La
ricerca delle tracce degli antichi eventi astronomici contenute in forma
criptica nei testi letterari antichi ha sempre esercitato un certo fascino
su storici, filologi, astronomi e più in generale sugli studiosi di testi
classici. Tra i vari testi in cui è stata riconosciuta traccia
dell’osservazione di alcuni fenomeni astronomici si annovera l’Odissea, uno
dei poemi tradizionalmente attribuiti ad Omero.
Recentemente Costantino Baikouzis
e Marcello Magnasco, due biofisici americani della Rockfeller University
hanno esaminato il testo dell’Odissea alla ricerca delle
indicazioni relative ad alcuni fenomeni astronomici capitati durante il
decennio in cui avvenne il mitico viaggio di ritorno di Ulisse ad Ithaca
dopo la caduta di Troia. I due studiosi, in un articolo pubblicato sul
numero di Luglio del 2008 dei Proceedings of the National Academy of
Science USA, dal titolo “Is an eclipse described in the Odyssey?”
(PNAS vol.105, No.26, 8823-8828) sostengono che la profezia di Teoclimeno,
un indovino presente alla corte di Penelope, in relazione alla morte di un
gruppo di Proci, la quale tradotta dal testo greco suona pressappoco così: “Il
Sole è stato tolto dal cielo e un’oscurità sinistra invade la terra”,
possa essere interpretata come la descrizione di un’eclisse totale di Sole.
L’Odissea è un testo letterario
collocato cronologicamente dagli studiosi intorno al 800 a.C., mentre
tradizionalmente la guerra di Troia parzialmente descritta nell’Iliade è
fatta risalire al 1200 a.C., ma la guerra di Troia, non è altro che un mito
o una saga e un racconto la cui origine e il cui sviluppo risposero ai più
disparati interessi del tempo in cui furono redatte le opere che ne
narravano le vicende le quali trattava principalmente delle imprese di
guerra di eroi e divinità e i cui eventi erano collocati in un lontanissimo
passato, il quale era sentito come grandioso. Lo stesso avviene per
l’Odissea la quale in nessun caso può essere ritenuta un documento oggettivo
che in qualche modo descriva la realtà storica: neanche è possibile
dimostrare che Ulisse, Penelope ed i Proci e gli altri personaggi delle
saghe omeriche siano effettivamente esistiti, anzi personalmente lo ritengo
poco probabile. L'elaborazione del mito omerico, destinato a diventare una
pietra miliare del nostro patrimonio culturale, è informata fin dai suoi
inizi dallo spirito greco di un'epoca molto successiva rispetto
all'ambientazione dei fatti che sono narrati in esso, dunque è molto
difficile riconoscere in esso dei fenomeni astronomici oggettivamente
databili con precisione ed utilizzarli per collocare cronologicamente i
fatti narrati nell’Odissea. Baikouzis e Magnasco non si limitano ad
attribuire le parole di Teoclimeno all’eclisse si Sole avvenuta il 16
Aprile 1178 a.C., ma attraverso
una lunga serie di simulazioni al computer, hanno proposto svariati fenomeni
astronomici a cui potrebbero riferirsi altrettanti passi del testo omerico.
In realtà l’idea che la profezia di Teoclimeno si riferisse ad un’eclisse
solare non è ne originale ne moderna, ma già Plutarco ed Eraclito avevano
avanzato nell’antichità una simile ipotesi. Orbene esiste prima di tutto un
problema di tipo astronomico e cioè se Teoclimeno stava ad Itaca non avrebbe
potuto osservare tale eclisse in quanto la fascia di totalità coprì parte
dell’Egitto e dell’Asia Minore, ma ad Itaca il Sole fu eclissato meno del
75%, quindi l’eclisse parziale passò praticamente inosservata ad occhio
nudo.
Aree geografiche interessate
dall’eclisse del 16 Aprile 1178 a.C. a cui si potrebbe riferire la profezia
di Teoclimeno: nelle isole Ioniche la frazione del disco solare eclissato
fu dell’ordine del 75% quindi l’eclisse parziale passò con grande
probabilità completamente inosservata ad occhio nudo.
Nel caso invece che il mito
omerico abbia adattato per ragioni narrative alla profezia di Teoclimene
un’eclisse effettivamente osservata da qualche parte da quello che potremmo
chiamare “il Poeta dell’Odissea” che non sappiamo chi effettivamente
fosse, allora l’identificazione di una determinata eclisse mediante il
calcolo astronomico è priva di senso.
Ad Itacha la frazione del disco
solare eclissato fu meno del 75% quindi l’eclisse fu pressoché invisibile
ad occhio nudo.
