Alchimia Riflessioni intorno ad una
Scienza Ritrovata
Dr. Fabrizio Tonna
Parte I:
Per una ridefinizione dell’Alchimia
Tradizionale
(N.B.:grassetto e corsivo sono stati messi dal webmaster in fase di inserimento
del file)
La trattazione di un argomento complesso come l’Alchimia implica non solo un bagaglio di conoscenze teoriche non indifferenti ma altresì una sperimentata esperienza di tipo pratico che non si riduce quindi ad uno sterile riassunto compendiato di nozioni elementari.
Ecco perché spesso la descrizione di cosa è l’Alchimia, delle sue origini e dei suoi principi, nonché la sua contestualizzazione e attualizzazione nel panorama contemporaneo, rischia di essere profondamente riduttiva. Il tutto tende a ridursi spesso a scelte di campo non sempre coerenti con le
accreditate fonti storiche e gnoseo-epistemologiche di questa Scienza millenaria.
Accanto alle esposizioni rigorose dallo squisito sapore accademico, ma spesso privilegianti un solo aspetto del problema, si presentano molte volte visioni puerili tipiche di una certa
tuttologia da Babele telematica oggi tanto in voga, ove il Sacro è mescolato al Profano senza una precisa individuazione dei rispettivi valori di contenuto. Di fronte a questa forte frammentazione, coloro che desiderano avvicinarsi a questo tipo di sapere spesso incappano in
newsgroups o mailing list in cui il sincretismo la fa da padrone e in cui la confusione dei ruoli è particolarmente accentuata. E’ per questo che eviteremo di presentare un
lavoro come tanti, ovvero la solita trattazione di storia sintetica, presa qua e là in pubblicazioni superficiali, così come eviteremo una trattazione elementare dei principi dottrinali secondo scelte interpretative che poco hanno a che fare con la realtà.
Consci del fatto che l’Alchimia è ben lungi
dall’essere appannaggio di circoli esoterico-iniziatici, di fratellanze mistico-religiose e di gruppi precostituiti, realtà ove è sufficiente pagare una prebenda per essere ammessi e ricevere una qualche sorta di iniziazione, vedremo di comprendere i contenuti e lo statuto epistemologico dell’Alchimia
a partire dal suo agire pratico. Tale premessa tradotta in un metodo strutturalmente collocato, caratterizza un’affermata Disciplina la cui caratteristica fondamentale è quella di essere innanzitutto una perfetta sintesi tra Sapere filosofico e Conoscenza
scientifica, il cui metodo è rimasto invariato per millenni pur arricchendosi di tecniche e metodologie di ricerca. Benché lungo l’asse di oltre 5000 anni di Storia essa abbia subito una serie di significative rivoluzioni e rotture epistemologiche, nonché adattamenti al suo interno (un esempio sono le applicazioni come la Metallurgia e la Spagyria), è solo a partire dal XIX secolo che assistiamo al proliferare di numerose scuole di pensiero che ad essa si ispireranno senza però averne compreso nè il senso ultimo nè il fine, così come senza averne mai affrontato il momento operativo fondamentale:
il Laboratorio.
L’appropriazione indebita che l’Alchimia subì ad opera dei gruppi iniziatici ed esoterici sorti dall’inizio del XIX secolo fin verso l’inizio del XX secolo, provocò un fenomeno del tutto inaspettato e per certi versi
contraddittorio. Da un lato assistiamo ad un danno non indifferente
rappresentato dall’interpretazione esoterico-occulta secondo cui detta Disciplina è di tipo iniziatico e quindi riservata solo alla trasmissione della conoscenza conservata in aggregazioni di varia natura ispirate ad una matrice filiativa; dall’altro lato, assistiamo invece ad uno stimolo forte verso tutti i seri Ricercatori e verso il mondo Accademico che si impegnano in uno studio più profondo del problema e quindi ad una affermazione della stessa Disciplina come pensiero indipendente rispetto al pensiero esoterico più in generale.
