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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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(a cura di Marisa Uberti- Avvertenze/Disclaimer) Priorato di Sant'Egidio, Fontanella al Monte (BG) (effetti luminosi dei raggi solari sulla parte nord, filtranti dalle aperture della parete meridionale. Entrando, si resta per un lungo attimo rapiti da questo scenario che si ripete da secoli) Entrare in una chiesa particolare come questa,significa accedere ad un mondo completamente differente da quello che lasciamo all'esterno.Lo abbiamo detto tante volte:c'è una soglia simbolica che separa i due 'mondi' -quello 'profano' e quello 'sacro' - e se questo si percepisce ancora oggi,a dispetto degli stravolgimenti architettonici e degli intenti dei costruttori medievali e dei loro committenti,possiamo immaginare cosa dovesse percepire-dieci secoli fa- l'anima di coloro (i monaci) che si immergevano da occidente nel buio dell'abbazia per abbeverarsi alla luce che filtrava all'alba dalle anguste monofore poste nell'abside a est,dove si trova l'altare maggiore. La luce poi,nel cammino giornaliero del globo terrestre,passava di monofora in monofora,scandendo le ore,per proiettarsi sulla parete nord,quella delle tenebre priva di aperture, e terminare il ciclo diurno nel rosone centrale situato a ovest, che si infuocava al tramonto.I raggi probabilmente andavano a toccare -con un ultimo guizzo luminoso-forse in particolari giorni dell'anno(Equinozi/Solstizi) precise coordinate interne?
(foto scattata dall'abside centrale,dietro l'altare maggiore:veduta del portale centrale, a ovest,sormontato da lunetta e rosone) L'effetto delle luci artificiali (necessarie in giorni particolarmente nuvolosi,per la pesante oscurità in cui sarebbe altrimenti immersa l'abbazia) è dosato e discreto,ma sicuramente il miglior modo di visitarla è in una giornata soleggiata,in cui il solo effetto luce/ombra conferisce all'ambiente il giusto alone di misteriosa sacralità trasportata dalle origini fino a noi. Abbiamo accennato,descrivendo l'esterno,come la chiesa sia caratterizzata da una asimmetria e dentro lo si nota abituandosi progressivamente a scrutare nella semioscurità i particolari:allora si noterà che l'asse della navata centrale è leggermente deviato verso destra(simboleggia il capo reclinato di Gesù sulla croce),la diversa distanza tra colonna e colonna, gli archi imperfetti, i corsi di blocchi litici irregolari nelle navate laterali e l'omogeneità in quella centrale,più curata, il soffitto ligneo a capriate nella navata centrale fino al presbiterio, a base quadrata con volta a crociera per sostenere il campanile. Dentro la chiesa del priorato è vietato restare immobili. Bisogna saper guardare sia in alto che in basso, sulle pareti e sui pochi arredi, per scoprire sempre dettagli interessanti, con il dovuto rispetto, ma con l'amore per l'arte e per il simbolismo dei nostri predecessori, i Maestri della pietra. Si potrà osservare, con un po' di pazienza ed acutezza, come comunque nulla sia frutto del 'caso' e come gli scalpellini (pur in un'ottica di restauro conservativo) abbiano -intenzionalmente o meno- ' giocato' con i posteri, lasciandoci la facoltà- come in un puzzle- di trovare legami o correlazioni possibili. Così ci è parso interessante 'catturare' questo capitello con un motivo di 'corno' (a U) singolo,poi individuarne altri con due corni incrociati (doppia U),e cercando ancora un ulteriore legame, abbiamo trovato anche un terzo modello,costituito da un doppio incrocio di tre corni intersecati (triplice U).
Vi è anche un ulteriore modello di capitello,con due U appaiate su tutti i lati:
. La fattezza di alcuni capitelli-tutti con alto pulvino-è chiaramente opera di rifacimenti posteriori (si spera in base ad originali).Tuttavia permangono elementi primitivi,come questo di tipo corinzio,che è di epoca romana.
La presenza di manufatti molto antecedenti alla data di costruzione della prima Abbazia (1080-1130 )sarebbe imputabile al fatto che qui esisteva un antichissimo sacello, più o meno dove c'è oggi la zona abisidale. Altro motivo 'onnipresente' nei capitelli delle colonne è la spirale.Essa è diversamente presente sia associata ad elementi vegetali,sia associata ad altre spirali(fino in numero di cinque per parte sullo stesso capitello) C'è anche un motivo a spirale (una per lato) intercalato da quella che apparirebbe una TAU sovrastante uno scudetto rigato orizzontalmente. Se fino ad ora abbiamo tenuto il capo alzato verso l'alto,abbassiamolo per degnare di uno sguardo le basi delle colonne:esse sono formate da un toro unghionato poggiante su un plinto a base quadrata: solo in un caso abbiamo notato che la base di una colonna differisce da tutte le altre,mostrando ai quattro angoli,altrettanti volti umani, diversi nelle fattezze (autoritratti/firme dei costruttori?). Ipotetiche 'firme' o emblemi delle maestranze e Corporazioni che qui hanno lavorato,sarebbero da ravvisarsi anche in curiose pietre inserite in maniera irregolare nelle pareti, specialmente in quella meridionale:figure geometriche trapezoidali, losanghe, rombi, spirali, scacchiere: molto interessanti (sembrano più pietre di reimpiego).Si noti l'alternanza dell'uso della diversa varietà dell'arenaria di Mapello (località vicina):gialla e nera (e gli inserti bianchi da edifici precedenti?).
