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(di Marisa Uberti) ...Fu così che camminando sul lungo mare di Porto Torres (SS)... Potremmo cominciare così questa ennesima 'scoperta' poichè non ne sapevamo nulla e per tale ragione è stata ancor più sorprendente, emozionante e stimolante! Dalla passeggiata, all'altezza del lungomare di Balai (il più rinomato della cittadina costiera), mentre si viene catturati del fascino delle onde che si inoltrano tra grotticelle calcaree che sembrano inghiottitoi, si scorge la 'sagoma' di una costruzione, che lì per lì non sapevamo che cosa fosse.
La curiosità, vera molla di una ricerca, ci ha indotto ad avvicinarci e più lo facevamo, più sentivamo che ci avrebbe riservato una sorpresa. Infatti, poco dopo, ecco profilarsi la facciata di una chiesa, tutta bianca, con una semplicissima croce di metallo sopra il tetto.
Una rapida corsa della memoria ed ecco che si è delineato chiaramente che doveva trattarsi della chiesa di Balai,o di San Gavino a mare. Infatti, la mattina, avevamo visitato la più grande e antica basilica romanica della Sardegna, situata proprio a Porto Torres e dedicata a San Gavino e lì avevamo saputo che i corpi dei tre martiri che oggi giacciono nella cripta, un tempo erano stati sepolti qui (secondo una leggenda).Non esattamente dove sorge la chiesina (chiamata San Gavino a mare per distinguerla dall'altra) ma in una caverna ipogea che si trova accanto.Per cui, tornati con la mente al momento presente, ci siamo subito interessati a trovare questi locali ipogei, che dovevano trovarsi vicino all'edificio. Infatti li abbiamo scorti subito, appena scesi nella 'conca' sul mare.
Sono purtroppo chiusi da un cancello con lucchetto (i cancelli sono due sulla stessa parete che dà sulla chiesa, l'unica aperta, perchè il resto del complesso si addentra nella roccia). e non si può entrare.La chiesa stessa viene aperta soltanto il mese di maggio durante le celebrazioni dei tre martiri, Gavino, Proto e Gianuario. I loro simulacri lignei, conservati durante il resto dell'anno nella basilica romanica di San Gavino, vengono trasferiti qui per tutto il mese di maggio ed esposti alla venerazione pubblica. Per conoscere la tradizione che vorrebbe i tre santi martiri inizialmente sepolti qui, si visiti questo link. La leggenda è indubbiamente affascinante ma a livello scientifico quali sono i dati che possono aiutare a risalire all'epoca di questi ipogei? Anzitutto si tratta di tre ambienti, in parte ricavati dentro la roccia, che vennero utilizzati in età romana e altomedievale. Uno di essi presenta delle banchine lungo le pareti ed una nicchia absidata nella quale si trovava in origine un piccolo altare, sostituito successivamente da un altro, di dimensioni maggiori, in blocchi di tufo. Scavi eseguiti nel 1980 hanno portato in luce una struttura, probabilmente un’edicola, anteriore alla chiesa e relativa all’ambiente sito dietro di essa: una cisterna coperta a botte, che nell’alto medioevo venne trasformata in sacello. Dietro la grata che si vede nella foto sotto si dovrebbe trovare la supposta sepoltura originaria dei tre martiri Scrutando all'interno, per quanto ci è stato possibile, oltre agli scarafaggi e ad un sacco di rifiuti abbandonato dentro, si è potuta notare la struttura dell'ipogeo, con la suddivisione degli spazi, diverse 'nicchie' nelle pareti, scanalature, incisioni...Un vero antro del mistero, probabilmente utilizzato anche in epoche non così remote e per scopi diversi che una necropoli, supponiamo.
O questa figura scolpita che ricorda tanto una 'donna grassa' (Dea Madre?) ancestrale. Chissà se esistono studi in merito.Ci piacerebbe saperlo.Fino ad ora non abbiamo saputo nulla di più.
