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Sticciano
alto, è un borgo medievale, in provincia di Grosseto, posto nel comune di
Roccastrada che comprende una splendida chiesa fondata nel XII sec.,
attualmente intitolata alla SS. Concezione,
ma più nota come
Pieve di S. Mustiola che è l’oggetto del presente studio
archeoastronomico. Questo piccolo borgo è situato sulle pendici
settentrionali del Monte Leoni, il paese gode di una straordinaria vista
che gli consente di dominare tutta la pianura attraversata dai torrenti
Rigo, Bai e Asina. Sticciano fin da prima dell’anno mille fu possesso
della famiglia Aldobrandeschi. La potente casata vi dominava con la
famiglia Ranieri, Conti di Sticciano e Torniella. Questi spesso erano in
lite con Siena, a cui fecero il loro primo atto di sottomissione solo nel
1251 con Ranieri da Cappucciano, affiliatosi alla parte ghibellina. Dopo
varie ribellioni e sottomissioni dei da Capucciano, Siena conquistò
definitivamente il borgo, la vicina Montemassi e il contado nel 1328. Nel
1438, probabilmente per lo spopolamento del castello, il governo senese
annullò gran parte dei privilegi giurisdizionali di cui il borgo godeva.
Nel 1461 il feudo passò dal Conte Bindo Sticciani ai Piccolomini, ai
quali i Medici confermano la signoria, facendo di Sticciano un centro del
rinfeudamento granducale.
Panoramica
di Sticciano visto da nord-ovest. E’ visibile la chiesa di Santa
Mustiola posta in posizione dominante l’arco di orizzonte occidentale.
La
chiesa romanica di Sticciano, intitolata alla SS. Concezione, più nota
come pieve di S. Mustiola e l'unica tra le chiese castellane del
territorio che conserva ancora il suo aspetto medievale. L’ edificio
sacro è ricordato come Pieve già dall’anno 1188 e in un Diploma
dell’Imperatore Ottone IV risalente al 1209 è annoverata tra i beni
dell’Abbazia di San Galgano. La sua struttura planimetrica è ad
un’unica navata di forma rettangolare terminante con un abside di forma
semicircolare, il campanile rettangolare a forma di torre inserito dentro
la chiesa, il coronamento dell'abside è ad archetti ciechi pensili
poggiati su mensole, di architettura tipicamente romanico-lombarda. Il
portale principale è raggiungibile da una doppia scala in pietra.
Presenta un architrave decorata da due croci romaniche e simbologie
probabilmente riconducibili all’ordine templari; quello laterale ha una
decorazione a palmette con foglie incrociate sulla cornice dell'arco di
volta e risulta curiosamente sopraelevato rispetto al suolo. Lo scopo di
questo lavoro è quindi di mettere in evidenza quanto risultato
dall’analisi dell’orientazione della chiesa, eseguita in un’ottica
di tipo archeoastronomico.
Prima
di entrare nel merito della descrizione dei risultati raggiunti durante
l’analisi archeoastronomica della chiesa in oggetto, è utile richiamare
brevemente alcune nozioni di Astronomia che permetteranno al lettore di
comprendere meglio la problematica relativa ai criteri astronomici
applicati dagli architetti medioevali durante la fase di edificazione di
un luogo di culto cristiano. Per capire che cosa pensassero gli antichi
del mondo che li circondava dobbiamo tentare di osservare i fenomeni
celesti con i loro stessi occhi. Per poter fare questo è necessario
conoscere almeno i principi fondamentali dell’Astronomia di Posizione
che è quella branca della Scienza del Cielo che si occupa di descrivere
la posizione e il movimento dei corpi celesti utilizzando come base di
osservazione un punto posto sulla superficie della Terra. Questo ci
permetterà di capire cosa gli uomini vissuti nel periodo altomedioevale
potessero osservare nel cielo ed intuire dei meccanismi che regolano la
posizione ed il moto dei corpi celesti. Queste nozioni sono basilari
qualora si desideri affrontare lo studio dei manufatti architettonici che
abbiano rilevanza anche dal punto di vista astronomico. [Nota del
webmaster: per non appesantire il presente lavoro, abbiamo omesso la
parte tecnico-nozionistica e invitiamo il lettore a consultare gli
articoli relativi, scritti sempre dal prof. A. Gaspani e pubblicati in
questo stesso sito nella sezione generale di Archeoastronomia,
in particolare Elementi
di Archeoastronomia e l'Orientazione
astronomica delle chiese cristiane. Grazie].
Il
primo passo da eseguire ai fini dell’analisi archeoastronomica di una
chiesa medioevale è la sua georeferenziazione che prevede la misura
accurata della sua posizione geografica riferita ad un sistema geodetico
di riferimento convenzionale (Datum) standard. Nel caso della chiesa di
Santa Mustiola abbiamo le seguenti coordinate geografiche:
LAT
= 42° 55’ 22” N
LON
= 11° 08’ 30” E
ALT
= 285 mt.
riferite
all’ellissoide geocentrico standard di riferimento WGS84. Oltre al
rilievo satellitare da terra sono state utilizzate, come di solito
avviene, anche le immagini georeferenziate e georettificate dell’area in
cui è posto l’edificio di culto riprese dallo spazio da satellite le
quali hanno permesso un’ulteriore determinazione sia della posizione
spaziale sia dell’orientazione dell’asse della navata della chiesa.
