E' tempo di primavera
e se vi capitasse di visitare la zona del Lago di Garda o la bella
città di Mantova, non perdetevi l'occasione di recarvi a Borghetto
(una frazione di
Valeggio sul Mincio), antica terra di confine tra la
Lombardia e il Veneto, che nel medioevo fu avamposto dei
Cavalieri Templari,
che dovevano presidiare uno dei pochissimi guadi sul fiume Mincio. "Era
questo un passaggio obbligato per chi transitava dalle terre venete verso
sud o verso ovest, e viceversa. Qui nel Medioevo arrivarono i Templari per
costruirvi il primo ponte e offrire ospitalità ai tanti pellegrini che
passavano diretti ai grandi santuari della cristianità, da Gerusalemme a
Santiago de Compostela"(1).
Accanto alla cultura e alla
storia, il paese mostra il suo passato di fiorente borgo industrioso.
Chiunque arrivi a Borghetto
non potrà fare a meno di entusiasmarsi per l'atmosfera che avvolge tutto il
villaggio, sospeso tra la storia secolare e il sogno, in cui la scenografia
è reale e composta da apparati fortificati dove giganteggia dall'alto
della collina l'inquietante sagoma del castello Scaligero di Valeggio.
Dopo aver parcheggiato obbligatoriamente l'auto nell'apposito spazio, si
scorgono già resti di mura medievali, antichi edifici che in parte restano
in una proprietà privata.
Oltrepassata la porta merlata con i cardini tutt'oggi ben visibili, si
entra nel cuore del borgo dove tutto è da scoprire: il pugno di case
accoccolate sull'acqua, il quartiere dei vecchi mulini ancora funzionanti (perchè
ristrutturati) in cui prosperano moderni locali per i turisti, i negozi
allestiti in antichi locali con i soffitti a volta... Accanto all'aspetto
folcloristico dell'abitato, incontreremo ben presto quello devozionale
poichè gli abitanti sono da sempre votati alla Madonna. Del resto i Templari
avevano un'affezione speciale per la figura della Vergine e qui gestivano la
chiesa intitolata a Santa Maria (2), che oggi è scomparsa ad
eccetto di un abside in stile romanico che si può vedere accedendo al
cimitero situato dietro l'attuale chiesa di S. Marco (rifatta completamente
nel 1759 in stile neoclassico). Di un certo interesse le lapidi sepolcrali
affisse al muro sul sagrato della chiesa attuale. Molto venerata è l'icona
della Madonna all'interno, ritenuta miracolosa.
Moderna vetrata nella prima cappella
della chiesa di S. Marco dal tema singolare
Superando il piccolo ponte S. Marco, che sta
dirimpetto alla chiesa, si osserva che esso è fatto di legno e di pietra per
volere della Repubblica Veneta (che governò dal 1405 al 1796): in caso di
pericolo, si poteva smontare in fretta! Si badi a notare una piccola
statua incassata in una nicchia a destra, in un 'edificio prima di passare
sul ponte. Si tratta di San Giovanni Nepomuceno, patrono dei fiumi e
dei ponti(3).
Dal ponte si ammirano scorci meravigliosi: da un lato un tranquillo
paesaggio scandito dallo scorrere placido del fiume, dall'altro la forza
delle acque che poco più avanti si torcono in mulinelli e cascatelle.
Ma soprattutto la scena è
rapita dalla mole del Ponte Visconteo, sospeso sul fiume e che tra
poco visiteremo da vicino, passandovi sopra a piedi.
Prendendo a destra si raggiunge il fulcro storico del borgo: la
Curtis regia (VII-VIII sec.), sede di un Gastald in epoca
longobarda, deputato alla riscossione del dazio (tassa da versare per
attraversare). Una targa recita:
"QUESTO EDIFICIO DI ORIGINE LONGOBARDA, ERETTO A DIFESA E CONTROLLO DI
UNO DEI PIù IMPORTANTI GUADI DEL MINCIO COSTITUI' IL PRIMO NUCLEO URBANO DI
BORGHETTO".