Tuttavia, in entrambi i casi si assiste fino ad oggi all’ipostatizzazione di tre erronee interpretazioni dell’Antica Ars
Regia, tutte incoerenti con la reale origine storica e con il reale contenuto gnoseologico alchemico.
Vedremo in questa prima parte del nostro lavoro di comprendere in modo approfondito le singole affermazioni e di contestualizzarle nel migliore dei modi, per poi restituire la
vera identità all’Alchimia Tradizionale al fine di una migliore comprensione. La
prima erronea visione deriva da molte scuole contemporanee di ispirazione
Junghiana e neo-Junghiana, tendenti per lo più ad affermare che l’Alchimia non ha nulla a che fare con la moderna Chimica e con qualunque sua forma arcaica, almeno da un punto di vista meramente essenziale. Questo sarebbe vero in parte, se poi i sostenitori di tale tesi non affermassero subito dopo che l’Alchimia è a tutti gli effetti una sorta di “psicologia spirituale” velata nel suo linguaggio per mezzo di un simbolismo chimico di matrice arcaica. Questo concetto è basato su due premesse:
Che
la letteratura alchemica tradizionale menziona concetti sia spirituali che psicologici in forma arcaica, così come concetti di chimica antica. Che tali concetti di chimica antica rappresenterebbero tuttavia solo un guscio di protezione rispetto ai primi e più autentici principi. In poche parole, il simbolismo chimico arcaico nella letteratura alchemica è puramente crittografico ed è stato volutamente concepito per nascondere conoscenze più segrete relative ad intuizioni sui principi di individuazione che altrimenti sarebbero state considerate eretiche.Tale interpretazione tuttavia ha diversi
punti deboli, primo tra tutti una scarsa conoscenza del panorama bibliografico dell’Alchimia Tradizionale. L’ errore infatti è stato quello di aver privilegiato la lettura di testi pesantemente simbolici, di scuola teorica e/o poetica a quelli pratici che risulterebbero al contrario in maggiore percentuale. Inoltre, la preoccupazione della moderna psicoanalisi fu quella di decifrare il materiale iconografico a corredo del testo più del testo stesso. Gli Alchimisti del passato avevano tutta’altro scopo che non quello che vorrebbero gli Junghiani, e se esso non fu la trasmutazione dei metalli vili in oro fu certamente quella di indagare la Natura e non la psiche.
Vi sono poi correnti di pensiero originate dalla
scuola occultista occidentale che prese origine dai movimenti teosofici della fine del XIX secolo e che si protrassero, frammentandosi in diversi altre correnti, per gran parte del XX secolo. Prevalentemente di origine anglosassone, queste scuole dettero origine in Europa a diversi movimenti magico-occulti (Golden Dawn, OTO, scuola Telemita, etc.), e alcuni di essi penetrarono anche in Italia influenzando Autori come G. Kremmerz e altri che dettero origine a diversi movimenti ermetici. Secondo questa corrente di pensiero l’Alchimia sarebbe essenzialmente
Magia sessuale tradizionalmente velata da un simbolismo chimico arcaico. Pertanto le operazioni descritte sono il risultato di processi corporei e non di un sistema di indagine della Natura.Tale concetto deriva da una
strumentalizzazione del simbolismo alchemico al fine di rendere tecniche di matrice tantrica (anch’esse male interpretate dall’occultismo contemporaneo) più digeribili per il mondo occidentale. La giustificazione di questa scuola si appoggia sul fatto che nei testi sono presenti molteplici riferimenti alla copulazione dei Principi maschile e femminile, riferimenti ancora più volte giustificati da una certa ricorrente iconografia. Ovviamente,
l’errore di fondo tipicamente gnoseologico, fu quello di prestare fede ad una percentuale realmente esigua di testi (solo il 2% della totalità conosciuta e documentata), proprio come fu per i seguaci della scuola psicoanalitica da Jung in poi, e di non contestualizzarli in un ambito più ampio e del tutto analogico ad operazioni di laboratorio.
