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                                                             I CELTI E LA FONDAZIONE DI MILANO

 

                                                                                                     (di Adriano GAspani)

                 (Nota del webmaster: ultima parte di in lavoro composto da 4, in questo sito. In fondo, si vedano le parti correlate. Grazie)

               

La festa di TRINVXTION SAMONI SINDIVOS era la più importante presso i Celti e si svolgeva, concomitantemente alla levata eliaca della stella Antares, nei giorni che separavano l’anno vecchio da quello nuovo.  La festa che doveva anche soddisfare alcuni vincoli lunari essendo celebrata nel sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo giorno del mese di Samonios come stabilisce il Calendario di Coligny, e quindi 2, 3 e 4 giorni dopo l’ultimo quarto della Luna, rappresentava un periodo favorevole, ideale per iniziare qualsiasi attività e in questa data potrebbe essere collocabile la fondazione del nucleo gallico della città di Milano, allora nota come “Medhelanon”, da parte di Belloveso, principe gallico che condusse in Italia, attraverso le Alpi, il surplus della popolazione di svariate tribù galliche transalpine.

Tito Livio racconta nella “Historiae” la vicenda di Belloveso (libro V, 34):

<< Quanto al passaggio dei Galli in Italia, ecco le notizie che ci sono pervenute: mentre a Roma regnava Prisco Tarquinio, il supremo potere sui Celti, che rappresentano un terzo della Gallia, era nelle mani dei Biturigi; questi mettevano a capo di tutti i Celti un re. Tale fu Ambigato, uomo assai potente per valore e ricchezza, sia propria che pubblica, perché sotto il suo governo la Gallia fu così ricca di prodotti e di uomini da sembrare che la numerosa popolazione si potesse a stento dominare. Costui, già in età avanzata com’era, desiderando liberare il suo regno dal peso di quel sovraffollamento, lasciò intendere ch’era disposto a mandare i nipoti Belloveso e Segoveso, giovani animosi, in quelle sedi che gli dei avessero indicato con gli auguri: portassero con sé quanti uomini volevano, in modo che nessun popolo potesse respingerli al loro arrivo. A Segoveso fu quindi destinata dalla sorte la selva Ercinia; a Belloveso invece gli dei indicavano una via ben più allettante: quella verso l’Italia. Quest’ultimo portò con sè il soprappiù di quei popoli, Biturigi, Arverni, Senoni, Edui, Ambarri, Carnuti, Aulerci. Partito con grandi forze di fanteria e di cavalleria, giunse nel territorio dei Tricastini.

Di là s’ergeva l’ostacolo delle Alpi; e non mi meraviglio certo ch’esse siano parse insuperabili, perché nessuno ancora le aveva valicate, almeno in quello spazio di tempo che la storia può abbracciare, salvo che si voglia prestar fede alla leggenda fiorita intorno ad Ercole. - Ivi, mentre i Galli si trovavano come accerchiati dall’altezza dei monti e si guardavano attorno chiedendosi per quale via mai potessero, attraverso quei gioghi che toccavano il cielo, passare in un altro mondo, furono trattenuti anche da uno scrupolo religioso, perché fu riferito loro che degli stranieri in cerca di terre erano attaccati dal popolo dei Salvi. Quegli stranieri erano i Marsigliesi, venuti per mare da Focea. I Galli, ritenendo tale circostanza un presagio del loro destino, li aiutarono a fortificare, nonostante la resistenza dei Salvi, il primo luogo ch’essi avevano occupato al loro varcarono le Alpi; e, sconfitti in battaglia i Tusci non lungi dal Ticino, avendo sentito dire che quello in cui si erano fermati si chiamava territorio degli Insubri, lo stesso nome che aveva un cantone degli Edui, accogliendo l’augurio del luogo, vi fondarono una città che chiamarono Mediolanium>>.

Secondo Livio, quindi l’epoca di fondazione della cità è da collocarsi cronologicamente al VI secolo a.C., in quanto il regno di Tarquinio Prisco si stese dal 616 a.C. al 579 a.C., mentre la fondazione di Marsiglia da parte dei coloni focesi avvenne nel 600 a.C. circa.  La fondazione di una nuova città, come era d’uso presso i Celti, corrispose alla definizione di un centro sacro, detto con un termine greco “omphalos” e di uno spazio altrettanto sacro, centrato su di esso e delimitato da un’aratura rituale compiuta in senso orario, in accordo con il moto apparente degli astri che popolano la sfera celeste, seguita dalle offerte propiziatoria agli dei e dalla scelta del nome che doveva essere di buon auspicio e spesso racchiudeva un teonimo.

