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(di Massimo Taddei)

  Siva Nataraja , re della danza cosmica , il signore del Tandava, re dei danzatori.

“Siva danza  di continuo – il suo nome è Mahakala , il grande Tempo . Egli è la  più perfetta macchina demolitrice e ricreatrice  dell’universo.”

 

Su scala universale, Siva è il Danzatore Cosmico. Re della danza Tandava . Il rishi  Tandu   ne ereditò  i segreti  e simboli  all’inizio  della manifestazione . Questo avvenne nel  glorioso  tempio di Chidambaram , Tamil Nadu . Se  in  Tamil Nadu  tu  cerchi  Chidambaram è  sufficiente dire  il  Koil ( tempio) . Per eccellenza è  Chidambaram che viene  inteso. Là Siva danzò e sulla parete del tempio di Parvati sono  scolpite le 108  posizioni cosmiche che  insegnò. La Bharata Natyam , la danza  indiana , conta di  108 posizioni che generano infinite combinazioni  e  permutazioni  coreografiche ma solo  queste 108 possono  essere usate. La devadasi , la danzatrice, effettua nel microcosmo  le coreografie che Siva effettua illimitatamente nel macrocosmo.  Nella sua Manifestazione Danzante ( nrtta-murti ) egli  incarna e insieme manifesta  l'Energia  Eterna. Le forze infinite  nel loro movimento incessante  sono che pervadono la materia posseduta dal tempo , i poteri dell'evoluzione, del mantenimento e della dissoluzione dell'universo manifesto . La natura e tutte le sue creature sono agli  ordini  della sua danza eterna. Sappiamo  che tutto  ciò che ci  appare statico non è  assolutamente così  dal micro del sub atomico  al  macro dei corpi celesti alle  nostre cellule . Tutto è in  eterno movimento ,  di dissoluzione e ricreazione . 

Siva-Nataraja è rappresentato in una bellissima serie di bronzi dell'India del Sud che datano dal IX  al XII secolo d.C.  I dettagli di queste figure sono da leggersi, secondo la tradizione indù, come una efficace allegoria simbolica.

La mano destra superiore regge un piccolo tamburo a forma di clessidra, per simboleggiare il ritmo ( in sanscrito  rtam ,  l’ordine – rtu , le stagioni) , il tempo e indica il suono, elemento che si trasmette nell'elemento  primario  etere ,  che trasmette la  vibrazione  , le frequenze . L'etere è la prima manifestazione della sostanza divina  e la più sottilmente  pervasiva  ( Vish è la radice di pervadere - Vishnu il pervadente) .  Dall'etere si  dispiegano  secondo il  Samkya  tutti  gli  altri  elementi   aria, fuoco , acqua , e terra  manifestazioni  concrete dei  sensi  del  divino  delle sue energie sensoriali.  Insieme  quindi rappresentano l'energia dell'assoluto  nella sua forma originaria  che diventa anche massa. I fisici  moderni hanno  confermato  questa antica conoscenza . A differenza della meccanica cosiddetta newtoniana  adesso è ritenuto  probabile che l’atomo non  sia  una  unità di  materia  compatta  indivisibile  ma semplicemente  un  vuoto in  cui elettroni  si muovono intorno  ad  un  nucleo  probabilmente vuoto . La danza degli  elettroni .

Talvolta porta  in una mano una antilope . Simboleggia il tempo  aritmico , imprevedibile nel  suo incedere di passo in passo non prevedibile o decidibile  da parte dell’uomo.  In una altra mano in  alto a  sinistra, colle dita atteggiate nella posizione della mezzaluna (ardhacandra-mudra),  reca sul palmo una lingua di fiamma . Il fuoco  è l'elemento della distruzione della materia. Al termine del Kali Yuga il fuoco  annienterà il corpo della creazione, tramite  un  aumento  di  calore ,  per essere riassorbito  da Vishnu nella sua  incessante ,  eterna opera di  emissione e riassorbimento  , " come  un ragno ne fa   della sua tela e  poi la riassorbe ."

