Puntuale come sempre, lo spettacolare gioco di luce che illumina il
tabernacolo a
Morimondo nel giorno della natività della Madonna, cui è dedicata
l’Abbazia, si è presentato di nuovo ai nostri occhi alle 19.00 di domenica 7
settembre.
In
questi giorni, infatti, Morimondo regala ai suoi visitatori un curioso
spettacolo regalato dai fasci di luce che entrano dal rosone centrale
situato sulla facciata rivolta ad Ovest dell’edificio.
A
differenza delle cattedrali gotiche o romane, le chiese cistercensi sono
completamente prive di quei ‘fronzoli’ che, secondo San Bernardo, potrebbero
facilmente distrarre dalla preghiera. Nessuna vetrata istoriata, quindi, né
cicli di affreschi multicolori, ma non per questo la loro semplicità è meno
ricca di fascino o di mistero. Nell’architettura
Cistercense la linea pura della struttura e soprattutto la luce, simbolo
caro a questi monaci e mirabilmente utilizzata, sono sufficienti a ispirare
la preghiera e la meditazione. Il linguaggio architettonico, pur inseguendo
la semplicità o meglio l’austerità tipica di questo ordine monacale, ha
lasciato nel luogo una magia di luce che cattura anche il cuore più
superficiale. Come in molti luoghi più famosi, da
Chartres ad
Abu
Simbel, da
Collemaggio a
Rennes-le-Château i giochi di luce tramandatici fin dall’antichità e
spesso dimenticati dalla memoria collettiva, continuano a testimoniare
imperturbabili nel corso del tempo la loro funzione: rendere importante un
luogo in un determinato giorno.
A
Morimondo non vi è traccia di oculus solari, così immediati nell’indicare
chiaramente il mezzogiorno sulle meridiane (come a
Milano o a
Bologna) o il solstizio solare (come a
Chartres o a
Collemaggio) e l’edificio ha grandi finestre che diffondono la luce
all’interno dell’abbazia sia il mattino sia il pomeriggio, rendendo
difficoltoso determinare quale sia la data celebrata (se mai vi fosse), per
qualcosa che potremmo definire ‘un eccesso di informazioni’.
Ma,
come dimostrato anche dai recenti studi della dott.ssa Manuela Incerti sulla
precisione astronomica dell’edificazione delle Abbazie Cistercensi,
questo fenomeno non fa che incuriosire ancora di più gli estimatori di
questo complesso medievale così affascinante. La dedicazione a Santa Maria
Nascente avvenne solo nel 1564 per opera di
San Carlo
Borromeo, ma San Bernardo di Chiaravalle, devotissimo alla Madonna tanto
da coniare il termine Notre Dame e da erigere nel suo nome tutte le
costruzioni Cistercensi, conosceva e riconosceva in particolare due feste a
Lei dedicate: la Natività e l’Assunzione al cielo, anima e corpo, ancor
prima che quest’ultima fosse definitivamente ratificata dal Dogma del 1950.
La
Natività di Maria è, del resto, un’antichissima festa d’origine orientale
fissata a Gerusalemme nella prima metà del secolo V in occasione della
consacrazione della Basilica di Santa Maria, edificata sul luogo della casa
natale di Maria e ufficializzata nel 700d.C. da Papa Sergio I.
In
questo giorno dedicato alla nascita della madre di Gesù, si può seguire per
alcune ore il lento spostarsi del fascio di luce lungo tutta la parete Nord
della navata. Alle 19,00 prossimi alla chiusura canonica dei battenti, un
fantastico raggio di sole proiettato dal rosone centrale raggiungerà infine
l’altare maggiore, illuminandolo di una luce tanto forte da rendere quasi
impossibile fotografare i riflessi che si sprigionano dagli argenti. Anche
se l’altare è stato ricostruito nel ‘700, la posizione centrale raggiunta
dalla luce poco prima di spegnersi al tramonto non lascia dubbi, almeno nel
nostro intimo: il giorno della nascita della madre di Dio è glorificato
sull’altare dalla Luce. Non abbiamo ancora gli strumenti per parlare
tecnicamente di questo fenomeno astronomico, ma già pochi giorni dopo non si
presenta con la stessa intensità, spegnendosi prima di raggiungere il centro
dell’altare.
L’appuntamento dunque sarà per il prossimo settembre, augurandoci di trovare
una deroga alla chiusura delle porte, e non è detto che nell’attesa queste
splendide mura non rivelino qualcosa d’altro.
Nota: