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Incontriamo
Giancarlo Pavat,
Autore di due libri che si completano a vicenda, l'uno uscito tre anni fa
con il titolo "Valcento, gli Ordini Monastico-Cavallereschi nel Lazio
Meridionale" e l'altro, fresco di stampa, intitolato "Nel segno di
Valcento, viaggio nel Lazio meridionale attraverso le simbologie templari e
degli altri Ordini Monastico-Cavallereschi", entrambi pubblicati dalle
Edizioni Belvedere. Attraverso l'amore dello scrittore per queste tematiche
e, soprattutto, per il territorio in cui vive, scopriamo insieme la genesi e
lo sviluppo di questi due saggi e le novità che ci attendono.
1) Giancarlo, vorresti
illustrare ai nostri lettori com'è nata l'idea di scrivere un primo libro
sugli Ordini Monastico-Cavallereschi nel Lazio Meridionale?
Il primo libro, “Valcento”,
uscito nel 2007, che in breve tempo ha visto andare esaurite le poco più di
mille copie uscite dalle rotative, è nato come logica conseguenza di quasi
un decennio di ricerche sul territorio del Basso Lazio (ma non solo del
Basso Lazio) sulle tracce degli insediamenti soprattutto dei Templari ma
pure di altri ordini monastico cavallereschi. Si tenga presente che sino
alle nostre ricerche si sapeva poco o nulla di queste presenze.
Relativamente ai Templari si contavano sulle dita di una mano i siti
indiscutibilmente appartenuti all’Ordine. Lo scopo principale di “Valcento”
e del suo seguito naturale (frutto degli ulteriori tre anni di ricerche) “Nel
segno di Valcento”, appena uscito fresco fresco di stampa, è quello di
far conoscere un determinato territorio, troppo spesso in giustamente
denigrato e vilipeso, magari guardandolo con occhi diversi dal solito.
2)
Da cosa che cosa è poi derivata l'esigenza di integrarlo con una nuova
edizione, che è molto ampliata?
Di fatto non si tratta di una
nuova edizione, ma di un libro completamente nuovo. Lo si intuisce pure
dalla mole, circa un chilo e mezzo di peso, quasi 550 pagine, 50 foto a
colori oltre 60 disegni e tavole illustrate, quattro cartine e numerose
tavole con stemmi e simboli. Ci sono nuovi capitoli e box di
approfondimento, mentre altri capitoli sono stati riscritti. La necessità di
questo nuovo lavoro è sorta per una serie di motivi e concause. Anche per la
volontà dei lettori che desideravano sapere le novità, gli sviluppi, del
proseguo delle ricerche in questi circa tre anni passati dal primo “Valcento”
a “Nel segno di Valcento”. Inoltre, questo nuovo libro tratta temi ed
affronta ricerche riguardanti anche altre regioni italiane. Dalla Sicilia al
Friuli Venezia Giulia, dalla Toscana alle Dolomiti. A forza di cercare le
tracce dei Templari sono saltati fuori pure altri misteri ed latri enigmi,
meritevoli di essere fatti conoscere. “Nel segno di Valcento” è
davvero una sorta di viaggio seguendo il sentiero tracciato da enigmatiche
simbologie.
3) La tua Ricerca richiede
sia un'attività sul campo, che lo spoglio delle fonti letterarie: quale ti
ha appassionato maggiormente durante le fasi di stesura?
Il grande storico greco Polibio, il quale diceva
che gli storici, o comunque coloro che
scrivono di storia, si dividono in due categorie. Quelli che si immergono
nell’esperienza concreta, in pratica svolgono ricerche sul campo, e quelli
che preferiscono trasferirsi comodamente in una buona biblioteca. Per la
cronaca Polibio stimava di più quelli della prima categoria. Io ho cercato
di fare entrambe le cose, ma lo ammetto, mi ha affascinato ed esaltato
soprattutto l’attività sul campo. Spesso davvero avventurosa, come qua e là
racconto nel libro, indulgendo in righe autobiografiche, tra rovine, cripte
e chiese dimenticate, corruschi castelli, grotte e cunicoli. Senza questo
spirito d’avventura, non va scordato che io sono appassionato pure di
alpinismo,e speleologia, non sarei mai riuscito a fare alcune scoperte.
4) Tornando al tuo ultimo
libro, lo hai già presentato in diverse occasioni, riscuotendo grande
interesse presso il pubblico e gli addetti ai lavori; quali sono le nuove
date e le località?
