Il simbolismo alchemico del
pavimento di S. Maria di Collemaggio all'Aquila
(secondo la d.ssa Maria Grazia
Lopardi)
Si pubblica per espressa concessione
dell'Autrice,
tratto dal suo libro "Notre Dame di Collemaggio - Conoscenze e misteri
degli antichi costruttori",Ed.Il Ternario
Varcare una soglia tra mondi:
questa è l’impressione che prova chi, adattando lo sguardo alla diversa
luminosità dell’interno, scende lo scalino con un senso di gonfiore al
cuore, come avviene quando l’anima sente qualcosa che le appartiene come un
ricordo d’altre dimensioni. Il respiro si fa profondo ed il passo procede
per impulso proprio sulle orme di un cammino antico noto solo alla
profondità dell’essere, sepolto sotto il peso di bagagli accumulati, troppo
ingombranti per far scorgere quel che pure si intuisce. In noi c’è Chi sa.
Il passo muove sulle losanghe bianche e rosse, quasi mare ondeggiante nel
suo alternarsi di colori. Gli antichi costruttori hanno affidato alle pietre
del pavimento il messaggio più grande che sia mai stato dato all’uomo,
quello espresso dalla quadratura del cerchio, quello sotteso dai miti di
ogni epoca in cui l’eroe attraversa tutta una serie di peripezie, come
Ercole con le sue fatiche, o Ulisse con il suo lungo peregrinare,
sperimentare, soffrire ed andare oltre, come Osiride fatto a pezzi e
ricomposto grazie all’intervento di Iside, come Gesù - concretizzazione del
mito dell’eroe solare-crocifisso alla materia e risorto per salire al cielo.
I passi procedono lenti appena cadenzati dal suono prodotto ed un senso di
trasformazione insorge da dentro e circonda come un’aura colorata.
Il grande segreto affidato
anche alle cattedrali gotiche e nascosto, pur stando sotto gli occhi di
tutti- a chi non l’avrebbe compreso, è quello dell’alchimia, dell’arte della
trasformazione, quella radicale che richiede una morte ed una rinascita, una
sottrazione alla natura umana per recuperare quella divina che spetta
all’uomo per diritto di nascita, per essere fatto a somiglianza di Dio.
L’alchimia è un ritorno a casa da un penoso esilio, è il ritorno all’unità
da una condizione di frammentazione. Un altro passo ed un imperativo
interiore di attenzione: occorre rimanere con il cuore aperto per permettere
al crogiolo alchemico di svolgere il suo compito sottoponendo al fuoco della
purificazione, al campo energetico che la stessa architettura diffonde, di
modificare la coscienza e con essa l’intero essere umano. Il cammino
ordinario, quello di tutti i giorni, quello che richiede un lungo percorso
evolutivo alle prese con gli attaccamenti e le passioni, inizia sin
dall’ingresso attraverso la porta centrale della splendida facciata: le
losanghe bianche e rosse che si sviluppano per cinque rettangoli (il cinque
è il numero dell’intermediazione, è Maria). hanno delle proporzioni speciali
perché ogni pietra può essere iscritta nella mandorla data da due cerchi di
eguale superficie con il centro del secondo che si posiziona sulla
circonferenza del primo. La geometria sacra ci accoglie inserendoci nella
sua armonia: questi primi due cerchi costituiscono il primo giorno della
creazione, il primo movimento dello Spirito, dando luogo alla vesica
piscis, simbolo femminile somigliante alla vulva (vesica in
latino vuol dire anche vagina), ma suggerisce anche l’idea di un pesce
legato all’elemento acqua che è femminile per eccellenza.
E’ noto che nella simbologia
cristiana il pesce sia Gesù (dal greco ictus le cui iniziali stanno
in greco per Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore), colui che cammina sulle
acque e che è stato generato dall’eterno femminino, da Maria Vergine,
la materia che ha in sé il principio di trasmutazione per manifestare l’Uomo
Nuovo, “Quello che deve venire”. La distesa di losanghe esprime dunque
l’idea che si attraversi l’acqua dominando le passioni, ma anche che si
proceda su un cammino di purificazione, un battesimo continuo, immersi
nell’acqua viva - che secondo Ezechiele e Zaccaria...uscirà da
Gerusalemme- e dunque trovarsi soffusi della grazia dello Spirito Santo:
è questa una fase estremamente complessa nel cammino umano perché le
emozioni e le passioni vanno controllate, ma non represse ed il distacco
dalla materia non deve essere ripudio che porta lo Spirito fuori
dell’esperienza, che pure deve fare nella materia per poterla
spiritualizzare. In alchimia si esprime l’operazione da compiere con la
formula del solve et coagula, con continue immersioni nella materia e
separazioni dalla stessa sì da non abbandonarla e fare esperienza ma al
contempo da non esserne catturati e travolti. La losanga, come il quadrato
simboleggia, altresì, la materia con gli elementi che la compongono: terra,
aria, acqua, fuoco ovvero livello fisico, eterico, vale a dire
energetico, astrale, cioè l’aspetto delle emozioni e dei sentimenti,
e mentale, un mentale che non è in grado di cogliere la Verità
oggettiva perché vede il mondo attraverso le lenti colorate dell’astrale.