Altra scuola di pensiero, più che altro risultato di un
sincretismo privo di ogni fondamento scientifico e storico, è la moderna tendenza
New Age che vedrebbe l’Alchimia come una conoscenza arcana, una filosofia avvolta di mistero da copertina, comunicata da entità extraterrestri e contenente dei messaggi relativi alla fine dei tempi ed esortazioni per migliorare noi stessi e creare un mondo migliore. Questa corrente spesso variegata per modi e contenuti, ma tipica di un pensiero puerile e poco serio propone una certa serie di “Alchimie di trasformazione” basate su Reiki, Channeling e altre discipline di dubbia origine storica e prive di fondamento documentario. Gli
aderenti a questo genere di pensiero sono spesso privi di ogni conoscenza e/o nozionistica, anche superficiale, in merito al problema. Ovviamente, sia l'origine di tali interpretazioni sia la loro contestualizzazione non merita ulteriori approfondimenti, essendo spesso il risultato di un sistema privo di ogni valore intrinseco.
Ma cosa ha portato a tutto questo e come possiamo recuperare il valore oggettivo
dell’Alchimia?
L’errore che per anni si è commesso, nei
milieux della cultura alchemica “da salotto”, è l’estremizzazione di principi e concetti relativamente al giusto indirizzo della Scienza Alchemica.
Da un lato si è assistito alla lettura di una Disciplina il cui unico scopo fosse la trasmutazione dei metalli vili in
oro, attraverso operatività di tipo prevalentemente
Spagyrico (o peggio ancora Archimico) il cui contenuto fosse privo di dati empirici e risultato della
pura improvvisazione;
dall’altro lato, si assisteva ad una visione
spiritualista, filosofico-occulta, ove l’ Alchimia era risultato di un processo iniziatico e quindi magico-simbolico in cui ogni significato doveva essere ricondotto ad una finalità di tipo immaginale. Quest’ultimo sistema, come abbiamo già accennato, diede anche l’ avvio alle cosiddette Scuole Hermetiche, una delle aberrazioni più deleterie che gli anni tra il XIX e il XX secolo avessero potuto mai produrre.
Il fatto è che entrambe queste visioni sono da considerarsi errate.
A più riprese i maggiori storici dell’Alchimia e i maggiori Epistemologi ci hanno dimostrato il contrario. Basta chinarsi sul lavoro monumentale di Joseph Needham
(1900-1995), Science and Civilisation in China (Cambridge 1954), per accorgersi di quanto
l’Alchimia fosse ad un tempo Scienza e Filosofia e quanto essa fosse in realtà lontana da ogni presupposto iniziatico o di aggregazione magico-religiosa. Lo stesso dicasi per gli stessi sostenitori di un certo spiritualismo alchemico, che troverebbero sicuramente in
David Gordon White, autore di The Alchemical Body (The University of Chicago Press, 1996) la totale confutazione dimostrata alle loro teorie vuote di significato.
Certo il simbolismo e il linguaggio sembrerebbe restituire il contrario, ma in ogni caso l’Alchimia non è esperienza mistica, non è
religione, non è sapere esoterico-iniziatico. Lo stesso dicasi per le
chiavi interpretative, per le quali il metodo suggerito è il CODICE, il quale
tutt'altro che occulto, attraverso i suoi moduli universali, attraverso la sua modalità di espressione-interpretazione dinamica e attraverso la comunicazione di una chiave multiforme capace di
una molteplice attribuzione, è il solo in grado di rivelare il contenuto intrinseco del
testo. Da ciò deriva la necessità del testo originale, quale piattaforma di ricerca essenziale.
Ricerca che in ogni caso
non proseguirà mai separata dalla pratica di laboratorio, elemento di verifica essenziale e
strumento di progresso nell’acquisizione del metodo.
Il punto è che l’Alchimia è stata trasmessa attraverso un sistema codificato che presuppone lo shock di una trasmissione diretta.