Già in epoca romana questa era già nota come zona di passaggio di genti e
commerci. Ci troviamo dunque proprio dove sorse il borgo, e da questa
postazione possiamo provare una sensazione di indefinibile inquietudine
mista a meraviglia. Forse la mole del maestoso ponte che vediamo al di là
della riva, la storia che vi è transitata, l'acqua che scorre scura e veloce
sotto di noi...O strane leggende cariche di mistero.
I lastroni nell'acqua testimoniano l'epoca in cui da qui si cercava di
guadare il fiume per passare dall'altra sponda, sfidando la corrente.
L'edificio della Curtis Regia passò nel medioevo ai Templari, che controllavano tutta la zona
di passaggio. Essi gestivano anche uno Xenodochio a Valeggio. Alla base
della fortificazione si possono apprezzare numerose gallerie e strutture di
epoca medievale
Nel 1393 Gian Galeazzo
Visconti fece erigere questa mastodontico Ponte fortificato a difesa dei suoi territori e -si dice- per
lasciare a secco i mantovani, deviando il corso del Mincio. Il Ponte -lungo,
come viene chiamato, è effettivamente lungo 650 metri ed è raccordato Castello Scaligero
che si erge sulla collina con il quale costituisce un
complesso fortificato denominato "Serraglio", una delle piazzeforti
militari più vaste d’Italia, con un perimetro complessivo di 16 chilometri
di fortificazioni! Si estende infatti fino a Nogarole Rocca.
Avvicinandosi a piedi è possibile entrare nei torrioni, che necessitano di
restauri; le autorità comunali stanno caldeggiando l'ingresso del complesso
nei siti salvaguardati dall'Unesco.
Non vi abbiamo scorto
neanche un simbolo ma provato molta suggestione, ricordando anche la
leggenda di sangue e mistero che aleggia intorno al castello, lassù
in alto. Nelle notti d'inverno nessuno osava avvicinarsi ad esso, tra gli
abitanti. 'Qualcosa' o 'qualcuno' era stato visto vagare nelle notti di luna
piena. Forse il fantasma (ogni maniero ne ha uno!) di qualche nobile. La
vicenda risalirebbe al tempo di Guglielmo della Scala, ultimo discendente
della potente famiglia che governava Verona. Avvelenato per brama di potere,
fu sostituito per breve tempo da Giacomo da Carrara, già signore di Padova,
che tentò di contrastare l'avanzata della Repubblica Veneta. Il Castellano
di Valeggio, infatti, messer Andriolo da Parma, nel 1405 stava per
consegnare castello e terre ai Veneziani ma Giacomo ordinò che costui
venisse tratto in arresto con l'accusa di alto tradimento. Esautorato di
tutti suoi poteri, spezzata la spada, simbolo della sua autorità, il povero
Andriolo venne legato e trasportato a Verona dove, nel Campo di Marte, venne
incatenato ad un palo e con un colpo di spada barbaramente squartato.
Nessuno sa dove venne gettato o sepolto il suo corpo ma da allora il suo
spettro si aggirerebbe tra le mura del suo castello, ogni notte di luna
piena, cercando la sua spada (cioè il suo onore perduto), spezzata e sepolta
in luogo segreto dagli sgherri del Carrarese. Tra parentesi la crudele
esecuzione non sortì alcun effetto, perchè poco dopo i veronesi si
consegnarono spontaneamente a Venezia.
Anche se non è facile descrivere in un articolo o con qualche fotografia un
borgo così speciale come questo, pensiamo sia meritevole di essere visitato,
di conoscere la sua storia. Si pensi che da qui sono transitati
eserciti di ogni epoca, compreso quello di Napoleone che voleva sconfiggere
gli austriaci, attestati sulla sponda avversa, che Borghetto fu teatro delle
guerre d'Indipendenza e di conflitti fratricidi civili. Dal 1859 al 1866
Borghetto era ancora contesa terra di confine, suo malgrado posta in questa
strategica posizione geografica: da una parte del Mincio era Italia,
dall'altra Austria!
Visitiamolo pensando che
siamo liberi finalmente di attraversarlo, quel ponte, che non sia mai più un
limite di confine ma un tratto di unione duraturo tra popoli della stessa
razza umana.