L'evento, giunto alla
sesta edizione, è stato come di consueto un incontro gioviale, con persone
ricettive, simpatiche e desiderose di stare in compagnia per condividere
interessi, argomenti e opinioni. Il gruppo, di circa 25 persone, era
proveniente da diverse regioni italiane e diversi erano i ricercatori che
vi hanno preso parte, oltre ai simpatizzanti che citeremo tutti insieme
alla fine, senza far torto a nessuno!
Quest'anno abbiamo
scelto di festeggiare l'incontro nel Villaggio operaio di Crespi d'Adda
(BG).
Come di consueto,
il Meeting ha previsto una parte gastronomica, con un pranzo presso il
Villaggio Cafè e un momento culturale, che ha previsto la visita
all'interessante borgo industriale di fine Ottocento, iscritto nella lista
dei siti del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO. Sotto, il logo:
Questo 'simbolo'
(che ricorda un po' la mitica quadratura del cerchio) si rifà alla pianta
di una città 'ideale' che una società di stampo 'socialista'(di cui
gradiremmo capire di più)aveva creato, ma mai realizzato. I Crespi fecero
'proprio' questo logo che doveva piacer loro in modo particolare,
riportandolo sulla fabbrica (loro avevano un altro stemma, un' aquila
dalle ali aperte).
E' oggi il
simbolo del Villaggio operaio.
La giornata,
iniziata sotto una pioggerella di fine estate, è proseguita per fortuna
con ampi rasserenamenti, permettendoci di rimanere all'aperto fino a sera.
Abbiamo potuto così
visitare con calma il villaggio, che la ricchissima famiglia Crespi,
originaria di Milano, fondò nella seconda metà del XIX secolo.
Cristoforo Benigno
Crespi (1933-1920), figlio di industriali, personaggio di notevole
spessore culturale ed economico, collezionista d'arte, Cavaliere del
Lavoro e commendatore della Corona d'Italia, ne aveva individuato
l'importanza strategica (vicino al corso del fiume Adda) per porre le basi
di una nuova struttura industriale, una filatura di cotone, che a quel
tempo costituiva una delle risorse principali nel campo dell'economia
italiana. Nacque così Crespi d'Adda, un paese che si colloca in una sorta
di 'culla' in quella che viene chiamata Isola bergamasca, alla confluenza
di due fiumi, Adda e Brembo che, superato il vecchio cimitero (foto 5), si
riuniscono in un unico corso.
Usciti dal
ristorante, situato a due passi dalla chiesa, la nostra visita di gruppo è
cominciata proprio dall'elegante edificio in stile bramantesco (foto 2),
progettato dall'architetto di fiducia dei Crespi. La costruzione è la
copia della parrocchiale di Busto Arsizio, città di origine della
famiglia.
All'esterno
siamo rimasti colpiti da alcune simbologie dei capitelli delle raffinate
colonne in marmo rosa, come è possibile vedere nelle foto:
Le tesi lanciate
tra di noi per decifrarli sono state tante: chi ha detto che somigliano a
'baphometti' di templare memoria, chi a dei 'green man', a satiri, e
perfino ad... alieni (scherzosamente tutto è lecito!). Sono presenti anche
delle sfingi femminili alate, uccelli, motivi fitomorfi e zoomorfi.
Bisognerebbe capire se l'artefice della chiesa da cui questa ha preso il
modello esatto, era in odore di esoterismo. All'interno, la chiesa di
Crespi è molto 'armonica': a pianta centrale, presenta una cupola
ottogonale (foto 3) di proporzioni sorprendentemente maggiori di
quanto all'esterno non sembri. E' interamente affrescata con motivi
geometrici e croci blu, con stelle dorate applicate:la prospettiva
risucchia il visitatore portandolo idealmente verso la lanterna e al
culmine dell'altezza da terra (40 m). Da notare i due altari laterali,
forgiati secondo il frontone di un tempio greco: ciascuno recante sul
timpano, al centro, un occhio trinitario da cui dipartono raggi (spesso
confuso con occhio di massonica memoria).