Esistono numerose ipotesi sull’origine del nome di Milano: La più nota vede nell’etimologia romano-gallica di Mediolanum il significato di “terra di mezzo”, ma esiste anche la tesi di chi attribuisce a “Medhelanon” il significato di “centro di perfezione”, vale a dire  nemeton” cioè santuario a cielo aperto delimitato da un recinto sacro, connesso con gli astri (ricordiamo che la radice gallica “nem”, presente anche nell’irlandese antico ha il  significato di “cielo” nel senso di sfera celeste).  Questa interpretazione è quella che più si addice al territorio racchiuso dall’antico sacro recinto di Medelhanon.

Ricordiamo a questo proposito l’iscrizione di Vaison, in Francia, incisa in caratteri greci, ma lingua gallica, su una pietra votiva, che recita:

<< Segomaros villoneos toutios nemausatis eioru belesami sosin nemeton >>

cioè “Segomaro, figlio di Villo (o Villu) cittadino di Nemausis (odierna Nimes, in Francia) ha dedicato alla dea Belisama, questo recinto sacro”.  Lo sviluppo di Medelhanon fu successivamente abbastanza lontano dal modello standard di oppidum celtico circondato dal tipico ed imponente “murus gallicus” ma la realtà protourbana preromana di Milano si estese intorno al “nemeton” senza alcuna struttura atta alla fortificazione, come confermano i recenti scavi condotti dagli archeologi, in occasione dei lavori per la realizzazione della linea 3 della Metropolitana Milanese.  Alla luce degli ultimi elementi emersi, sembra confermarsi un modello di città che si è sviluppata attorno ad una zona-santuario, che aveva funzioni molteplici: religiose, militari, giudiziarie, amministrative, commerciali.  Considerazioni relative all’altimetria ed all’assetto viario, suggeriscono che l’ubicazione del “nemeton” fosse da ubicarsi nella zona dove ora è piazza della Scala.

 

L’iscrizione di Vaison

La fondazione della città verrebbe a coincidere con la dedicazione del santuario, presumibilmente avvenuta nella data più propizia: l’inizio dell’anno secondo il calendario celtico, legato alla levata eliaca della stella Antares; evento che nel VI secolo a.C. cadeva attorno alla metà di novembre del calendario giuliano.

Il profilo del recinto sacro, oltre che la sua ubicazione, è stato oggetto di numerosi studi e di alcuni convegni in cui si sono confrontati archeologi, archeoastronomi, topografi, storici, esperti di toponomastica e di tradizioni locali e più in generale celtiche.

L’ipotesi che sembra essere quella più accreditata corrisponde ad un’idea di Maria Grazia Tolfo, una ricercatrice di storia milanese, che mise in evidenza, in una sua pubblicazione del 1981, l’esistenza di una anomalia di forma approssimativamente ovale, nella struttura viaria della città, presente sia nell’antica cartografia sia attualmente nel centro della città, come emerse successivamente dall’analisi delle fotografie aeree, eseguita da A. Gaspani, qualche anno dopo.

La stessa studiosa mise anche in evidenza che l’anomalia risultava rispettata anche dall’andamento delle mura romane paleocristiane le quali, nel settore nord-orientale della città, deviavano dalla linea retta per proseguire lungo un segmento di ellisse, per poi continuare lungo le direzioni che però non erano in accordo con l’andamento usuale della centuriazione che i gromatici romani stabilivano quando frazionavano le terre.

 

Fotografia aerea del centro di Milano dove si ipotizza fosse posto il nemeton gallico

