e avrebbe ottenuto la parola Meth=Morte.

                                                                        

                                                           Statua  di Rabbi Jehuda Lőw ben Bezalel, noto come Rabbi Lőw, il creatore del Golem.

                                                       Fu realizzata nel 1910 Da Lad. Saloun e si trova in una nicchia nei pressi del Nuovo Municipio

Il Golem presenta alcune caratteristiche che lo rendono minaccioso; leggenda vuole che un giorno Rabbi Löw si dimenticasse di impartigli gli ordini della giornata ed egli, non sapendo che fare, si mise a correre all’impazzata per il ghetto, distruggendo ogni cosa, fino a che il suo creatore lo fermò, sempre con la parola che è strumento magico. Questo aspetto tenebroso (Zelem) ha un valore analogico con l’uomo medesimo, che si attarda nel conseguimento della perfezione e se non si ha l’illuminazione, il vivente non è tale ma solo un automa. Ciò che conta è stanare il Golem dentro di noi, e per farlo ci vuole la Conoscenza, dicono i cabalisti. Se ricordiamo il valore numerico delle lettere che compongono le parole Emeth e Adam c’è una differenza di ‘zeri’ che si traduce in un cambiamento di piano, per i cabalisti, senza modificazione del senso ontologico del numero; significa progredire lungo l’asse centrale dell’Albero Sefirotico. L’Uomo deve possedere la Verità, specchiarsi in essa, affinché possa ascendere al livello cosmico per il quale è stato creato.

Il Golem è anche decifrato come chiave della moderna cultura, “sottomessa alle seduzioni tecnologiche e incatenata al sapere degli apprendisti stregoni[…]”. L’automatismo delle azioni sfugge alla vera padronanza fondata su una conoscenza iniziatica dell’uomo che, troppo spesso, come nel personaggio ermetico di Pinocchio perde la propria umanità pneumatica (Neschamah) conferita dalla fata (il divino) per ritrovare la rigidità articolata in una marionetta preadamitica (prima creazione di Geppetto) (Mirabail, 1996). Tutto questo simbolismo sotteso ci porta a concludere che senza Verità (Emeth) l'Uomo è morto (Meth).

 Versione moderna e divertente del Golem, usato come icona per l’insegna di questo ristorante

 

La distruzione del Golem

Rabbi Löw, trascorso molto tempo dalla creazione del suo Golem[3], vedendo la città ebraica pacificata, decise che non ci fosse più bisogno di tenerlo in vita. Ordinò a Josef che non dormisse nella stanza del Rabbinato ma di portare il proprio letto nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova. Naturalmente il rituale si svolse a notte fonda, alla presenza delle stesse tre persone che avevano partecipato alla creazione del Golem. Inattivarlo non fu affatto difficile per Rabbi Löw: bastava ripetere il cerimoniale al contrario di come era stato eseguito per la creazione. I giri intorno al Golem in senso contrario, le parole del ‘Libro della Creazione’ recitate alla rovescia, le formule all’inverso…E il Golem si irrigidì in una zolla di argilla, com’era prima che gli dessero vita. Lo spogliarono fino alla camicia e bruciarono i vestiti mentre il blocco argilloso venne coperto con vecchi mantelli per la preghiera e con resti di libri che, secondo l’uso ebraico, si conservano nella soffitta della sinagoga. La gente seppe solo che Josef il Golem era scappato dalla città di Praga. Il Rabbino Löw emanò il divieto assoluto a chiunque di andare nella soffitta della sinagoga Vecchia-Nuova e nessun oggetto sacro, compresi i libri, sarebbe mai più stato conservato in quel luogo.

                       

La sinagoga Vecchia-Nuova (in primo piano), a destra, il curioso orologio – quello più basso- sul municipio ebraico (1764): le ore sono scritte in lettere e le lancette, come la scrittura ebraica, vanno in senso antiorario (da destra a sinistra). Nella soffitta della Sinagoga, sarebbe nascosto da quattro secoli il famoso Golem.

 

Le varianti e l'immaginario collettivo

Intorno al IX secolo d.C. sarebbe comparsa la prima 'versione' di un Golem, ad opera del filosofo Salomon ibn Gabirol (1021-1058), Curiosamente, quella creatura era femmina, ma venne presto distrutta perchè Salomon fu accusato di stregoneria e condannato dal re di Spagna a farlo. Verso il 1400 anche Elijah di Chelm avrebbe creato un uomo grazie all'intervento divino. Stando poi ad altre leggende ebraiche, il profeta Geremia avrebbe creato un Golem con i suoi discepoli. E' tuttavia quella di Rabbi Lőw  la forma più conosciuta di Golem.

