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Dal 13 novembre 2012 e fino al 17 febbraio 2013 è possibile vedere
esposto nelle sale della Pinacoteca di Brera a Milano il più antico mazzo
completo di tarocchi esistente al mondo (1) che, per le sue peculiarità,
viene ascritto ad una ristretta cerchia ermetica dedita ad una sapienzialità alchemica.
Si tratta di 78
carte: 22 chiamate trionfi e 56 del mazzo dei quattro semi
tradizionali italiani (14 carte di denari, 14 di spade, 14 di bastoni e 14
di coppe); il nome di questo
mazzo noto come Sola-Busca. deriva dalla famiglia che ne era
proprietaria, originatasi dal matrimonio di Antonietta Busca (marchesa)
con il conte Andrea Sola-Cabiati (XIX secolo), stirpe che si è estinta
nel 1916 (nomi e titoli passarono ai Serbelloni-Crivelli, a loro volta
estintisi nel 1935). Gli eredi probabilmente non attribuirono un grosso
valore al mazzo di Tarocchi che nel 1924 venne inserito nella lista degli
oggetti salvaguardati dall'allora Ministero della Pubblica
educazione.
Molti anni dopo,
nel 2009, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali lo ha
acquistato e lo ha destinato alla Pinacoteca di Brera, nella quale era
già conservato dal 1971 un gruppo di 48 preziose carte tardo-gotiche
fatte eseguire dal duca di Milano.
I Tarocchi
Sola-Busca sono composti da stampe su carta da incisioni a bulino, montate in antico su
cartoncino; furono poi miniate a colori e oro. Il risultato è eccellente
ma è l'iconografia certamente ermetica a rendere la serie affascinante,
misteriosa e carica di interesse.
Prima di
addentrarci nel percorso espositivo,, analizziamo alcuni punti
interrogativi sulla storia del mazzo. Com'era finito
in possesso dei Sola-Busca? Chi lo aveva realizzato? In quale epoca e per
quale personaggio? Perchè il mazzo scomparve praticamente dalla
scena per molto tempo?
L'occasione della
mostra ci ha spinto a svolgere una breve ricerca per cercare di
comprendere i diversi lati oscuri della questione.
L'epoca in cui
il mazzo fu realizzato si attesta verso la fine del 1400; il percorso
dal committente originario alle mani dei Sola-Busca è ancora da ripercorrere.
Un dato che pare assodato è che il mazzo ha ispirato diverse delle iconografie
degli Arcani Minori dei Tarocchi Rider-Waite-Smith
(RWS), il
mazzo più popolare e usato nel mondo anglosassone, eseguito nel 1909/ '10
dall'occultista e massone di origine statunitense Arthur
Edward Waite e
dall'illustratrice Pamela
Colman Smith (entrambi
facevano parte della Golden
Dawn). Una versione fotografica in
bianco e nero del mazzo Sola- Busca pervenne al British Museum nel 1907 proprio dalla famiglia
cui apparteneva. Furono loro spontaneamente a inviarle perchè volevano
proporlo in vendita o venne loro richiesto dal British Museum stesso?
Sembra di capire, da alcune notizie che abbiamo trovato, che il British
mise in mostra quella collezione fotografica. Molte
delle carte da fotografie originali in bianco e nero si trovano nell'
Enciclopedia Kaplan dei Tarocchi vol. 3,
pp. 31-32,
dove sono confrontati l' RWS e le carte Sola-Busca. Waite e
Smith potrebbero aver visto le foto originali, perchè Waite era un
assiduo frequentatore della biblioteca del British Museum (dunque anche
senza una mostra pubblica, egli avrebbe potuto prendere visione del mazzo
fotografato). Quando Waite e Smith pubblicarono il libro La Chiave dei Tarocchi (1910), con allegato
il loro mazzo di carte, quest'ultimo divenne molto famoso perchè era il
primo ad illustrare tutte e 78 le carte e non solo i 22 degli Arcani
Maggiori. Nel 1911 i due autori pubblicarono una versione più ampliata
intitolata La Chiave Illustrata dei Tarocchi, una guida alla lettura dei tarocchi,
naturalmente dal punto di vista esoterico.
