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Materiale:steatite

Luogo del ritrovamento:SIERRA LEONE

ETNIA:SAPI

Epoca:ante 1500 (1300 la più probabile, con riserva, poichè studi recenti le farebbero retrodatare). Furono ritrovate, dalla popolazione Mende, che si era insediata in questa regione a partire dal XVI secolo d.C., quindi dovevano essere appartenute ad una cultura precedente, che si identificherebbe con i SAPI, nome che i Portoghesi avevano dato agli indigeni che avevano trovato in loco...I Mende le facevano risalire addirittura all'opera di spiriti dei campi, alle quali facevano offerte propiziatorie. Le chiamarono Mahen Yafe ovvero Spirito del Capo

Classificazione:testa, Mahen Yafe. Non si sa a chi possano riferirsi le fattezze, forse personaggi di rango (alcune recano anelli inseriti nei lobi o nel naso o hanno acconciature particolari). Esistono due tipologie rinvenute (anche in tempi più recenti durante lavori di estrazione dei diamanti): teste verticali e orizzontali Ma perchè furono create? 

SIMBOLOGIA: questo esemplare è raro. Ha occhi chiusi, l'espressione serena ma concentrata. I tratti  somatici denotano narici larghe alla base,bocca carnosa,pesanti palpebre,barba e capelli ben evidenziati e scolpiti.Questa reca un foro nella sommità del capo, come altre,  ma non si esclude che questo possa essere stato praticato dopo il loro ritrovamento,per inserirvi sostanze magiche che conferissero alla pietra potere speciale. In effetti, l'analisi della superficie denota una patina che  varia per tipo e colore.Queste teste erano utilizzate dai membri più anziani di una società segreta che si chiamava PORO,ed esse godevano di un prestigio ineguagliabile

MATERIALE: legno

LUOGO DEL RITROVAMENTO: COSTA d'AVORIO

ETNIA: SENUFO

EPOCA: non nota

CLASSIFICAZIONE: figura maschile della società segreta poro, localmente chiamata lo. In Africa le società segrete erano organizzazioni che avevano in comune un obiettivo,o un mestiere,e come in questo caso erano società agricole,formate da coloro che si occupavano della terra,che era ritenuta 'sacra'  e inalienabile.Per accedere a codesta società,si dovevano superare  cicli di apprendimento di discipline, sia è sociali che religiose.  La società  segreta poro era la più importante e in genere si articolava in tre cicli iniziatici principali, ognuno dei quali durava sette anni. Vi si entrava bambini(primo ciclo), si apprendeva l'ubbidienza e le basi della tradizione orale attraverso canti e danze; passati nel secondo ciclo, nell'adolescenza, si apprendevano principi morali che avrebbero permesso al soggetto l'inserimento nella società, oltre al lavoro comunitario, il canti e le danze rituali, si apprendeva l'uso di attrezzi e armi, per terminare con prove(come l'isolamento e il digiuno)  che dovevano rafforzare il carattere; queste prove  -se superate-permettevano di accedere al terzo ciclo, quello dell'età adulta(in genere non prima dei 30 anni,in alcune società anche dopo i 45), e attraverso le cerimonie, si approfondiva la conoscenza dei miti e delle tradizioni religiose su cui si fondava la società stessa e che riguardavano la cosmologia e la storia ancestrale; il soggetto apprendeva infine il linguaggio segreto, e riceveva un nuovo nome, con cui veniva riconosciuto dagli altri adepti. Divenuto egli stesso un adepto, aveva raggiunto la pienezza del sapere, che veniva trasmesso di generazione in generazione.Inoltre l'adepto poteva così intrecciare legami socio-religiosi con membri di altri gruppi. Il capo della terra faceva da intermediario tra l'uomo e che è sacro per l'uomo, in questo caso la terra, e assumeva una funzione sacerdotale, così pure le cerimonie agricole avevano un significato sacrale e le sculture create per queste occasioni rivestivano un carattere del tutto speciale

SIMBOLOGIA:

Alta 116 cm e rappresentante una figura maschile,è assai rara presso questa etnia e costituisce uno dei pochi esemplari conosciuti fino ad oggi,chiamato dagli adepti(che erano gli unici a conoscerne il nome) pombibèlè o deblè.  Gli iniziati le usavano durante cerimonie notturne per ritmare il tempo sul suolo, che era un atto atto simbolico di rendere fertile la terra;durante questi rituali si evocavano gli spiriti dei morti affinché vi partecipassero.

La figura affonda i piedi nel legno dal quale emerge. braccia ripiegate si staccano dal corpo per essere afferrate dalle mani dell'iniziato.L'espressione è curiosa,esprime forza ma al contempo mestizia;il volto è allungato anteriormente;sul capo viene indicata una elaborata acconciatura,che ricorda la testa di un uccello;orecchie assolutamente idealizzate. In mano regge una sorta di arnese che appoggia alla spalla destra,probabile simbolo di comando, di un alto status sociale,che si poteva fare ritrarre soltanto da uno scultore con il più alto grado di iniziazione,addentrato ai segreti della società di appartenenza e la cui abilità artistica doveva essere elevatissima. Nella scultura Senufo, sono molto più frequenti  figure femminili piccole o medie,in posizione eretta o più raramente seduta, talora allattando un bambino. Se c'è la rappresentazione della coppia, si vuole ricordare la coppia mitica fondatrice del clan nel suo ruolo protettore e sempre associata all'idea di fertilità

 

Materiale:legno, originariamente dipinto(si vede ancora la patina biancastra attorno ai globi oculari)

Luogo del ritrovamento: BENIN-NIGERIA, in una regione di popolazione Bini.Quando qui arrivarono  i Portoghesi nel 1485 vi trovarono un impero organizzato e prospero,che era iniziato attorno al  1300 e che pare durò 600 anni. 