L’andamento delle mura romane, messo in evidenza dagli scavi degli archeologi, rispettava comunque l’andamento della struttura dell’abitato gallico più che la convenzionale centuriazione definita dalla linea del “Kardo” parallela alla direzione del meridiano astronomico locale e da quella del “Decumano” allineata parallelamente alla linea equinoziale.  Poichè è ormai assodato che i Celti fondavano i loro santuari secondo le indicazioni dei loro Druidi, i quali tenevano in gran conto le direzioni di sorgere e di tramontare dei corpi celesti visibili ad occhio nudo nel cielo, nel 1997 A. Gaspani e S. Cernuti affrontarono il problema di determinare per mezzo di sofisticate tecniche matematiche quale fosse il profilo geometrico, la sua collocazione e l’orientazione più probabile dello spazio sacro in relazione alle anomalie della struttura viaria della città e soprattutto dell’andamento anomalo delle mura romane, documentato archeologicamente e messo in evidenza da M. G. Tolfo.  I risultati mostrarono ben presto che il “nemeton” primigenio aveva una forma approssimabile con un’ellisse con un asse maggiore di 433 metri allineato lungo una direzione coerente con la levata eliaca di Antares all’orizzonte naturale locale verso sud-est e con il punto di tramonto del Sole al solstizio d’estate dietro il profilo del Monte Rosa a nord-ovest.  L’asse minore risultò essere lungo 323 metri e allineato verso nord-est nella direzione della levata eliaca della stella Capella, che per la gente celtica identificava la data di celebrazione della festa di Imbolc in onore della del Brig, e anche della sua levata ordinaria dietro il profilo del Resegone.

 

 

Le direzioni geografiche principali secondo le quali è orientato il nemeton di Medelhanon sono quelle del Resegone a Nord-Est e del Monte Rosa a Nord-Ovest. Tali direzioni furono anche astronomicamente significative durante il VI sec. a.C.

L’incrocio delle due direzioni fornì la posizione del centro dell’area sacra, l’”omphalos”, come avvenne in altri casi documentati sia al di qua che al di là dell’arco Alpino, il quale corrisponde ad un punto attualmente posto in Piazza della Scala lungo la direzione di Via Manzoni che è allineata molto bene lungo l’asse minore del “nemeton” e che è uno dei tracciati viari più antichi documentato anche in epoca preromana.  I risultati vennero comunicati durante alcuni seminari e descritti nel volume “L’Astronomia dei Celti” uscito nello stesso anno per i tipi di Keltia editrice in Aosta.

Ad onor del vero, va ricordato che la coincidenza tra i fenomeni astronomici visibili lungo gli assi e la posizione del monte Rosa e del Resegone, montagne importanti nell’ambito dell’evoluzione storica milanese, fu messa in evidenza da G. Oneto nelle sue pubblicazioni dal 1997 al 2002 e lo stesso autore mise in evidenza che il profilo altimetrico dell’area mostra che il nemeton sorge su una motta alta 121 metri al cui forma ovale ricalca bene quella assegnata al nemeton il quale, per questa ragione, risultò ellittico e non circolare come ci si potrebbe aspettare di primo acchito.  Usualmente i Celti fondavano le loro città secondo la complicata procedura descritta in precedenza, ma richiedevano anche che fossero gli dei ad indicare quando, mostrando agli uomini un evento eccezionale, quale segno della loro volontà.

 

                                                                                          

Perchè improvvisamente si decida di fondare un santuario occorre una ierofania, un evento strabiliante che deve rimanere per sempre a ricordo dell’accaduto.

Nel 583 a.C. si verificò nell’emisfero per ben due volte nell’arco di un mese una grande congiunzione planetaria che coinvolse Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, in cui i pianeti raggiunsero la maggior vicinanza tra loro per ben due volte nell’arco di 16 giorni, il 7 ed il 23 Agosto del calendario giuliano.

Il 7 agosto i cinque pianeti erano raggruppati entro un settore ampio 18.3 gradi, mentre il 23 agosto il raggruppamento raggiunse i 16.4 gradi, ma se si simula l’evento al computer ci si accorge che il periodo di massima spettacolarità del fenomeno fu quello che intercorse tra il 21 luglio e il successivo 19 agosto i cui i pianeti tramontavano uno dopo l’altro in una direzione mediamente di azimut astronomico pari a 300 gradi.  La data della fondazione del “nemeton”, sarebbe prossima a quella che gli storici suggeriscono per l’arrivo dei Galli di Belloveso.  Nel 1997 A. Gaspani mise in evidenza che la spettacolare congiunzione planetaria del 583 a.C. mostrava i pianeti che tramontavano lungo la direzione nord-occidentale dell’asse minore del “nemeton” primigenio durante il periodo dell’anno in cui i Galli celebravano la festa di Lug e che quindi l’evento inconsueto avrebbe potuto essere in relazione con la sua fondazione.