Poco più avanti,
procedendo verso settentrione, abbiamo visto il lavatoio, che versa
in condizioni molto degradate. Sappiamo che la popolazione si è mossa
verso una petizione a chi ne detiene la proprietà, ma le cose sembrano
ferme. Eppure è questo un luogo di memorie, in cui le donne venivano sì a
lavare i loro panni, ma anche per aiutarsi, ritrovarsi e fare i loro
'pettegolezzi' d'epoca... Il paese aveva anche un altro lavatoio (foto
4) che, oltre ad essere coperto come l'altro e permettere di lavare la
biancheria con un appoggio, disponeva anche di acqua calda, grazie ad un
sistema di immagazzinamento e riscaldamento della stessa, che proveniva
direttamente dal fiume. Questo sistema serviva principalmente per le
operazioni della fabbrica. Sappiamo però che accanto al lavatoio sorgeva
un grande edificio che era la piscina coperta del paese, dove tutti
erano tenuti a recarsi almeno una volta la settimana per un bagno di
pulizia, cui i Crespi tenevano molto. I ragazzi in età scolare,
specialmente, dovevano presentare il giorno dopo, alla maestra, il
tesserino di presenza alla piscina debitamente 'timbrato' con l'avvenuto
bagno periodico!
Dopo aver
recuperato qualcuno che era rimasto letteralmente 'rapito' dalle atmosfere
della chiesa, ed aver ricompattato il gruppo, siamo saliti al punto
panoramico, da cui si gode una bella vista sul villaggio ed è il
momento ideale per ripercorre un po' la sua storia.
Nel 1878 partirono
i lavori del luogo-cardine di Crespi d'Adda: la fabbrica che, con i
suoi originari tre camini, diventò il simbolo del nuovo borgo industriale,
che arrivò a contare 4.000 dipendenti, di cui 1.200 costituirono la nuova
popolazione di Crespi. Gli altri erano 'pendolari' che arrivavano qui
anche attraverso un canale, che portava le imbarcazioni direttamente alla
fabbrica. Cristoforo creò un 'feudo' provvisto di ogni necessità:
inizialmente 'importando' gli operai già esperti da Busto Arsizio, dove
già esistevano fabbriche di proprietà della sua famiglia, che dovevano
insegnare il mestiere ai nuovi operai. I primi due caseggiati erano
una sorta di 'condominio', tutt'oggi esistenti(foto 5) dove
risiedevano diverse unità familiari. All'inizio del 1900 nella gestione
della fabbrica entrò anche il figlio di Cristoforo, Silvio (1868-1944),
figura di rilevante spessore per le vicende politiche ed economiche
italiane. Egli infatti era ministro per il partito Liberale cattolico;
presiedette tra le altre cose alla firma del trattato di pace alla fine
della I Guerra Mondiale, fu presidente della Banca Commerciale Italiana e
dell'ACI. Amante di storia e letteratura, nonchè di arte, aveva viaggiato
molto ed era rimasto colpito dai modelli di villaggi operai inglesi e
pensò di realizzarne uno anche nel nuovo borgo. In Inghilterra,
l'industria cotoniere poteva vantare di una esperienza più radicata e per
questo da prendere 'a modello'.
In seguito i Crespi
fecero realizzare dall'architetto di loro fiducia - secondo una geometria
ordinata: 50 case operaie (mono o bi-familiari,foto 6), con
giardino; 5 'palazzotti' per gli impiegati e 7 ville per i
dirigenti, una diversa dall'altra e bellissime ancora oggi (foto 7);
la casa del parroco e del medico condotto, in posizione
elevata; i locali per il dopo-lavoro (centro ricreativo e sportivo,
biblioteca, sala riunioni). Gli operai pagavano un piccolo affitto ai
Crespi mentre vi vivevano gratuitamente i dirigenti (soliti
...privilegi!). I Crespi disponevano di un castello (foto 1), ancor
oggi smagliante nelle sue forme neomedievali, in cui risiedevano da maggio
a novembre. Si affaccia sulle rive dell'Adda e sull'altra sponda, già
milanese. Chiunque arrivasse nel borgo, ne vedeva per prima cosa la forma
maestosa ed era un monito e un messaggio per chiunque.