ETNIA: BINI-YORUBA

EPOCA PRESUNTA: sconosciuta

CLASSIFICAZIONE: altare, odo shango

SIMBOLOGIA: scultura lignea in un unico pezzo, è legata al dio Shango,un re-guerriero tra i più antichi nella storia Yoruba. Dopo la sua morte, gli venne dedicato un culto che lo associava alle tempeste e ai fulmini, che avrebbe lanciato contro coloro che trasgredivano le leggi morali.La leggenda narra che -durante un intenso temporale-Shango scagliò sulla casa di un bugiardo un un fulmine, che cadde in un mortaio pieno di pioggia,  che lo spense.Per non irritare il dio, da  allora fu proibito lasciare mortai all'aperto non capovolti. La base della scultura raffigura  un mortaio rovesciato, decorato con soggetti a bassorilievo, tra cui un soggetto che regge una sonagliera e un'ascia a doppia lama, elementi caratteristici del dio. Sopra, una figura femminile inginocchiata che regge con le mani i seni. Sopra la testa,  sferica, con grandi globi oculari chiusi, c'è una sorta di 'piattaforma'circolare: secondo la leggenda su questo punto si sarebbe posato lo spirito di Shango, entrato nell'officiante. Questa scultura viene considerata un esemplare RARISSIMO, in quanto le altre simili hanno particolari e proporzioni diversi (es. la donna regge con le mani lo strano copricapo).

Materiale:legno,patina crostosa

Luogo del ritrovamento:NIGERIA

ETNIA:YORUBA

Epoca:non nota

CLASSIFICAZIONE:recipiente divinatorio

SIMBOLOGIA:il manufatto è formato da due parti separate e sovrapposte di dimensioni uguali,vuote all'interno perchè dovevano contenere sostanze per il rito divinatorio. Nella coppa superiore è inciso tre volte ESHU, o ESU, il messaggero divino che simboleggiava la sorte;nella coppa inferiore una volta. ESHU era raffigurato con fattezze umane, in figura intera o parziale, con volto o solo un abbozzamento dello stesso. Sul coperchio del recipiente vi è una sorta di maniglia circolare, forse per facilitare l'apertura. Il pezzo è ricoperto da una patina crostosa dovuta all'uso prolungato con unzioni e aspersioni.Ha grande qualità estetica ma assume al contempo un fascino particolare, in cui mistero e magia sono tutt'uno con l'oggetto stesso e riporta a momenti lontani nel tempo, quando il sacerdote (chiamato babalawo )si apprestava ad utilizzarlo nel suo rito propiziatorio. Il dio IFA era presente ad ogni atto della cerimonia. Il babalawo sapeva interpretare i segni ed utilizzare un complesso sistema basato sul numero 16 moltiplicato per sè stesso, ordinando i 256 capitoli,  dai quali si estraevano innumerevoli formule e segni da cui desumere la risposta ai quesiti del postulante. 

Materiale:legno

luogo del ritrovamento :MALI 

ETNIA:BAMBARA

Epoca:imprecisata

  classificazione:  maternità

 

Come abbiamo ricordato, è sbagliato cercare di incasellare e imbrigliare i modelli stilistici in una puntigliosa classificazione, e questa scultura lignea ne è l'esempio lampante,sfuggendo ad ogni classificazione stilistica per l'area in cui fu rinvenuta; tra l'altro qui  l'artista ha superato sè stesso.

SIMBOLOGIA:forse più in relazione con la vicinissima cultura SENUFO, nella già incontrata società poro, dove la figura della maternità è ritratta seduta -come qui- su un seggiolino circolare. L'acconciatura(kobidani)  è comunque da annoverarsi tra quelle della cultura BAMBARA del MALI, dove era appannaggio di una classe nobile. Si ipotizza che essa rappresenti Gwandusu, la loro 'antenata mitica' ma altri particolari stilistici non combaciano.E' dunque ancora un magnifico enigma artistico questa scultura,in cui si vede una donna,giovane,che sta allattando fieramente  un bambino,tenuto con sicurezza al seno. Gli occhi sono espressione di qualcosa che va oltre la realtà,non hanno uno sguardo. I lineamenti sono delicati,il busto eretto e ben piantato con i piedi a terra. Dà l'idea della madre del mondo,possente e al contempo tenera,disponibile,fiera e intramontabile

 

..

MATERIALE: legno, con profonda patina bruno scuro

Luogo del ritrovamento: Repubblica democratica del Congo.Se ne conosce l'esistenza, della statuaria HEMBA, da pochi decenni, essendo stata custodita gelosamente e avendo resistito a razzie e invasioni o lotte intestine. Smise di essere prodotta attorno al  1850.