Ad avviso di chi
scrive, Waite e Smith dovevano aver esaminato il mazzo e forse compreso il
simbolismo nascosto nei Tarocchi Sola-Busca attraverso le fotografie che
la famiglia aveva inviato al Museo londinese (e che qualcuno permise loro
di guardare o studiare). Dovevano aver capito l'enorme importanza di quel
reperto in possesso alla famiglia italiana Sola-Busca. A quel punto che
cosa successe? Forse fu un'operazione di marketing, dal momento che il
mazzo non venne acquistato (stando a quanto ne sappiamo) dal British
Museum, ma il successo e la fama andarono
all'opera di Waite e Smith, non è una strana coincidenza? Che influenza
ebbero i due in questa poco chiara vicenda? Le loro frequentazioni
massoniche ed esoteriche quanto pesarono?
Sorgono anche
ulteriori interrogativi. Dove venne conservato il mazzo dal 1916 (anno di
estinzione dei Sola- Busca, presso i quali i Tarocchi presumibilmente
ancora si trovavano) al 1924, quando lo si ritrova nella lista del
Ministero della Pubblica Educazione italiano? E dal 1924 al 2009, anno
dell'acquisto da parte del Ministero dei Beni Culturali, chi e dove ha
custodito il prezioso tesoro? Si parlò di "diritto di
prelazione" quando l'acquisto avvenne; forse- a volere questi
Tarocchi- erano diverse istituzioni museali. Non sappiamo se il mazzo fu
mai esposto in tutti questi decenni o tenuto segreto. Mary K. Greer, nel
suo Tarot
blog (blog specializzato sui Tarocchi), ritiene che il mazzo fosse
scomparso, dunque ben poco si sapeva della sua collocazione, fino a quando
la Pinacoteca di Brera ha riportato in luce non solo lo splendido mazzo ma
nuovi studi e scoperte su di esso.
Facendo ancora
qualche Ricerca per conto nostro abbiamo appurato
che gli studi su detto mazzo si basavano sulle fotografie che erano
pervenute al British Museum, tanto che in una pagina
web dell'istituzione si legge che i Tarocchi Sola-Busca sono "attualmente
accessibili solo attraverso le fotografie fornite al British Museum della famiglia Sola e attraverso
il catalogo
Hind (Hind, Arthur
Mayger "Early Italian Engraving", I, London, 1938, pp. 241-244).
(2). L'ubicazione del set è attualmente sconosciuta" (originale
[...] presently, it is accessible only through photographs given to the British Museum by the Sola family and through Hind's catalogue, which illustrates the deck. The location of the set is currently
unknown").
Nella medesima pagina si legge anche che il British Museum possiede
quattro carte grezze (su cartoncino), ovvero non ancora miniate e colorate
che, nel catalogo Hind (1938) corrispondono alla 12, 41, 53 e 54 (il 'Cavaliere di Spade', la 'Regina di
Fiori', il 'Cavaliere di Denari' e il 'Fante di Denari'). Quattro
incisioni non verniciate si trovano anche ad Amburgo e a Parigi, mentre 23 carte sono conservate nel
Museo dell'Albertina di Vienna (aperto nel 2004).
Interessante è
il fatto che la data di acquisizione della carta "grezza" del
Cavallo di Spade ("Amone") da parte del BM è il 1845. La
carta è classificata con numero di registrazione
1845,0825.485 come incisione su carta, di esecutore anonimo, data
circa 1490, area ferrarese; misure della carta 14,1 cm x 7,2 cm.
L'identità della figura non è stata accertata con precisione, forse
rappresenta Amon, re biblico di Giuda (oggi la critica lo identifica come Hammon,
divinità greco-egizia) e si ricollega alla saga di Alessandro Magno (come
vedremo più avanti).
Dunque ci sembra
di capire che il mazzo originale, miniato e colorato splendidamente,
rimaneva nelle mani della famiglia proprietaria italiana (la fusione per
matrimonio dei Sola-Busca avvenne proprio nel XIX secolo, prima di allora
poteva appartenere ad una delle due, non lo sappiamo di preciso), ma
esistevano delle incisioni su cartoncino (che potremmo chiamare le
matrici) che circolavano in Europa (forse già dal momento della
realizzazione del mazzo?).