Effettivamente il
castello (foto 1 e 9) è un' edificio imponente, attualmente non
visitabile anche se grazie ad un gentile custode ci è stato concesso di
entrare ad ammirarne almeno i profili esterni. Assolutamente interdetto è
invece l'accesso agli interni, purtroppo. Numerosi sono i simboli scolpiti
nelle strombature del portale e delle finestre, uniti a stemmi e colonnine
nella parte superiore. L'edificio è a forma quadrangolare, ha tre piani
tutti dotati di finestre contornate da archi a tutto sesto (si tratta di
monofore e bifore, al primo piano divise da un'elegante colonnina in
pietra locale bianca). Nella porzione antero-orientale presenta una
massiccia torre merlata di pianta quadrata e suddivisa in diversi livelli,
da cui emerge un corpo circolare pure merlato, che rende il maniero simile
ad una fortezza medievale. In uno dei vani della torre, dove si vedono
delle grandi vetrate, si trovavano i locali dei bagni turchi (sauna),
ottenuti riscaldando l'acqua proveniente dal fiume. Un tempo, davanti allo
scalone d'ingresso, si trovava una fontana, oggi scomparsa. Il parco è
discretamente conservato e ospita alcune piante secolari. Sul lato
posteriore, ovest, si trovavano i depositi delle carrozze.
Il mitico gruppo è
affascinato dall'atmosfera castellana...!
Sotto, alcuni
fotogrammi in avvicinamento del mausoleo dei Crespi:
Una singolare data
per questa piccola tomba che ricorda un angioletto volato in cielo troppo
presto, che era nato...il 31 aprile (che non esiste nel calendario).
Grazie ad una
successiva visita speciale, seguente al meeting, abbiamo potuto visitare
gli interni del mausoleo dei Crespi. Superata la scalinata d' ingresso
centrale, si accede ad un'aula in cui riposano alcuni membri della
famiglia. In alto la cupola sorprende perchè da fuori non si vede. Al
centro di essa un crismon. Davanti alla porta d'accesso, una bella vetrata
dipinta a mano che narra la vita di Cristo, nel registro inferiore, la Sua
morte in croce e la Sua Resurrezione, speranza per tutti coloro che qui
sono stati deposti.
Scendendo per una
scala si arriva alla cripta dei Crespi, con quattro sarcofagi bianchi: in
uno Cristoforo, posto di fronte a quello della moglie; nell'altro Silvio,
collocato di fronte a quello della sua amata consorte. Sopra di essi,
delle targhe dedicatorie. Nelle cappelline laterali sono deposti altri
personaggi che hanno ottenuto il permesso (e l'onore, immaginiamo), di
essere sepolti con i proprietari. Tra di essi, il loro medico condotto.
Un mistero aleggia
su questi sepolcri: c'è chi dice che i corpi siano sepolti in realtà nel
cimitero Monumentale di Milano, e dunque qui vi sarebbero soltanto le
tombe vuote, i cenotafi. Ma sembra siano illazioni.