“Nel segno di Valcento”
è stato presentato in sedi prestigiose riscuotendo ovunque grande successo
di pubblico e di critica. Ad
Alatri
proprio nel Chiostro di San Francesco dove si trova il misterioso affresco
con il “Cristo
nel labirinto”, a Roma presso il Museo Storico della Guardia di Finanza
(cui si riferiscono quasi tutte le foto pubblicate a lato, genti,mente
messe a disposizione dell'Autore, n.d.r.), a Falvaterra (FR)
presso l’accogliente saletta interna del Caffè Sagittario ricavato
nell’antico castello fabraterno. Il 12 febbraio, “Nel segno di Valcento”
sarà a L’Aquila, per un incontro con i giovani e giovanissimi, una
iniziativa per contribuire a non far dimenticare l’Aquila, l’Abruzzo a quasi
due anni dalla terribile scossa del 6 aprile 2009. Io sono nato a Trieste il
20 giugno 1967, ed il 6 maggio 1976 non avevo ancora nove anni quando la mia
regione fu devastata dal terribile sisma. Sebbene fortunatamente, la casa
dei miei genitori rimase in piedi e Trieste non dovette lamentare vittime,
il ricordo di quei giorni, della paura, del terrore, dell’irrompere nella
vita, fino a quel momento tranquilla di un bambino, della dura realtà, è
ancora ben vivo, profondamente radicato nel mio animo. Ecco perché sono
vicino, e non poteva essere altrimenti agli abruzzesi e a tutti coloro che
vengono colpiti da simili tragedie.
Tornando al mio nuovo libro,
sono, inoltre, in programma, presentazioni al Museo Preistorico di Pofi
(FR), a Latina, a Pistoia ed in altre località italiane.
5) Pensi di proseguire
questo progetto di ricerca o che cosa ti aspetti da esso?
E’ sin da quando ero un
ragazzino che sono appassionato alla storia ed ai suoi misteri. Quindi è
ovvio che continuerò a svolgere ricerche, ovunque ne avrò la possibilità. Mi
ritengo fortunato ad aver potuto continuare a coltivare una passione della
gioventù. Non a tutti è concesso. Una passione che, devo ammetterlo, mi ha
dato molte soddisfazioni. Non ultime le interviste da parte di media e
famosi programmi televisivi nazionali, come ad esempio “Voyager” di RaiDue.
In questo caso la soddisfazione maggiore è aver contribuito a far conoscere
(e quindi a far valorizzare e proteggere) l’ormai famoso affresco con il “Cristo
nel labirinto” di Alatri. Che per anni era rimasto marcire nel totale
disinteresse ed incuria. E’ doveroso ringraziare l’Amministrazione Comunale
alatrense guidata dal sindaco dottor Costantino Magliocca, con i testa gli
assessori dottor Giulio Rossi ed avv. Remo Costantini, che nel corso degli
anni mi hanno permesso di svolgere studi e ricerche e che si sono attivati
in tutti i modi per permettere ad un pubblico più vasto di fruire di
quest’opera d’arte unica al mondo, riuscendo a fare in modo che venissero
stanziati finanziamenti per il suo restauro. Anche di tutto ciò si parla “Nel
segno di Valcento”, perché rientra proprio tra gli scopi a cui si
accennava all’inizio. Ripeto, far conoscere il proprio territorio, il
proprio paese; si ama e si protegge solo ciò che si conosce.
Ringrazio Giancarlo Pavat e
a nome dei lettori di questo sito porgo lui un affettuoso 'in bocca al
lupo'! |
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Giancarlo Pavat durante la presentazione del
suo ultimo libro presso il Museo della Guardia di Finanza di Roma tenutasi
il 15/12/2010
Giancarlo Pavat e altri relatori intervenuti
alla presentazione del suo ultimo libro presso il Museo della Guardia di
Finanza di Roma (15/12/2010)
G. Pavat con il ricercatore e scrittore Osvaldo Carigi (15/12/2010)
G.Pavat con lo scrittore Cristian Vitali (15/12/2010)
Pubblico alla presentazione del libro di G. Pavat del 15/12/2010
Il prof. Giuseppe Fort, Tommaso Pellegrini e Domenico Pelino
(15/12/2010)
G.
Pavat con, da sinistra a destra:Adriano Forgione, Tommaso Pellegrini e il
gen. Luciano Luciani (15/12/2010)
G.
Pavat con Giulio Coluzzi e l'autrice di questa intervista,
Marisa Uberti, davanti all'ingresso del cunicolo che conduce al Labirinto di
Alatri (dicembre 2009) |