 

                                                                                            

Un passo successivo, in tempi recenti, fu l’analisi della geometria del “nemeton” mettendo in evidenza che i semiassi dell’ellisse oltre ad essere in sequenza pitagorica, corrispondevano a valori interi qualora fossero espressi utilizzando come unità di misura lineare il cosiddetto “tricubito celtico”, di cui era stata trovata traccia di utilizzo durante l’età del Ferro, sia nell’Oppidum di Bibracte, capitale del regno degli Edui, in Gallia, che nel Nemeton di Libenice e nell’Oppidum di Zavist, entrambi in Boemia, edificati dai Celti Boi, prima della loro migrazione in Ialia, nell’area bolognese; mediamente un tricubito celtico valeva 1.35 metri.  Ebbene l’asse maggiore del nemeton primigenio valeva 8 volte 40 tricubiti, per un totale di 320 tricubiti, mentre l’asse minore era esteso 6 volte 40 tricubiti per un totale di 240 tricubiti; va da se che la misura di 40 tricubiti fu probabilmente la lunghezza della corda usata per stabilire le dimensioni dell’area sacra, riportandola 6 volte nella direzione della levata di Capella dietro il Resegone e 8 volte nella direzione, pressochè ortogonale, del tramonto del Sole solstiziale estivo dietro il monte Rosa.  L’allineamento di un luogo sacro lungo la direzione di tramonto del Sole solstiziale estivo dietro una montagna distante non è una novità nel mondo antico celto-germanico, basta ricordare il tramonto del Sole al solstizio d’estate dietro il Brocken visibile dalla sommità dell’altura del Mittelberg dove fu rinvenuto il disco di Sangerhausen (Nebra) e dove è stato poi scoperto un luogo fortificato di forma ellittica allineato lungo tale direzione attivo da prima del 1600 a.C. fino in epoca medioevale.  Neanche la definizione della posizione di un “omphalos” in corrispondenza dell’intersezione di due direzioni astronomicamente significative poste in connessione con i particolari orografici che definiscono il paesaggio locale risulta essere una novità, in quanto tale abitudine e documentata in ambito celtico dell’età del Ferro, ma addirittura in ambito monastico medioevale irlandese qualora fosse da fondare una chiesa cristiana di particolare importanza, anche fuori dalla Verde Isola.

Rimane ora una domanda da porsi e cioè quale possa essere stata l’affidabilità cronologica del racconto di Tito Livio.  A questo proposito si è provato a verificare quale fosse l’epoca in cui la orientazione del “nemeton” fosse in miglior accordo con le direzioni astronomicamente significative che sono state messe in evidenza, mediante un processo di ottimizzazione al computer.

Il risultato mostra una buona convergenza per un’epoca pari al 555 a.C. che è un po’ più recente di quanto raccontato da Tito Livio, ma che comunque si pone entro il VI secolo a.C.

L’incertezza di questo risultato è elevata, oltre 50 anni in più o in meno, in quanto gli allineamenti disponibili sono pochi, e la procedura potrebbe anche essere, per certi versi, discutibile ma comunque il secolo è quello giusto e i conti alla fine tornano abbastanza bene.  A questo punto vale la pena di trarre alcune conclusioni da quanto affermato fino ad ora.

In primo luogo il “nemeton di Medelhanon” fu deliberatamente progettato secondo una forma approssimativamente ellittica, dimensionato secondo l’unità di misura più diffusa tra le popolazione celtiche dell’età del Ferro, ed orientata utilizzando alcuni criteri astronomicamente significativi connessi con gli eventi celesti tradizionalmente associati alle feste celtiche (Galliche).

In secondo luogo, il paesaggio ha giocato un ruolo determinante ai fini della scelta dell’ubicazione del “nemeton”: il tramonto del Sole al solstizio d’estate avveniva dietro il Monte Rosa, mentre la levata di Capella avveniva dietro il Resegone.

 

                                

              Possibile ricostruzione del “nemeton di Medelhanon” con indicati gli allineamenti astronomicamente significativi

L’area sacra del “nemeton” è stata centrata nel luogo dove entrambi i fenomeni astronomici potevano essere osservati in relazione al paesaggio.  La stella Capella andava in levata eliaca a fine Marzo (nel VI secolo a.C.), mentre il Solstizio estivo avveniva il 27 Giugno, quindi ogni anno nel  giorno del solstizio d’estate, alla mattina poteva essere osservata la levata ordinaria di Capella dietro il Resegone e alla sera il tramonto del Sole dietro il Monte Rosa, ricreando le condizioni iniziali di fondazione.  In terzo luogo l’ottimizzazione della datazione sulla base degli allineamenti astronomici ha portato ad una epoca pari al 555 a.C. con un’incertezza di 50 anni circa.

