Nasce il 1 novembre del
1834 ad Arcidosso, un paesino situato sul Monte Amiata, nella Maremma
Toscana. Suo padre Giuseppe, svolge il lavoro di “vetturale” o barrocciaio,
mentre sua madre Biagioli Fausta si dedica alle mansioni di domestica.
Nell’anno 1848, David Lazzaretti, cagionevole di salute, inizia a svolgere
il mestiere di suo padre. Sposa nel 1856 Carolina Minucci dalla quale avrà
cinque figli dei quali solo due gli sopravvivranno, Turpino e Bianca. Si
arruola nell’Esercito Piemontese, nel 1859, partecipando alla battaglia di
Castelfidardo.
Nel 1868 inizia una
prima predicazione tra la popolazione locale. Si rifugia nel Convento
abbandonato di S. Angelo vicino a Montorio Romano dove affermerà, in
seguito, di aver ricevuto da S. Pietro il sigillo che da allora porterà
impresso sulla fronte ( due C rovesciate separate da una croce ).
Si fa murare nella
grotta del Convento per rimanervi 47 giorni in preghiera e digiuno. Con il
tempo i suoi adepti crescono in numero e nel 1869 torna ad Arcidosso per
edificare la Nuova Chiesa. Nonostante i lavori vengano interrotti a causa di
un grave incidente, egli prende in affitto un podere dove si ritroveranno a
lavorare quasi 200 persone.
Nel Luglio del 1859,
sulla cima del Monte Labro, un rilievo montuoso alto 1190 metri, sul
versante sud-ovest del Monte Amiata, inizia a costruire la Turris
Davidica edificata con pietre a secco. Accanto ad essa, David
Lazzaretti, fa erigere una Chiesa di 12 metri per 12 e poco distante l’Eremo
che avrebbe in seguito ospitato gli eremiti penitenzieri.
Nel 1870, il Lazzaretti,
fonda l’Istituto degli Eremiti Penitenzieri e Penitenti scegliendo tra gli
amici più fidati, 33 componenti. Raggiunge poi l’Isola di Montecristo dove
trascorre 40 giorni in preghiere e digiuno.
Scrive “Il
risveglio dei Popoli” dal contenuto profetico e legislativo per la
società della Santa Lega o Fratellanza Cristiana che egli fonderà nello
stesso anno.
Nel 1871 viene arrestato
con l’accusa di Truffa e rimesso in libertà grazie all’aiuto dell’Avvocato
Giovanni Salvi. Pubblica “Avvisi e Predizioni di un Incognito Profeta”,
“Sogni e Visioni di Davide Lazzaretti”ed altre opere.
L’anno successivo viene
completata la costruzione della cappella e dell’eremo sul Monte Labro e si
aggiungono ai seguaci due sacerdoti del convento di Gradoli, Imperiuzzi e
Polverini. Ad essi si unisce frate Ignazio Mikus come eremita stanziale.
Nel 1873 Davide si
ritira alla Certosa di Trisulti.
Conosce a Torino Don
Giovanni Bosco e nel suo ritiro presso la Certosa di Grenoble in Francia,
scrive “Le livre des Fleurs Celestes” di contenuto
apocalittico.
Tornato sul Monte Labro
viene arrestato e condotto a Rieti. In carcere viene sottoposto a perizie
psichiatriche subendo un processi istruttorio a Rieti e un processo
d’appello a Perugia. Nel 1874 ottiene la sentenza di piena assoluzione
tramite gli avvocati Mancini, Salvi e Ceci.
Tornato sul Monte Labro
egli scioglie le due società che in sua assenza sono risultate inaffidabili
e prende in affitto la tenuta di Baccinello per avere un miglior punto di
raccolta di manodopera. Nel 1875 a Torino nella casa di Don Bosco conosce il
giudice francese Leon du Vachat che risulterà di estremo aiuto economico per
la comunità del Monte Labro.
Davide Lazzaretti inizia
un continuo pellegrinaggio in Francia dove scriverà il suo libro più
significativo: “La mia Lotta con Dio, ossia il Libro dei Sette Sigilli”,
anch’esso di natura profetica ed apocalittica e dove anticiperà “L’Età
della Nuova Legge del Diritto” e la fondazione delle “Sette città Eternali”.