L'Odissea contiene numerosi
accenni a fatti occorsi dopo gli eventi narrati nell'Iliade, tra i quali la
presa di Troia da parte dei Greci. Il poema venne forse composto da un
figlio o da un discepolo di Omero, rimasto anonimo che noto come "il Poeta
dell'Odissea", appunto. Nel corso del VII e del VI secolo a.C. diversi poemi
epici, più brevi e meno complessi dell'Iliade e dell'Odissea, furono redatti
da autori non identificabili con sicurezza: si tratta delle Ciprie, che
narrano degli eventi che precedettero l'"ira di Achille",
dell'Etiopide, la quale descrive avvenimenti legati all'ira di Aiace
Telamonio, fino al suo suicidio, della Distruzione di Ilio, che comprende il
racconto della presa di Troia, dei Ritorni o Nostoi, che raccontano appunto
dei viaggi di ritorno degli eroi greci, e della Piccola Iliade, che deve
essere stata un compendio in forma epica di tutta la saga troiana; purtroppo
queste opere sono note solo in frammenti o sotto forma di rapidi riassunti
eseguiti dagli autori classici posteriori. Sinceramente le argomentazioni
contenute nell’articolo di Costantino Baikouzis e Marcello Magnasco, mi
sembrano frutto di un puro esercizio intellettuale e di calcolo astronomico
il quale non ci fornisce però nessuna informazione utile in relazione alla
possibile realtà storica delle vicende omeriche. Ne dal punto di vista
filologico, ne da quello dell'indagine storica e archeologica, è possibile
parlare di un "nucleo storico" delle saghe omeriche.
Il fondamento delle saghe stesse
va ricercato in eventi, più o meno corrispondenti a quelli narrati da Omero,
avvenuti nella tarda età del Bronzo, ma probabilmente in vari episodi
successivi, sviluppatisi secondo modalità assai diverse da quanto descritto
dalle vicende omeriche e probabilmente di portata molto più limitata,
svoltosi in circostanze molto simili in altre località dell'Asia Minore
nord-occidentale nei primi tempi della storia greca.
La moderna indagine relativa alle
vicende descritte dai poemi omerici, si è in genere preoccupata di
dimostrare o di negare la possibile storicità della narrazione omerica, in
tal modo, però, hanno avuto origine nuovi miti, nuove ricostruzioni più o
meno ideali, alimentate dai sentimenti e dagli interessi personali degli
studiosi moderni e molto spesso risultano essere ben lontane dalla realtà
storica degli eventi. Secondo il mito, la guerra di Troia ed il successivo
ritorno di Ulisse in patria furono fatti storici, realmente accaduti verso
la fine della tarda età del Bronzo, quindi nel XIII o nel XII secolo a.C.,
che si svolsero, almeno a grandi linee, così come è narrato nell’Iliade e
nell’Odissea, e nell'interpretazione più comune, significherebbero che Troia
venne conquistata da Greci di provenienza micenea, uno dei quali era il
principe Ulisse.
Un altro mito, molto diffuso
anche ai giorni nostri, prevede che l'attività di scavo degli archeologi ed
i calcoli degli archeoastronomi non siano legati alla metodologia critica
propria delle scienze umane e costituiscano di per se un modo sicuro per
confermare o per smentire la storicità delle saghe, a seconda che i reperti
che vengono dissotterrati e gli eventi astronomici antichi che vengono
ricostruiti e simulati al computer sembrino confermare o meno quanto
raccontato, nei testi antichi. La perentorietà dei risultati
dell'archeologia, il valore probante, immediato e inequivocabile dei reperti
riportati alla luce durante gli scavi viene spesso contrapposto all'analisi
critica delle fonti da parte dello storico, tentando in questo modo di
supportare la storicità dei miti.
Lo stesso fatto è accaduto in
relazione agli scavi della mitica città di Priamo e tali opinioni vennero
generalmente ed erroneamente sostenute anche dagli archeologi che eseguirono
gli scavi a Troia, primo fra tutti, Heinrich Schliemann, nella seconda metà
del '800. Le presunte "prove" archeologiche hanno fatto guadagnare all'idea
della storicità della guerra di Troia con tutti i suo i fatti conseguenti,
un crescente credito non solo tra il pubblico dei semplici appassionati, ma
anche nel mondo scientifico. E' questo un fenomeno analogo a quanto sta
avvenendo da alcuni anni nel caso delle piramidi egizie, dove una certa
"archeoastronomia" di dubbio valore scientifico, tenta di collocarle
cronologicamente ad epoche impossibilmente molto più remote di quanto
l'archeologia abbia permesso di stabilire e a prevedere una loro funzione
astronomica come facente parte di un imponente disegno cosmico che
collegherebbe la maggioranza dei grandi monumenti antichi distribuiti sul
pianeta. Questo modo di procedere, nel caso di Troia, poteva contare, a suo
tempo, sul consenso di un'ampia parte dell'opinione pubblica, e lo
spiegamento dei mezzi di comunicazione riguardo le attività di scavo
intraprese sulla collina di Hisarlik in Turchia, contribuì in maniera
rilevante a diffondere l'idea della storicità dell'Iliade e dell’Odissea ed
ancora oggi taluni ricercatori che hanno intrapreso scavi sul sito nelle
vicinanze della collina di Hisarlik nutrono la segreta speranza di scoprire
qualche reperto che fornisca la prova inequivocabile della storicità del
mito omerico.
(Autore:Adriano Gaspani)