Etnia:HEMBA

Epoca presunta: collocata tra il 1700-1800,epoca in cui si ritiene che questo popolo abbia conosciuto il maggior sviluppo socio-economico e un'intensa produzione artistica che ci è pervenuta.Esistono però manufatti più antichi,che presentano pure una qualità notevole.

Simbologia: rappresentazione dell'ANTENATO, inteso come emblema del gruppo etnico, di cui poteva essere stato fondatore (origine).l culto dei morti era qui sentito in maniera profondissima,così come ovunque in Africa.La statua lignea è alta 120 cm e presenta una  forma del viso ovoidale,con corta barba,Ha un torso lunghissimo rispetto alle gambe,corte,ed organi sessuali maschili molto evidenziati.Dal retro,la nuca presenta tre sporgenze curiose,che vengono descritte come particolare acconciatura dei capelli.In realtà, l'insieme fa pensare ad un copricapo forse fissato al mento,nel qual caso anche quella che si considera corta barba, non sarebbe più tale.

Particolare del lato posteriore e del volto.

Materiale:legno policromo

Luogo del ritrovamento:Repubblica Democratica del Congo

Etnia:PENDE

Epoca presunta:sconosciuta, fu portata in Europa attorno al 1930.

Classificazione e SIMBOLOGIA: maschera  di danza rituale,rappresentante l'ANTENATO KIWOYO, il benevolo sorvegliante delle genti che appare solo al finire del giorno,prima che cali rapida la notte.Veniva utilizzata anche in danze rituali eseguite per guarire gravi malattie e si narra che il potere di questa maschera fosse talmente grande che anche colui che l'avesse scolpita o chi la custodiva, doveva proteggersi con amuleti in avorio  o osso  le cui fattezze, miniaturizzate, riproducessero la maschera stessa.

Materiale:legno e ottone

Luogo del ritrovamento: Rep.Dem.del CONGO.

Etnia: YAKA

Epoca :non nota

Classificazione e SIMBOLOGIA: classificato come appoggianuca zoomorfo, veniva usato di frequente nelle zone a clima  caldo e umido per aerare la testa del dormiente,rafforzare la muscolatura del collo e per mantenerne l'acconciatura elaborata (simbolo del rango o posizione sociale).L'appoggianuca era divenuto così ambito in Congo,da divenire un oggetto personale che spesso veniva sepolto con il defunto cui era appartenuto o perfino al posto suo,qualora il corpo non ci fosse. Questo manufatto rappresenta un animale non ben  identificato,ed era l'emblema del capofamiglia più anziano del gruppo.Si mischiano virtù animali (forza,astuzia,saggezza,ferocia) che si credeva venissero trasfuse all'essere umano. L'animale ha lunghe orecchie quadrate e occhi in rilievo e borchie arrotondate ormai profondamente fissate nel legno

.Materiale:legno,metallo,

bacche,specchio,pigmenti,terre,resine

Luogo del ritrovamento:Rep.Dem.del CONGO

ETNIA:KONGO

Epoca:non nota

SIMBOLOGIA:rappresentazione antropomorfa di nkisi (al plurale minkisi),lo spirito del mondo dei morti),che soltanto un nganga (individuo speciale/sacerdote del rito), poteva controllare e usare adeguatamente.Questa statuetta si usava quando l'ANTENATO non poteva intervenire e veniva preparata apposta, per aumentarne il potere magico.In questo manufatto,retto su una base circolare,si vede una figura maschile con il braccio destro alzato,che in origine teneva una lancia,che oggi non c'è più.La spalla sinistra evidenzia le componenti magiche agglomerate,la fascia che cinge il capo è in metallo; gli occhi  sono evidenziati da specchi inseriti, che sono presenti anche  nella protuberanza cilindrica a livello del ventre.Sul retro,il soggetto presenta una protuberanza in mezzo alla schiena. 

 

Materiale:legno,pelle di animale,vimini,corna di antilope,capelli umani,metallo

Luogo del ritrovamento:CAMERUN,regione del fiume Cross 

ETNIA:KEAKA

Epoca: non nota

Classificazione e SIMBOLOGIA: cimiero in forma di testa umana con tre piccole corna,simbolo di forza e di potere; veri capelli umani sono stati fissati alla testa per aumentarne il realismo. Era una consuetudine diffusa in questa area portare questo cimiero di legno ricoperto di pelle animale,durante le danze rituali,in seno alla società chiamata Ekpe,soprattutto durante cerimonie funebri. I denti superiori sono stati limati perchè tale pratica,che si ritiene particolarmente dolorosa,era considerata elemento distintivo per un individuo.

