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                                                               Enigmi padano-alpini     

                  Oetzi, i Sumeri, i Camuni e l’asteroide di Köfels

 

                                                                                 di

                                                                   Adriano Gaspani

                                                   I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica

                                                 Osservatorio Astronomico di Brera - Milano

                                                               adriano.gaspani@brera.inaf.it

 

Non molto tempo fa alcuni giornali riportarono una curiosa notizia relativa alle vicende di Oetzi cioè quello che è conosciuto come l’Uomo di Similaun. Ricordiamo che i resti di un essere umano vissuto intorno al 3000 a.C. e deceduto in circostanze non ancora del tutto chiare mentre cercava di attraversare le Alpi, furono rinvenute nell’area della valle dell’Otzthal presso il confine tra il territorio italiano e quello austriaco. La morte di Oetzi  fu provocata del repentino peggioramento delle condizioni atmosferiche in alta quota, ma anche da una freccia con cui era stato colpito e la cui cuspide è stata ritrovata conficcata, durante l’esame del suo corpo mummificato, nella sua schiena.  

 

           

                               Uno scorcio dell’attuale abitato di Köfels (Austria)

La valle dell’Otzthal non è molto distante dalla cittadina austriaca di Köfels la quale sorge entro i resti di un cratere di impatto  del diametro di 1,5 Km, dovuto alla caduta di un grosso meteorite di circa 1300 metri di diametro il quale colpì il suolo secondo una traiettoria il cui angolo di impatto fu dell’ordine dei 6°.

 

                               

 

La palla di fuoco che si generò fu dell’ordine di 5 km di diametro. L’oggetto era un piccolo asteroide del tipo degli Atena, i quali originalmente erano in orbita intorno al Sole su una traiettoria dinamicamente risonante con quella della Terra. Le conseguenze di questo tremendo impatto furono catastrofiche: numerosi territori, anche a rilevante distanza, furono distrutti sia dal calore generato dall’esplosione, sia dall’onda d’urto propagatasi nell’atmosfera, che dalla fortissima onda sismica che si generò in seguito all’urto dell’oggetto contro il terreno.

 

                             Traiettoria percorsa dall’oggetto poco prima di colpire il terreno a Köfels

 

Il basso angolo d’impatto fece si che il piccolo asteroide durante la sua traiettoria discendente decapitasse la montagna del Gamskogel posta poco sopra l’attuale cittadina di Langenfeld, ad 11 km di distanza da Köfels, e questo lo fece esplodere nella palla di fuoco di 5 km di diametro prima di toccare il suolo. L’enorme onda di pressione che venne a formarsi polverizzò le rocce sottostanti tanto che l’impatto finale avvenne con un corpo fluido e quindi non venne scavato un cratere vero e proprio, ma si generò la depressione in cui ora è posta la cittadina di Köfels. Il basso angolo d’impatto fece si che l’asteroide compisse un lungo viaggio all’interno dell’atmosfera della Terra e quindi la scia di fumo e gas generata sia stata molto lunga, tanto che potrebbe essere stata avvistata anche in Medioriente ed in Egitto. La collocazione cronologica dell’epoca i cui avvenne l’impatto è sempre stata piuttosto problematica, ma recentemente due studiosi inglesi, Alan Bond  (direttore di Reaction Engines, una compagnia inglese specializzata nello sviluppo di sistemi di propulsione spaziale) e Mark Hempsell, docente di astronautica alla Bristol University,  hanno analizzato una tavoletta di origine sumera, conosciuta dagli esperti con il nome di Planisfera e con il numero d'archivio K8538, e secondo i risultati delle loro ricerche, su di essa sarebbe descritta la comparsa nel cielo di un oggetto che poi sarebbe quello che si è schiantato sul territorio austriaco dove oggi sorge la città di Köfels.

 

                                       La tavoletta K8530 (la Planisfera) conservata al British Museum di Londra

 

Secondo i due studiosi la tavoletta “Planisfera” descriverebbe quindi una delle antiche catastrofe naturali avvenute sulla Terra e osservate dall’occhio dell’Uomo. Il reperto fu scoperto dall’archeologo inglese Herny Layard nel 1845 tra i resti della libreria del palazzo reale di Ninive, capitale del regno assiro, vicino all’odierna città irachena di Mosul e custodita nel British Museum, e per oltre 150 anni ha resistito a qualsiasi tentativo di interpretazione. Ora dopo il lavoro di Bond e Hempsell, durato 8 anni, i segni presenti su una tavoletta sumerica (tra l'altro molto parziale e rimaneggiata) narrerebbero «eventi avvenuti nel cielo prima dell'alba del 29 giugno del 3123 avanti Cristo» e farebbero riferimento all'avvistamento di un meteorite che successivamente avrebbe colpito la Terra, appena oltre l'attuale frontiera italiana.

 

La tavoletta K8530 su cui sarebbe registrata la caduta dell’asteroide caduto a Köfels

 

Queste ricerche sono state pubblicate dai due studiosi britannici nel recente libro “A Sumerian Observation of Köfels”. La tavoletta risalirebbe al 700 a. C. e su di essa sarebbero stati copiati alcuni appunti di un antico astronomo sumero che realmente avrebbe visto l'asteroide avvicinarsi alla Terra in quella notte di oltre 5 mila anni fa. Costui avrebbe descritto il corpo celeste come una enorme «pietra bianca che si avvicinava», e che spazzava via tutto quello che incontrava. Sulla tavoletta sumerica oltre al testo cuneiforme, sono tracciati disegni che descrivono la posizioni di alcune stelle e costellazioni per cui è stato possibile determinare ragionevolmente la collocazione cronologica proposta da Bond ed Hempsell i quali affermano che alcuni simboli presenti sulla tavoletta descrivono accuratamente la traiettoria di un grande oggetto che attraversava la costellazione dei Pesci e che si avvicinava sempre di più alla Terra.

