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Il Mistero del triplice Sator di Torino

                                                                       (di Marisa Uberti)
 
  • Il contesto

In una delle vie più antiche del capoluogo di regione piemontese, nel centro cittadino, si trova un palazzo (al n. civico 23) che è diverso da tutti gli altri. Non perchè abbia un'architettura particolare (è assimilabile ad altri innumerevoli stabili costruiti probabilmente nel corso degli ultimi cinquant'anni), ma assume una valenza speciale per la presenza di ben tre esemplari del famoso "quadrato magico" del Sator, composto da 25 lettere, nella forma classica a griglia di 5 x 5 caselle. Il caso è unico, almeno per le nostre attuali conoscenze e, sebbene sia probabilmente moderno, merita di essere descritto e analizzato. 

Sulla facciata del palazzo che prospetta su via Gioberti, alzando lo sguardo (quindi è bene portarsi sul lato opposto del marciapiede) si potranno ammirare i tre esemplari, dipinti in bianco, colore che spicca sul fondo rosa-salmone dello stabile. I tre modelli sono paralleli ed equidistanti tra loro (almeno apparentemente perchè non abbiamo eseguito misurazioni). La foto sotto mostra bene la disposizione dei palindromi sull'edificio. A dividerli, la sequenza finestra-balcone-Sator, finestra-balcone-Sator. Il primo e il terzo si trovano dopo la canalizzazione verticale dell'acqua piovana che dal tetto scende a terra. 

                                                                                         Fig. 1

Lo sviluppo di questa curiosa "decorazione" è  verticale ed occupa ben quattro piani dello stabile. Ciò è dovuto al fatto che non ci troviamo di fronte alla semplice griglia che contiene le 5 parole Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas, ma essa è inserita in un disegno complesso, che andiamo a conoscere nel dettaglio. Certo questo nostro interesse farà sorridere i residenti in questo palazzo, che aprendo le proprie finestre quotidianamente se lo ritrovano accanto, ma chissà se queste persone sanno rispondere alle domande che sorgono spontanee: 

  • a quando risale lo stabile? Chi ha commissionato la serie dei tre "quadrati magici", con gli attributi che li corredano? Chi li ha eseguiti (ditta o privato?), quando e...perchè?

Non abbiamo infatti trovato alcuna notizia in merito, nonostante abbiamo condotto una ricerca sull'argomento. Forse è necessario recarsi in qualche archivio o biblioteca ma, non essendo torinesi, ci risulta un po' difficile. Invitiamo pertanto chi può dare informazioni, a farsi avanti. 

Imbastendo una lettura simbolica dei manufatti (identici tra loro), dobbiamo domandarci se essa debba essere condotta dal basso verso l'alto o viceversa. La serie di elementi che si incontrano analizzando l'esemplare paiono ricondurci ad una sorta di astratto esoterismo. Secondo il principio ermetico o iniziatico, il cammino è sempre dal livello più basso a quello più elevato: la materia grezza deve divenire levigata, la mente offuscata deve illuminarsi, il piombo deve diventare oro. Tutto ciò attraverso operazioni, fasi, procedimenti o prove che, mortificando la materia, la portano a spiritualizzarsi.

  • Descrizione del disegno

Partiamo dall'elemento più superiore, per poi tentare di comprendere se la lettura vada fatta in questa maniera o risalendo dal basso.

Sotto il cornicione del palazzo troviamoali e subito il pensiero corre al celebre Caduceo di Mercurio (o Hermes). La linea verticale si interrompe all'altezza di elementi circolari concentrici: una sottile circonferenza di colore bianco, una corona circolare colorata di bianco che delimita un ulteriore elemento, che potrebbe essere interpretato come un foro (non è stato colorato) oppure come una piccola sfera (colore del fondo della facciata). In ogni caso, questo elemento attira l'attenzione sul concetto di "centro". La linea riprende il suo percorso verticale inferiormente alla composizione circolare e, dopo un certo tratto, viene "intersecata" da due elementi molto somiglianti ai due serpenti del Caduceo, le due energie vitali che si riuniscono attorno al "bastone" di Mercurio (l'asta centrale, in Oriente, era Asvatta cioè l'Albero della Vita). Di questo argomento abbiamo parlato in altra sezione di questo sito. 

