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ARCIDOSSO Tra Simboli Ermetici e tracce Templari (di Claudia Cinquemani Dragoni)
Il borgo di Arcidosso viene menzionato per la prima volta in un documento che risale all'anno 860 d.C. Il suo nome deriva probabilmente dai sostantivi latini arx e dossum, che significano rispettivamente fortezza e dosso. Verso la fine del 900 esisteva soltanto una struttura in pietra a due piani edificata probabilmente dal Marchese Ugo di Toscana su preesistenti insediamenti longobardi. Intorno all'anno 1000 la famiglia comitale degli Aldobrandeschi modificò la preesistente struttura iniziando la costruzione della Torre Maestra con l'aiuto degli abitanti di Casal Roveta, Talassa e Montoto, antichi insediamenti scomparsi di probabile origine etrusco – romana.
Nel 1331, dopo uno dei più lunghi assedi condotti dall'esercito senese, il castello ed il borgo di Arcidosso entrarono a far parte della Repubblica senese, alla quale restarono fedeli sino alla sua dissoluzione. L'assedio da parte delle truppe senesi condotte da Guidoriccio da Fogliano è rappresentato in un affresco situato nella sala del mappamondo del palazzo comunale di Siena. Durante il periodo del Granducato di Toscana, fino a pochi anni prima dell'unità d' Italia. La casata degli Aldobrandeschi fu una nobile famiglia comitale, forse di origine longobarda che nel corso del Medioevo dominò vasti feudi nella zona della Maremma Tosco – Laziale. Tradizionalmente ghibellini passarono di parte guelfa dopo la morte dell'imperatore Federico II nel 1250.Vi sono fondati motivi per ritenere che tra i membri di questa potente casata vi fossero appartenenti all'Ordine del Tempio. In un rogito del 22 gennaio 1171, Ildebrandino VII Conte Palatino (1140 – 1195) del fu Conte Uguccione, stando in Pisa con la consorte Maria dei Conti Alberti di Prato, donò allo Spedale Gerosolimitano dello Stagno di Livorno i suoi beni posti in Antignano. Suo figlio Ildebrandino VIII Conte di Sovana (1165 – 1208) padre del “Gran Tosco” e affiliatosi alla Taglia Guelfa nell'anno 1197, nel proprio testamento cedette parte dei suoi beni ad una non precisata Casa del Tempio. Non mancherebbero spunti per interessanti approfondimenti circa i complessi accordi politici e religiosi che si sono verificati durante la dominazione aldobrandesca in maremma. Questa casata di radici ghibelline , fortemente in contrasto per i due primi secoli dell'anno 1000 con il dominio ecclesiastico della Chiesa ed in particolare dell'Abbazia benedettina di San Salvatore sul Monte Amiata, ebbe a proteggere e beneficiare di figure alquanto interessanti che presiedevano in qualità di testimoni numerosi atti notarili, affari giudiziari e interessi commerciali. Erano chiamati “bones homines” ed erano nobili , mercanti o semplici artigiani. Come non pensare allora all'appellativo con il quale erano identificati gli eretici nel medioevo?In effetti proprio in Toscana le chiese catare di Firenze ed Orvieto rimasero operanti senza subire azioni fin oltre il 1200. Il visitatore che percorra le strade che conducono verso il castello di Arcidosso si accorgerà immediatamente del fluire spiraliforme delle verso la fortificazione che ne rappresenta l'apice.. Giungendo al castello potrà notare una serie numerosa di scritture a graffito sulle pareti della struttura di fondazione.
Tutti i lati della fortificazione primitiva sono ricoperti da incisioni che partono da un metro di altezza fino a raggiungere i cinque metri ed oltre.
In molti tratti rimangono interrotti od incassati nei punti in cui l' edificio originario fu inglobato nell'ampliamento eseguito nei secoli successivi.
Il lato nord – est ancora ben visibile e lo storico Prof. Rosi ha rilevato una serie di scritture con capotesti romani, calligrafie caroline e gotiche.
Sul lato interno incassato negli ampliamenti successivi al periodo medioevale,si notano altri interessanti graffiti: una simpatica faccina, uno scudo crociato, il sigillo di Salomone e alcune lettere come la M sormontata dalla croce.