Tito Livio indica come termine di raffronto il regno di Tarquinio Prisco e la fondazione di Massilia. L’epoca di fondazione del Nemeton di Medehlanon, nel VI secolo a.C.  sembrerebbe essere confermata molto bene anche dall’Archeoastronomia.  In più il profilo geometrico del “nemeton” mostra una raffinata geometria che comprende 4 triangoli pitagorici.

La terna pitagorica era nota ai Druidi gallici del VI sec. a.C., probabilmente si, come alcuni storici latini affermano nelle loro opere.  Nel 583 a.C. avvenne la spettacolare congiunzione di 5 pianeti (Venere, Giove, Saturno, Marte e Mercurio) nella costellazione del Leone presso la stella Regulus.

La spettacolare congiunzione planetaria multipla avvenuta nel 583 a.C. la quale coinvolse i cinque pianeti visibili ad occhio nudo: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno i quali tramontarono uno dopo l’altro lungo l’asse maggiore del “nemeton”.

I pianeti si videro tramontare uno dopo l’altro dietro il Monte Rosa, per molte sere, lungo l’asse maggiore del “nemeton”, in Luglio e in Agosto, in concomitanza con la festa di Lugh. Probabilmente fu un evento determinante ai fini della fondazione del Nemeton di Medehlanon.

Ricordiamo anche che tra le tribù che Belloveso guidò in Padania, secondo la leggenda, erano presenti anche gli Ambarri. I Druidi degli Ambarri hanno sviluppato il Calendario di Coligny, quindi è facile ipotizzare che fossero esperti di Astronomia. 

A questo punto può essere interessante cercare nel mondo celtico qualche sito archeologicamente ben documentato il quale possa essere paragonato all’antica struttura e all’antico significato rituale e simboliche che rivestì il nemeton di Medelhanon e mettere in evidenza eventuali similitudini. Ancora una volta è necessario rivolgersi al mondo proto-storico irlandese. In particolare dobbiamo recarci nel luogo più sacro della storia e della mitologia irlandese: la Collina di Tara: l’antica residenza dei re supremi d’Irlanda.

Le prime notizie storiche scritte relative a Tara risalgono alla metà del

VI secolo d.C. e sono per lo più contenute in manoscritti, in poemi, nelle

vite di alcuni santi, soprattutto quella di S. Patrizio, in registrazioni

annalistiche monastiche e nelle liste dei nomi dei re d’Irlanda.

Il materiale documentario combina insieme, miti, leggende e fatti storici e

il tutto spesso è difficilmente separabile nelle singole componenti per

cui e’ talvolta difficile riuscire a comprendere quali siano state le vicende

storiche effettivamente avvenute a Tara. Una delle più grosse difficoltà incontrate dagli storici e dagli archeologi che si occupano dell’insediamento di Tara e’ proprio l’estrarre quello che dovrebbe essere la verità storica, da questa massa di notizie mitologiche e leggendarie, soprattutto per quanto riguarda il periodo più remoto durante il quale Tara fu fondata e quando la maggior parte delle strutture oggi visibili, fu edificata: esattamente come avviene nel caso dell’antico nucleo sacro di Milano.

 

Il sito di Tara (Co. Meath, Irlanda): e’ parzialmente visibile il “Rath na Rioch”, il recinto ovale che mostra marcatissime similitudini con la delimitazione del “Nemeton di Medelhanon”.

La collina di Tara è ubicata circa a metà strada tra le città di Dunshaughlin

e Navan nella campagna della parte meridionale della contea di Meath,

nell’Irlanda orientale.

Il sito di Tara è molto complesso e comprende più di 30 strutture

distribuite per circa 2 Km lungo il bordo di un basso altopiano ad una quota

di circa 155 metri s.l.m. Ad ovest l’altopiano si interrompe con una scarpata e dal sito di Tara è possibile, guardando verso ovest, contemplare uno spettacolare paesaggio  che permette di spingere lo sguardo per molti chilometri lungo il “Central  Plain of Ireland” cioè l’altopiano centrale irlandese.  La collocazione topografica fu di fondamentale importanza ai fini della  scelta del sito dove edificare l’insediamento che sorge su una collina che anticamente fu di notevole interesse politico e rituale, ma soprattutto un  importante luogo sacro.