Tuttavia tale consegna del dato si realizza ad un livello altro da una comunemente intesa trasmissione da Maestro a Discepolo.
L’iniziazione è rappresentata in
Alchimia dalla pratica stessa e si sviluppa essenzialmente come dimostrazione dello Stato Naturale dei Tre Regni che coinvolge il Praticante in tutte le sue categorie interne ed esterne.
Dopo questa fase è necessario capire se si è ricevuto qualcosa oppure no, controllando, attraverso l’agire pratico,
se si possiede una perfetta comprensione dello Stato Naturale dei Tre
Regni.
L’esperienza dello Stato Naturale dei Tre Regni è in sè l’iniziazione e nessun Maestro (vero o
presunto tale) può consegnarla.
Lo scopo propedeutico degli Antichi era quello di introdurre tutto attraverso un metodo immediato, così come si trova, senza ulteriori processi filosofici e/o iniziatici.
Il
linguaggio simbolico era una
fase successiva, un linguaggio tecnico poiché all’epoca non erano presenti altre categorie di
espressione e il vocabolario scientifico si componeva di termini analogici. In questo modo erano garantite sia l’integrità del dato, sia la continuità del lignaggio.
Questo peculiare lignaggio caratterizza l’Alchimia al di là delle varie interpretazioni che essa ha subito nel corso dei secoli e l’ha preservata da processi di degenerazione interna. Le errate interpretazioni che dettero origine alle varie alchimie sono solo il risultato di genesi esterne e non di una depauperazione della Dottrina.
L’effetto della trasmissione diretta è analogicamente lo stesso di un lampo di luce che
impressiona la retina, al punto che la mente, registrando l’informazione, non smette di ritrasmetterla ciclicamente ai neurorecettori come un fosfene permanente.
La conoscenza si manifesta in Alchimia come atto spontaneo. L’Alchimista non ha bisogno di meditare o contemplare, non deve appartenere a gruppi iniziatici, massonici, esoterico-magici; gli è sufficiente prendere una ferma
decisione. Per mezzo di tale decisione è liberato nello Stato Naturale
dei Tre Regni e quindi inizia a comprendere.
I testi parlano per lui, sembrano stati scritti per lui.
L’atto preliminare di ogni entrata in Alchimia è una opzione fondamentale nella quale il praticante si riconosce come appartenente a quel lignaggio.
La Pratica e la Teoria non figurano come elementi distinti o atti in sequenza operativa, ma sono il frutto di un simultaneo riconoscimento dell’agire nello Stato Naturale dei Tre
Regni.
Per questo motivo
non esiste un’Alchimia Speculativa e un’Alchimia di Laboratorio. Esiste
l’Alchimia, ovvero una Scienza il cui fine è la Corporificazione della Luce nell’identità concreta del
Pharmaco Catholico, per la realizzazione dell’atto palingenetico universale che porta alla simultanea immortalità fisica e spirituale in una realtà transubstanziata.
La vera natura dell’Alchimia è nell’
isolamento e successiva unificazione dei Principi costitutivi della Materia e
dell’Energia, la loro elaborazione per il perfezionamento e l’acquisizione della Corporificazione della Luce di cui abbiamo
poc'anzi detto. In effetti, in Natura nulla deve essere
sottoposto a modifica e/o perfezionamento.
La logica alchemica è oggettivamente altro dalla
logica gnostica, ciò che porta sicuramente a contraddizione molte teorie che vogliono l’Alchimia come ulteriore elaborazione dei principi della Gnosi. Primo tra tutti è il principio per cui
nella Gnosi la Materia è qualcosa di corrotto ed opera di un Demone,
mentre per l’Alchimia l’unico mezzo attraverso cui è possibile realizzare la Redenzione Palingenetica.
Contrariamente a quanto si è creduto per secoli, l’Alchimia non è una somma di processi volti al perfezionamento della Natura, in quanto realtà decaduta e non riscattabile.