Tecnicamente, la serie
in possesso al BM è caratterizzata da una grande precisione di contorni, ma
presenta tagli di netto, paralleli e regolari nel tratteggio, un po' alla maniera del maestro della
cosiddetta "serie E" dei Tarocchi Mantegna. Il curatore
del British che ha redatto la pagina in esame scrive che per questo motivo
la critica aveva supposto che il mazzo Sola-Busca fosse nato in area
ferrarese, come i Tarocchi Mantegna; la datazione era stata
collocata intorno al 1490. Su una delle carte "illuminate"
(cioè che contengono messaggi sapienziali) è stata dipinta la data del
1491 e sulla carta XIII degli Arcani Maggiori (trionfi) vi era una scritta
(ora illeggibile) "ANNO AB URBE CONDITA MLXX" cioè 1.070 in
numeri romani, datazione che, secondo la critica, può essere letta come la data di 1.070 anni dopo la fondazione di Venezia - o 421 o 453 - che dovrebbe significare 1491 o,
cosa meno probabile, 1523). (originale: "The 'Sola-Busca Tarot' may be dated from around 1490 since the hypothetical date of 1491 was painted on one of the illuminated cards of the set formerly in the Sola-Busca collection (the inscription "ANNO AB URBE CONDITA MLXX" on card XIIII may be read as the date of 1,070 years after the foundation of Venice - either 421 or 453 - that should mean 1491 or, less
likely, 1523"). Un passaggio che dovrebbe essere maggiormente
chiarito.
- Se da un lato
quindi già da tempo si era collocato il mazzo nel periodo Rinascimentale, le
notizie su di esso non erano mai state approfondite. L'area ferrarese è
una collocazione che sarebbe oggi da scartare e vedremo perchè. Con questa mostra,
per la prima volta viene presentato al pubblico il risultato di indagini
volte a capire il contesto culturale in cui maturò il mazzo dei tarocchi
in questione, le sue possibili fonti e la complessa iconografia, arrivando
al contempo a fornire una datazione, a risalire all'artista della
splendida opera e all'umanista che l'ha suggerita.
- La mostra e il suo
altissimo significato
La mostra è divisa in cinque sezioni:
- la prima presenta
il mazzo e spiega sinteticamente cosa siano i tarocchi. Essi sono
mazzi di carte costituiti da 22 Arcani maggiori (chiamati in origine
trionfi) e 56 carte suddivise nei semi tradizionali italiani. Il
termine "tarocchi" iniziò a circolare probabilmente
attorno al 1505 (sull'etimologia di tale denominazione vi sono
discordanze ma è interessante approfondire e lasciamo al lettore la
libertà di indagare); l'uso del mazzo si presta ad una triplice
lettura: ludica, didattica e simbolica. I Tarocchi non erano giochi da
osterie ma erano riservati nell'ambito delle colte elite, presso le
corti e i circoli intellettuali. L'uso dei Tarocchi come divinazione
fu introdotto - a quanto sembra - a partire dal 1700. Gli Arcani
Maggiori dei Tarocchi si compongono tradizionalmente di 22 carte
illustrate con i soggetti che vanno dal Bagatto (carta n. 1) fino al
Mondo e al Giudizio Universale (Angelo), in una sorta di percorso di elevazione del giocatore dalle condizioni più legate alla terra fino a Dio.
In realtà c'è anche una carta senza numero, il Matto, che
secondo alcuni va posta all'inizio del percorso, e secondo altri alla
fine (è una carta molto importante, dal punto di vista simbolico).
Nei Tarocchi
Sola-Busca troviamo qualcosa di assolutamente nuovo e unico. Al posto dei
classici soggetti, sono raffigurati dei guerrieri appartenenti all'antica
Roma (i più frequenti sono legati alla saga di Mario) ed eroi biblici,
Uomini Illustri posti a modello da raggiungere, secondo una tradizione
cara al medioevo. Ma se si osserva bene, in controluce si notano -
camuffati - i soggetti corrispondenti agli Arcani classici: ad esempio
nella X carta, Venturio, si coglie il Trionfo della Fortuna e nella XII,
Carbone, c'è il Trionfo della Morte (secondo l'interpretazione data nella
mostra).