Nel XVII secolo andò insinuandosi l'idea che questa creatura crescesse ogni giorni di più, diventando incontrollabile; non voleva più rispondere agli ordini del suo creatore e quando gli veniva detto di cancellarsi la lettera aleph dalla fronte (cioè la e di emeth), si rifiutava categoricamente. Il Golem, crescendo spaventosamente, nell'immaginario leggendario medievale diveniva una sorta di montagna di argilla -una volta toltagli la lettera aleph - che schiacciava il suo creatore.

In questo è ravvisabile pure la smania dell'essere creato che si ribella al suo Creatore, in una sorta di mania di onnipotenza, cosa che sembra più somigliare al comportamento umano e alla sua ricerca di immortalità. Secondo la Psicanalisi, il Golem stesso è l'immagine di una delle passioni che ossessionano l'Uomo e che finiscono per schiacciarlo.

Nell'immaginario collettivo si diffuse poi la storia dell'essere -automa,che perse via via il suo significato profondamente simbolico per divenire oggetto di adattamenti letterari ottocenteschi (v Jacob Grimm, Achim von Arnim, E. Th. Hoffmann) e novecenteschi (G. Meyrinch), oltre che di produzioni cinematografiche (es. Wegener “Il Golem”, del 1920).

GOLEM-04.jpg (195783 byte) Statuetta raffigurante il Golem, venduta nei musei e nelle bancarelle del quartiere ebraico di Praga

La strana fine di Rabbi Lőw

Lassù nella soffitta della sinagoga Vecchia-Nuova di Praga si troverebbe ancora oggi la ‘pietra’, in attesa di essere rianimata… Chissà però che per qualche arcana magia il Golem ogni tanto si ridesti e guardi dalla finestra, di notte, verso lo Starý židovský hřbitov, il Vecchio Cimitero ebraico, in fondo alla strada[4]. Qui riposano oltre 12.000 corpi, segnalati da altrettante lapidi che non sono state mai rimosse perché la legge ebraica lo vieta; si sono così sovrapposte le une alle altre strato su strato, reclinandosi una verso l’altra come in una formazione geologica. Il luogo rappresenta uno dei più importanti monumenti conservati nella città ebraica di Praga. Qui è sepolto il creatore del Golem, insieme alla moglie, in un sepolcro fatto a tempio che è ancora molto visitato e venerato. Accanto vi sono sepolti 33 suoi discepoli. Lui, che aveva creato un marchingegno che lo avvertisse quando la morte si avvicinava per non lasciarsi mai sorprendere, quando ebbe quasi cento anni si distrasse un attimo per andare ad accogliere i suoi parenti, dimenticando lo strumento da lui stesso inventato in un’altra stanza. Così, annusò una rosa portagli dalla sua piccola nipote e morì all’istante. L’apparecchio strillò dall’altra camera ma nessuno lo sentì. La Morte era entrata in una goccia di rugiada depositata su un petalo della magnifica rosa.

 

 Persone in raccoglimento ancora oggi sul sepolcro di Rabbi Löw, nel Vecchio Cimitero ebraico di Praga

 

  Continua il viaggio:

Praga ebraica e il Vecchio cimitero

 

 

Note:

[1] Michel Mirabail “Dizionario dell’esoterismo”, Mondatori,  Nuovi Misteri, p. 160

[2] Massimo Centini “Guida insolita ai luoghi misteriosi, magici, sacri e leggendari d’Europa”, Newton & Compton Editori, 2000, v. ‘Nella città del Golem’, p.247-51

[3] Creato nel 1580, sarebbe stato disfatto nel 1593, v. “Il Golem di Praga”, leggende ebraiche dal Ghetto, Vitalis, 2011, p.52

[4] Si tratta del più antico cimitero ebraico, in uso a partire dal  1439 e dismesso nel 1787, ancor oggi visitabile. Si trova in via Široká, 3, quartiere Josefov, Praga 1. Esistevano altre più vetuste necropoli ebraiche, l’una sotto il Castello e un’ altra, medievale, chiamata Giardino ebraico, situato appena fuori dalle mura della Città Vecchia, che fu dismesso nel 1478.

 

Bibliografia utile (oltre a quella già citata nelle note):

 

- Collezione praghese di leggende ebraiche, nuova raccolta rivista (Vienna e Lipsia, 1926)

- Chajim, Bloch “Der Pragher Golem” (Il Golem di Praga), Berlino, 1920

- Parik, Arno “Praga ebraica”, Museo Ebraico di Praga, III Edizione, 2005

- Le Grandi Città d’Europa, Praga, Touring Club Italiano, 2002  

 

Sezioni correlate in questo sito:

Praga e si suoi luoghi magici
Mito o mistero?
L'Uomo e Dio

 

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