Un motivo a losanghe è presente anche in una fascia sul pavimento(che fu completamente rifatto),tra la navata destra e quella centrale:
Sempre sul pavimento,nella navata centrale, troveremo due 'botole' con anelli di ferro e alcune lettere incise(forse antiche lastre tombali):
Come sappiamo, il pavimento venne completamente scavato,per permettere l'inserimento di un vespaio,come documentato da foto d'epoca esposte:
La posa dell'attuale pavimento,seguente ai lavori di restauro del 1910/11,fu oculata e paziente e oggi si può apprezzare l'esito di un buon lavoro,che anche se non ci restituirà mai l'originale aspetto,accosta la bella pietra nera con quella rosata,dall'aspetto anticato,che non stride nell'ambiente almeno. Le pareti delle navate laterali e delle absidi dovevano essere totalmente affrescata originariamente,a giudicare dalla presenza di affreschi,che datano dal 1100 al 1500 circa e alcuni denotano ancora colori vividissimi e straordinari accostamenti cromatici:
Uno degli affreschi più arcaici della chiesa risulta essere questo tondo con animale situato sulla volta dell'arcone dell'abside centrale;un agnello crucifero è presente invece sull'antico manufatto posto attualmente sotto l'altare maggiore: (affresco) (elemento litico sotto l'altare)
Una delle zone più interessanti dell'abbazia è situata a sinistra dell'ingresso.Si noteranno alcuni gradini e la presenza di due fonti (battesimali?),di cui uno con bacile e piedistallo e l'altro costituito solo da un bacile(acquasantiera?),che ha un foro di scolo.Il tutto non parrebbe collegato come cronologia nè come funzione d'uso; mentre resta da capire cosa fosse questa zona situata ad un piano più basso rispetto al resto della chiesa, perchè fonti ad immersione erano quasi sempre ottagonali e forse di tradizione precedente.Qui abbiamo una struttura alquanto irregolare,con una panchina di pietra sul lato nord e ovest.
Absidiola di nord-est (per chi guarda l'altare situata alla sinistra di quest'ultimo).si nota un altare costituito da un supporto cilindrico sormontato da una pietra rozzamente sagomata recante alcune croci sul bordo anteriore.Al di sopra,è posto un piccolo tabernacolo. Alcune immagini dell'interno dell'Abbazia:
D Le colonne delle navate sono in numero di quattro per lato,e quattro sono i massicci pilastri quadrilobati che sostengono la torre campanaria. C'è uno pseudotransetto che divide in modo approssimativo la zona presbiteriale da quella dei fedeli:la divisione è data da un' ulteriore colonna e da due arcate di comunicazione per parte.Gli archi delle campate sono eleganti nella loro semplicità,e sono simbolicamente sette per parte,prima di arrivare al grande arco dell'abside centrale, formando un numero sacro per eccellenza:l' 8.Qui la pietra è più chiara,più calda, invitante all'intimità spirituale. La figura del Cristo Pantocratore diverrebbe in tale contesto simbolico assai più che una pura coincidenza( l'Ottavo Giorno è quello rinomatamente della Rinascita).Tutto dunque convoglia verso la Luce Cristica rigenerante e feconda.
Il Cristo Pantocrator nel catino absidale è assiso in trono e circondato dal Tetramorfo (i quattro evangelisti e i loro simboli).Ai lati della Mandorla mistica o Vescica Piscis, vi sono il Sole e la Luna.Cristo ha le dita della mano destra (solo due )benedicenti e la sinistra poggia su un Libro aperto sulle cui pagine sta scritto: Ego sum lux mundi/ via, veritas et vitas" "Io sono la Luce del Mondo / Via, Verità e Vita". Vogliamo terminare questa visita con un ricordo,quello di Padre David Maria Turoldo, che tanto fece per riportare quest'Abbazia al suo splendore e facendone diventare il nome diffuso in vasta parte d'Italia e non solo.Di lui c'è la semplicissima tomba,nel vicino cimitero,immerso nel bosco,a poca distanza dal luogo che aveva scelto come sua dimora per lunghi anni,fino alla sua morte.Era un religioso scomodo,per molta parte di Chiesa,che solo quando fu tardi seppe rivalutarlo,ma forse mai fino in fondo e come meritasse un uomo di tale levatura,aperto all'universale ma proprio per questo in anticipo con i tempi.Colpiscono quelle delicate e anonime,spontanee e sincere manifestazioni d'affetto di cui la sua tomba trabocca,a distanza di quattordici anni dalla sua morte,avvenuta nel 1992.Sepolto nella nuda terra,con la pietra a fargli da cornice,una croce di legno con inciso il suo nome e le date della sua vita,una maschera dolente a ricordare forse qualcosa di imperscrutabile,come un punto di domanda infinito. Ricordiamolo, dicevamo, nelle parole di questa poesia che scrisse, una verità che non tramonta e nella quale si identifica il nostro Pensiero. Grazie.
(Da La terra non sarà distrutta, Milano, Garzanti, 1951)
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