 

                 

                                       Simulazione dell’impatto di un asteroide sulla Terra

Almeno la metà dei simboli tracciati sulla tavoletta si riferirebbero all’asteroide, mentre tutti gli altri descrivono la posizione delle nuvole e delle costellazioni. Le conseguenze di questo tremendo impatto furono ovviamente catastrofiche: numerosi territori, anche lontani da Köfels, furono distrutti e poiché l’area geografica che corrisponde alla Valcamonica e all’arco alpino subito a nord-ovest, nel IV millennio a.C. era popolata, decine di migliaia di persone dovrebbero essere morte in seguito al cataclisma. Curiosamente quel periodo coincide con la presenza di Oetzi in quella zona alpina. Recentemente un archeologo trentino, Domenico Risi, ha proposto una curiosa ipotesi in relazione all’Uomo di Similaun e cioè che Oetzi fosse stato vittima di un sacrificio umano rituale compiuto in occasione della caduta dell’asteroide e dei suoi effetti devastanti. Il cadavere di Oetzi sarebbe posi stato essiccato dal vento ad alta temperatura generatosi dopo l’esplosione e conservato fino alla data della scoperta dalla neve e dal ghiaccio che l’hanno ricoperto. Tale ipotesi va però oltre qualsiasi possibilità di verifica di tipo scientifico quindi personalmente la ritengo poco probabile ed anche piuttosto azzardata, anche in relazione all’incertezza con cui è possibile accettare le conclusioni di Bond ed Hempsell.

 

   Rappresentazione artistica dell’impatto dell’asteroide sulla cima del Gamskogel prima dell’esplosione finale.

A questo proposito è utile eseguire alcune considerazioni: lo schema adottato dai due studiosi inglesi per stabilire la collocazione cronologica dell’impatto sulla base delle iscrizioni contenute nella tavoletta sumera è basato su alcuni seguenti criteri. Il primo è quello che la K8538 indica il ventesimo giorno di un mese lunare, che parte con il novilunio e copre parzialmente i nostri mesi di Giugno e Luglio, di un anno compreso tra il 3500 a.C. e il 2000 a.C.; in secondo luogo le posizioni planetarie indicate sulla tavoletta erano tali che un pianeta era posto nella costellazione dei Gemelli, due pianeti posti nel Cancro e nessun pianeta posto nei Pesci. L’analisi delle configurazioni planetarie ha mostrato che il 29 Giugno del 3123 a.C. sembra essere la data più probabile, tra una ventina di candidate, per la collocazione cronologica dell’impatto dell’asteroide. Rimane ora un altro problema da risolvere e cioè che nel IV millennio a.C. l’area geografica alpina in cui è avvenuto l’impatto era densamente popolata da popolazioni che, soprattutto nella Valcamonica, hanno prodotto complessivamente circa 300.000 incisioni rupestri di tipo figurativo, cioè che descrivono scene reali, e nonostante abbia eseguito una ricerca molto accurata quando, nel 2001, pubblicai il volume "LA CIVILTA' DEI CAMUNI, Sole Luna e Stelle nell’Antica Valcamonica" (Keltia, Ed. Aosta), non è stato possibile mettere in evidenza l’esistenza di petroglifi che possano riferirsi in qualche modo alla registrazione dell’evento che dovette aver avuto effetti devastanti nella valle.

 

                                                                

Il misterioso simbolo ciclomorfo camuno tracciato sulla parete di roccia presso il Capitello dei Due Pini a Paspardo, in Valcamonica: secondo alcuni potrebbe essere una rappresentazione connessa con la memoria storica dell’evento del Köfels.

 

Ad onor del vero a quel tempo qualcuno mi propose l’identificazione delle rappresentazione dell’evento nel simbolo ciclomorfo  tracciato su alcune steli e massi monumentali prodotti dalla cultura camuna durante il calcolitico, e che vede l’esempio più antico nel misterioso petroglifo tracciato sulla roccia del Capitello dei Due Pini, presso il paese di Paspardo, in Valcamonica,  ma c'è una discrepanza cronologica tra il calcolitico camuno e la datazione dell’impatto, che a quel tempo era considerata molto più antica rispetto a quanto ora ipotizzato da Bond ed Hempsell. La collocazione cronologica proposta dai due studiosi potrebbe anche essere coerente con il petroglifo di Paspardo il quale potrebbe conservare la memoria storica dell’osservazione della caduta dell’asteroide, tanto da essere diventato un oggetto di culto frequentemente tracciato sulle steli e sui massi sacri calcolitici camuni.

    Il petroglifo tracciato sul menhir di Ello

 

 Anche sul menhir di Ello presso Lecco, in Lombardia, abbiamo una rappresentazione simile a quelle camune e coeva ad esse. Anche in questo caso potrebbe essere ipotizzata una possibile correlazione con la memoria storica dell’evento o addirittura con la diretta osservazione della caduta dell’asteroide. E’ comunque necessaria molta cautela ed un’analisi storica, archeologica ed archeoastronmica molto accurata e rigorosa prima di per poter avanzare ipotesi in tal senso.

(Autore:Adriano Gaspani)

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                                                                              Marzo 2010