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Albrecht Durer (1471-1528)
L'Artista,in un certo senso, non faceva che trasmutare la materia inerte in 'forma',in una 'opera vivente', l 'opera d'arte, dopo un percorso anche sofferto nel proprio interno,travagliato e che portava all'ascesi, verso la luce e la bellezza Suprema (per poi ricadere al travaglio iniziale). L'Artista rinascimentale sembra ergersi quale 'Redentore' di una società che deve recuperare il 'senso' del simbolo perduto.E'questo significato che è stato travisato, infatti l'arte del Rinascimento è stata intesa riduttivamente alla semplice 'imitazione'delle apparenze esterne, mentre andrebbe indagata in modo più profondo,vedendo in essa l'emulazione dei processi creativi della Natura(in un chiaro parallelismo con l'Alchimia). Durer fu l'inventore della tecnica dell' "acquaforte",sulla quale occorre spendere due parole. La tecnica necessita di una lastra di metallo, su cui agisce un acido che la corrode(proprio come l'acqua mercuriale dissolve la materia prima alchemica), quindi il fuoco scalda e affumica il metallo( sembrano intravedersi i passaggi dell' opus). In questo contesto, risalta in maniera eccelsa una delle opere più famose di Durer:
Sul numero I sono state avanzate parecchie ipotesi ma la più accreditata pare voglia indicare una condizione primitiva, come il primo gradino della conoscenza da salire,come la prima opera degli alchimisti,come lo stato d'animo di malinconia,di angoscia e travaglio interiore,assimilabile alla notte,alla 'nigredo',all'elemento terra.La donna, infatti, è scura in volto e la scritta sul nastro sorretto dal pipistrello sembra indicare proprio questa condizione di 'melanosi',di 'nigredo', paragonabile ad uno stato d'animo di tristezza, pensosità. A.J.Pernety nel 'Dictionnaire' che pubblicò nel 1758 riporta:" Melancolia significa putrefazione della materia, perchè il colore nero ha qualcosa di triste,e perchè l'umore del corpo umano chiamato melancolia è considerato come bile nera e cotta,che causa vapori tristi e lugubri". Inoltre aggiunge che" La materia al nero degli alchimisti è chiamata anche 'primo segno' dell'opus poichè senza annerimento non ci sarà bianchezza". Si intravvede comunque un cammino che porterà all'esito positivo dell'opera,che potrebbe essere rivelato dalle 'ali',segno di elevazione dalla condizione puramente materiale verso quella spirituale, e dalla corona vegetale che cinge il capo ( vittoria?) della donna; una borsa vuota giace accanto alle pieghe del suo abito ma forse sarà destinata a riempirsi del simbolico 'oro'.Anche il sole che è sullo sfondo allude al 'sol niger',un sole in eclisse,offuscato ma che tornerà a splendere( fenomeno simboleggiato dall'arcobaleno,realizzazione finale).