Immagine
da satellite del paese di Sticciano ottenuta con Google EarthÔ
da un’altezza equivalente di 487 metri. La ripresa è del 26
Agosto 2003. Sulla sinistra è chiaramente visibile la chiesa di Santa
Mustiola.
La
direzione di orientazione della navata principale rispetto alle direzioni
astronomiche fondamentali è stato ottenuto in due modi indipendenti, il
primo sulla base del rilievo topografico diretto, mentre il secondo modo
è stato basato sull’analisi delle immagini georeferenziate attenute da
satellite. Le misure di orientazione ottenute sono state trattate
eseguendo la media pesata delle determinazioni di azimut astronomico
utilizzando come pesi il reciproco delle varianze su ciascun insieme di
misure. Il risultato delle misure eseguite localmente mostra che l’asse
è allineato secondo un azimut astronomico pari ad 89°,1 ±
0°,5, mentre le misure eseguite sulla immagini satellitari
georeferenziate ha portato a determinare un azimut astronomico di
orientazione pari a 89°,8 rispetto alla direzione nord del meridiano
astronomico locale, con un’incertezza pari a 0°,2 gradi in più ed in
meno. La media aritmetica globale degli azimut astronomici di orientazione
è quindi Az=89°,5 ±
0°,5 e questo valore è quindi quello su cui basare l’indagine
archeoastronomica con l’obbiettivo di mettere in evidenza i criteri
adottati in fase di progetto e di edificazione della antica chiesa
romanica di Santa Mustiola.
Il
rilievo dell’orizzonte naturale locale rappresentato dal profilo delle
montagne di sfondo lungo tutto il cerchio dell’orizzonte naturale locale
è stato eseguito utilizzando i dati DEM (Digital Elevation Model)
ottenuti dalla Shuttle Radar Topographic Mission (SRTM)
i quali forniscono le quote altimetriche praticamente di tutta la
superficie del pianeta, ad intervalli di campionamento pari a 90 metri sul
territorio italiano, con una precisione di 2,1 metri sulla quota di
ciascun punto rispetto all’ellissoide WGS84. Con questi dati è stato
possibile ricostruire i profili dell’orizzonte naturale locale tutto
intorno al paese di Sticciano e stabilire i punti di sorgere e di
tramontare degli astri come erano visibili dalla chiesa di Santa Mustiola
durante il Medioevo
Il
calcolo astronomico ha mostrato che nella direzione di azimut astronomico
pari ad 89°,8 che corrisponde alla direzione dell’asse della navata
della chiesa, nel XII secolo era visibile la levata del Sole agli equinozi
quindi la chiesa di Santa Mustiola fu allineata secondo l’orientazione
canonica romana, applicando strettamente il criterio Sol
Aequinoctialis, la quale prevedeva l’allineamento dell’asse della
navata della chiesa verso il punto di levata del Sole all’equinozio di
primavera oppure, meno frequentemente, all’equinozio di autunno.
Nel
XII secolo l’equinozio di primavera avveniva il 13 Marzo del calendario
giuliano, ma sugli almanacchi era erroneamente indicato al 21 del mese
essendo tale calendario in errore rispetto al computo solare astronomico
ormai di oltre una settimana: l’orientazione dell’asse della navata
della chiesa, però non mostra alcuna traccia dell’effetto dell’errore
del calendario quindi la data del passaggio del Sole all’intersezione
tra l’eclittica e l’equatore celeste fu determinata, in questo caso,
non a vista, ma utilizzando una procedura geometrica basata su qualche
metodo gnomonico, quale ad esempio il cosiddetto “cerchio
indiano”, detto anche metodo delle uguali altezze solari al
fine di stabilire con grande accuratezza la corretta direzione della linea
equinoziale locale. Vediamo ora di esaminare il problema con maggior dettaglio.
Prendiamo
inizialmente in esame l’orientazione solare dell’asse della navata ed
analizziamo il caso in cui fosse richiesta l’orientazione canonica,
secondo il criterio Sol
Aequinoctialis, la quale prevedeva l’allineamento dell’asse della
navata della chiesa verso il punto di levata del Sole all’equinozio di
primavera oppure, meno frequentemente, all’equinozio di autunno. Vediamo
ora il caso dell’applicazione del metodo geometrico-astronomico che
prevedeva la determinazione della Linea Equinoziale locale mediante il
metodo del Cerchio Indiano (detto anche delle “uguali altezze solari”)
o con un altro metodo equivalente. L’analisi del metodo e delle
condizioni di applicazione ha mostrato che l’accuratezza teoricamente
raggiungibile dipende dal raggio del cerchio tracciato sul terreno ed è
inversamente proporzionale alla radice quadrata del suo raggio.