 

 Il Rath na Rioch di Tara (Co. Meath, Ireland)

 

In Irlanda, ma anche in tutta l’Europa celtica, i luoghi elevati erano

considerati luoghi sacri e venivano spesso utilizzati dai druidi per le

assemblee e le cerimonie religiose.

L’idea dell’utilizzo di un luogo elevato per facilitare il contatto tra

l’uomo e la divinità è un concetto di derivazione indoeuropea che diventò

successivamente anche un elemento tipico del Cristianesimo. 

Inoltre i luoghi sacri fortificati, che in ambito alpino italiano sono detti

santuari d’altura”, avevano presso i Celti anche una funzione di reciproca

intervisibilità, improntata ad esigenze di difesa contro gli attacchi esterni.

Proprio a Tara questa caratteristica fu sfruttata, secondo la leggenda, da

S.Patrizio, primo vescovo d’Irlanda per prevalere sui druidi pagani del re

Laoghaire.

 

A Tara sono presenti decine di strutture risalenti all’età del Ferro irlandese.

Nelle vicinanze esiste Teltown il luogo in cui è storicamente attestato lo svolgimento delle “Oenach Tailten”, le assemblee presiedute direttamente dal re di Tara e dedicate al dio celtico Lug la cui data durante l’anno pare fosse definita dalla levata eliaca di Sirio o di Regolo e che corrispondeva alla festa di Lugnasad, all’inizio di Agosto. Tornando a Tara si rileva che la maggior concentrazione di monumenti è posta sulla cima della collina e nei dintorni a qualche chilometro di distanza esistono altri 5 siti fortificati, che sono anche luoghi sacri, la cui posizione fu ritualmente scelta tutto intorno alla collina di Tara secondo dei criteri astronomicamente significativi, i quali avevano anche importanti risvolti di tipo rituale e sacro. Verso sud abbiamo Rath Maeve, a nord-est è posto Rath Lugh, a nord è posto Rathmiles, ad ovest è ubicato il Riverstown Enclosure e a sud-ovest troviamo il Ringlestown Rath. Appare quindi evidente che Tara appartiene ad un sistema più ampio formato da almeno 6 siti tra loro collegati sia dal punto di vista politico e soprattutto da quello rituale per cui e’ possibile aspettarci che la loro distribuzione spaziale e quindi le singole ubicazioni siano state definite in origine secondo particolari criteri che i rilievi eseguiti in loco dallo  scrivente durante l’agosto del 2003 e la successiva analisi archeoastronomica hanno permesso di identificare.

Non possiamo escludere a priori che anche a Milano possa essere esistita una configurazione simile con il nemeton posto in corrispondenza del centro sacro del territorio, ma con intorno altri siti fortificati e sacri appartenenti ad altre tribù insubri che con il nemeton di Medelhanon avrebbero potuto costituire una rete di luoghi sacri e di centr di potere.

 Tara è il più importante tra i “siti reali” d’Irlanda, compresi Dun Ailinne  nel Leinster, Cruachain nel Connacht ed Emain Macha nell’Ulaid (Ulster), i quali furono le sedi dei “rig” che si combatterono ferocemente per secoli. Tutti i siti sono dotati di una o più strutture circolari delimitate da un vallo e da un corrispondente terrapieno, lunghe strutture lineari e fonti di acqua sacra.

Se esaminiamo il “Rath na Rioch” cioè il sacro recinto reale di forma ellittica osserviamo che si tratta di un recinto rituale destinato a delimitare uno spazio sacro più che un recinto edificato con funzione difensiva, in quanto il vallo è posto all’interno rispetto alla palizzata e non all’esterno come avviene, secondo logica, nel caso di tutti i siti fortificati di origine celtica.  Lo stesso accade nel caso degli altri “siti reali” capitali delle altre tre province. Si tratta quindi di una struttura rituale non destinata a proteggere chi stava dentro da eventuali pericoli esterni, ma a difendere chi stava fuori da potenti forze ultraterrene che venivano in questo modo contenute e confinate all’interno del recinto sacro.