La
Regina di Coppe è etichettata come Polisena (meglio nota come Polissena).
Ciò che spicca in questa immagine sono dei serpenti che emergono dalla coppa che
ella tiene. Polissena è presente in diverse tradizioni: da quella
legata anticamente ad Achille a
quella di vergine cristiana che deve lottare son il drago per salvare la
propria verginità (simbolismo alchemico sotteso). Va pure ricordato che
nel medioevo e nel rinascimento le versioni sono state spesso aggiustate
rispetto alle narrazioni originarie. Interessante il fatto che una figlia
illegittima di Francesco Sforza (famiglia che di Tarocchi se ne intendeva)
si chiamava Polissena e andò sposa a Sigismondo Pandolfo Malatesta
(1442), il quale ricevette un mazzo di Trionfi (Arcani Maggiori) due anni
dopo. Lo stemma araldico della donna era un serpente, come sappiamo;
questa Polissena sarebbe stata fatta uccidere dal marito.
Il mazzo di Spade
è dedicato ad Alessandro Magno (ritratto nel Re), considerato uno dei
Nove Prodi. Il grande conquistatore incarnava il simbolo dell'immortalità
presso le corti degli Sforza e degli Estensi perchè egli sarebbe stato
elevato al cielo da un carro trainato da grifoni (un po' come il mitico
biblico Elia), che nell'alchimia simboleggia l'Adepto che ha realizzato
l'Opera. Al rapporto con l'alchimia (cui Alessandro sarebbe stato
introdotto da Aristotele) si può ricondurre l'antica iconografia del
sovrano raffigurato come Nuovo Sole, cioè l'oro. La storia di Alessandro
è narrata in diverse di queste carte: nel Cavallo vediamo Zeus/Amone
(mitico padre del grande conquistatore) mentre nella Regina vediamo
Olinpia, temuta signora dei serpenti (che impersonifica Olimpiade, madre
di Alessandro). Nel Cavallo di Coppe troviamo Natanabo "mago
ed intendente" che, insieme ad Aristotele, fu maestro di Alessandro.
Il padre di quest'ultimo, Filippo il Macedone, è raffigurato nel Re di
Denari.
Olinpia
(è scritto su due righe)
Cavallo di
Denari: Sarafino (Serafino dè Ciminelli de l'Aquila (1466-1500), fu
rimatore famosissimo, che riscosse successo presso le maggiori corti
italiane accompagnando la recita delle sue rime con il suono del liuto
Riferimenti
all'alchimia si ritrovano, infatti, anche nel seme dei Denari in
cui è palese una sequela di operazioni di coniazione in stretta attinenza
con il procedimento di lavorazione dei metalli, atavica metafora della
complessità dell' opus alchemicum (trasformare il piombo in
oro). Nell' Asso c'è la sigla M. S. (che vedremo poi), nel
Quattro si vede il trasporto delle monete vecchie: la Madre Terra, nel cui
grembo si sviluppano i metalli al pari della miniera, è qui
raffigurata ingravidata grazie all'azione dell'alchimista e produce frutto
di perfezione. Nel Cinque c'è la saggiatura delle monete (un
ragazzo travestito da uccello con un fallo disegnato sullo scudo
rappresenta il compimento dell'Opera per mezzo del fuoco, elemento
che in basso gli lambisce il piede). Nel Nove c'è la mortificazione della
materia prima, la nigredo.
Quattro di Denari
Nei semi di Bastoni
vi sarebbe la correlazione tra opus e agricoltura.