Materiale:legno

Luogo del ritrovamento:BURKINA FASO

ETNIA:LOBI

Epoca:non nota

Classificazione:statua-supporto dello spirito di un antenato, thilkòtin

SIMBOLOGIA:questo tipo di statue sono dette thìla e servivano da 'ponte di collegamento' tra i vivi e i morti.Per l'etnia LOBI,  la vita ultraterrena e terrena erano parte di un ciclo continuo.In ogni essere umano vi era una componente che sopravviveva alla morte fisica, lo spirito vitale che rimaneva attivo nella vita quotidiana del villaggio, e restando in tale condizione fino a che (ATTRAVERSO LE GENERAZIONI) GLI OBBLIGHI RITUALI RELATIVI ALLA MORTE STABILITI DALLA SOCIETA', NON SARANNO ESPLETATI PER I SUOI DISCENDENTI;SOLO ALLORA POTRA' STACCARSI DAL MONDO TERRENO E RAGGIUNGERE QUELLO DEGLI ANTENATI,TROVANDO IL RIPOSO. Questo spirito però -per evitare che potesse provocare 'danni'-  veniva convenzionalmente 'confinato'in un luogo chiamato thilduù (thil=significa per i LOBI il potere soprannaturale dello spirito dei morti, ma anche l'entità,l'altare e gli artefatti che le servono da ricettacolo),una stanza delle anime dalla valenza assai speciale in una casa, nel cuore di essa proprio come in altre culture si riservava il luogo più inaccessibile  di un tempio, il naos,a cui avevano accesso solo pochi  Iniziati. La stanza è la metafora del passaggio attraverso cui l'uomo deve passare per poter accedere alla visione superiore delle cose;in questo luogo deve sublimarsi fino a vedere la luce e lentamente queste statue iniziano a palesarsi, il legame tra vita e morte è stabilito. 

 

Materiale:legno e metallo

Luogo del ritrovamento:CAMERUN

ETNIA:ANYANG

Epoca: sconosciuta

Classificazione:cimiero in forma di testa umana

SIMBOLOGIA:è avvolta in un alone di mistero;sembra probabile che venisse usata come immagine commemorativa di un personaggio importante,comunque era stata conservata con cura e protetta dagli agenti esterni.Forse rappresenta una testa -trofeo,un nemico ucciso dal quale comunque si poteva trarre la forza, sacralizzandola.

Materiale:legno,pelle animale,metallo,vimini

Luogo del ritrovamento:NIGERIA/CAMERUN

ETNIA:EJAGHAM,tribù che si era assestata sulle rive del fiume Cross e che era nota per la sua bellicosità.Pare fossero temibili cacciatori di teste fino ad epoche neanche troppo remote

Epoca: imprecisata

Classificazione:cimiero in forma di testa umana

SIMBOLOGIA:la testa all'interno è stata  svuotata,per renderla più leggera,dall'artista che la eseguì.  e che doveva essere molto abile,poichè tale tecnica  era impegnativa tanto che con il passare del tempo venne abbandonata fino a scomparire nei modelli più recenti.La forma della testa è arrotondata;la bocca semiaperta e i denti in evidenza;gli occhi con inserti in metallo e frequenti segni di 'scalfittura' o scarificazione(questi segni sono detti cheloidi),pratica molto in voga tra le popolazioni africane,che la consideravano un segno di distinzione  di appartenenza ad un dato gruppo. I guerrieri delle società che costituivano la tribù Ejagham le usavano probabilmente come  teste-trofeo o cimieri sopra il capo durante danze rituali.Erano ricoperte di pelle animale.

Materiale:legno,resti di colorazione bianca

Luogo del ritrovamento:NIGERIA

ETNIA.IGBO

Epoca:sconosciuta

Classificazione :  casco di danza, mmwo

SIMBOLOGIA: per gli IGBO,la maschera non aveva un valore sacrale (rivestito invece dalla danza in sè stessa),ma solo un complemento per la stessa.Questo 'casco' di 'bella fanciulla' simboleggiava  una donna giovane,con il volto imbiancato per incarnare  uno spirito, in quanto in molte culture il bianco è il colore della morte, ed era usata per richiamare la presenza dell'antenato in cerimonie funebri,riti iniziatici o festività pubbliche.Veniva usato dalla società segreta maschile mmwo

Materiale:legno,patina crostosa

Luogo del ritrovamento:MALI. La maggior parte di queste statuette furono trovate nelle grotte naturali sparse sulle rocce della regione del Baniagara, luogo di difficile accesso,  in molti casi d solo scalando le pareti con uso di corte: questo fatto,unito a quello di un clima particolarmente favorevole, ha permesso la loro conservazione attraverso molti secoli, cosa che non accade per la maggior parte delle sculture africane  dei climi più umidi.

ETNIA.TELLEM

Epoca.XIII.XV sec.d.C.

Classificazione:statuetta-altare,an dugò

La popolazione chiamata Tellem, abitava presso le rocciose scarpate che sovrastano la pianura orientale del Mali al confine con il Burkina Faso. In precedenza ci sarebbe stata un'altra popolazione autoctona;  si sa poco riguardo ai tellem e quanto si sa, è stato raccontato da i DOGON ,che arrivarono verso il tredicesimo -quindicesimo secolo in questa regione,trovandovi  una comunità organizzata socialmente e religiosamente, che tributava un culto agli antenati ed aveva un cerimoniale complesso per implorare la pioggia, che era elemento ambitissimo in un'area geografica colpita dalla siccità.Questa statuetta è attribuita ai Tellem,ma non è ancora provato certezza che siano effettivamente tali,ma certamente presentano aspetto di maggiore antichità rispetto all'arte DOGON;.per questo si farebbero risalire ad una cultura precedente. 

