A BOCCE FERME
Crop circle di Pontecurone – 20 Giugno 2004 Un abbaglio? A cura di Roberto Lunghi
Alcune convinzioni circa la natura del crop circle che tanto fece parlare nel corso dell’Estate del 2004 grazie
alle informazioni fornite dal sistema di diffusione di notizie su avvenimenti di interesse degli appassionati di
“ufologia”. Tali notizie circolanti nel circuito risultavano fuorvianti per la comprensione di quanto in e intorno a
quel campo accadde in quei giorni.
Lo spunto per scrivere queste righe mi è stato fornito dalla rilettura di un’ intervista al proprietario del
campo(apparsa sul sito www.hwh22.it, n.d.r.),
intervista in cui diverse inesattezze, affermazioni e opinioni, dettate verosimilmente dalle forti emozioni
vissute in quei concitati momenti, sono state riportate. Intervistatore: Com'era la formazione quando è arrivato alle 5 di mattina? Agricoltore:Esattamente come Lei ha ricostruito sulla base del disegno preliminare. Cioè non vi
erano passaggi verso i tre cerchi più piccoli "esterni" e non esisteva possibilità di entrata. Peraltro,
con questo livello di maturazione, è sostanzialmente impossibile "entrare" senza segnare
immediatamente il grano.
Ed è in realtà proprio così! Attraversare un campo di grano senza lasciare segni del passaggio è pressochè
impossibile ma una cosa è non lasciare segni, un’altra è lasciare segni impercettibili ma, non volendo
giungere a tanto ardire, sottolineo semplicemente quel che da fotografie presenti in gran quantità di siti web,
specializzati e non, risulta estremamente evidente.
Il passaggio ai cerchi esterni esiste ed è visibilissimo. Il fatto che non si notino al livello del terreno come a
me stesso è accaduto non significa che questi non esistano ma solo che si è guardato il campo dal punto di
vista “voluto” dalla successione degli eventi.
Mai e poi mai si sarebbe trovato l’accesso ai tre cerchi passando attraverso percorsi obbligati dalla
situazione venutasi a creare sul campo in quei giorni..
Quei ricercatori che più di ogni altro hanno avuto la possibilità di passare in libertà attraverso il campo si
desume abbiano avuto la prerogativa di esplorare il terreno “palmo a palmo” ma nonostante questo non
sono riusciti ad identificare i percorsi di costruzione nè l’evidenza di alcuni profondi solchi presenti intorno
alla formazione.
Perché?
Forse perché cercando di passare ai cerchi esterni prendendo come punto di partenza i cerchi che
seguivano l’asse centrale, la preconcetta idea di impossibilità di non lasciare tracce risultava confermata al
punto da compromettere la serenità per un’ analisi degli elementi oggettivi?
Gli effetti visivi diventano cause di un fenomeno di costruzione di teoremi tali da indurre gli osservatori a
ricondurre ogni dettaglio alla presenza del fenomeno paranormale (il crop circle).
La tentazione, assecondata, è quella di sostenere che un abbaglio abbia accecato molti di coloro che si sono
recati su quel campo, che le emozioni siano state origine di ogni consequenziale affermazione in barba
all’oggettività delle operazioni svolte sul campo in fatto di rilevazioni, misurazioni, prelievi, etc.
Intervistatore: Infatti, io stesso, ho ripetutamente provato, da più punti... lasciando sempre una
traccia evidente.
Come suol dirsi “a bocce ferme”, come si evidenzia dalle immagini sotto, i passaggi ai cerchi sono
innumerevoli e un buon “maker” o una buona squadra di “makers”, senza tralasciare la possibilità che il
passaggio sia stato diretto (dall’interno della formazione verso l’esterno … occhio non vede, cuore non
duole) può aver pianificato il dettaglio del “non lasciar tracce” seguendo le linee presenti sul campo a seguito
di una progettazione piuttosto accurata.