Sulla sinistra,tornando all'opera del Durer, si nota un
"crogiolo" alchimistico(dietro la pietra a parallelepipedo), molto
simile a quello presente nella tavola dell'alchimista Basilio Valentino Sotto la veste della donna 'malinconica'di Durer spunta, sulla destra in basso,un mantice,altro 'attrezzo' dell'alchimista operativo. Dalla prima fase dell'opus sembra che il Durer ci conduca alla seconda, figurativamente riconoscibile nel sole(maschile, igneo)che si immerge nell'acqua(femminile,lunare) per realizzare l'unione dei contrari, dalla quale si arriverà alla realizzazione finale attraverso i 'colori dell'iride,la coda di pavone',l'arcobaleno (felice sviluppo e conclusione dell'opera). Il quadrato magico si inserisce frequentemente in epoca rinascimentale per la
sua associazione con le tavole cabalistiche dell'epoca.Questo è un quadrato di
Giove,formato da 16 caselle, in cui la somma delle righe verticali,
orizzontali e diagonali, fornisce sempre la stessa cifra, il 34. Si
potrebbe supporre che -come i colori dell'iride si riconducono all'unità della
luce bianca-i diversi numeri confluiscano nell'uguaglianza della stessa cifra
magica. La particolarità di questo 'quadrato magico' risiede anche nel fatto
che esso è presente in una incisione celebrativa del famoso alchmista e medico
Paracelso(1493-1541): C'è una ruota appoggiata a quella sorta di 'torre' (l'athanor?),sempre in 'Melancolia
I'di Durer, su cui è inciso il 'quadrato magico' sembra una ruota di macina,
forse allusiva alla 'macinazione'della materia prima grezza ma sicuramente
simbolo della ciclicità del processo della Natura e dell'alchimia. ll putto alato raffigura il mercurio che trasforma sè stesso da materia a spirito. Sopra la torre, che è da intendersi come il "forno alchimistico"in cui avvengono le trasformazioni della materia, vi sono anche una clessidra,una bilancia e un campanello. La bilancia allude ai dosaggi della materia ma è anche simbolo di sublimazione(passaggio da uno stato ad un altro).La clessidra al tempo necessario per la realizzazione della Grande Opera,che si deve svolgere nelle ore notturne,indicate dai numeri romani incisi nel piccolo semiarco sopra la clessidra: VIIII, X, XI, XII, I, II, III, IIII. Quindi, le operazioni si devono svolgere tra le nove di sera e le quattro del mattino. La donna sembra anche attendere,aspettare con pazienza che il processo si svolga secondo i 'canoni'. I sette pioli della scala appoggiata alla 'torre'sembrano ricordare le sette fasi e il sette è un numero magico formato dal tre e dal quattro, guarda caso le stesse cifre che scritte vicine danno 34, la somma delle cifre del quadrato magico. Il 3 corrisponde al divino, all'invisibile mentre il 4 alla terra, al creato e visibile:la scala ha quattro pioli bene in vista mentre gli altri tre occultati. Nei disegni preparatori del Durer,erano sette anche le chiavi che pendono dalla cinta della donna,mentre nell'opera finale sono ridotte a quattro(un 'ripensamento'di intenzioni nell'artista?) ma è palese che una di esse risalti maggiormente sulle altre: solo chi detiene quella giusta potrà aprire il Grande Libro Chiuso della Natura. Altri strumenti sono sparsi,a terra, nell'incisione del Durer: dei chiodi, simbolo della Passione di Cristo-Pietra:la materia subisce un 'martirio' che ha per simbolo stesso quello del Cristo-Lapis. La materia grezza,la nuda pietra simbolica si trasformerà in pietra levigata e perfetta solo dopo un lungo e difficile travaglio,per operare il proprio riscatto:la tenaglia,il martello,i chiodi sono tutti simboli della passione di Cristo.
Tornando a 'Melcancolia I',a sfera a terra, e la ruota indicano il 'vaso'delle trasmutazioni, che dall'Uno portano al molteplice per ritornare poi all'Unità, concetto esplicitato nella "quadratura del cerchio".La donna tiene in mano un compasso,infatti,che allude proprio a questo. Sembra che Durer abbia voluto ipotizzare il processo alchimistico nei suoi tre aspetti:meccanico(strumenti),chimico e interiore(all'interno dell'athanor e di sè stessi) e cosmico( il sole che si accosta all'acqua,lunare).Tutti riunificati nel simbolo della sfera. L'Intelligenza indispensabile alle operazioni potrebbe essere indicata dal capo appoggiato alla mano,che lo regge. Il poliedro sfaccettato allude alla sfaccettatura in piani distinti e separati che devono inglobarsi per ottenere l'unità(la sfera,punto di inizio e di fine di tutta la Grande Opera alchemica).