L’errore di orientazione andava da poco più di 1° nel caso di
un cerchio di 1 metro di raggio, mentre scendeva a 0°,4 nel caso di un
raggio dell’ordine dei 10 metri. L’errore in più o in meno rispetto
alla direzione equinoziale astronomica vera, però poteva essere più
consistente nelle aree di montagna poiché il metodo del cerchio indiano
nella sua formulazione canonica non tiene conto dell’elevazione
dell’orizzonte naturale locale rispetto a quello astronomico,
quindi se un errore minimo era potenzialmente possibile in pianura dove
l’orizzonte è piatto e praticamente coincidente con quello astronomico,
in montagna dove l’orizzonte è fortemente variabile e variamente
elevato rispetto a quello astronomico, l’errore che poteva essere
commesso era di entità ben maggiore, arrivando appunto anche ai 3°, ma
in casi estremi anche oltre. Questo era dovuto al fatto che se da un lato
il metodo geometrico consentiva una buona valutazione della direzione
equinoziale locale dall’altro, se l’orizzonte di sfondo era elevato,
il Sole nel giorno di equinozio sorgeva da dietro le alture spostato verso
sud di una differenza di azimut che dipende in maniera complessa dalla
latitudine geografica del luogo.
Alla
latitudine di 45° N lo spostamento angolare verso sud del punto di levata
del Sole all’orizzonte naturale locale rispetto al suo corrispondente
all’orizzonte astronomico locale è pari alla differenza di altezza
angolare tra i due orizzonti. Facciamo un esempio, un po’ estremo, ma
che rende bene l’idea: ad una latitudine geografica di 45° il metodo
del Cerchio Indiano permette di stabilire la direzione equinoziale, cioè
quella il cui azimut astronomico è pari a 90°. Se il luogo è posto in
una valle alpina tra alte montagne, può accadere che l’altezza
dell’orizzonte naturale locale sia dell’ordine di 35°. Orbene, nei
giorni di equinozio il disco solare sorgerà all’orizzonte astronomico
secondo un azimut di 90°, ma rimarrà nascosto dietro le montagne fintato
che il suo moto apparente diurno lo condurrà ad aver superato il 35° di
altezza angolare dell’orizzonte naturale locale. A questo punto il Sole
sorgerà spostato verso sud di 35° circa, che sommati ai 90° della linea
equinoziale conducono ad un azimut astronomico pari a 125°, valore tipico
della levata del Sole al …solstizio d’inverno. In questa situazione
affinché il disco solare appaia da dietro l’orizzonte naturale locale
esattamente ad Est è necessario che sorga all’orizzonte astronomico
locale con un azimut pari a circa 90°-35°=55° cioè al solstizio
d’estate… Questa è una situazione estrema, ma non è assolutamente
rara in ambito alpino e chi stabiliva le orientazioni delle chiese doveva
tenerne accuratamente conto se lo scopo era che i raggi del Sole nascente
agli equinozi penetrassero attraverso la monofora absidale centrale
illuminando l’interno della navata della chiesa.
L’analisi
dell’orientazione della chiesa di Santa Mustiola a Sticciano mostra
invece la chiara volontà di allineare accuratamente la chiesa secondo la
direzione cardinale equinoziale teorica senza preoccuparsi della visibilità
effettiva del Sole nascente all’orizzonte naturale locale che
probabilmente era ostruito dalle altre costruzioni presenti nell’abitato
in quanto la chiesa si trova nel lato occidentale del paese. La chiesa di
Santa Mustiola fu quindi allineata in maniera rigorosamente canonica
secondo il criterio Sol Aequinoctialis raccomandato a quell’epoca dalla Chiesa di Roma
sulla base di una rigorosa applicazione delle regole della geometria.
L’analisi
della chiesa di Santa Mustiola a Sticciano eseguita da un punto di vista
archeoastronomico ha mostrato alcuni fatti interessanti il primo dei quali
è rappresentato dall’orientazioni astronomicamente significativa che è
stato possibile mettere in evidenza nell’antico edificio di culto.
L’orientazione strettamente equinoziale mette in evidenza che i
progettisti dell’edificio di culto furono molto ligi al criterio “Sol
Aequinoctialis” stabilito dalla Chiesa di Roma e fortemente
sostenuto durante il XII secolo contro le orientazioni solstiziali.
L’analisi del metodo utilizzato ed il livello di errore di orientazione,
peraltro inferiore ad 1°, ha messo in evidenza perizia ed
abilità operativa notevoli dei personaggi che eseguirono le
osservazioni e le costruzioni geometriche applicate al fine di ottenere il
corretto allineamento dell’asse della navata. La procedura che fu
probabilmente eseguita fu quella basata sull’applicazione metodo delle
uguali altezze solari (Cerchio Indiano).
(Autore:
Adriano Gaspani)
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