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Un curioso graffito nel castello Ursino di Catania (di Marisa Uberti) (si consiglia di cliccare sulle immagini per ingrandirle) Il simbolismo che andiamo a conoscere e ad analizzare si trova in Sicilia, precisamente nel Castello Ursino di Catania; per chi è pratico o volesse andare a vederlo, diremo che è situato sulla parete destra del cortile, all'interno di un grande arco. Tutte queste notizie e l'immagine le abbiamo ricevute dalla d.ssa Matilde Russo, studiosa che sta effettuando ricerche nel maniero. Ringraziamo lei e il gentilissimo amico e collaboratore Ignazio Burgio per averlo portato alla nostra attenzione. Noi lo 'studieremo' dal punto di vista dei simboli che presenta; presi singolarmente sono a noi noti ma l'insieme in cui si presentano in questo graffito non lo avevamo mai visto prima. Va detto, per amore di cronaca, che il castello in oggetto risale al medioevo; fu edificato dall'imperatore Federico II di Hoenstaufen (lo 'Stupor Mundi') nel XIII secolo ma subì varie trasformazioni nel corso del tempo. Passato agli Aragonesi, che ne fecero il proprio palazzo, cominciò a decadere dal XVI secolo. In questo periodo una parte del piano terra venne adibita a prigione; i carcerati lasciarono molte tracce della loro presenza, sotto forma di graffiti, frasi, segni, firme, che si possono ancora vedere in diversi punti del cortile e delle sale interne corrispondenti. Nasce subito una domanda: è stato un prigioniero ad incidere questo graffito? Anzitutto osserviamo di cosa si tratta: è una croce, indubbiamente, quella della crocifissione ma assai particolare. Le estremità dei bracci presentano dei Nodi di Salomone (che nella foto abbreviamo in NdS), anzi esaminandoli si vede benissimo che essi stessi costituiscono la matrice della croce, prolungandosi in fasci che si intrecciano al centro e fornendo così la 'trama' per la croce stessa. In una visione più ampia, si può arrivare a distinguere che anche la croce è in realtà paragonabile ad un Nodo di Salomone più grande, visto e considerato che i suoi bracci non sono 'assi di legno' squadrate ma prolungamenti di Nodi di Salomone. Dai due NdS laterali orizzontali sembra dipartire, verso il basso, un elemento verticale per parte che si allarga ad un certo punto in diversi segmenti (almeno otto se ne contano). Cominciamo a prenderne visione:
Abbiamo utilizzato i nomi convenzionali dei vari elementi presenti nel graffito in esame: da sinistra a destra notiamo la lancia di Longino (Giovanni, XIX, 34), il cui manico sembra originarsi dal NdS inferiore; i chiodi; il martello e la tenaglia, rappresentati sopra il braccio corto, a sinistra. Sullo stesso braccio, a destra, troviamo la scala molto piccola e dunque da intendersi prettamente simbolica, con otto pioli ben visibili ma uno è probabilmente sovrapposto o nascosto dal braccio della croce; la canna (di cui si parla nel Vangelo di Matteo, XXVII e in quello di Marco, XV, 36) o, secondo Giovanni (XIX, 34), il fusto d'issopo che sostiene la spugna impregnata d'ossicrate, è molto lunga e anch'essa sembra originare dal NdS inferiore. All'estrema destra e fuori dal graffito, in alto, si può distinguere una figura angelica (?) 'sospesa' in aria e forse nell'intento dell'artefice farebbe parte della rappresentazione ( l'angelo annunciante la Resurrezione?). Ma è assai probabile che nulla abbia a che fare con il simbolismo di cui ci stiamo interessando. Risulterebbe chiaro dedurre che questa scena non abbia voluto alludere alla crocifissione di Cristo ma alla sua Resurrezione, e alla Redenzione umana, poichè Lui non è presente e la presenza della tenaglia, servita a togliergli i chiodi, lo confermerebbe. Restano i simboli della Passione e della Morte in Croce. Tutti gli altri graffiti, lettere, disegni incisi che si possono rintracciare su questa parete, non sembrano avere legami con questo specifico soggetto. Purtroppo non possiamo al momento sbilanciarci oltre, in quanto non lo abbiamo ancora documentato personalmente. L'unica cosa che rimarchiamo è che la croce continua oltre ciò che la foto permette di vedere: in basso si nota un altro Nodo di Salomone. Proviamo a considerare alcune interessanti analogie o 'sensi' non letterali di questa raffigurazione. Una valutazione sulla tecnica incisoria ci pare utile: il graffito è stato eseguito da una mano esperta in quest'arte, forse era un lapicida; i tratti sono fermi, non vi sono sbavature, le linee sono state tracciate secondo modalità geometriche che hanno