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Il mio incontro con la filosofia Buddista

                                                                             (Rita d'Abbene)

In questo momento storico ove tutto è incerto, precario, offuscato, molti di noi sono alla ricerca spasmodica di verità, di certezze.

Ricordo che da piccola cercavo il mio faro. Spesso, già dai miei primi 10 anni risuonava in me un’immagine, lontana ma concreta. I monaci erano lì, con le loro vesti rosso -arancioni. Mi chiamavano, con il suono del loro “mantra”, tra le montagne maestose ed aride. Uomini dalla storia antica e misteriosa, detentrice di millenarie conoscenze…

Tanto tempo è passato da allora, io sono cresciuta e la vita mi ha riportato in quel mio punto d’origine,  ma solo un po’ diverso.

Era l’anno ’90. Anno in cui caparbiamente e senza un preciso motivo, volli fare una vacanza su un’isola scomoda da raggiungere. Sembrò impossibile quella vacanza, ma tutto alla fine mi spinse là. Per quale motivo albergava in me tanta caparbietà, nonostante le difficoltà si accavallassero numerose? In quel momento non lo sapevo.

La risposta arrivò in poco tempo: proprio in quel campeggio, sull'isola tanto faticosamente raggiunta, mi giunse un dono. Chi erano quelle persone che cantavano una frase incomprensibile ma dal bel suono?

Fu così che incontrai il Buddismo.

In pochi giorni contattai alcuni praticanti di Milano. “Che bello!”- mi dissi – “il mio sogno si realizza!”

Quella prima sera fu unica. Avete presente il dejà-vu? Mi bastò aprire quella porta. Sento i brividi ancora adesso…. “Li conosco tutti!” - pensai -  Fu una sensazione strana ma bellissima. Erano tutti seduti in terra con le gambe incrociate nella posizione del loto (allora si faceva così). Formavano un cerchio. Sentii i loro sguardi orientati verso di me, che ero curiosa e nello stesso tempo spaventata. Lo spavento durò pochi istanti. Ero tornata a casa!

Da allora sono passati tanti anni e vi confesso che non mi sento arrivata; sono appena partita per un lungo viaggio, ancora tutto da scoprire. Sì, è così, nonostante i miei anni di pratica so di avere tantissime cose da imparare. Se ripenso a tutti quegli anni in cui la domenica mattina correvo alla messa… Per carità rispetto le altre credenze religiose, ma allora pregavo per implorare, per chiedere, perché mi giungesse qualcosa dall’alto o da fuori di me! Il buddismo,  mi ha fatto conoscere l’altra verità, quella diversa, opposta.  Medito, per guardarmi dentro, per imparare a conoscermi. Il mio è un lavoro d'introspezione, in cui l’unico obiettivo è la trasformazione di me stessa ...e del mio ambiente.

Per ora, mi limito a raccontarvi un po’ del buddismo che conosco, solo alcune  informazioni, che tenterò di arricchire in futuro; fiduciosa che questo mio semplice e modesto racconto stimoli curiosità e voglia di scoperta almeno in  alcuni di Voi, così come accadde a me un po’ di anni fa…..

Cosa intendo con la parola “trasformazione”?

Il mio scopo (ovviamente lo condivido con tutti gli altri buddisti), è quello di riuscire a vivere un’esistenza piena e soddisfacente, qui e adesso. Le corazze acquisite durante l’infanzia e l’adolescenza diventano ingombranti e pesanti, spesso d'intralcio alla mia evoluzione impedendomi di trovare un ruolo ed una dimensione in questa vita. I problemi piccoli o grandi, le complicazioni quotidiane, mi hanno fatto pensare spesso a queste domande: cos’è la vita e che significato ha la morte? Dove trovo la felicità o serenità? (come preferite)....

In quella prima riunione mi spiegarono subito, che alla base di questa pratica buddista, è insita una teoria fondamentale:

ogni essere umano possiede uno stato vitale illuminato, definito buddità, che tende verso una felicità vera, profonda ed assoluta, la quale va al di là delle circostanze negative che si possono incontrare nel corso della vita. Questo stato permette di affrontare e superare le sofferenze, stimolando e rafforzando le nostre infinite capacità, che a volte restano latenti e che spesso non crediamo neanche di possedere. Questo è il buddismo di Nichiren Daishonin.

Mi spiegavano che per sperimentarlo non era necessario fuggire dalla realtà, né tanto meno rifugiarsi in un monastero. Non era necessario che mi affidassi ad un essere superiore (cosa che avevo vissuto da bambina). Non ero obbligata a seguire regole rigide o rinunce. Ciò mi piacque molto.