 ( Brhadarajnaka Upanisad)

In alcuni  esempi di  sublime letterature hindu Siva  è anche un  devoto  di Vishnu, un adoratore .  Il 4° canto  del Bhagavata Purana narra  un inno  splendido  di  Siva a Vishnu. Il dio  della materia  onora il dio unico , il pervadente  , la persona suprema ,  l’essere spirituale l’eterno  Brahman, Paramatma ,  Bhagavan .  Modi  diversi  di  percepire l’unico (ekantika dharma)  , testimonianze intense dell’induismo  come monoteismo polimorfo.

Nell'equilibrio delle sue mani , è narrato   come creazione e distruzione facciano l'una da contrappeso all'altra nel gioco della danza cosmica. Il Trascendente si mostra attraverso la maschera del Signore enigmatico, presente  e  impassibile , gioioso e distaccato ,  come scontro inesorabile  di opposti: riproduzione incessante e al contempo l'insaziabile appetito di sterminio, suono e fiamma.  E il campo di questo terribile gioco è il palcoscenico dell'Universo, luminoso e orrendo effetto della danza del dio.

La seconda mano destra fa il gesto del « non temere» (abhaya-mudrali) che dispensa  pace e protezione, mentre  la rimanente mano sinistra, sospesa all'altezza del petto, indica in basso il piede sinistro, sollevato  e al contempo indica che dolcemente  egli è sempre con noi, la misericordia , karuna .

Questo piede simboleggia la Liberazione ed è il rifugio e la salvezza del devoto. Lo si può avvicinare , veicolo di umiltà , nel nostro cammino per  raggiungere l'unione con l'Assoluto . La mano che lo indica atteggiata in una posa che  sembra imitare  la proboscide allungata ovvero  la mano  dell'elefante ( gaja-hasta-mudra)   ricorda Ganesha suo  figlio,  colui  che rimuove gli ostacoli con la saggezza. ( L’altro figlio  è  Kartikeya , dio  della guerra , si muove su un pavone simbolo di vanità , causa di tutte le guerre ) .

L'altro piede  poggia su un capolavoro simbolico , sul  corpo prostrato , schiacciato  di un nano ,  tamasico. L'uomo non  compiuto  , rimasto  a metà  della sua funzione  che  non ha compreso  la funzione della vita , che  non  affronta  il  " conosci te stesso"  platonico . In  lingua tamili colui è  muyalaka ( disattenzione ,  smemoratezza, tamas ) . In sanscrito  è  Apasmara Purusha (alla lettera  l'uomo senza conoscenza, smemoratezza , letargia, ignoranza , tamas ,  si noti  l'alfa privativa sanscrita ). Apasmara ( disattenzione)  simboleggia la cecità nella vita , l'ignoranza dell'uomo , l’attaccamento  alla immediatezza materiale. Per uscire da sotto il suo piede Siva  fornisce il jagatmudra la mano  con   il pollice e  l'indice conguinti  a segno  di  cerchio  , di  eterno , di  completo  di non  soggetto  al temporale  al transeunte  alla sua dominazione .

Egli è il  Re degli Yogi il  dominatore dei  sensi  per eccellenza , che si  veste di  cenere al fine di indicare che  il  corpo  è  già cenere, tutti i  giorni ( anche scientificamente) .

Siva va  purtroppo  a  nozze  con tali esseri   ed ancora di più la sua energia rappresentata da sua moglie Kali .  La sua paredra si  direbbe.

Kala è tempo  ( vocabolo maschile)  e Kali  è la sua versione femminile - in poche parole la entropia , quell'energia  interiore alle cose che disassembla tutto  ciò  che è  assemblato , servitrice del tempo. Il tempo  che esegue le sentenze del  karma  che dispone  l’ordine del  dharma. Siva  è  detto  anche Mahakala , il grande tempo .

Kali è adorata particolarmente a Kalighat (Calcutta - Kolkata - i ghat di Kali) .