Altre interessanti incisioni ornano le pareti della Torre maestra che purtroppo al momento non è visitabile. Il davanzale interno di una feritoia presenta una curiosa incisione a scacchiera come se ne incontrano nei siti adibiti a prigioni o corpi di guardia. Alcune aree del castello sono state ricoperte di intonaco e alcuni interessanti ambienti sono purtroppo interdetti alla visita, come il vano che si apre in prossimità della parete interna coperta di glifi o come la Torre Maestra che edificata con massi di trachite ben squadrati e levigatissimi svetta per un' altezza di metri 28 con uno spessore murario di metri 2,55. La particolarità più affascinante che incontriamo in Arcidosso, sta soprattutto nell'impianto urbanistico dal quale traspaiono corrispondenze astronomiche incredibili. In alcuni edifici come elementi di decoro da erratica provenienza o come posizione originaria a “segnare” un preciso luogo vi sono raffigurazioni molto particolari, uniche nel loro genere e di varia epoca . Tutte accomunate da un Sapere antico e non ancora completamente svelato. Pare che Arcidosso sia stata “sacralizzata” alla Costellazione del Cigno sia nella struttura urbanistica che nella posizione dei luoghi di culto. Le tre chiese del borgo fortificato sono titolate a San Leonardo, San Niccolò e Sant Andrea e poste tutte lungo un asse paragonabile al braccio più lungo della Costellazione del Cigno.
La pieve di San Leonardo è arricchita di raffigurazioni esoteriche e in un portale vicino ad essa è raffigurato un volto molto particolare piuttosto noto al mondo esoterico. Sull'architrave di una finestra un cerchio a dieci raggi, grazioso simbolo solare e un fiore della vita con altro simbolo poco leggibile.
La più enigmatica iscrizione si trova vicino alla Porta Talassese in prossimità della Chiesa di Sant' Andrea. Ai lati dell'architrave sono raffigurati il fiore della vita e la croce pattente inscritta in un cerchio.
Un enigma per molti studiosi di esoterismo,quasi certamente un riferimento astronomico. Concordo con i ricercatori che identificano il simbolo della X sormontata dal cerchietto con la Costellazione del Cigno. Segue il simbolo Mariano,quello del nodo lunare ascendente e la congiunzione seguita dal simbolo della Costellazione della Vergine. La mano con il pollice alzato che ritroviamo già nella Grecia antica come saluto del defunto verso il suo superiore è forse un segno di devozione. La dedicatio alla Vergine potrebbe essere confermata dalla via dove essa si trova che risulta intitolata proprio alla Madonna. Come se in quel dato momento in cui è stata scolpita l' iscrizione si volesse indicare un preciso avvenimento celeste :la sacralizzazione di un luogo in terra verso il proprio corrispettivo nel cielo. Un rituale che dalla Culla della Civiltà ha attraversato Templarismo e Massoneria. Come non citare Dan Brown che ne “Il Simbolo Perduto” fa dire al protagonista Robert Langdon“Molto semplicemente, la prima pietra del Campidoglio venne posata in quel giorno e a quell’ora perché, fra le altre cose, Caput Draconis era nella Vergine................... Zodiaci, configurazioni astrali, pietre angolari posate in date propizie dal punto di vista astrologico… Parecchi tra gli estensori della nostra costituzione appartenevano alla massoneria, credevano in una stretta correlazione fra le stelle e il destino e prestarono molta attenzione agli influssi celesti nel costruire il Nuovo Mondo.” Conosciamo altrettanto bene il significato esoterico attribuito alla Costellazione del Cigno, il legame con i Templari e l'importanza che la Virgo Assunta aveva in tutto il mondo medioevale iniziato e profano. In fin dei conti a Siena, poco distante da Arcidosso il 16 agosto si corre da oltre 700 anni un Palio in onore dell'Assunta e all'Aquila in Collemaggio la Dama con la spiga in mano apre da centinaia di anni la via per il Perdono.
(Claudia Cinquemani Dragoni. Le foto sono di proprietà dell'Autrice)
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www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer luglio 2010
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