In Natura tutto è già presente, è solo sufficiente portarlo allo scoperto, nella Luce dello Stato Naturale dei Tre Regni. In
una parola: perfeziono solo il mezzo,
mentre il fine rimane puro nel suo stato naturale.
Vi è poi una profonda interazione tra i meccanismi ermeneutici e la dinamica della Tradizione.
Se volessimo sintetizzare il significato e il carattere della Tradizione alchemica, potremmo dire
che si tratta di una Tradizione viva che si esprime in varie forme:
Tradizione orale,
plastico-visiva,
letteraria minore e maggiore,
mitica,
poetica e interpretativa-attualizzante, tutte in forte
interazione tra loro; si tratta di una Tradizione che già nel suo formarsi manifesta una coscienza piena della canonicità operativa e sperimentale. La coscienza della canonicità interferisce costantemente nella formazione letteraria e artistica stessa dei testi classici.
Essi, siano immagini che letteratura, scaturiscono direttamente dall'autorità dell'esperienza di Laboratorio anche se spesso non totalmente giunta ai risultati finali e definitivi; l'ambiente di questa multiforme Tradizione è la vita stessa dell'Alchimista, le sue scelte esistenziali definitive, il proprio grado di maturazione spirituale e tecnico-scientifica, il resoconto dei contenuti della Ricerca; il contenuto della Tradizione è determinato fin dall'inizio da una profonda coscienza dell'Elezione speciale al rango di Inquisitore di Scienza ; viene poi arricchito grazie alla profonda e ostinata ricerca sperimentale; subisce reinterpretazioni ed evoluzioni di metodo grazie alla progressione feconda espressa dai risultati concreti di Laboratorio e dal loro valore fine e, dopo la fissazione dei testi, trasmette sopratutto l'esegesi autentica dei Classici.
La Tradizione combina poi
due caratteri complementari.
Da una parte la stabilità
: i suoi elementi fondamentali sono dinamici, in materia di consapevolezza tecnica, di fini specifici, di epistemologia generale, di deontologia ed etica scientifica (chi pensa che in Alchimia non esistano regole, non ha capito nulla di questa disciplina).
Dall'altra parte, il
progresso: le tecniche operative, di ricerca e i criteri di Laboratorio si sviluppano, a misura che nuovi ricercatori completano l'opera dei loro predecessori in funzione dei bisogni concreti richiesti dalle metodologie di sintesi e dalle scoperte ad esse relative. Con ciò sappiamo già, per esserci stato comunicato ampiamente da
Fulcanelli (che sia più o meno un personaggio storico può interessare solo a chi deve difendere scuole di pensiero), che attraverso una unica analisi filologica del testo, le operazioni dell'Opera, comunque e in qualunque caso, possono essere comprese solo marginalmente e in modo alquanto periferico. Ciò dovrebbe bastare a molti che si ostinano a cercare nella Cabala Fonetica lo strumento interpretativo.
Del resto, gli aspetti fondamentali dell'Alchimia sono per lo più racchiusi all'interno dell'universo meraviglioso delle interazioni tra cause e fenomeni, vere
chiavi di volta di tutta la Grande Opera, che solo il Laboratorio, lo abbiamo già visto, può disvelare.
Ammettendo la categoria della comunicabilità dei dati, si ammette necessariamente anche quella
dell’intelligibilità dell’oggetto e quindi la sua oggettività.
La Scienza Alchemica non presenta allora, a questo stadio della Ricerca, il risultato di analisi che scaturiscono da dettati simbolici facenti fede su cosmologie non verificate,
ma informazioni e dati che provengono dalla Ricerca scientifica.
Ogni punto specifico dell’elenco in questione può diventare una definizione di Alchimia, articolata è vero, ma sempre capace di illustrare pienamente il dato significante. Tutti questi elementi possono essere condensati in una formula che esprima sinteticamente la natura della Scienza Alchemica, la sua funzione e gli scopi per cui è realizzata.