SIMBOLOGIA: la statuetta è alta 47 centimetri ed è la  stilizzazione audace di un'immagine umana, verticalizzata, dove le braccia  sono rivolte verso l'alto, in un gesto che viene interpretato come un'implorazione. È ricoperta da una spessa partita crostosa,che fa pensare come sia stata utilizzata nelle pratiche rituali e/o sacrificali. E' probabile che venisse usata al posto delle pietre 'piovute dal cielo' (meteoriti? ) perciò considerate sacre ed usate come altari per i riti di invocazione della pioggia, dirette al dio creatore AMMA; esse venivano chiamate an dugò,  pietra folgore.  Altre interpretazioni: l'aspirazione umana all'unione tra terra e cielo;  poteva anche ricordare i riti di purificazione,quando si riteneva la mancanza di pioggia un 'castigo' per qualche manchevolezza. Sembra una figura astratta, che prende vita grazie ad una forza spirituale intrinseca che evoca in chi la osserva riflessioni profonde: quale pensiero ha animato il suo creatore?  Non appare nè maschile nè femminile, bensì  androgino,il che  alluderebbe all' idea di completezza, di sintesi di attributi umani, di un insieme che si riunifica e si compatta nell'unione primordiale,  però non è del tutto escluso che il personaggio raffigurato  possa essere una donna anziana. 

 

Materiale:legno

Luogo del ritrovamento:MALI

ETNIA:DOGON

Epoca:l'analisi al radiocarbonio, l'unico metodo applicabile ai regni ai legni africani,  collocherebbe agli inizi del XIII secolo d.C. l'arte DOGON.

Classificazione:figura di nommo

I dogon si installarono nella regione orientale del MALI  fra il tredicesimo e il quindicesimo secolo, come abbiamo detto precedentemente. Qui svilupparono la loro cultura che sostituì le precedenti, talora assimilandone alcuni aspetti. La natura del paesaggio ha condizionato il modo di vita degli abitanti ed ha anche contribuito proteggerli, fino ad un'epoca abbastanza recente, dal crescente influsso dell'Islam già attivo dall'ottavo secolo nelle regioni e sud del Sahara. La regione di  BANDIAGARA è disseminata di rocce, in cui  si sono formate grotte che hanno ospitato l'uomo almeno a partire dal quarto secolo a.C.(a questa epoca risalgono i primi insediamenti ritrovati,al momento delle attuali conoscenze archeologiche). Di queste grotte,l'uomo ne fece molti usi: riparo dalle intemperie e dei nemici;aree di sostentamento perché i corsi d'acqua favorivano il sostentamento,anche la cacciagione. Qui si seppellivano i defunti, che venivano issati  lungo le pareti per mezzo di corde e dal rinvenimento di ossa,vasellame e suppellettili in legno,è stato possibile distinguere diverse fasi di insediamenti umani.Qui l'uomo ha  vissuto per secoli con i suoi morti, in un contesto paesaggistico suggestivo,che ha conservato miti e credenze antichissime, che narrano di un dio supremo,AMMA,  creatore dei primi quattro esseri umani di sesso maschile ai quali  assegnò il compito di organizzare l'universo; appaiandoli poi con quattro esseri di sesso femminile, come gemelli.  Iconograficamente, i DOGON del MALI rappresentavano la coppia primordiale, col nome di  nommo anna per l'essere maschile,  e nommo yaa per quello femminile.Questi esseri mitici avevano come dimora l'acqua. 

SIMBOLOGIA: i nommo sono scolpiti in un tronco d'albero, di cui mantengono l'andamento, risultando essenziali nella loro arcaica forma. Resta un mistero la loro reale origine, quale fosse il gruppo DOGON che le creò,  poichè gli abitanti affermano di aver trovato queste sculture già in loco al momento del loro arrivo nella regione. Il legno non mostra segni di patina, che come abbiamo visto è spesso indice di usi rituali; qui sembra che il legno sia prosciugato, fossilizzato, mostrando segni di erosione e screpolature arcaiche. Il naso a freccia sembra dividere il volto in due metà, in cui due grossi globi oculari occupano quasi l'intera superficie. L'essere sembra inginocchiato, ma  manca una sicura interpretazione simbolica.

Materiale:legno

Luogo del ritrovamento:CAMERUN,reggia di BABANKI-TUNGO,località chiamata anche Kedjom Ketinguh, che si trovava nei pressi di un complesso roccioso vulcanico.

ETNIA:BABANKI

Epoca:imprecisata

Classificazione:pilastro

SIMBOLOGIA:questo era un pilastro  di un'architrave, che reca in altorilievo due figure umane sovrapposte,una maschile, al di sopra, che pare dovesse tenere le mani congiunte al petto e  una femminile, al di sotto, che con le mani copre i  seni. La raffigurazione è legata alla storia della dinastia Babanki-Tungo, che affonderebbe le radici nella popolazione Kedjom, qui giunta dal nord, in seguito a migrazioni secolari di varie generazioni. Gli elementi ornamentali di una reggia, con l'avvento di nuovi re, non venivano dispersi ma andavano a costituire il tesoro dinastico, un po' come succede per le monarchie occidentali. Purtroppo, con la decadenza dei fon (re)in epoca coloniale, molti reperti furono venduti per necessità finanziarie, e oggi sono dispersi in vari musei mondiali o collezioni  private. Suo malgrado, questo fatto ha però permesso all'umanità di conoscere l'arte africana e di apprezzarne il valore.