Il tema della MALINCONIA viene ripreso da molti altri artisti: Lucas Cranach il
Vecchio(1472-1553) amico e parente di Martin Lutero.In questa
opera
La "nigredo" sembra, nel dipinto di Cranach, concentrata nella fosca nube che al suo interno racchiude delle figure d'incubo,mentre la donna sta scorticando un ramoscello, simbolo della materia che viene sgrossata e liberata dalla propria scorza esteriore e scura, per portare alla luce il chiaro midollo( la parte interiore). Nel dipinto di Domenico Fetti
(1589-1624) intitolato "Allegoria alla Malinconia",
realizzato Parigi,al Museo del Louvre, ritroviamo uno dei quattro temperamenti di cui parla l'antichità classica,appunto la Malinconia,che può portare ad una ispirazione geniale o alla depressione. La donna si regge il capo,come nell'incisione del Durer. Ma con l'altra tiene un teschio,di cui tocca la nuca: l'occiput,sede dell'Intelligenza. Il teschio è un simbolismo ricorrente in alchimia (vedi).Sotto,un corpo ripiegato su sè stesso,quasi informe e minuscolo nella scena,simbolo della trascurabilità della materia corporea,di cui importante è ciò che la anima, lo Spirito (che è rappresentato alchemicamente dal 'caput mortuum').
MICHELANGELO BUONARROTI 1475-1564) Attraverso la cerchia degli umanisti della corte di Lorenzo dè Medici, entrò
sicuramente a contatto con i concetti filosofici dell'antichità classica
e i suoi rimandi alla mitologia ermetica. In questa opera coagulazione,tintura) che potrà salire colui che ha le chiavi per farlo(l'uomo bendato non ha occhi per vedere davanti a sè che la Realizzazione è a portata di mano). Nell'opera michelangiolesca le sette fasi dell'opera sembrano sintetizzarsi nei percorsi concentrici che confluiscono al centro del cerchio,essi sono infatti sette. Nella stessa Sagrestia Nuova vi sono i sepolcri di Giuliano e Lorenzo dè Medici,uno di fronte all'altro e ognuno recanti due coppie di sculture:
Anzitutto,sembra che la figura di ogni duca sia legata virtualmente da un simbolico triangolo con le statue soggiacenti al di sotto. La Notte e il Giorno si voltano le spalle, alludendo alla condizione di seperazione, di opposzione di due diverse nature; tra l'altro la Notte appoggia il capo nella mano proprio come la Melancolia di Durer, ad indicare che i due atteggiamenti sono sinonimi(Notte=malinconia,nerezza,buio mentale e materia primitiva).Sotto la scultura,schiacciato ma non domo, sembra affacciarsi lo stesso volto del Giorno e alcuni volatili. Il 'Giorno' ha qualcosa di 'non finito' dal quale prorompe una luce diffusa. Sul lato opposto,abbiamo l'altro gruppo marmoreo, che sembra più aperto e consecutivo.Le statue appaiono in 'movimento' e 'allungate'(Michelangelo favorì le forme serpentine,dinamiche) tese ad una unione:Crepuscolo e Aurora si 'aprono',per rinnovare il miracolo della Creazione, ovvero garanzia di rinnovamento e resurrezione,tema sottinteso trattandosi di due monumenti funebri. Attraverso l'informe,Michelangelo conferisce alla forma spettacolare realismo e bellezza:Dio ha concesso all'uomo la possibilità di realizzazione, che l'artista rinascimentale fa proprie,a 'somiglianza'ed emulazione delle sue virtù demiurgiche:Dio è la meta stessa da raggiungere, verso cui bisogna proiettarsi e Michelangelo lo fa con la forza delle proprie opere.Che egli conoscesse le metafore dell'alchimia appare evidente da alcuni suoi scritti, come questo ad esempio:"Io sto rinchiuso come le midolla/da la sua scorza,qua pover e solo,/ come spirto legato in un'ampolla"(rivediamo l'immagine del 'midollo' del dipinto del Cranach e anche il 'vaso' alchemico dove è rinchiusa l'essenza mercuriale). Tra i contemporanei del geniale Michelangelo, va citato Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino* (1503-1540), precursore del manierismo.Egli si occupò di alchimia in senso chimico e della ricerca dell'oro materiale,come ebbe a scrivere di lui un altro grande,il Vasari:" ...avendo cominciato a studiare le cose dell'alchimia(...)perdeva tutto il giorno a tramenare carboni, legna, bocce di vetro(...);e non avendo altra entrata, e pur bisognandogli anco