Il
tarantismo è un fenomeno storico religioso pugliese (precisamente salentino)
che ha sempre destato molta curiosità da parte degli antropologi. Il termine
deriva da “Taranto”, città in cui è nato questo rito-ballo esorcizzante.
La credenza vuole che il protagonista di questo rito sia una donna (ma talvolta
erano anche gli uomini) che viene morsa da un ragno (tarantola o taranta, il cui
nome scientifico è Ischnocolus) e per liberarsi dal veleno iniettato dal ragno
deve sottoporsi al rito. Si tratta di un esorcismo a carattere musicale in
quanto la donna guarisce attraverso la musica e la danza (come nelle danze
sciamaniche). Il tarantato presenta comportamenti molto simili a quelli
dell’epilessia e dell’isteria, nonché un offuscamento dello stato di
coscienza. Al ritmo della pizzica o tarantella (musica dal ritmo sfrenato, detta
tarantolata) il tarantato danza e canta per molte ore finché cade a terra
sfinito: secondo la credenza popolare, infatti, mentre il tarantato consuma le
proprie energie nella danza il ragno si consuma e soffre fino a morire. Alla
fine della danza, infatti, il tarantato fa il gesto di schiacciare il ragno.
IL RITUALE
Questo rituale coniuga sia elementi pagani che cristiani. Quando il tarantato
avverte i primi sintomi (sintomi che sono reali) chiede che vengano i musicisti
a casa o nella piazza del paese a suonare la pizzica. Oltre alla pizzica si
suona anche il tamburello, il violino, l’organetto, l’armonica e la
chitarra. L’orchestra ha a disposizione dodici melodie per ogni tipo di
taranta e le accenna fino a quando il tarantato trova quella giusta, cioè la
musica che lo fa reagire ballando. Il soggetto si scatena quindi in una lunga
danza e in questa prima fase si cerca di capire da quale ragno è stata morsa la
vittima (alcune volte si poteva venir morsi anche da scorpioni o serpenti,
infatti con il termine tarantola si identificano un po’ tutti i ragni velenosi
e gli animali striscianti in generale). Nella seconda fase si cerca di
individuare il colore del ragno: il tarantato viene attratto, in modo violento,
dalle vesti o dai fazzoletti delle persone circostanti o dagli oggetti; si
riteneva che il colore dell’oggetto da cui veniva attratto corrispondesse al
colore del ragno. Nella terza fase l’individuo si abbandona a convulsioni,
sfoghi, assume atteggiamenti in cui si identifica con la taranta stessa
(strisciando sul dorso) o se ne allontana (alzandosi in piedi e saltellando) e
alla fine fa il gesto di schiacciare simbolicamente il ragno per indicare la sua
guarigione.
Durante il rituale la donna può comportarsi pubblicamente da isterica,
arrivando a perdere la propria identità, c’è quindi una morte simbolica
seguita da una rinascita a vita nuova, che è la guarigione.
Questi rituali, per funzionare, devono essere condivisi da tutto il gruppo poiché
fanno parte di un universo mitico magico religioso che deve essere condiviso da
tutta la comunità di riferimento: è il gruppo che permette alla donna di
guarire, oltre che la danza, poiché sostiene il rituale, ci crede, si ferma
nella sua attività per tutto il tempo necessario al rito, modificandosi in
rapporto al soggetto per farlo guarire. Se la donna si sente alienata, il gruppo
le permette di esternare il suo dolore durante il rituale, di accettarla nel
gruppo e di aiutarla. In questo modo le donne guarivano e non venivano
considerate “pazze”. Purtroppo in seguito queste cerimonie furono proibite e
le donne che non potevano guarire con le tarantelle sono finite in convento, in
manicomio o in galera.
LA MUSICOTERAPIA E LO SCIAMANESIMO
La tarantolata è una musicoterapia a tutti gli effetti, anzi più precisamente
si tratta di una terapia coreutica-musicale. La musica ed il ballo sono
terapeutici poiché funzionano come
catalizzatori degli stati alterati di coscienza ed accompagnano la crisi verso
un riscatto che segna la guarigione. Oltre a curare le malattie, le danze,
secondo molti popoli, proteggono dagli spiriti maligni che causano le malattie e
quindi rappresentano anche una forma di prevenzione.
Inoltre “quando lo strumento che dà origine al suono è ornato di
raffigurazioni speciali, come immagini religiose o segni magici, allora le
vibrazioni possono
acquistare
potere terapeutico”. In questo caso lo strumento per eccellenza che dà
origine al suono è il tamburo, strumento sciamanico per antonomasia in quanto
cagiona lo stato di trance. Tamburo = trance = sciamanesimo. Il tamburo è noto
per il suo complesso simbolismo e per le sue virtù magiche; anche il tipo di
legno con cui verrà costruita la cassa del tamburo siritiene che dipenda dagli spiriti o da una volontà trans-umana. E’
grazie al tamburo che lo sciamano viaggia ed è grazie al tamburo che il
tarantato guarisce.
A
livello fisico, il ballo aumenta la formazione di adrenalina ed endorfina, che
portano buonumore, euforia ed entusiasmo, in dosi eccessive, però, questi due
ormoni possono causare eccitabilità ed aggressività, non a caso la danza
veniva utilizzata prima di attacchi di guerre.