I passi muovono sulle losanghe:
si impara a camminare sulle acque, a cogliere il messaggio dell’emozione
senza esserne travolti. Ecco che appare una zona in corrispondenza della
Porta Santa, quella che viene aperta in occasione della Perdonanza per la
cancellazione integrale della pena e della colpa per chi entra nella
basilica in una condizione interiore di pacificazione con sé ed il prossimo,
vale a dire pulito dal perdono. Nella quinta fase del disegno del pavimento
le losanghe lasciano il posto a delle croci rosse, come quelle che
ornano la facciata della basilica: la croce rappresenta tradizionalmente la
materia sottoposta alla sollecitazione di forze opposte due a due, quelle
che la portano a ruotare sì da divenire una croce uncinata e quindi un
cerchio.
Ciò è reso possibile dalla
presenza di una pietra diversa, posta al centro del tratto con le croci, in
cui appare una croce-fiore, dato che invece di presentare spigoli, ha un
andamento circolare, proprio come un fiore a quattro petali: è la pietra
filosofale degli alchimisti che consente alla materia di trasformarsi da
piombo in oro, da impura a pura ed incorruttibile. Dal lungo cammino già
percorso sulle acque del divenire, giunge per l'uomo il momento risvegliare
la scintilla divina, la pietra preziosa di cui parla Socrate, che è
presente ma non è in grado di risplendere secondo la sua natura perché
ricoperta da incrostazioni. Il dominio della passioni, il continuo ripetersi
del processo del solve et coagula, porta la pietra preziosa nella
condizione di mandare bagliori, di prendere forza, di attivarsi in pieno per
trasformare la materia sottoposta alla sollecitazione di un elemento
fecondatore.
E’insegnamento
basilare dell’Alchimia che la materia abbia in sé il principio spirituale
per trasfigurarsi, per perdere la sua densità, come Maria salita in cielo
con il corpo. I passi procedono e svelano la fase successiva: le croci
sottoposte al fuoco dello Spirito, iniziano a modificare la loro natura
divenendo tutti fiori, come appaiono ora sul pavimento, in cui tutte le
croci lasciano il posto a fiori a quattro petali, intercalati da figure i
cui otto lati esprimono ancora una volta la dimensione della materia
spiritualizzata, perché a tale concetto si riferisce la valenza simbolica
dell’otto che è il numero di Maria Assunta; non a caso il Paradiso islamico
è ottagonale e l’ottagono è la figura intermedia tra il quadrato della
materia ed il cerchio dello Spirito.
La fase successiva del
pavimento è costituita dal labirinto fatto da
cerchi ed appunto il
cerchio rappresenta in tutte le tradizioni lo Spirito e l’eternità dove non
c’è inizio né fine. Il processo della spiritualizzazione della materia è
compiuto, ma il nostro procedere sul pavimento non ancora dato che, dopo i
cerchi, inizia un nuovo tratto di losanghe: il motivo è suggerito dalla
tradizione iniziatica ed è la compassione che induce chi è pronto a varcare
la porta a tornare nel mondo ad aiutare i suoi fratelli, ma con una
condizione segnalata da una serie di simboli presenti sullo stesso tratto di
pavimento: la stella a sei punte, il sigillo di Salomone in cui il triangolo
con la punta il alto esprime il fuoco, il principio maschile e quello con la
punta in basso l’acqua, il femminile e nell'iniziato i due principi e con
essi tutti gli opposti che la mente
umana è in grado di discernere,
si sono armoniosamente ricomposti in perfetto equilibrio, senza più
contrasti, senza straziante opposizione tra mente e cuore. Il lento
procedere nella navata centrale ha il senso di secoli e millenni, di vite e
fatiche oltre il tempo noto della coscienza del nome e cognome che ci
distinguono. E' il cammino evolutivo attraverso i quattro elementi dove si è
pietra, pianta, animale ed uomo e poi ancora tante gamme di uomini con ciò
in cui ci identifichiamo adesso posto sulle spalle del gigante del passato.
A conferma del messaggio
affidato al succedersi delle figure sul pavimento un altro simbolo è stato
scolpito su un tombino, a confine tra la navata centrale e la destra per chi
entra, prima di pervenire al transetto.
Si tratta di uno strano 4,
quello che René Guènon chiama Quatre de Chiffre, dedicandogli un capitolo nel
libro Simboli della Scienza sacra. E’ il marchio della maestria, la
fase del processo alchemico della morte e della rinascita, in cui appare una
croce che sotto l’effetto del triangolo, la Trinità, lo Spirito che agisce
nella materia, si duplica passando dal quattro all’otto per terminare poi in
un cerchio, lo Spirito. Dunque i maestri costruttori della basilica di
Celestino vi hanno scritto sulla pietra la pagina della conoscenza
dell’Alchimia.