A questo punto la linea si interrompe ancora a ridosso di una piccola sferetta bianca, che sembra il pistillo di un fiore. Ai suoi lati si aprono infatti due verosimili petali. La figura sotto è sicuramente esplicativa (fig. 2).

                                                                             satorto-02.jpg (117590 byte) Fig. 2

Ma scendendo con lo sguardo vediamo che questo elemento non sarebbe altro che un fiocco che stringe due nastri, le cui estremità ricadono poi a destra e a sinistra, separandosi. Diciamo "sarebbe" perchè appunto l'analogia con il Caduceo di Hermes c'è. Quest'ultimo si può presentare in svariate forme, ma i suoi principi sono caratteristici e, per quanto in questo contesto siano stati conditi con probabili elementi pseudo-esoterici o meramente decorativi, vanno colti. 

                                                                              satorto-03.jpg (129125 byte) Fig. 3

La linea (importante filo che collega i vari elementi) riprende la sua corsa verticale e incontra un ennesimo elemento circolare, costituito da una circonferenza bianca e da una sfera bianca al centro. Lo spazio tra le due, lasciato del colore del fondo rosa-salmone, è una corona circolare, ma potrebbe anche essere uno spazio vuoto. In basso, la linea  riprende il suo corso e incontriamo gli stessi cinque elementi che avevamo incontrato nella fig. 2, ma invertiti (i due petali incolore stanno sotto).

                                                                              satorto-05.jpg (146225 byte) Fig. 4

Qui c'è qualcosa in più: dalla parte terminale del segmento emergono due filamenti, simili a due radici. Adesso abbiamo l'impressione che la linea verticale sia la metafora di un albero (della vita?). Tali filamenti sono disposti "a sipario" sopra un cerchio, come a volerlo racchiudere o proteggere. Il cerchio è importante perchè ad esso è collegata la griglia del Sator. Sotto il cerchio c'è un nastro il cui fiocco assume la forma di un 8 rovesciato (simbolo dell'infinito) e lo stesso segno è stato ripetuto (in modo più evidente) al termine del segmento, immediatamente sopra il quadrato magico, come la foto 5 mostra:

                                                                             satorto-06.jpg (166470 byte) Fig. 5

La linea coincide con il tratto verticale della T della parola SATOR, la prima della griglia, e in linea con la parola verticale TENET, rendendo l'insieme ordinato e armonico. Le lettere che compongono il "quadrato magico" sono molto ben disposte; presentano una apicatura che le rende eleganti e simili alla epigrafia trionfale usata sulle lapidi romane (ma qui siamo di fronte ad un manufatto moderno). Nessuna lettera appare invertita. 

                                            

                                                                                       Fig. 6

Al di sotto del "quadrato magico", in apparente spazio libero, si notano tre piccole sfere dipinte in colore bianco. Esse sono equidistanti tra loro e potrebbero intenzionalmente seguire la medesima verticale dell'asse, che qui non c'è più. Esse si trovano, infatti, in linea con la parola TENET.

                                                                               satorto-04.jpg (68648 byte) Fig. 7

  • Misteri e ipotesi

Che cosa significa tutto questo? Un innocuo decoro o nasconde qualcosa di più profondo? La risposta si potrebbe delineare con maggiore precisione se avessimo a disposizione delle informazioni su chi ha eseguito il triplice dipinto, sull'eventuale committenza, sulla storia del palazzo e l'epoca, ma non ne disponiamo (allo stato attuale delle ricerche). 

Al "quadrato magico" del Sator abbiamo dedicato molte pagine in questo sito e ad esse rimandiamo. In esse abbiamo presentato le nostre ricerche sia sui caratteri generali dal noto palindromo, che gli esemplari documentati personalmente. In queste ricerche è emerso via via il valore magico-apotropaico che nel corso del tempo è stato affibbiato al Sator (che nelle sue forme più antiche e pre-cristiane si presenta con la parola iniziale ROTAS). In particolare, parlando del caso di Todi, si è visto come le cinque parole che lo compongono si accompagnino ad un'invocazione cristiana per scongiurare le calamità naturali (REDEMPTOR CHRISTVS REX VENIT IN PACE DEVS HOMO FAC TVS EST, preghiera molto usata contro i terremoti, i tuoni, le saette, e non solo. Si tratta, insomma, di una sorta di formula magica, un talismano protettivo o esorcistico, oppure un tipo di ex-voto con funzione di ringraziamento per qualche evento miracoloso che possa aver interessato il luogo in cui si trova collocata).