Virdung in Musica generale , nel 1511
scrive che a suo parere i tamburi furono inventati dal diavolo. In quel periodo
infatti, a causa del sopravvento della Chiesa, i tamburi e le danze ebbero vita
difficile e sparirono molti strumenti musicali, tra cui i tamburi che per via
delle loro dimensioni non si potevano nascondere facilmente. Nonostante ciò
molti canti e balli riuscirono a sopravvivere, ad esempio nei cimiteri si è
ballato fino al Settecento, sovente nudi e con molte risate e salti, al fine di
scacciare gli spiriti maligni.
Per
rafforzare il potere della magia, contro la morte si usava ballare
all’indietro ma vi sono anche altre due tipologie di danza: la danza estatica
e la danza in cerchio (che può essere oraria o antioraria): la prima veniva
utilizzata primariamente per entrare in comunicazione con il mondo dei morti e
degli spiriti (questo tipo di rituale è a tutt’oggi presente nel sufismo
musulmano dei dervisci danzanti e nella macumba brasiliana); la seconda
rappresenta un momento particolare della ritualità della natura medievale ed è
utilizzata principalmente a scopi magici, infatti la chiesa ha perennemente
cercato di combatterla.
Oltre alla tarantolata salentina, in Italia abbiamo anche l’argia oristanese,
che prende il suo nome da un ragno temutissimo: si diceva che il morso di questo
ragno facesse cadere
le persone in una sorta di possessione demoniaca, per riprendersi dalla quale si
facevano dei riti musicali e magici. L’argia oristanese è fortemente
sessualizzata, è meno nota e meno studiata del tarantismo salentino ma è
comunque molto interessante dal punto di vista antropologico.
SIMBOLOGIA DEL RAGNO
Il ragno Ischnocolus è in realtà innocuo. Si sostiene infatti che dietro il
tarantismo ci fosse un bisogno della donna di ricevere maggiori attenzioni dal
proprio marito o di riscattarsi dopo un anno passato solo ed esclusivamente a
lavorare. I giorni della tarantolata erano dei giorni speciali, in cui alla
donna era concesso di fare tutto ciò che voleva, era una sorta di carnevale in
cui le classi subalterne si riscattavano dalla precarietà delle condizioni in
cui vivevano.
Ma se il ragno era innocuo ed era “solo una scusa” per partecipare alla
tarantolata viene spontaneo chiedersi: perché proprio il ragno? Come
summenzionato, oltre alla tarantola, l’animale incriminato poteva essere anche
uno scorpione o un serpente, vale a dire animali striscianti. Il ragno è un
animale carico di simboli positivi e negativi (positivi per la sua laboriosità,
negativi per il morso, il pizzico e il veleno), presso moltissime culture. In
India è considerato simbolo dell’ordine cosmico per via della ragnatela
precisa che riesce a creare, la quale simboleggia l’emanazione
dell’intelletto divino; nella mitologia africana e cherokee il ragno è il
portatore del fuoco alla civiltà umana; in Cina è simbolo di buon auspicio (può
significare il ritorno del “figliol prodigo”); nello sciamanesimo il ragno
può essere uno spirito guida che appare in sogno allo sciamano. La medicina
popolare attribuisce al ragno molti poteri taumaturgici e terapeutici;
nell’islam i ragni bianchi erano considerati buoni, quelli neri cattivi; in
Occidente è maggiormente diffusa la valenza negativa di questo insetto a causa
della paura e della repulsione che esso suscita. Questa paura, però, nonostante
risulti più radicata in Occidente, è atavica e deriva dalla consapevolezza che
il morso del ragno è potenzialmente dannoso e velenoso. Il ragno è considerato
anche un simbolo di femminilità.
EVOLUZIONE
DEL TARANTISMO
Il tarantismo era presente in Puglia sin dal Medioevo, ebbe il suo culmine nel
XVIII secolo e iniziò a declinare nel secolo successivo. Era diffuso non solo
nel Salento ma anche nelle province di Matera e Bari. La Chiesa, che non approva
riti pagani, ha cercato di dare una spiegazione cristiana a questo rito tramite
il culto di San Paolo. San Paolo, che secondo la tradizione è sopravvissuto al
veleno di un serpente dell’isola di Malta, è stato scelto come protettore di
tutti coloro che vengono pizzicati da un animale velenoso. I tarantati venivano
sovente condotti nella chiesa di San Paolo a Galatina (LE) a bere l’acqua
sacra del pozzo della cappella. Questo tentativo di cristianizzazione però non
sortì grandi effetti poiché le donne durante il rituale esibivano anche
comportamenti ritenuti osceni e San Paolo cominciò ad essere associato alla
sessualità. Con il passare del tempo il tarantismo si è andato estinguendo ed
è sopravvissuto solo in determinate zone salentine.
Oggi
si celebra la messa esorcismo il 29 giugno nella chiesa di San Paolo a Galatina
ma naturalmente si sono estinti molti momenti tradizionali, come la
partecipazione contadina collettiva (oggi ci sono solo alcuni curiosi che
vengono a vedere) e la durata stessa del rito, che attualmente dura solo pochi
minuti anziché molte ore o giorni interi.
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