 

Materiale: legno

 

Luogo di ritrovamento Burkina Faso 

ETNIA: Moosi -  Area stilistica dello Yatenga

Epoca non nota

CLASSIFICAZIONE e simbologia: maschera appartenente alla categoria  karin wemba

Questa maschera condensa elementi diversi (animali,umani e astratti), che corrispondono ciascuno ad una simbologia precisa.Probabilmente retaggi di culture diverse, un'alleanza mitica, che qui vengono fuse insieme. Analizziamo i vari elementi presenti: anzitutto la raffigurazione dell'antilope,starebbe ad indicare proprio questa 'alleanza',in quanto -per i Moosi- i differenti tipi di antilope sono animali dotati tutti di eguale forza(le lotte tra antilopi a colpi di corna  non rivelano nè vincitori nè vinti); i due poteri contrapposti sarebbero raffigurati nella parte astratta della maschera, in quella sorta di volto che è diviso a metà da una linea dentellata, la quale provvede a rendere simmetriche le due cavità vuote triangolari,al centro della sagoma ovale. La linea o meglio 'cresta dentellata' assume un particolare valore simbolico per i Moosi,che la considerano riproduzione del naam (potere divino) attraverso l'asse del mondo, legame metafisico che unisce il sole allo zenit al re sulla terra e a questo simbolismo si riferisce forse anche il disco circolare su cui è posta la figura femminile. Tale disco è presente a tutt'oggi in tutta l'area culturale nel Ghana settentrionale, iconografia introdotta forse qui dai cavalieri mamprousi e che  essere assimilata a quella del disco solare,che in ogni civiltà ha assunto potente valenza di vita, di rinascita, in associazione alla natura, ai cicli cosmici, alla ricchezza delle messi e all'Ordine.  La fila verticale di losanghe, che precede il disco, è conosciuta come la strada della danza con il morto, che si riferisce alla celebrazione del rituale del primo funerale, in seno al clan Sawadugu, e le due protuberanze alla base indicherebbero le radici dell'albero, quindi del clan stesso alla loro terra. La figura femminile è preminente nell'arte Mooga, racchiude in sé l'immagine ideale della perfezione riconosciuta alla figura di  Yenenga, madre del popolo. La leggenda la lega alla seguente narrazione: Yenenga era figlia primogenita del re dei Mamprousi,  principessa- guerriera eroica, famosa per la sua bellezza e il suo coraggio, vissuta nel XV sec.d.C. Sfuggita al padre, che la voleva guerriera, volle affermare la sua femminilità attraverso la nascita di un figlio, Naaba Wedrago ,primo re dei Moosi. Dopo due secoli dalle gesta di Yenenga, un'altra figura femminile prende il sopravvento:è Pabre, figlia primogenita del re defunto del Wubritenga. In seguito a peripezie per ristabilire il potere nelle mani della sua dinastia, Pabre -chiamata con il titolo di wemba cioè 'donna affrancata'- incarna l'immagine della donna libera, padrona di sè e del proprio destino, portatrice del naam, principio divino che permette la trasmissione del potere regale.La donna affrancata, quindi, base e continuazione della storia del popolo Moosi, è il pilastro su cui poggia tutta la tradizione orale, l' origine della fondazione dinastica,l'antenata, portatrice sempre di mutazione. I cavalieri mamprousi, conquistando vari territori, seppero costituire uno stato centralizzato, ma nell'arte delle popolazioni autoctone la storia di ogni singolo clan perdurò  nelle statue lignee Karin Wemba. 

 

Materiale:legno policromo

Luogo del ritrovamento:GHANA

ETNIA: FANTI. Fino alla metà del XX secolo si pensava che questa etnia non avesse una produzione artistica propria,in quanto probabilmente essa era stata tenuta gelosamente nascosta agli occhi dei profani e degli estranei. Quindi  è raro trovarne anche nei musei.La comparazione figurativa dei manufatti a disposizione degli studiosi sta gradualmente venendo svolta, e può riservare grandi sorprese.

Epoca:imprecisata

Classificazione:figura femminile

SIMBOLOGIA:dovrebbe impersonare una sacerdotessa ASHANTI, ma alcune cose lasciano perplessi. Esse andavano scalze, anzitutto, mentre questa ha le scarpe. L'eccellente scultura ha il collo cilindrico con anelli sovrapposti, la testa tonda, con caratteristiche masse di capelli raccolte a formare delle 'corna'; le mani raccolte sul ventre,

L'interpretazione simbolica della fertilità sembra accertata ma restano da risolvere vari interrogativi, tra i quali chi possa impersonare la splendida fanciulla.,

 

 

 Arte Magico-Rituale dell'Africa Nera (di Marisa Uberti) -                 2^ parte

.

Materiale:legno,caolino

Luogo del ritrovamento:CAMERUN

ETNIA:KOM.Il regno di Kom ha prodotto opere d'arte mirabili,che hanno permesso di conoscere l'arte del Camerun occidentale.

