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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: SERVIZI
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Sicuramente il pezzo di
maggior spicco, che adornava un tempo il Capitolium,
è la VITTORIA ALATA, il cui ritrovamento venne fatto in una afosa giornata
dell'agosto1826, mentre si scavava in una sorta di cubicolo sul lato destro del
tempio, onde isolarne la parete dal monte che sta dietro. In un 'ripostiglio' ad
arte scavato tra il muro e la roccia, quindi un nascondiglio in piena regola
dove doveva essere stata messa (insieme ad altri oggetti) per evitarne il
trafugamento o la distruzione, venne rinvenuta la meravigliosa scultura bronzea.
Lo spazio angusto rendeva difficili le operazioni di recupero, perchè gli
oggetti accatastati erano molti. Si racconta che erano presenti il poeta
bucolico Cesare Arici e l'architetto Vantini (che progettò
il grandioso cimitero monumentale cittadino) e molta gente trepidante attendeva
che venisse mostrata agli occhi di tutti e quale fu lo stupore quando, issata
sullo stilobato del tempio e ripulita alla bell'è meglio dal terriccio che la
ricopriva, ne videro la bellezza. Scoppiò un applauso commosso anche perchè,
in quei giorni in cui la Patria versava in tristi circostanze, la città aveva
ritrovato uno dei suoi numi tutelari e si sperò in un avvenimento benaugurale.
La statua aveva anche delle dita rotte,che furono in seguito saldate; le restò
quella patina di verde cupo che i secoli trascorsi sottoterra le avevano
conferito, ma in origine doveva essere dorata. Esigue furono le tracce(ma
presenti specie nei ripiegamenti più profondi) del rivestimento aureo che la
ricopriva un tempo. I competenti capirono immediatamente che si trattava di
un reperto di altissimo valore artistico ed archeologico ma si era in un periodo
difficile per le comunicazioni ed era ancora necessario avere il
'nullaosta' della polizia della Santa Alleanza, sempre 'sospettosa'.
Pertanto, per lungo tempo, alla statua non venne data troppa pubblicità e
dovette rimanere nella circoscrizione locale, nonostante molti studiosi
iniziavano a farsi avanti e ad incoraggiare l'attenzione di persone competenti.
L'eruditissimo archeologo milanese Labus, scrisse una dottissima memoria
sulla Vittoria Alata, mentre tra gli stranieri il primo a riconoscerne la
preziosità e il posto che doveva prendere la statua quale capolavoro dell'arte
greca, fu Raoul Rochette, insegnante di archeologia a Parigi e addetto al
Museo del Louvre. La statua, al momento del ritrovamento, aveva le braccia e le ali staccate, che le erano state posate vicino con cura; mancava dell'elmo, sul quale poggia i piedi, e del clipeo o scudo, sul quale è in atto di scrivere. Ma lo stupore non era finito: in una cavità interna della imponente statua, venne ritrovata una statuetta di bronzo dorato di 70 cm di altezza, con la testa parimenti dorata e i guarnimenti da cavallo. Questa statuetta -più protetta rispetto a quella che la conteneva- mostrava la sua doratura ancora in buonissimo stato.Al momento,non conosco la destinazione attuale di questo ‘piccolo’ reperto(che chiamerò ‘statua figlia’ della Vittoria Alata) né ho trovato ulteriori menzioni in merito (solo sul testo citato ne ho tratto la notizia) e auspico che qualche lettore interessato o un esperto possa apportare maggiori contributi in merito. Victoria in clipeo
scribens? La Vittoria Alata misura 1.95 metri di altezza; è in piedi, nell'atto di scrivere con uno stilo sullo scudo(o clipeo)che tiene fermo con il braccio sinistro sul ginocchio.Il piede sinistro è rialzato(per la piegatura del ginocchio che sostiene il clipeo) e appoggia su un elmo che la accomuna a Minerva. Ma attenzione: non era originariamente così(e lo scopriremo tra poco!). Agli omeri sono attaccate due grandi ali, magistralmente modellate. I capelli, secondo l'usanza greca, sono annodati dietro la nuca. Una sottile benda intarsiata in argento da un ramoscello d'olivo le cinge il capo. Veste la sottile camicia dorica detta sistide, che una spilla(fibula) trattiene