previsto l'uso di strumenti, a nostro avviso. Un 'comune prigioniero' poteva eseguire un simile lavoro a mano libera, tirare le righe così diritte, la forma dei NdS così perfetta? Non è un foglio, ma una parete e senza almeno un po' di pratica sarebbe stato assai difficile ottenere simili risultati. Inoltre i soggetti ritratti denotano una conoscenza affatto approssimativa di simbolismi significativi. Potrebbe essere un graffito copiato da un testo, e dunque l'artefice sarebbe soltanto un mero esecutore senza forse la consapevolezza di quanto stava facendo. Tra le alternative possibili vi potrebbe essere stata quella, teorizziamo noi, di qualcuno mandato dall'esterno (un monaco-costruttore o incisore ad esempio), che per 'allietare' le lunghe ore di prigionia dei carcerati abbia eseguito il graffito, che servisse anche come monito o speranza in Colui che soffrendo, morendo e rinascendo dava conforto ai prigionieri o ai condannati in quel castello. Ma i NdS? Perchè l'artefice ebbe questa brillante idea di conformare il proprio lavoro a questo modo? Perchè non incidere una croce classica e basta? Si sarebbe risparmiato molta meno fatica! C'è un senso per tutto questo lavoro di intreccio, che si sviluppa su tutto il disegno incisorio? Sembra che segua una precisa disposizione spaziale, appunto come copiato da un modello prestabilito. Esiste una raffigurazione simile su qualche testo a vostra conoscenza? Uno dei contesti in cui ci è capitato di vedere Nodi di Salomone accostati alla figura del Cristo è in una raffigurazione della Santa Sindone, eseguita in occasione di una ostensione . In quel contesto i NdS sono stati disegnati ai lati della figura dell'Uomo effigiato.
Riguardo al significato del NdS stesso, vi abbiamo dedicato una corposa sezione in questo sito: è un simbolo antichissimo ed ubiquitario, solare, che indica ciclicità, e per la sua conformazione, l'unione di cielo e terra. Nel paragrafo "Il Regno dell'Uomo" inserito nel capitolo "Paradosso del progresso illimitato delle scienze', contenuto nel secondo tomo de "Le Dimore Filosofali", di Fulcanelli (Mediterranee, 2001), pagg. 205-206, si prende in considerazione un singolare pannello ligneo presente nella chiesa di San Salvatore a Figeac. In esso vi scorgiamo dei parallelismi con il nostro soggetto, pur presentandosi visivamente molto diverso da questo. Ma questa immagine ci induce in una riflessione: la scena denota un evento compiuto e apre lo scenario all'avvento di una Nuova Era che è poi quella che viviamo? Sembra dirci che se riusciamo a salire la Scala della Conoscenza, a penetrarne il senso, riusciremo a decifrare il Regno del Figlio dell'Uomo. Esprimendoci per parallelismi, trasponendo l'immagine visiva, letterale, nell'ambito della valutazione simbolica, ermetica, sottesa, ci accorgiamo di essere davanti ad un'Opera realizzata. Tutto si è compiuto. Il Cristo-Pietra è Risorto. La materia si è spiritualizzata. La terra si è unita al cielo. Siccome la croce raffigurata è un NdS costituito da altri quattro NdS (e probabilmente è da tenere presente anche quello più basso che si vede parzialmente in fondo alla foto), potrebbe indicare il numero di cicli o Grande Età del mondo e custodire in sè un messaggio di tipo Apocalittico (=rivelatore)? Nodo di Salomone in un trattato alchemico (foto G. Coluzzi) Abbiamo sottoposto il quesito e l'analisi del soggetto ai nostri collaboratori più esperti in materia esoterica e pare che nonostante gli apprezzabili sforzi dell'anonimo artista, che sicuramente conosceva il simbolismo ma non al punto da affidarvi messaggi 'filosofici' particolarmente profondi, non avrebbe in realtà inteso trasmettere ai posteri una Conoscenza di tipo ermetico. Cosa sarà stato dunque a spingere l'artefice alla realizzazione di questo curiosissimo simbolismo? Lo avrà ricopiato fedelmente da un manuale, da un supporto cartaceo fornitogli da qualche ecclesiastico o è tutta 'farina del suo sacco'? Oppure aveva visto l'iconografia da qualche parte? Ma dove? Ci piacerebbe saperlo. Abbiamo chiesto ai nostri corrispondenti siciliani se avessero mai visto questo tipo di rappresentazione (ogni regione conserva talvolta proprie tradizioni) e la risposta è stata negativa. Certo è che ci spinge a riflettere. In attesa di acquisire nuove informazioni e, magari, nuove considerazioni da parte dei nostri attenti lettori. Grazie! Sezioni correlate in questo sito:
www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer Novembre '08
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