La parete presenta innumerevoli incisioni, alcune delle quali imputabili ad epoche moderne. Siamo contenti che una semplice passeggiata a mare (una volta tanto che volevamo 'star tranquilli' lontano dai siti archeologici!) si sia rivelata un' ennesima occasione di conoscenza.Tombe ipogee, durante il tour, ne avevamo viste già altre, però va ricordato che a Porto Torres esistono altri tipi di sepolture e purtroppo dobbiamo dire che non sono per nulla accessibili al pubblico. Solo, appunto,chi è curioso come noi ha potuto 'scovarle'.Il fatto è che sulla mappa della città che ci è stata gentilmente fornita all'ingresso della basilica romanica di San Gavino sul Monte Agellu, abbiamo trovato i riferimenti topografici di diversi monumenti.Trovandoci nei pressi, e volendo compiere i nostri consueti 'due passi', come non approfittare? Semplice a dirsi ma meno a farsi.Se sulla mappa infatti era segnato n.8 "Tanca Borgona Tomba a Colombario"(la zona si trova sempre sul lungomare Balai, che è lunghissimo, nei pressi della spiaggia di Scogliolungo), l'ubicazione territoriale effettiva dov'era? Guardandosi attorno, non si vedeva nulla che potesse far supporre ad un sito archeologico con tombe arcaiche, a meno che...Si, a meno che quella costruzione di legno senza aperture, fatta da assi inchiodate insieme e con un tetto di copertura celasse qualcosa...Tentar non nuoce, e allora ci siamo avvicinati, abbiamo sbirciato da una fessura (perchè è più gelosamente custodita di un tesoro reale!) e che cosa abbiamo visto? Questo: Proprio le tombe a colombario che cercavamo! Ma perchè siano rese invisibili ai passanti e ai visitatori interessati questo lo ignoriamo. Si tratta di una struttura circolare -da quel poco che abbiamo potuto osservare- con otto nicchie radiali, destinate alle urne con le ceneri dei defunti, che presenta al centro un elemento di incerta attribuzione, una sorta di pilastro cilindrico con un foro al centro. Gli archeologi dicono che ne vennero utilizzate solamente 4, di nicchie, alternate a quelle vuote: in esse le urne, in terracotta, erano collocate sotto il piano di base. Un curioso sistema di utilizzo. L'altra tipologia tombale che si potrebbe vedere poco distante dalla spiaggia di Scogliolungo, si denomina Necropoli con Tombe ad Arcosolio, ma non possiamo documentare nulla in quanto sono chiuse al pubblico, con tanto di lucchetto.Riportiamo solo quanto abbiamo trovato facendo una ricerca mirata:"Uno dei complessi funerari più interessanti della città venne scavato dal Maetzke nel 1963 in località Scogliolungo, dietro l’Istituto Nautico, a seguito dell’inizio di lavori di sbancamento della collina costituita da un banco di calcare. I lavori, eseguiti con mezzi meccanici, avevano già arrecato gravi danni all’insieme, al momento in cui ebbero inizio gli scavi. Si tratta di un complesso funerario che occupa l’area di una cava romana, costituito da quattro camere con arcosoli scavate nel fianco della collina. Gli arcosoli contengono per lo più due o tre inumazioni affiancate; talvolta si notano deposizioni sovrapposte; nel pavimento sono state recensite più di 50 sepolture; bisogna tener conto tuttavia delle distruzioni operate dai lavori di sbancamento. In base allo studio dei materiali di corredo ed al confronto con complessi simili esplorati in Sicilia ed altrove, lo scopritore ha proposto la fine del III sec. d.C. come data d’inizio dell’utilizzazione dell’area, che rimase in uso sino al VII secolo". Naturalmente queste due citazioni sono solo rappresentative dell'ingente patrimonio archeologico che è emerso nella città di Porto Torres, specialmente per quanto riguarda le inumazioni.Infatti molti, sbarcando qui, vengono per passare una bella vacanza al mare, dimenticandosi che questa è l'unica colonia romana della Sardegna, risalente ai tempi di Giulio Cesare. Quell'antica città si chiamava Turris Libissonis e noi intendevamo visitarne i resti.Infatti su tutte le guide era segnalato di visitarla,descrivendone le meraviglie.Almeno tre terme, di cui una chiamata Palazzo di re Barbaro,completamente delimitate da strade lastricate; pavimenti musivi, ambienti porticati, l 'Antiquarium, il ponte romano... Purtroppo l'amara sorpresa è stata che, arrivati in loco, ci siamo sentiti dire che era visitabile soltanto il museo archeologico (Antiquarium) poichè tutto il Parco archeologico è stato chiuso al pubblico e alle visite! Motivo? Non si sa, almeno non lo sapeva l'addetta alla biglietteria, che si è scusata dicendo che una parte era già chiusa da tempo e l'altra è stata chiusa all'inizio di agosto 2007.Siamo arrivati troppo tardi! Incredibile, uno si fa tutti quei chilometri (dalla Lombardia alla Sardegna), vuole ammirare le decantate perle del passato situate nell'unica colonia romana di tutta l'isola e...non può! Permetterete che ci siamo rimasti molto male, e anche la visita all'allestimento museale (peraltro ricco e curato) non era più la stessa, avendo saputo che poi tutto quello che vedevamo dalle vetrate non potevamo visitarlo. Usciti dall'Antiquarium, abbiamo pensato di andare almeno a vedere il Ponte Romano, che dalle cartoline pareva sfolgorante nella sua ubicazione.Un ponte ancora in ottimo stato che fu utilizzato fino al 1985, pensate, e che oggi è transitabile solo a piedi(ha quasi duemila anni però!).Ma anche a questo proposito, man mano ci avvicinavamo, comprendevamo che niente era come sulle foto delle guide:sarà stato un caso, ma il ponte era quasi invisibile dalla strada a causa di vegetazione altissima. Il ponte, ad arcate disuguali, è veramente maestoso, ed è il più grande esempio del genere dell'isola. Va assolutamente salvaguardato dall'oblio.
www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer ottobre 2007
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