Mi dissero che era una pratica che funzionava per tutti, perché (così mi spiegarono) la soluzione ad ogni problema è già pronta dentro di noi. Dove? Nell’infinita potenzialità dell’essere umano! Tale assunto mi piacque molto perché mi dava fiducia. Iniziai.

Ricordo quella prima frase, dal suono misterioso ma attraente che usciva dalle mie labbra... Quel suono, man mano prendeva forma ed iniziava ad avere un senso. Ripetevo Nam-Myoho-Renghe-kyo ogni giorno (l’allenamento è importante, come quello degli atleti) e gradualmente riconoscevo in me emozioni come gioia, collera, serenità, paura, etc. Era il risultato di quello stimolo, lo stesso che rigenerava spirito e corpo (attingendo alla mia fonte interiore), con un’ondata positiva e rivitalizzante. Ecco cos’era!

Un po’ di storia del Buddismo

Nell’india del 500 a.c. Siddharta, dopo anni di ricerche e meditazioni, intuì finalmente la causa del problema: gli esseri umani soffrivano perché la loro visione della realtà era falsata. Di conseguenza le loro stesse azioni li portavano inconsapevolmente verso l’infelicità. Siddharta (chiamato anche Shakyamuni, cioè il saggio degli sakya, dal nome del suo popolo) insegnò la via per illuminare la propria esistenza e vivere in armonia con l’ambiente nell’arco di oltre 40 anni di predicazione. Il Sutra del Loto fu l’ultimo dei suoi insegnamenti. In esso rivelò l’esistenza di una forza vitale universale, che è in grado di generare, permeare e regolare tutti i fenomeni della vita.

Nel 1253 in Giappone da tempo fiorivano innumerevoli correnti e scuole di pensiero buddista. Nichiren Daishonin (giovane monaco, molto studioso) visitò i principali templi per comprenderne a fondo le varie dottrine. Dopo 15 anni di ricerca arrivò a stabilire un nuovo tipo di pratica basato sugli insegnamenti del Budda Shakyamuni e le successive interpretazioni date da grandi studiosi e filosofi indiani, cinesi e giapponesi. Nichiren affermò che l’essenza di questa dottrina era contenuta nella frase Nam-myoho-renghe-kyo (Myoho-renghe-kyo è il titolo del Sutra del Loto nella sua versione cinese del 406 d.c.)

Ciò significava che la recitazione di questa frase risvegliava progressivamente la propria natura illuminata. Questa trasformazione, liberava un’energia positiva interiore che consentiva di vedere la realtà, e quindi di viverla ed affrontarla in un modo nuovo. Secondo Nichiren, qualcosa di profondo e sconosciuto dentro di noi raggiungeva l’io razionale. Ecco che allora l’impossibile poteva accadere!

L’insegnamento di Nichiren, rimase confinato in Giappone  per quasi 700 anni. Finalmente nel 1928 T. Makiguchi (direttore di una scuola elementare) e J. Toda (giovane insegnante) si convertirono al buddismo di Nichiren e due anni dopo fondarono a Tokyo “la Società Educativa per la creazione di valore”. Nacque così il primo nucleo organizzato di praticanti laici, l’embrione della Soka Gakkai.

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale sorsero le prime repressioni a danno dei membri di questa neonata società e ci furono i primi arresti.

Nel 1947 al neo gruppo si aggiunse il giovane Daisaku Ikeda (l’attuale presidente che porterà la S.G. anche a far parte dell’ONU come organizzazione non governativa). L’obbiettivo si allargò e la S.G. si impegnò a diffondere gli ideali di pace attraverso gli scambi culturali ed il dialogo tra i popoli.

In Italia il movimento mosse i suoi primi passi negli anni ’70 del XX secolo.

Filosofia buddista

Noi siamo l’universo e l’universo è dentro di noi…….Difficile capirlo con la mente razionale.

Il poeta William Blake scriveva:

Vedere il mondo in un granello di sabbia

e il cielo in un fiore di campo,

tenere l’infinito nel palmo della tua mano,

e l’eternità in un’ora”.

La vita comprende l’infinito movimento dello spazio e del tempo che è intorno a noi, con il ritmico ciclo di nascita e morte cui tutti sono soggetti: esseri umani, alberi, stelle…Questo movimento è trasformazione, vibrazione continua. L’energia, la luce, il mare, i pensieri, il movimento dei pianeti e delle stelle. Tutto è regolato da un ritmo vitale. Il mantra di cui ho parlato prima, racchiude il ritmo dell’universo, o suono dell’universo. Questo è il punto di partenza del buddismo: il misterioso ritmo del mutamento continuo di tutte le cose, della loro impermanenza. Il ciclo dove niente si distrugge, ma tutto si trasforma, un pensiero, un’emozione, noi stessi, le onde del mare, le foglie di un albero.