Epoca:non nota

Classificazione:maschera zoomorfa

SIMBOLOGIA:si portava sul capo,ed aveva valore di maschera-messaggero, preannunciando l'arrivo dei membri della società segreta a cui  il danzatore che la indossava apparteneva. La maschera emula forse la figura di una scimmia;la parte inferiore dovrebbe raffigurare la dentatura,le arcate sopraccigliari si fondono con la fronte e,sopra,vi stanno cinque animali,forse pantere.

Particolare dell'animale più esterno di sinistra.

I La cosa curiosa è che,normalmente,in queste opere d'arte sono due o quattro,invece in questo caso ne abbiamo cinque,il che farebbe supporre come l'artista abbia personalizzato l'oggetto,andando fuori dai canoni classici locali.Oppure 5 era un numero particolare in quel preciso rito...L'animale ,per la cultura africana,è un modello fondamentale,con cui arrivare perfino a identificarsi. I kom pensavano che il re (fon)potesse tramutarsi in pantera assumendone l'aspetto quando lo avesse voluto.

Possedere un'opera d'arte era,in Camerun, un fatto che indicava una posizione sociale importante e chi meglio del re poteva permettersi di avere collezioni,che si tramandava di generazione in generazione? I re stessi divennero a loro volta degli scultori,aumentando così la propria fama,in quanto tale professione era molto stimata e rinomata anche oltre i confini regionali e godeva di una grande reputazione.Però a volte era rigorosamente tenuto anonimo l'autore di una data opera, forse perchè non ne venissero carpiti mai i segreti.In alcuni casi, l'artista raggiunse livelli  tali di i  ricchezza, autonomia e potenza, da divenire fondatore di  una nuova dinastia

 

Materiale:terracotta

Luogo del ritrovamento:GHANA

ETNIA:AKAN

Epoca:la termoluminescenza ha stabilito che la maggior parte di queste terrecotte è databile in un periodo compreso tra il XVII e il XIX secolo,per altri anche anteriore al 1500.

Classificazione:testa commemora; sembra che questo tipo di teste venisse usata nelle pratiche funerarie. Potevano raffigurare i dignitari di corte..Il collo ha gli anelli cilindrici sovrapposti,i capelli sono rasati e presenti solo ai lati,il volto allungato,gli occhi chiusi. La forma del cranio denota uno strano allungamento volumetrico anteriore.

Materiale:terracotta

Luogo del ritrovamento:GHANA
Epoca:da 400 anni fa in poi

ETNIA:AKAN

Classificazione:testa commemorativa

Materiale:terracotta

Luogo del ritrovamento:Ghana

ETNIA:AKAN

Epoca:da 400 anni fa in poi

Classificazione:testa commemorativa

Molto suggestiva ed enigmatica,che denota la sublime arte raggiunta dagli AKAN.La commissione di queste teste era appannaggio di personaggio di stato sociale elevato, e  dei re.. Venivano poste sulle tombe dopo i rituali funebri e a loro dedicate offerte; erano considerate supporti dello spirito dell'antenato,tramite il quale si poteva ottenerne l'intercessione nel mondo quotidiano.Questa cultura pare seppellisse -insieme ad un monarca-anche le mogli,i figli,i servitori fedeli,gli animali,insieme alle suppellettili preziose o meno che gli erano appartenute.In tal cruento sistema  si pensava forse di ottenere una esaltazione del defunto,una consacrazione divina,ma al contempo-sul piano politico-un cambiamento necessario atto ad evitare che eventuali successori potessero opporsi al nuovo monarca designato.

 Materiale:legno, cauri, pelo, metallo, tessuto vegetale, colore

Luogo del ritrovamento:COSTA d'AVORIO.Fu raccolta nel 1956 nell'area delGuiglo,riva destra del fiume Nzo.

ETNIA:GUERE'. Molte maschere di questo tipo, sono state per molto tempo considerate  di generica derivazione DAN,popolazione di probabile origine Mande. Questa definizione è inesaustiva,poichè i DAN erano solo uno dei gruppi stanziati nella regione compresa tra la Costa d'Avorio e la Liberia,come tanti altri gruppi che comunque dimostrano affinità stilistiche. 

Epoca:non nota

Classificazione:maschera di danza.Risulta difficile conferire ad ogni maschera un gruppo o un artista preciso di provenienza centrale,tenendo conto che -purtroppo- anche gli anziani,considerati i depositari del 'sapere', non sapevano più (già da alcuni decenni a questa parte) dire il significato e l'uso che veniva fatto di una maschera, finendo spesso per confermare  eventuali imbeccature date  dal ricercatore. E' desolante considerare questo fatto:gli africani stessi non hanno più modo di attingere ad informazioni remote, tramandate il più delle volte in forma orale o veicolandole con i manufatti artistici, che come abbiamo visto nel paragrafo a lato,spesso sono stati ritenuti inutili e venduti. Restano ancora frange che custodiscono gelosamente il retaggio di quelle antiche forme di costume,arte,tradizione.Questo  modello che vediamo esposto nel museo, era infatti conservato gelosamente e considerato dal proprietario come ricettacolo di 'giustizia',avendo esercitato un grande potere su villaggi del Guere durante la generazione che l'aveva preceduto.Non si poterono  ricavare dati su come venisse esibita in pubblico o le modalità di utilizzo della maschera, nè quale spirito rappresentasse.