Nel 1930 i
Crespi dovettero abbandonare tutto. Problemi economici dovuti alle
contingenze politiche e finanziarie generali, compromisero anche il
benessere locale goduto fino a quel momento. La società stava cambiando e
Silvio si era indebitato. Dovette cedere le proprietà alla Banca
Commerciale; le case vennero acquistate a prezzi di favore dai dipendenti
e la fabbrica, il castello, tutte le opere pubbliche da loro realizzate
vennero vendute a privati. La fabbrica fu attiva fino al 1994, dopodichè
dismise l'attività. Dal 2002 è Patrimonio UNESCO ed è oggi un reperto di
archeologia industriale. Pare che tutto sia comunque in vendita, fabbrica,
castello, opere pubbliche... Volevamo fare una colletta anche noi, ma a
quanto pare pochi spiccioli non bastano...!
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foto 1
foto 2
Foto 3
Foto 4
Foto 5
Foto 6
foto 7
foto 8
E' chiaro che i
Crespi si intendessero di materie che al tempo erano appannaggio di una 'elite',
poichè i simboli che si possono osservare sulle costruzioni da essi
volute, parlano chiaro. Continui rifacimenti al gusto classico e a quello
gotico medievale; il desiderio di riallacciarsi a temi culturali diversi,
come sembrerebbe indicare la forma del loro mausoleo che, seppure
rispondente al gusto eclettico dell'epoca, evidenzia ispirazioni culturali
polivalenti (foto 8).
Foto 9
foto 10
Ritornando verso la
strada principale, che taglia in due il paese da nord a sud, abbiamo
notato un edificio su cui è scritto 'Asilo nido' ed effettivamente
a Crespi ne esisteva uno (già a quei tempi), unito ad una scuola
elementare privata ma finanziata dalla famiglia omonima (dietro l'edificio
c'era il teatro). Era questo un valido aiuto alle donne per la
gestione dei figli, che allora erano numerosi. I ragazzi frequentavano
fino alla quarta elementare dopodichè, se erano bravi, potevano
proseguire. Alla scuola di base si insegnava anche una materia un po'
particolare:la lavorazione del cotone, poichè era interesse dei Crespi che
fin da bambini si sviluppasse l'interesse e la passione per un lavoro che
probabilmente sarebbero finiti a fare, avendolo in paese. Chi voleva
proseguire gli studi, poteva farlo andando nel vicino comune, dare l'esame
di stato di V^ elementare e passare ai tre anni di 'avviamento', Una
macchina messa a disposizione dei Crespi accompagnava gli studenti a
scuola e li riportava a casa. Nell'interesse comunque che un giorno questi
'impiegati' si fermassero a lavorare nella fabbrica. Un'altra singolare
attività era prevista per tutti i bambini: prendere il sole nella bella
stagione! Questo perchè la vitamina D contenuta nei sui raggi aiutava
contro il rachitismo e faceva crescere robusti, dunque futuri ottimi
lavoratori per la filatura!
Tali metodi
potrebbero sembrare alquanto standardizzati, e forse un po' di feudalesimo
in questo borgo tornò, all'alba del XX secolo. Ma per quei tempi così
duri, vivere a Crespi poteva anche rappresentare un'oasi felice. E i
signori -si dice- erano persone squisite, altruiste e cordiali. Il popolo
eresse a Cristoforo, ancora in vita, addirittura un busto (foto 10),
che era collocato davanti alla sua fabbrica e che oggi è situato nei
pressi della scuola, edificio che nei decenni ha perso il proprio ruolo,
diminuendo il numero di figli per famiglia. L'ex asilo è stato restaurato
ma non ha una destinazione ben definita. La popolazione di Crespi d'Adda è
oggi per il 60 per cento costituita da persone mature; gli studenti vanno
a scuola nel vicino paese con l'autobus.
Proseguendo lungo
la direttrice principale, a destra si cominciano a delineare gli edifici
della fabbrica. Questa appare più una cattedrale dell'industria che
una fabbrica. Ha degli elementi simbolici ricorrenti, aperture ad arco a
sesto acuto, oculi forse un tempo dipinti, insomma un aspetto gradevole.
Infatti, se vista da lontano, non pare quasi una chiesa con la facciata a
capanna?