Si vede nell’immagine fotografica sopra come il campo sia attraversato da una grande quantità di linee
dovute al passaggio di mezzi agricoli e in basso, attraverso la numerazione si evidenziano alcuni dettagli
che, volendo intraprendere la strada del possibilismo relativamente alla causa “circlemaking”, sono tutt’altro
che sottovalutabili.
Veniamo quindi al dunque e vediamo ognuno dei segni invisibili sul campo:
al centro dell’immagine i solchi principali (4), quelli che nessuno ha potuto ignorare; questi solchi
attraversano interamente, per tutta la lunghezza, la sequenza dei quattro cerchi sull’asse principale. Da ciò
si desume senza tema di smentita alcuna che almeno uno dei tre cerchi esterni era visibilmente collegato al
resto della formazione ma questo è un dettaglio che era visibile anche da terra e c’è da chiedersi il come è
stato possibile che si dicessero e che venissero approvate e ripetutamente da più parti ribadite affermazioni
come quella che segue […]Cioè non vi erano passaggi verso i tre cerchi più piccoli "esterni" e non esisteva
possibilità di entrata.[…]
E’ da escludere che qualcuno possa anche solo aver provato a cercare le tracce di passaggio in maniera
oculata e con tutta la calma e il tempo a disposizione necessario pur avendone la possibilità data la libertà di
movimento all’interno del campo datagli dalle referenze offerte e dalla fiducia ricevuta in cambio dal
proprietario del terreno.
Se si esclude infatti il passaggio(4), comunque non evidenziato (talvolta addirittura negato) nella
maggioranza dei report disponibili, al momento dei sopralluoghi sono risultate pressochè invisibili tutte le
linee che nell’immagine ho contrassegnato con un numero.
La “linea 5” congiunge il cerchio principale con uno degli esterni avendo come punto di origine un punto di
tangenza facente parte della parte più irregolare (area 6) del perimetro intero ; noi non ce ne siamo accorti
subito ma forse qualcun altro può aver usato questo passaggio e forse si può addirittura ipotizzare che vi sia
stata la necessità di allargare arbitrariamente il cerchio fino al punto necessario per partire verso il cerchio
più lontano senza dover calpestare spighe non interessate al disegno di progetto.
La “linea 2” è quella che potrebbe svelare la causa della mancanza di tracce testimoniata dai primissimi
visitatori intorno al cerchio esterno alla sinistra dell’asse centrale.Tale linea si incrocia con una coppia di
linee (1) in prossimità dello stesso cerchio ed è da osservare inoltre che la “traccia 1” è l’unica che
attraversa il campo a perpendicolo rispetto verso di tutte le altre.
Non voglio spingermi fino all’affermare che questo passaggio sia stato creato “ad hoc” ma certamente è il
passaggio più breve e dubito che un buon maker non lo abbia notato e, di conseguenza, sfruttato.
A questo punto nasce necessariamente un interrogativo inerente l’osservazione del campo. Se tutte queste
tracce evidenti dalle immagini aeree, tracce che lasciano presumere un percorso, praticate dal passaggio
ripetuto del mezzo agricolo risultavano invisibili a livello del suolo, siamo proprio così sicuri che una persona
che passa una sola volta, con molta cautela (si presume) e per brevissimo tratto attraverso le spighe lasci
segni tanto visibili a livello del suolo?
Le due immagini sotto fanno parte di una delle pagine web del CICAP relative al crop circles di Fossano
trovato il 20 Giugno 2004.
La fotografia sotto mostra un campo di grano visto dal livello del suolo apparentemente senza segni di
particolare rilevanza.
Guardando più da vicino si può vedere come all’interno dell’area fotografata vi sia un chiaro segno provocato
da schiacciamento di una quantità di spighe.
Qui non si tratta di un sottile passaggio ma di un discreto “buco” provocato sulla superficie del campo che,
comunque, da posizione defilata, risulta scarsamente visibile.
Ancora meno visibile sarebbe se non si fosse a conoscenza dell’operazione di schiacciamento preliminare.
A tale proposito è da riconsiderare l’affermazione sopra citata che riporto di seguito: […]Infatti, io stesso, ho ripetutamente provato, da più punti... lasciando sempre una
traccia evidente.[…]