Aggiungo a ciò anche l’importanza del significato della  simultaneità della causa e dell’effetto. Quel che siamo o quel che accade è sempre riconducibile ad una causa che sta dentro di noi e che, proprio per questo, possiamo cambiare in meglio. Meditando, recitando il mantra, ci sintonizziamo con l’energia dell’universo. Così riportiamo armonia nella nostra vita. L’effetto si manifesta nella nostra quotidianità. Questo buddismo non mira ad estraniare le persone dalla vita quotidiana per cercare un’idealistica tranquillità. Al contrario, le mette in grado di attraversare ed affrontare il percorso della vita in modo diverso, sviluppando una potenzialità interiore nascosta in tutti gli esseri umani, chiamata Buddità.

Il segreto quindi non è cercare di non aver problemi, ma imparare a vivere bene in mezzo ad essi. Oppure: per una condizione statica ed immodificabile all’apparenza, possono esistere miriadi di soluzioni già pronte a manifestarsi. La nostra mente tende a limitare le possibilità. Quando la speranza manca, la paura vince. Una visione ristretta delle potenzialità della vita può bloccare tutto ed imprigionarci.

Corpo e mente sono inseparabili (inseparabilità del tutto), legati fra loro. Da duemilacinquecento anni il Buddismo afferma che gli aspetti fisici e spirituali hanno un’origine comune.

Uno stress psicologico può provocare una malattia fisica. Una disfunzione corporale può avere effetti sull’umore o sui pensieri. Il sistema nervoso e quello immunitario sono come due parti di un tutto, che comunicano continuamente fra loro. Ecco quindi che lo stato vitale profondo ha un’influenza concreta sul corpo e sulla mente. Attivando la tonalità giusta, tutto si modifica positivamente e si armonizza.

 Il Karma

Karma è un antico termine sanscrito che significa “azione”. Qualsiasi azione (causa), mentale, verbale o fisica, produce una reazione (effetto). Tale effetto può essere immediato o lontano nel tempo. Nessuna causa svanisce nel nulla, nonostante le apparenze; piuttosto si accumula dentro di noi in una sorta di magazzino, nell'attesa di essere attivata.

Il concetto di karma (comune alle filosofie sorte in India) compare per la prima volta nelle Upanishad, uno dei testi fondamentali del Bramanesimo. Questo concetto è stato interpretato in modi diversi secondo le scuole di pensiero. Alcuni vedevano la sofferenza derivante dal cattivo karma con l’unica soluzione nell’annullamento dei desideri per arrivare al noto Nirvana. Altre scuole di pensiero passavano attraverso pratiche ascetiche ed esercizi di perfezionamento spirituale  da completare nell’arco di numerose esistenze. Altri delegavano le pratiche ai monaci, che sostenevano con offerte di cibo, vesti e denaro assicurandosi così la felicità dopo la morte.

Infine il buddismo di Nichiren Daishonin insegna invece, partendo dal Sutra del loto, che ogni persona ha dentro di sé la potenzialità di cambiare il corso dell’esistenza qui ed ora, indipendentemente dal bagaglio carmico che porta sulle spalle. Tutto questo senza complicate pratiche ascetiche e senza bisogno di alcun intermediario, monaco o laico.

Continueremo il discorso, ma per il momento concluderei con un’affermazione di Daisaku Ikeda:

Il ventesimo secolo è stato caratterizzato da un osceno e totale disprezzo per la vita umana.Ha depauperato, inaridito e contaminato le sorgenti della vita. I progressi ed i miglioramenti realizzati in tale periodo sono stati praticamente tutti di ordine materiale e fisico, mentre è innegabile che, per quanto riguarda la dimensione interiore, invece di avanzare si sia andati indietro. In un percorso che sembra a senso unico, la vita spirituale dell’umanità si è ristretta e atrofizzata, prigioniera di quello che il Buddismo definisce “piccolo io”, una condizione d'isolamento che si verifica quando vengono recisi i legami fra gli esseri umani e fra questi e l’universo”.

...Meditate gente, meditate! ….

                                                                              (Rita d'Abbene rita.dabbene@hotmail.it )

Bibliografia:

“Felicità in questo mondo” - ed. Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

“Il libro Tibetano del vivere e del morire”  Sogyal Rinpoche - ed. Ubaldini Editore

Sezioni correlate in questo sito:

Simbologia e Cultura orientale

 

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