vivere, si veniva così consumando con questi suoi fornelli a poco a poco". C'è da dire che proprio 'tutto il giorno 'non lo perdeva sicuramente dietro ai fornelli dal momento che ha prodotto tante opere e tutte straordinarie,dalla forma gentile ed elegante; i suoi personaggi sono contraddistinti da una raffinatissima eleganza, da un allungamento delle proporzioni,e usava colori cangianti. Però,nell'ultima parte della sua vita,è pur vero che tralasciò il proprio lavoro per dedicarsi totalmente all'alchimia(vedi in fondo a questa pagina la mostra a lui dedicata). In questo dipinto, che risale al 1535 ed è conservato a Firenze,presso la
Galleria degli Uffizi. Di interesse particolare,per questo studio,è il vaso ovale sorretto
dall'angelo sulla sinistra: in trasparenza si vede(purtroppo poco in foto)
all'interno una croce portata da due angeli. Un richiamo all'alchimia evidente,
in cui si ravvisa l'iconografia del mercurio all'interno del vaso-uovo,da
cui scaturirà la materia spiritualizzata,proprio come Michelangelo aveva
definito "spirto legato in un'ampolla".La croce,è simbolo di
Cristo-Pietra dell'alchimia cristiana. Per analogia,la Vergine stessa assume nel
dipinto la valenza di 'vaso' da cui è venuto,per Spirito Divino, il
Cristo-Lapis(uomo divinizzato). Nella seguente incisione,realizzata da F.Petruzzi
e F.A.Lorenzini, del medesimo dipinto,si vede chiaramente il particolare in
questione(a sinistra).
L'enigmatico Hieronymus Bosch
(vero nome Jeroen Anthoniszoon Van Aeken, 1450-1516) è del tutto singolare dal
punto di vista tematico, poichè riprende numerosi temi dell'iconografia
cristiana ma trasformandoli secondo il proprio linguaggio figurativo che appare
visionario.Pur rimanendo ancora nell'ambito di una attenta ricerca da parte
degli studiosi, il suo simbolismo può ricordare quello ermetico-alchemico,anticipando
quanto faranno i surrealisti in seguito.Del resto,gli alchimisti da sempre hanno
occultato nei contesti più svariati i loro 'messaggi' e probabilmente Bosch non
è stato da meno, pur tuttavia conferendovi una rivisitazione del tutto
personale. Così possiamo osservare come nel suo famosissimo "Trittico
delle Delizie" Anche Leonardo (1452-1519) ebbe quasi certamente contatti con la materia alchimistica e la sua celeberrima opera,la Gioconda,'realizzato nel 1505 circa e conservato al Louvre di Parigi, 'gioca'su uno dei punti-cardine alchemici:l'androginia.Molto si è discusso chi fosse questa donna,che non ha una vera e proria identità, sembra assumere sia un carattere maschile come femminile,allusivo.Il famoso 'sorriso'sembra racchiudere questo segreto.Nel 1919, un artista francese, Marcel Duchamp,creerà un dipinto uguale apponendo dei vistosi BAFFI alla Gioconda.Quello che potrebbe apparire un gesto dissacratorio,nasconde forse l'intuizione sottile dell'ermetismo e dell'androginia... Certamente queste ricerche abbisognerebbero di ricerche mirate e di studi ampissimi.Qui mi limito ovviamente a dare semplicissimi spunti per ulteriori indagini. Giorgione (1477-1510) e Tiziano1488-1576)
mostreranno
grande attenzione per gli elementi della Natura, palesando che la loro arte è
un'imitazione della Natura stessa.Dall'unione armoniosa dei 4 elementi
scaturisce la Perfezione,altrimenti c'è separazione e morte.A seconda del loro
grado di perfezione del loro 'mescolamento',si hanno forme di vita più o
meno evolute,dal regno vegetale a quello animale.Questa è la teoria percepita
alla base del dipinto "La Tempesta"di Giorgione. Mentre
Tiziano,nel dipinto "Concerto campestre",del 1511,conservato a
Parigi presso il Museo del Louvre,sembra alludere alla concertazione dei quattro
Elementi,per realizzare quel divino 'accordo' che mette in vibrazione armonica
l'universo e le sue manifestazioni(macro e microcosmo). Come ho già avuto modo di esprimere,in questa pagina,nel corso del '500 l'alchimia conobbe un forte impulso presso molte corti italiane ed europee. A Firenze, la famiglia dè Medici si aprì a tali studi circondandosi di filosofi,poeti,pittori,musicisti e anche sperimentando in molti casi a livello chimico la pratica alchemica.