Il profilo ellittico del “Rath na Rioch” di Tara

Il “Rath na Rioch”, che mostra stringenti similitudini con il nemeton di Medelhanon, sembra risalire ad un’epoca posta tra il 400 a.C. e il 100 a.C.,quindi in piena età del Ferro irlandese, quindi sembra essere un po’ più recente del recinto sacro primigenio di Milano. Il “Rath na Rioch” comprende la Tech Cormaich, la residenza reale di re Cormac mac Airt e il cosidetto “Forradh”, che in antico irlandese significa “piattaforma”. Le sue dimensioni sono 326 metri per l’asse maggiore e 244 metri per quello minore. La cosa interessante è, però, che la palizzata, anche se si tratta di una delimitazione sacrale, fu aggiunta a posteriori, rispetto alla costruzione del terrapieno, in un’epoca in cui esistettero necessità di difesa. Lo studio archeoastronomico di Tara è stato eseguito da Adriano Gaspani a seguito di una campagna di rilievi eseguita sul posto il 6 Agosto 2003. Poiché il sito di Tara è molto esteso, circa 2-3 Km, gli azimut geodetici di orientazione degli allineamenti sono stati ottenuti semplicemente sulla base delle coordinate planimetriche dei vari punti di stazione GPS, così come le loro reciproche distanze.

 

 

  Rete GPS stesa in corrispondenza della Collina di Tara il 6 Agosto 2003 da Adriano Gaspani al fine di eseguire lo studio archeoastronomico del sito archeologico. Al centro si nota la struttura ellittica del “Rath na Rioch” la quale mostra spiccate similitudini con il nemeton di Medelhanon.

Nel sito di Tara e nelle sue vicinanze sono presenti numerosi allineamenti astronomicamente significativi. Prendiamo inizialmente in esame il recinto reale noto come Rath na Rioch, esso è caratterizzato da una forma ellittica i cui assi sono orientati in modo tale da essere astronomicamente significativi.  L’asse maggiore del recinto ellittico passa per la sommità della “Teach Cormaic”, esattamente dove e’ attualmente posta la Lia Fail andando poi ad intersecare l’orizzonte naturale locale, presso le Cooley Mountains (mitologicamente note per essere state il luogo in cui avvennero gli avvenimenti narrati nel Tain Bo Cualinge) nel punto in cui, durante l’età del Ferro, era visibile le levata della stella Deneb, nella costellazione del Cigno.

Anche in questo caso, come abbiamo messo in evidenza nel caso di Milano, rileviamo l’esistenza di linee astronomicamente significative poste in relazione con taluni particolari orografici tipici del paesaggio  posto in lontananza. Alla latitudine dell’Irlanda, Deneb era circumpolare, ma siccome l’altezza dell’orizzonte naturale locale rispetto a quello astronomico è dell’ordine dei 6 gradi, la stella era vista sorgere non molto lontano del punto cardinale Nord.

L’asse minore del recinto ellittico e’ risultato essere allineato verso il punto di levata eliaca della stella Spica, fenomeno visibile, prima dell’alba, durante la prima decade di Ottobre.

 

Il“Rath na Rioch” in una mappa ottocentesca

Il calcolo delle probabilità ci mostra che la particolare orientazione del Rath na Rioch” potrebbe essere casuale solamente con un livello di probabilità pari al 4.3% quindi con un livello del 95.7% l’orientazione del recinto ellittico è stata deliberatamente e consapevolmente stabilita, durante la seconda metà del I millennio a.C.

Sulla collina di Tara esistono svariate altre linee astronomicamente significative la trattazione delle quali non è però pertinente all’argomento trattato in questa sede, di conseguenza qui ci si limiterà a discutere le similitudini tra i due recinti ellittici di Milano e di Tara.

A questo punto è necessario eseguire un confronto stretto tra i due manufatti e discutere criticamente i riultati.

In primo luogo va detto che gli scavi archeologici eseguiti a Milano non hanno mostrano fino ad ora tracce evidenti dell’esistenza del  Nemeton e nemmeno l’esistenza di una discontinuita’ collocabile cronologicamente al VI sec. a.C. Questo fatto non è un problema poiché se la delimitazione dello spazio ellittico avvenne tracciando un fossato ed erigendo un terrapieno, la traccia di questi manufatti dovrebbe essere completamente invisibile in un luogo che ha subito nei secoli un’intensa urbanizzazione.

Il secondo fatto interessante e’ che strutture simila all’ellisse di  Medelhanon si rilevano in Gallia, in ma soprattutto in Irlanda, ad esempio oltre alla già citata collina di Temair (Tara),  si rilevano le strutture ellittiche risalenti all’età del Ferro a Freestone Hill, a Caherdrinny, a Carn Tigherna, a Benagh, a Mooghaun, ed in numerosi altri siti protostorici irlandesi.