Si potrà allora definire la Alchimia come l’autocoscienza riflessa dell’Universo unitario Uomo-Cosmo-Materia, emergente dall’indagine sperimentale congiunta delle diverse Discipline costituenti l’umano sapere,
che diventa risposta personale, in una motivata decisione di acquisire piena coscienza del proprio esistere.
Come ogni definizione anche questa è segnata dalla contingenza del linguaggio e dal limite che ogni definizione, per sua natura, possiede. In essa tuttavia si possono ritrovare e riconoscere tutti gli elementi essenziali che costituiscono la Alchimia come è stata descritta in questa sede.
Autocoscienza riflessa
- richiama l’orizzonte epistemologico per cui la Scienza Alchemica è un sapere critico, metodico, sistematico, fondato sulla sperimentazione concreta e che viene compiuto mediante le
normali e comuni attività conoscitive proprie dell’Uomo. Quindi, nulla di iniziatico o
occulto, come invece molti vorrebbero far apparire con la pretesa di fondare movimenti di pensiero chiusi e sclerotizzanti.
dell’Universo unitario Uomo-Cosmo-Materia - la visione olistica ed unitaria dell’esistente è un dato fondamentale che si pone a soggetto privilegiato della riflessione epistemica
dell' Alchimia, perché si riflette sull’oggi dell’Uomo e della sua globalità di essere in evoluzione in rapporto con lo spazio topologico che lo
racchiude
- emergente dall’indagine sperimentale congiunta delle diverse
Discipline..... - indica che
l' Alchimia non trova altra dimensione fondante che l’indagine sperimentale nell’apertura e nella collaborazione con tutte le altre
Discipline scientifiche,
-che diventa
(il divenire indica la dinamica oggettiva della Ricerca scientifica che, richiamandosi normativamente ai propri modelli costitutivi, è sottoposta ad una dimensione storica di progresso per l’acquisizione di nuovi strumenti conoscitivi, per la formulazione di nuovi modelli di
apprendimento e per l’adattamento dei vari risultati raggiunti)
risposta personale
- evidenzia la dimensione di ognuno che, come soggetto libero e razionale, comprende
di essere parte di una totalità sia come Ricercatore che come Soggetto della Ricerca chiamato a rispondere senza possibilità di delega alcuna.
in una motivata decisione - è l’orizzonte esistenziale, per cui
l' Alchimia fornisce gli strumenti interpretativi necessari a rendere visibili i dati compresi nella riflessione e di applicarli al miglioramento della propria bioecologia personale.
di acquisire piena coscienza del proprio esistere - è il momento della personalizzazione del dato. La Scienza Alchemica non è solo produzione di medicamenti dall’ampio valore omeopatico ma è anche acquisizione cosciente del dato di unitarietà di tutti gli esseri all’interno di uno spazio
oggettivato che è il Cosmo. L’Uomo, unità psico-fisica, è soggetto pensante ed agente individuale ma in stretta connessione con l’altro senza esserne una proiezione, o il frutto di infinite altre proiezioni.
Concluderemo questa prima parte dicendo che l’Alchimista, pur non essendo obbligatoriamente un uomo di Fede nel senso teologico del termine, riconosce tuttavia una certa “componente sottile” fin dal principio del suo lavoro. Ciò che convenzionalmente è definito
Spirito e che si configura come Ens soprannaturale è per l’Alchimista una realtà di matrice energetica (secondo un’accezione ad un tempo scientifica e filosofica) che interviene al livello elevato dell’onda senza che da parte dell’operatore vi siano atteggiamenti personali (tecniche magico-esoteriche e/o rituali) atte a provocarlo. L’ intervento è per sè in ordine alle condizioni privilegiate cui l’Alchimista sottopone la
Materia. Condizioni che l’operatore stesso è in grado di definire in Laboratorio.
Nella seconda parte del nostro lavoro vedremo di illustrare sinteticamente alcune di queste operazioni capitali, la cui
fondatezza è certificata dalla pratica incessante al Forno.
(continua- pubblicato per gentile
concessione dell'Autore)