sulla spalla destra;le braccia sono nude, e la veste scende dal collo al fianco,mentre un'altra sottile veste, il sago, tipica delle donne greche antiche, scende sui fianchi disegnandone e modellandone le forme. Da qualunque parte la si guardi, questa statua denota l'armonia perfetta che l'artista che la scolpì le conferì per sempre. Fino ad oggi la statua era stata datata al I secolo d.C. ma,come leggeremo tra poco,questa datazione è stata di recente sconvolta. Sembra certo poter escludere il periodo di Fidia,con quella rigidità di linee,e pure quello della decadenza greca,concomitante con l'invasione di Roma, più probabile resta il periodo tra la repubblica di Pericle e l'epopea macedonica (IV secolo a.C.),epoca in cui deteneva lo scettro dell'arte Lisippo da Sicione e la sua scuola. Era stata forse costruita per rendere onore agli eroi greci caduti o per glorificare qualche vittoria nella patria Ellade? I Romani la depredarono in seguito alle loro conquiste e finì a Roma; come sia giunta a Brescia non si sa, forse Vespasiano la fece con tutta probabilità trasportare qui, per ornare il suo Tempio alle falde del Cidneo(per glorificare la sua vittoria locale).Chissà in quali tempi e circostanze fu sepolta, perchè non venisse distrutta? Nuove indagini Le nuove indagine hanno portato a modificare sia la datazione del reperto che la sua origine. In realtà,essa sarebbe stata in origine una dea, Afrodite, che non aveva le ali e –al posto dello scudo- rifletteva la propria immagine in uno specchio ovale. Una recente mostra a Brescia l’ha esibita effettivamente in questa ‘veste’: così come doveva presentarsi nell’originale greco del III sec. a.C. Fatta probabilmente bottino di guerra dai Romani, venne soltanto nel corso del I secolo d.C. issata sul frontone del Tempio di Vespasiano e ‘trasformata’ nella Vittoria Alata, Victoria in clipeo scribens, apponendole due ali posteriori e inserendo uno scudo su cui teoricamente si appresta a vergare il nome dell’Imperatore Vespasiano per celebrarne la vittoria su Vitellio. Non si conosce esattamente quando venne sotterrata con cura: forse nel III secolo d.C., quando la ricerca di bronzo era molto intensa e si temette venisse fusa (fu dunque nascosta) o nel corso delle incursioni barbariche del V secolo,per salvarla dalla depredazione. Da quando fu ritrovata,
nel 1826, dopo un corridoio di secoli in cui non se ne seppe più nulla, molti
Musei ne vollero i gessi e i calchi; ben presto, divenne uno dei simboli
civici più cari al popolo bresciano; fu scelta come simbolo politico e
patriottico: venne effigiata su una serie di quattro francobolli
emessa nel novembre del 1921 in occasione del terzo anniversario della battaglia
di Vittorio Veneto; ispirò a Giosuè Carducci,
nel 1878, nobili versi, pubblicati in una raccolta che prese il nome di 'Odi
barbare' . Anche Gabriele D’Annunzio ne fece menzione (‘Ode alla
Vittoria’). La statua comparve, a testimonianza della grande diffusione che
aveva raccolto, quale icona per il manifesto
del Primo Circuito Aereo Internazionale, prima manifestazione aviatoria
italiana svoltasi nella città di Brescia nel 1909 e,
ancora oggi, è oggetto di studio e interesse da più parti. La possiamo
ammirare in una delle sale del Museo di Santa Giulia a Brescia.
Grazie al sig. Osvaldo Perani di
Roncadelle possiamo aggiungere alcune note o curiosità: nel 1936 una copia della Vittoria alata venne posta sul
sacrario militare del
Tonale. Venne fusa nelle Fonderie Perani, che allora avevano sede in via
A. Luzzago a Brescia. La Fonderia artistica F.lli Perani aveva fuso anche le lettere in bronzo e le decorazioni del sacrario di Redipuglia. Di questa opera vennero anche fuse almeno altre tre copie più piccole, una era visibile nell'atrio degli uffici della fonderia, una era nell'atrio del comune di Borno, una terza era nella villa di uno dei fratelli a Rivoltella. Attualmente dovrebbe essere visibile solo quella di Borno.
( Sezioni correlate in questo sito: www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer
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