E quello che
si vede sono solo alcuni blocchi dell'edificio. L'ingresso principale è
poi contraddistinto da uno degli imponenti camini, simbolo della stessa,
che danno l'idea di obelischi..
In fondo alla
strada, che si conclude, è situato uno dei luoghi più suggestivi del
villaggio:il vecchio cimitero privato, che ospita il mausoleo
dei Crespi, alcune tombe terragne dei dipendenti o dei loro bimbi
morti in tenera età, concesse ad uso gratuito, e alcune tombe di chi,
pagando, ha voluto essere sepolto qui anzichè nel cimitero comunale
(situato all'inizio del villaggio).
Come mai i Crespi
scelsero questo luogo come dimora eterna, non è dato sapere. Secondo
alcuni studi condotti dal parroco locale, storico ed erudito, il cimitero
non va inquadrato come luogo di tenebra ma di luce, in cui la natura deve
rendere l'idea di un ampio respiro. Così i Crespi hanno realizzato questo
luogo alla confluenza dei due fiumi, circondato dalla vegetazione. Il
monumento che sorge centralmente è frutto dell'architettura del tempo in
cui venne costruito, secondo modelli monumentali (ricorderemo come anche
la famiglia Gambarini-Giavazzi, a Verdello (BG), ha un mausoleo molto
'simbolico' di cui
abbiamo parlato in questa sezione).
Prevede un corpo a
livelli sovrapposti, con due ali laterali che racchiudono simbolicamente
in un abbraccio tutto lo spazio antistante (in cui furono sepolti i loro
'figli -dipendenti'). Vedendolo, anche il nostro gruppo ha provato
giustamente stupore: a qualcuno è sembrato un 'tempio maya o inca',
comunque precolombiano (!), secondo altri ha un'influenza egizia, altri
ancora vi hanno rinvenuto tracce di arte arabeggiante, o un' ispirazione
massonica, rosicruciana... Insomma i Crespi sono riusciti a lasciarci un
enigma architettonico che forse nelle loro intenzioni era semplicemente
una...tomba. Sontuosa quanto si voglia, ma tale è, seppure con notevoli
aspetti insoliti. In alto siedono, sulla gradinata del penultimo livello,
una per parte (meno che a meridione), le tre virtù cardinali (Fede,
Speranza, Carità). Tre cubi conformati a croce decorano l'ultimo livello.
Di seguito, un 'collage' di alcune zone del monumento:
Per finire
la giornata, una capatina al di là del canale che separa la fabbrica dalla
sponda milanese. La passeggiata è molto suggestiva, tra un viale alberato
e i ponti di collegamento che guadano le cascatelle fluviali al di sotto.
Si può godere di una affascinante vista su Trezzo d'Adda e la torre del
castello Visconteo. Al di là del ponte si trova, su un'altura, Villa
Gina, costruita dai Crespi e oggi sede di un istituto professionale. A
sinistra c'è invece il visitato santuario della Concesa, che
conserva un affresco quattrocentesco di Madonna con Bambino, noto
come Madonna del Barcaiolo. Il santuario sorge su un
terrazzamento sul fiume Adda, e vi è una fonte prodigiosa da cui
sgorgò l'acqua nel XVI secolo. Ci troviamo già nel Parco dell'Adda.
Calata la sera, per
gli irriducibili che sono rimasti, un po' stanchi ma non domi, una pizzata
in compagnia e poi... appuntamento al prossimo Meeting!
Si ringraziano tutti i
partecipanti all'evento: Enzo, Stefano, Alessandro, Roberto con Stefania e
Leonardo, Cristiano, Andrea, Lorena, Marinella, Tiziana, Enrico, Cristina,
Fabio, Simona, Angelo, Angelo P. con Irene, Armando, Giulio, Rita, Rudi,
Valentina e il dr. Gianfranco Pecoraro, attuale direttore della rivista Hera,
per l'amichevole presenza.