Nel 1877 compie un
viaggio in Inghilterra per incontrare vari esponenti di chiese protestanti.
A distanza di pochi mesi, David viene richiamato a Roma dal Santo Uffizio e
costretto a scrivere ai Sacerdoti sul Monte Labro per convincerli a
sciogliere la congregazione. Il gruppo di Eremiti rimane fedelmente sul
Labro ed elegge i 12 apostoli.
Lo Stato Pontificio,
proclama allora, tutti gli scritti del Lazzaretti, eretici e sovversivi.
Davide Lazzaretti
ritornato sul Monte Labro, annuncia la processione verso i Santuari di
Arcidosso e Castel del Piano annunciandola come il “Il manifestarsi al
Popolo Latino”.
Il Delegato di Pubblica
sicurezza di Arcidosso tenta di dissuadere la processione del 18 agosto
promettendo un permesso speciale.
Incalzato dai suoi
seguaci ai quali ha profetizzato accadimenti miracolosi fin dal giorno 14,
mai avveratisi, è costretto a far partire la processione e così
discende il Labro alla testa del corteo.
Alle porte di Arcidosso
i fatti degenerano e la folla che assiste inizia a lanciare sassi dai lati
della strada che colpiscono sia il corteo che le forze dell’ordine.Il
Delegato per la Sicurezza intima l’arresto della processione che invece
prosegue.
Egli allora ordina di
aprire il fuoco e Davide Lazzaretti viene colpito alla fronte da un
bersagliere. Morirà la sera in una abitazione in località Bagnore.
La sua salma verrà
accolta soltanto nel cimitero di Santa Fiora per intercessione del parroco
del luogo e gli edifici sul Labro saranno ben presto depredati...I
lazzarettisti vengono arrestati e processati per attentato contro la
sicurezza interna dello Stato e resistenza con lesioni gravi, ma la Corte di
Assise di Siena li assolverà, in seguito, con formula piena.
Il Bersagliere Antonio
Pellegrini, per mano del quale il Lazzaretti viene colpito a morte, verrà
ritrovato cadavere nella città di Livorno, massacrato con sette coltellate.
A Davide Lazzaretti
succederà l’ex sacerdote di Gradoli, Don Filippo Imperiuzzi. A costui sarà
impedito dalle Autorità di tornare sul Monte Labro. Egli, pertanto,
stabilisce la sua residenza a Siena dove scriverà e darà alle stampe “Il
Catechismo giurisdavidico”di impronta rigidamente cattolica.
Inizia cosi il divario
tra i lazzarettisti amiatini, rimasti fedeli al pensiero di Davide
Lazzaretti ed i fuoriusciti che, pur mantenendo il nome della Fratellanza,
intendono correggere a loro piacimento i dettami originari della dottrina
giurisdavidica.
Il 26 Luglio 1960 lo
Stato Italiano concede il riconoscimento alla Chiesa Universale
Giurisdavidica fondata a Roma da Elvira Giro e Leone Graziani che nulla ha a
che vedere con il messaggio originale davidico. La dottrina del gruppo
romano è carica di contenuti cattolico- ortodossi con frequenti richiami
allo spiritismo ed all’ufologia spicciola.
Alla guida di Nazareno
Bargagli e Turpino Chiappini, il gruppo amiatino prende definitivamente le
distanze da quello di Roma. Questi due ultimi sacerdoti preserveranno nel
tempo l’Archivio di Poggio Marco contenente gli scritti originari ed i
paramenti sacri del loro Maestro.
La Biblioteca di
Arcidosso, ha recentemente allestito un percorso museale su Davide
Lazzaretti ed il territorio dove egli ha operato, restituendo la giusta
memoria a questa figura affascinante ed enigmatica.
Ancora oggi, i veri
seguaci giurisdavidici, nella notte tra i 14 ed il 15 agosto, si recano in
processione verso il Monte Labro donando una preghiera, un fiore, un
pensiero. Essi sentono di essere ancora vicini al Cristo della Povera
Gente e custodiscono gelosamente quei ricordi che si perdono nelle notti
che furono, ma che ancora parlano a chi sa ascoltare.
(Claudia Cinquemani Dragoni)
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