Molti appartenenti al clero cristiano diressero gli interessi e le ricerche proprio verso l'alchimia. Il Cardinale Francesco del Monte,ad esempio, ambasciatore della famiglia dè Medici a Roma, aveva aperto una "distilleria" di cui, nel 1597, fece affrescare uno degli ambienti dal CARAVAGGIO (1571-1610), oggi visibile nel soffitto del Casino di Villa Ludovisi, a Roma.
Nel dipinto del Caravaggio sono ben rappresentati tali allegorie,il tutto appare 'pervaso'da un fluido cosmico,assimilabile al 'sale'o Fuoco Segreto (o Mercurio celeste) o Spirito Universale. In questa tavola, di B.Coenders van Helpen, tratta da "L'escalier
des Sages",datata 1693 ritroviamo le stesse divinità Giove,Nettuno e
Plutone con i simboli dei tre stati di aggregazione della materia ai quali si
aggiunge Mercurio, per completare la Grande Opera Alchemica. Tra i nobili che furono particolarmente interessati all'alchimia troviamo,in
Europa,l'imperatore Rodolfo II(1552-1612) che si fece raffigurare come il
dio romano del capodanno e del commercio, Vertumno, cui la mitologia
attribuisce un'illimitata capacità di trasformazione. E'abbastanza evidente
l'allegoria con l'alchimia. Tra l'altro si potrebbe ricercare un significato ancora più sottile, cioè quello di considerare tutte le cose costitutite dalle stesse componenti di base,provenienti dalla stessa origine,organizzate secondo 'forme'diverse, con una vibrazione diversa ma sulla quale -tramite una opportuna armonizzazione-tutto potrebbe essere messo in comunicazione e sulla stessa frequenza. Il dipinto merita sicuramente un interesse profondo oltre quella che comunemente si considera una visione ironica dei tratti del monarca interpretata dall'Arcimboldo(pittore singolare,attento a fondere fini allegorie con il Mondo della Natura).
Sono gradite tutte le ulteriori segnalazioni o commenti. LINKS UTILI: http://levity.com/alchemy/s_images.html http://levity.com/alchemy/alchem-a.html http://levity.com/alchemy/contemp_artists.html http://levity.com/alchemy/portrait.html http://www.esonet.org/pinacoteca/Alchimia/Cabala_Mineralis/Cabala1.htm http://www.esonet.org/pinacoteca/Roerich.htm http://www.esonet.org/pinacoteca/cropcircles.htm
Bibliografia utilizzata: "Arte e Alchimia", Maurizio Calvesi- Art Dossier-Ed.Giunti "1000 Capolavori della Pittura Europea dal XIII al XIX secolo"-Christian Stukenbrok & Barbara Topper-Konemann Editore (Ricerca raccolta da Marisa Uberti) Vai a Alchimia nell'Arte |