Gli studiosi
hanno messo in evidenza analogie tra gli Arcani Maggiori dei tarocchi
Sola-Busca e le iconografie presenti in alcuni fondamentali manoscritti di
matrice alchemica come Opera Chemica di Raimondo Lullo (Pseudo
Lullo), conservata nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Manoscritto
membranaceo dell'ultimo decennio del XV sec.), o Il Corpus Hermeticum attribuito
ad Ermete Trismegisto, opere che nella seconda metà del XV sec. vennero
tradotte in latino da Marsilio Ficino che lavorava alla corte di Cosimo
dè Medici (le cui attitudini verso l'Ars Regia sono
abbastanza note). Le opere tradotte in latino passarono da Firenze a
Ferrara, a Treviso e in breve si diffusero in tutta Italia e oltre (3).
Ermete
Trismegisto (considerato il padre dell'Alchimia) è stato identificato
nell'Uomo con turbante del 10 di Coppe, per il notevole raffronto
con una figura che lo rappresenta nel codice alchemico della Biblioteca Laurenziana di Firenze (Asburn.1166).
- Nella seconda
sezione si parla dell'eredità squarcionesca, di Marco Zoppo e
Giorgio Schiavone. E' importante capire il clima artistico in cui
si poterono sviluppare i tarocchi Sola-Busca. Dall'analisi
particolareggiata degli elementi iconografici, i ricercatori di Brera
sono giunti ad interessanti conclusioni, basandosi sulla tecnica del
raffronto.
E' emerso così
che l'artista autore del mazzo è con ogni probabilità Nicola
di Maestro Antonio,
anconetano che si formò a Padova alla scuola di Francesco Squarcione
(divenuta nel 1400 una fucina di pittori talentuosi), un originale maestro
che proponeva ai suoi allievi (che spesso adottava) un tirocinio basata
sulla sua collezione formata da oggetti antichi, opere di contemporanei e
una cospicua raccolta di disegni. Squarcione fu insegnante di Andrea
Mantegna, Marco Zoppo e il dalmata Giorgio Ciulinovic, detto lo Schiavone.
Il linguaggio "squarcionesco", una sorta di combinazione tra
linguaggio dell'antichità classica e contemporaneo del periodo, dalla
città patavina si diffuse in Emilia e nei territori della Repubblica
Veneta, sulle due sponde dell'Adriatico, tra le Marche e la Dalmazia (qui
diffusa dallo Schiavone).
Per favorire il
raffronto delle "mani" di questi pittori (c'è pure da citare
Carlo Crivelli), sono esposte alcune delle loro tele, prestate da diversi
musei per l'occasione o già in dotazione alla Pinacoteca di Brera.
- La terza
sezione approfondisce il rapporto con l'antico, proponendo
alcuni raffronti con i personaggi ritratti sulle 22 carte dei Trionfi
dei Tarocchi Sola-Busca attribuiti a Nicola di maestro Antonio e altre
sue opere (es. 8 carte del mazzo di tarocchi conservati a Vienna,
stampe da incisioni a bulino) ma anche con antiche monete per mostrare
il raccordo con l'antichità romana (linguaggio squarcionesco).
- Nella quarta
sezione si rielaborano il mito dell’immortalità e la cultura ermetica.
Si ritrova qui la serie del seme delle Spade, in cui è
svelata l'identità del proprietario del mazzo. Su ciascuna carta, ai
lati del soggetto, è riportata una sigla, M. S., e lo stemma della
famiglia Venier. La sigla starebbe per Marin
Sanudo il giovane,
famoso storico autore dei Diarii, del quale recenti studi hanno
sancito gli interessi in campo alchemico (4). Inoltre il mazzo doveva
avere delle iscrizioni che oggi non sono più visibili ma che furono
lette nel 1938 da Hind; la presenza degli stemmi ha consentito di
datare la stampa del mazzo poco prima che venisse miniato, nel 1491.
L'ideatore del progetto illustrativo è stato identificato con buona
approssimazione nell'umanista marchigiano Ludovico
Lazzarelli (complessa
figura di poeta, filosofo, esperto di lingua greca ed ebraica,
alchimista e cabalista). Egli visse a Roma per diverso tempo sotto il
pontificato di Sisto IV e a Napoli, sotto il regno di Ferdinando
d'Aragona. Il Lazzarelli propose in questi tarocchi un percorso
di rigenerazione interiore destinata a rendere l'Uomo divino,
sperimentata attraverso una conoscenza superiore, in cui fuse
classicità antica, alchimia ed ermetismo cristiano.