Colà dove  il lunghissimo  Gange trascorsa la intera vita si scioglie nell’Oceano  e  torna a far parte dell’Uno delle acque, le sue  molecole assemblate  in  forma di  fiume si disciolgono in  forma di  acqua e  poi di  evaporazione e  poi  di pioggia e  poi  di  nuovo incarnato in  Gange . Kalighat  è il luogo  della  morte fisica del Gange  e la Dea veglia su  questa funzione , essa  è  questa funzione. Rappresentata con in mano una testa mozzata , ornata di  collana di teschi , addobbata di  cobra ,  spesso con la pelle avvizzita come nei meravigliosi intarsi di Halebeedu,  armata di falce . E’ detta anche Chamundi ,  Bhairavi ( la dolorosa) .

Un anello di fiamme e di luce (prabha-mandala) esce dal dio e lo circonda e  rappresenta i processi dell'universo e delle sue creature, la danza della natura suscitata dal dio che le danza dentro. Allo stesso tempo esso trasmette una energia di saggezza, la luce trascendente della conoscenza della verità, che promana danzando dall’interno di  tutto l’esistente , la sua conoscenza  interiore. Un altro significato allegorico attribuito all'aureola di fiamme è quello della sillaba sacra AUM  o OM   (simbolo sonoro del Brahman ,  il tutto  spirituale , Dio ). L'origine del cerchio di fiamme deriva, probabilmente, dall'aspetto distruttivo di Siva-Rudra; ( rudra o bahirava sono sinonimi di  dolore) .  Il suo  collo   è  adornato   da cobra , simbolo  che  non  ha bisogno  di  spiegazioni , il Naga Raja ( re dei  serpenti)  . Siva in quanto Danzatore Cosmico è l'incarnazione e manifestazione dell'energia eterna nelle sue « cinque attività » " Panchakrya"-

  • 1) Creazione  ( srsti) , l'emissione o il dispiegamento,

  • 2) Conservazione (sthiti), la durata

  • 3) Distruzione (samhara), il ripiegamento o riassorbimento,

  • 4) Occultamento  (tiro-bhava), il celarsi del Vero Essere dietro le maschere e le vesti delle apparenze, la distanza, lo spettacolo della maya 

  • 5) Favore (anugraha), l'accettazione del devoto, il riconoscimento dei pii sforzi dello yogin, il conferimento  della pace attraverso una manifestazione rivelatrice.

Sono simboleggiate dalle posizioni delle mani e dei piedi:  le tre mani superiori sono rispettivamente la « creazione », il « mantenimento » e la « distruzione »; il piede piantato su muyalaka  è l'« occultamento », e il piede sollevato è il favore  ; la « mano caduca  è il collegamento dei tre con i due e promette la pace all' anima che sperimenta tale connessione. Tutte le cinque attività si manifestano  simultaneamente nella pulsazione di ciascun momento ,  oppure  in successione nei mutamenti del tempo.

Nella Trimurti a  Elephanta  i due profili espressivi, che rappresentano la polarità della forza creatrice e distruttrice , erano contrapposti a un'unica silenziosa testa centrale, che simboleggiava la quiete dell'  Eternità : il placido oceano e il fiume che corre impetuoso in fin dei conti non sono affatto distinti; il se indistruttibile e l'essere mortale sono essenzialmente la stessa cosa.  Questa lezione meravigliosa si può leggere anche nella figura di Siva-Nataraja, dove il movimento incessante,   delle membra ondeggianti è significativamente in contrasto con l'equilibrio della testa e l'immobilità del viso, simile a una maschera. Purusha e Prakriti.

I suoi  capelli sono le varie diramazioni  in  cui  fu  diviso il  grande Gange all’atto del  suo  ritorno  sulla terra . ( Ganga Avatara)  Troppo grande per essere dato in una volta sola , in un  sol  corpo  agli uomini , venne chiesto  a Siva di porsi sotto il getto dall’alluce di Vishnu  e tramite la testa suddividerlo in rigagnoli così come dall’Himalaya oggi  si  disperdono moltissimi  fiumi. Fiumi come  scuole di conoscenza , tradizioni, opere , tutte riconducibili ai piedi  di Vishnu anche se di  colori  e  tonalità diverse . Sarasvati , il grande fiume dell’antichità   è  anche  il nome della dea delle arti e lettere e  musica e conoscenza e moglie di Brama ( il  creatore) .

