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Ilion (Troia): nove città costruite guardando il cielo di Adriano Gaspani I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica Osservatorio Astronomico di Brera - Milano adriano.gaspani@brera.inaf.it
La vicenda della guerra di Troia ha affascinato l’uomo fin dal momento in cui secondo la tradizione Omero ne narrò alcuni eventi, relativi al decimo anno di combattimento, nell’Iliade, mentre il problema della sua storicità è divenuto oggetto di dibattito solo con il sorgere della moderna critica delle fonti storiche, dalla fine del XVIII secolo, in poi.
La collina di Hisarlik in Anatolia dove sono in corso gli scavi archeologici per portare alla luce i resti dell’antica città di Troia.
Gli scavi compiuti a Troia da Heinrich Schliemann tra il 1870 e il 1890, da Wilhelm Dorpfeld nel 1893 e 1894 e dall’americano Carl William Blegen dal 1932 al 1938 hanno contribuito a tener desto e ad approfondire ulteriormente l’interesse riguardo la possibile storicità o meno dell’opera omerica. La ripresa degli scavi da parte di Manfred Korfmann nel 1988 ha riportato nuovamente all’attualità il sito, lungo 150 metri e largo 200, posto a 37 metri di quota, sulle rive del fiume Scamandro, in Anatolia.
Evoluzione della struttura urbanistica della città di Troia dal 3000 a.C. fino al 500 d.C.
Oltre all’archeologia, anche l’archeoastronomia è stata chiamata a fare la sua parte analizzando accuratamente le orientazioni degli edifici e quelle degli assi delle porte praticate nelle grandi mura delle 9 città fortificate, disposte una sopra l’altra, e comunque tutto ciò che gli scavi archeologici hanno messo in evidenza, strato dopo strato, epoca dopo epoca, cultura dopo cultura, dal Neolitico in poi, rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali, e a discutere i risultati, alla luce del bagaglio culturale tipico dell’astronomia greca, ittita, ma anche di quella delle popolazioni proto-ittite che risiedevano in quella zona prima del 2000 a.C. quando gli Ittiti e i Luvi arrivarono in Anatolia, scendendo da nord lungo il Caucaso, e della simbologia rituale ad essa connessa, prestando molta attenzione alla possibile esistenza di simbologia o criteri di orientazione tipicamente non greci. I risultati dell’indagine archeoastronomica, eseguita nel 2004 da chi scrive, hanno mostrato che il fatto più importante sembra essere stato lo stravolgimento radicale dei criteri di orientazione astronomica intervenuto durante le due fasi più antiche dell’evoluzione della città. In entrambe le fasi però appare evidente una notevole cura nell’allineare gli edifici secondo alcune linee stellari significative, seppur molto diverse da una fase all’altra.
La ricostruzione di una delle prime fasi di Troia (a sinistra); a destra, la grande rampa di accesso all’acropoli come è stata messa in luce dagli scavi archeologici. È estremamente probabile che le due fasi corrispondano a popolazioni caratterizzate da aspetti culturali profondamente diversi, come anche l’archeologia sembra confermare bene. In entrambi a casi comunque dovrebbe trattarsi di Proto-ittiti in quanto il periodo storico coperto dalle prime due fasi è quello antecedente al 2000 a.C., epoca in cui in Anatolia si stabilirono le popolazioni degli Ittiti e dei Luvi.
Cambiamento radicale di orientazione dalla fase I (a sinistra) alla fase II (a destra) della città. Le due planimetrie non sono in scala. Nelle epoche successive Troia rimase un avamposto dell’impero Ittita, almeno fino al 1200 a.C. quando quest’ultimo si frantumò sotto gli attacchi dei Popoli del Mare.
Ricostruzione dell’aspetto della città di Troia nel periodo in cui è stata ambientata l’Iliade omerica. I criteri stellari di orientazione che sono emersi dall’analisi archeoastronomica di Troia I e II potrebbero considerarsi tipici delle popolazioni proto-ittite precedenti al 2000 a.C.? Questa è una domanda a cui è molto difficile rispondere in quanto non è detto che le orientazioni astronomiche rilevate nelle prime fasi della città siano così significative in questo contesto da essere ritenute un caso generale nella cultura astronomica e simbolica dei Proto-ittiti, di cui peraltro si conosce molto poco, ma certamente anche in questo caso l’archeoastronomia ha contribuito, come è avvenuto in molti altri casi, ad aumentare il nostro bagaglio di conoscenze relativamente ad una popolazione antica ancora molto poco nota.
Una panoramica degli scavi in corso
L’anfiteatro costruito in epoca romana
Alcune di queste orientazioni, come l’allineamento di una delle porte praticate nelle mura dell’acropoli verso il punto di levata delle stelle della Croce del Sud, che a quei tempi era visibile, vengono mantenute anche nelle fasi successive, in particolare durante la fase VI/VIIa, cioè la Ilion celebrata da Omero, che per il resto, dal punto di vista archeoastronomico, si dimostra ben poco interessante, e spariscono completamente nella Ilium romana, dove prevalgono i criteri tipici della centuriazione eseguita a fini di pura e semplice pianificazione territoriale come era di abitudine per i Romani (Autore: Adriano Gaspani, ottobre 2008) Sezioni correlate in questo sito:
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