- Nella quinta
ed ultima sezione si analizzano i Tarocchi Sola-Busca e l'alchimia.
Le magnifiche carte sono esposte nelle teche in tutta la loro
bellezza, con didascalie sintetiche ma esplicative. Così vediamo per
esempio un sorprendente 3 di Spade raffigurato da un cuore (simbolo
alchemico del Fuoco), trafitto da tre spade che sono allegoria
dell'Oro, dell'Argento e del Mercurio Filosofico.
Tre di Spade
- Il perfetto
stato di conservazione del mazzo suggerisce che non venne usato ma
conservato come tesoro prezioso, forse maneggiato soltanto da pochi
intenditori in grado di comprenderne l'iconografia alchemica. Questo
mazzo era un vero e proprio percorso iniziatico, un viaggio interiore
che partiva dai modelli degli Uomini Illustri o Prodi fino allo stadio
di esseri divini, in grado di generare altre "anime divine".
L'Uomo, secondo i canoni di quell'epoca, era in grado di emulare la
Creazione, di essere gli stesso un Creatore. Poco dopo, nel 1500, un
altro eccelso artista, A. Durer (1471-1528) avrebbe dipinto se stesso
come un Cristo (secondo l'iconografia tradizionale cristiana),
imitando il cammino dell'uomo-dio (5).
Se durante le
festività vi capiterà di prendere in mano un mazzo di Tarocchi o giocare
semplicemente a briscola con le carte dai semi tradizionali, fate un
pensiero al loro recondito significato...
L'unica
riproduzione che esisteva di questi Tarocchi era quella delle ed.
Scarabeo, ora fuori commercio. Si veda questo interessante link: http://www.lightspeed.ca/personalpage/hilander/sola/solarepro.htm
Note:
1) Il mazzo più
antico di Tarocchi è attribuito in realtà agli anni compresi tra il
1441- 1447 e creato per la corte di Filippo Maria Visconti, duca di Milano
(mazzo "Visconti di Modrone"), ma non è completo. Sono giunte a
noi, infatti, 67 carte di cui 11 "trionfi" (arcani maggiori). Si
conoscono diversi tipi di tarocchi fatti realizzare per questa famiglia e
vanno sotto il nome di mazzi
Visconti-Sforza; tra di essi c'è pure il "mazzo Brambilla"
che dal 1971 appartiene al fondo della Pinacoteca di Brera e che sarà in
mostra dal 20 febbraio al 7 aprile 2013 in un'esposizione intitolata
"I tarocchi Bembo. Dal cuore del ducato di Milano alle corti
padane".
2) Ulteriori
dettagli bibliografici in Willshire, W H, "A Descriptive Catalogue of
Playing and other Cards in the British Museum", London, British
Museum Trustees, 1876
3) L'argomento è
stato trattato in questo sito diversi anni fa, in particolare v. "Il
Ritorno ad Ermete e gli emblemi ermetico-geroglifici nei secoli XV- XVIII"
4) Secondo Hind
(1938), la sigla M.S. incisa sull'Asso di Spade, di Coppe e di Bastoni
poteva stare per Mattia Serrati da Cosandola, un miniatore che aveva
lavorato tra la fine del 15°secolo e l'inizio del 16° presso il convento
di S. Bartolomeo nella periferia di Ferrara. Tale ipotesi doveva
essere verificata e infatti oggi la nuova scoperta della Pinacoteca di
Brera getta nuova luce sulle due iniziali.
5) Si veda http://www.duepassinelmistero.com/Arte%20e%20Alchimia.htm
- La
mostra è allestita presso la Pinacoteca di Brera, in Via Brera, 28 a
Milano. Orario continuato dal martedì alla domenica dalle 8.30 alle
19.15 (chiusa il lunedì).
Per informazioni: Ufficio
mostre ed eventi, tel. 02 72263.257, sbsae-mi.brera@beniculturali.it
www.brera.beniculturali.it
E' disponibile anche il Catalogo (Skira)
Altri links:
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