SIMBOLOGIA: dalle informazioni più attendibili , sembra che questo tipo di maschera fosse utilizzata nella cerchia della società segreta (già incontrata )poro .Esistevano oltre un centinaio di modelli diversi di maschere, a seconda del tipo di spirito da evocare o all'uso cui doveva servire. Esteriormente, potevano essere  essenziali, oppure  arricchite di aggiunte quasi esasperate. La maschera che qui vediamo ha dimensioni notevoli (altezza totale 100 centimetri) ed era usata nella cerimonie importanti, come  evidenzierebbero alcuni elementi,ad esempio la presenza dei cauri che incorniciano la parte superiore del volto, la barba e i baffi di pelo animale, i colori usati per dipingere la regione visiva  e la fascia sottoorbitaria e gli zigomi; la apposta dentatura di lamelle metalliche. C'è una nervatura che 'separa' la fronte e questa sembra essere tipica dell'uso rituale diffuso nella regione sud dell'alto Cavally. 

 

Materiale:legno,rame,ottone

Luogo del ritrovamento:GABON

ETNIA:Mahongwe

Epoca:imprecisata

Classificazione:figura di reliquiario

SIMBOLOGIA:L'etnia in questione mantenne vivo fino all'inizio del XX secolo il culto degli ANTENATI, detto bwete o bwiiti, con il quale si intendeva propiziarne l'intervento in favore dei viventi. La testa del defunto -a volte con altre ossa-,cioè di colui che assurgeva alla memoria di ANTENATO, e in tal modo onorato, era custodita in un paniere-reliquiario e nessuno poteva toccarla. Per monito, veniva issata una figura, sul paniere stesso, che scoraggiasse qualsiasi malintenzionato a profanarla.Tale figura doveva incarnare lo spirito potente dell'antenato. In legno ricoperta di metallo ,ricorda nell'essenzialità un volto umano. La parte inferiore ha un'apertura a cruna d'ago e termina con una forma tronco-conica, che veniva fissata al paniere con la parte della figura frontale, cosicchè potesse essere vista dall'osservatore. Questo esemplare è uno dei pochissimi rimasti attualmente;  denota molta cura nella sua conservazione e del resto il rame di cui è costituito in parte, era considerato estremamente prezioso dai Mahongwe.

 

 

 


 

 

Materiale:legno, tracce di policromia. L'apporto di colore sul legno era usualmente ottenuto con lo sfregamento di un legno speciale che lasciava una patina rossastra sulla superficie, mentre terre e pigmenti naturali vi erano talora fissati per mezzo di grassi e olii vegetali.

Luogo del ritrovamento:NIGERIA

ETNIA:IGBO

Epoca:sconosciuta

Classificazione:figura di spirito tutelare

SIMBOLOGIA:l'altezza straordinaria di questa scultura lignea è di 1,96 m, cosa piuttosto rara nell'iconografia  dell'Africa nera e riservata, appunto, a rappresentare entità soprannaturali, come  gli dei. Nella cosmogonia IGBO, c'era un Principio Creatore di ogni cosa, Superiore al tutto, e con il quale il contatto -da parte degli esseri umani- era interdetto. Per arrivare a Lui c'erano molti altri 'spiriti minori' o dei minori ed in essi il confine tra umano e divino si confonde. Erano entità divine la terra, e gli elementi naturali, gli ANTENATI, gli eroi mitici, i luoghi sacri...Tramite i riti e le preghiere, si poteva ottenere l'intercessione in favore di una causa richiesta dal postulante.

 

il personaggio NON ha caratteri negroidi, è in  legno chiaro e tiene le braccia portate in avanti, in un gesto di disponibilità. Queste statue potevano essere sia maschili che femminili, erano conservate in una casa-santuario cui era posto a guardia un custode che aveva il compito di prendersene cura, insieme ad altri assistenti, di fare le offerte e officiare i riti in nome della comunità.  La scultura in questione presenta anelli ai polsi e alle caviglie; porta un curioso copricapo a punta, la cui base è circolare. Sulla fronte e sul petto, evidenti segni idi scarificazione. Interessante la parte dorsale,posteriore:come si vede,  sembra che la colonna vertebrale sia stata rimarcata e,  all'altezza delle spalle e del dorso, ha delle diramazioni orizzontali. Cosa significano?

 Queste statue, di cui l'esemplare in mostra è piuttosto singolare, erano oggetto di aspersioni sacrificali e una volta all'anno ricevevano una sorta di 'purificazione'sottoforma di lavatura e ridipintura, dopodichè potevano essere esposte al pubblico in occasione di feste celebrate in loro onore.

Le immagini presentate in questa sezione sono tutte mie (Marisa U.).

Sezioni correlate in questo sito:

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L'Uomo e Dio

Bibliografia di riferimento:

"AFRICA dalla memoria all'immagine" -Agorà Edizioni ( mettius@agoraedizioni.com) -Prima edizione italiana novembre 2002-Catalogo curato e realizzato da Museo e Villaggio Africano via G.B.Peruzzo,2-24059 Basella di Urgnano (BG) tel.035/894670-email: info@museoafricano.it

 

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