Nel caso di Torino è da escludere il contesto religioso: si tratta infatti di uno stabile di civile abitazione. L'intenzione di proteggere il palazzo potrebbe comunque essere compatibile con la valenza magico- apotropaica del quadrato magico. Ma i Sator sono tre: come mai questa abbondanza? Non ne poteva bastare uno solo? Evidentemente - se escludiamo l'intento decorativo - no.

Spingersi in interpretazioni circostanziate di questo curioso caso esula dalle nostre intenzioni e possibilità. Ci limitiamo a considerare alcuni fattori:

- la presenza di una verticalità

- la presenza di elementi sferici

- il numero tre

- la presenza del Sator

Potremmo avanzare l'ipotesi che la lettura più corretta dovrebbe essere svolta dal basso all'alto. Dovremmo quindi partire dalla tre sferette che sembrano sospese nello spazio. Che significato hanno queste tre sfere? Anzitutto, perchè fare elementi circolari e non quadrati, o triangolari, ad esempio? La sfera, come il cerchio, allude al mondo spirituale (ogni punto è equidistante dal centro, è considerata una figura geometrica perfetta, come Dio, Grande Architetto dell'Universo). Tre sono i principi alchemici (Zolfo, Mercurio, Sale), tre le persone della Trinità... Nella Cabala ebraica sono tre le sefiroth (=Albero della Vita) che formano il mondo delle Emanazioni, precisamente sono le prime tre, cioè Kether, Hokhmah (Padre) e Binah (Madre), (Kether è la loro unità). Dunque tre sferette alla base del disegno potrebbero simboleggiare tre aspetti di un unico principio (divino). Dopo di esse c'è il quadrato magico, con sopra il segno dell'infinito. In questo caso la "formula magica" avrebbe valore di trasformatrice. Ci viene in mente il Sator ottocentesco situato nella farmacia della Certosa di Trisulti a Collepardo (FR), accompagnato dalle parole "Ma il cambiar di natura è impresa troppo dura". Se si vuole ascendere ad un livello sempre più elevato di coscienza e conoscenza, è necessaria una trasmutazione verso una realtà superiore che è dentro il nostro Essere.

Impresa assai ardua!

Le tre sferette dovremmo quindi ritrovarle lungo il percorso con una forma diversa, e al termine del "cammino" ne dovremmo trovare una sola, frutto della riunificazione, dell'Uno. Così è. Lungo il percorso troviamo la circonferenza e poi la sfera dentro di essa, come un punto centrale; è somigliante al simbolo egiziano del Sole/Ra. In alchimia equivale all' Oro. Questo simbolo ricorda la ruota, la ciclicità, la trasformazione; la circonferenza è manifestazione, il punto centrale il non manifesto; insieme simboleggiano l'unità metafisica.

La linea verticale, che abbiamo talvolta chiamato segmento nelle sue parti, perchè si interrompe e poi riprende, è il simbolo dell'ascensione che necessariamente porta ad una elevazione del piano di coscienza e alla realizzazione completa dell'Essere. Ma questa linea è simile ad un Albero (ricordate i due filamenti che paiono radici), l'axis mundi, collegamento tra terra e cielo. Su questa linea (Asta o Bastone) si intersecano le forze vitali che, trasformate e riunificate, porteranno all'essere divino, simboleggiato dalla sfera emergente dalle ali (geroglifico della smaterializzazione). Il Caduceo di Hermes, simbolo adottato dalla classe medica, è infatti la condizione di perfetto equilibrio.

Forse abbiamo volato troppo con la fantasia, forse ciò che abbiamo voluto leggere oltre la semplicità delle forme non nasconde niente di metafisico. Ma è la curiosità che spinge ad interrogarsi e le domande consentono di formulare ipotesi.

E' possibile che chi ha eseguito questo dipinto sulla facciata sia tutt'ora in vita o che qualcuno conosca i retroscena di questo triplice mistero: si faccia avanti! In una città magica per antonomasia come Torino, questo è solo uno dei tanti enigmi che attendono di essere svelati.

                                                                                 satorto.jpg (33848 byte)

 

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