 

  Dal punto di vista geometrico l’ellisse di Medelhanon è caratterizzata dall’avere le lunghezze degli assi in proporzione pitagorica, infatti se “2a” indica l’asse maggiore e “2b” quello minore, si rileva che:

                          2a = 433 metri ; 2b = 323 metri

  quindi il rapporto assiale vale:

                                       a/b=1,34

  In particolare, con ottima approssimazione si rilevano i seguenti rapporti pitagorici validi per ciascuno dei quattro settori in cui l’ellisse può essere divisa:

                              a/4 = b/3 = c/5 = 54 metri

Nel caso del Rath na Rioch a Tara si rileva che gli assi sono in proporzione pitagorica tale per cui:

                                2a = 326 metri ; 2b = 244 metri

  Con un rapporto assiale pari a:

                                          a/b=1,34

come a Milano…

In particolare, con ottima approssimazione si rilevano i seguenti rapporti pitagorici validi per ciascuno dei quattro settori in cui l’ellisse può essere divisa:

                           a/4 = b/3 = c/5 = 41 metri

L’uso di rapporti lineari simbolici e’ documentato in Irlanda, ma solo a Bibracte, nel caso del cosiddetto Bacino Monumentale, in Gallia nel I sec. a.C.

Il Rath na Rioch a Tara

Dopo aver messo in evidenza l’esistenza di similitudini geometriche tra il “Rath na Rioch” di Tara ed il Nemeton di Medelhanon, possiamo prendere in esame le similitudini simboliche.

Sia il nemeton di Medelhanon sia il Rath na Rioch sorgono su un’altura, quindi in posizione elevata rispetto al territorio circostante come si conveniva ad un luogo sacro.

In secondo luogo i due toponimi hanno lo stesso significato:

                              Medelhanon = Terra di Mezzo

                                         Midhe = Terra di Mezzo

Sia Temair (Tara) che Medelhanon rivestirono la stessa funzione simbolica di centro sacro:  Medelhanon fu il centro sacro degli Insubri, Temair  fu il centro sacro per eccellenza in Irlanda.

Nel caso volessimo accettare invece l’ipotesi avanzata da alcuni studiosi la quale prevede per il termine Medelhanon il significato di centro di perfezione allora dobbiamo ricordare che Temair era il luogo dove esistevano le migliori scuole per formare i druidi, gli storici, i poeti ed i guerrieri di tutta l’Irlanda : era il centro di perfezione per eccellenza.

Dobbiamo anche ricordare che Temair era la sede di un “ard Ri” cioe’ un re di tutte le “tuatha”, cioè le tribù;  Medelhanon e’ tradizionalmente fondata da Belloveso, cioe’ un “Rix” di una comunita’ comprendente secondo il racconto di Tito Livio, genti provenienti da svariate tribù galliche.

Sia Medelhanon che Temair  materializzano la nozione simbolica di “centro sacro” definito dall’intersezione di 2 direzioni astronomicamente significative che interagiscono con il paesaggio locale: a Medelhanon e’ il tramonto del Sole solstiziale estivo dietro il Monte Rosa e Levata di Capella dietro il  Resegone, mentre a Temair abbiamo la levata di Spica dietro le alture di Kopestown Church e la levata a di Deneb dietro le Cooley Mountains.

A questo punto la conclusione è che i criteri geometrici, astronomici e simbolici che vennero applicati nella costruzione dell’antica struttura ellittica milanese e in quella irlandese sono pressoché gli stessi, indice questo che essi dovevano rappresentare un patrimonio comune diffuso presso la maggioranza delle popolazioni celtiche presenti sul territorio europeo durante l’età del Ferro. Il Rath na Rioch di Temair (Tara) rappresenta quindi un buon termine di confronto per valutare come doveva essere il nemeton di Medelhanon, con la differenza che a Temair non e’ intervenuta l’urbanizzazione a distruggere le tracce dell’antico recinto sacro, come invece è capitato nel caso di Milano

                             

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(Autore: Adriano Gaspani)

Parti precedenti:

4) Sole, Luna e Stelle dei primi Celti d'Italia (A. Gaspani)

3) La misura del Tempo presso i Celti d'Irlanda (A. Gaspani

2) Il Calendario di Coligny (A. Gaspani)

1) L'Astronomia dei Celti (A. Gaspani)

 

Sezioni correlate in questo sito:

 

www.duepassinelmistero.com                                                                                                              Avvertenze/Disclaimer

                                                                                  Maggio 2012