Siva significa alla lettera il  benigno, fausto , acconsentì  e  il Gange  ( la Ganga ) scese di nuovo sulla terra ( vedi ganga Avatara a Mahamallapuram)

Siva è  detto anche Mahakala , il grande tempo , l'Eternità. Nelle vesti  di  Nataraja i suoi gesti archetipici,  selvaggi,  e pieni  di grazia,  danno impulso alla immaginazione della attività  cosmica. Nelle grotte di  Elefanta a Mumbai è  rappresentato con in una mano un  corpo umano  e nell’altra  una ascia  ai  suoi piedi un  bacino per ricevere  il  sangue  e  il  sole che  tramonta dietro  di lui  ( la vita che svanisce  - il tempo) . Anche  uno  dei  grandi Linga di Ujjain  è detto Mahakala.

Le sue gambe  e le sue braccia,  fluttuanti  e la oscillazione del  torso sono   la continua creazione e distruzione  dove la morte controbilancia la nascita  e l'annientamento  è la fine di  ogni inizio. Pensiamo  un attimo  al  nome del   deva della morte  - Yama -   (alla lettera :  nulla - colui che riduce tutto  a ...).

La coreografia  è la ruota del tempo ( kalachakra) . La storia e le sue rovine , l'esplosione delle stelle , dei  soli  ,  sono lampi della serie incessante dei  suoi  gesti.

In questi  bronzi vediamo  genialmente riprodotta non una sola fase  o un  solo  concetto  bensì la totalità  di  questa danza cosmica. Il ritmo ciclico   ( rtam in  sanscrito è ordine e rtu le stagioni ,  da cui  deriva, rito  ,ritmo, retto, diritto etc..)  che scorre lungo gli Yuga ed è  scandito dal rumore del battito  dei talloni  del signore Siva mentre egli  rimane del  tutto  sovranamente  imperturbabile.

Immersa nell’immobilismo , la maschera enigmatica si tiene al di sopra del vortice delle quattro mobili braccia, non si interessa delle gambe superbe che segnano il tempo delle età del mondo. Distaccata, in un silenzio sovrano, la maschera dell'essenza eterna del dio rimane imperturbata dallo spettacolo tremendo della sua stessa energia, dal mondo e dal suo progresso, dagli effetti dello  scorrere e dai mutamenti del tempo. Questa testa, questo volto, questa maschera, dimora in trascendente isolamento, quale uno spettatore distaccato. Il suo sorriso, interiore, pieno della beatitudine dell'assorbimento in se, sembra  ironico nei confronti dei gesti delle mani e dei piedi. C'è tensione fra il miracolo della danza e la serena tranquillità di questo volto espressivamente inespressivo.  È la tensione esistente fra Eternità e Tempo, il paradosso dell' Assoluto e del Fenomenico, del Sè Immortale e della mente peritura. Apre la porta alla comprensione della identità fra Brahman e Atman e della Maya (illusione) che copre la realtà , la verità  detta tattva . L’architetto degli dei , costruttore di  tutto , è detto Visvakarma ( colui che fa tutto ) ma uno  dei suoi nomi  è Maya.

Le bronzee figure danzanti dell'India meridionale vengano tuttora prodotte con la tecnica a cera persa praticata oggi come allora. E’ divertente vedere quanto  facile e  al  contempo piena di  charme eternel  fosse questa antica naturale tecnologia e quanto  identiche siano le statue prodotte  oggi  a quelle di mille anni  fa . Tutti  pezzi unici !!! La tradizione non permette variazioni. In queste figure il contrasto fra il volto silenzioso, sognante, e l'agilità appassionata delle membra rappresenta, per coloro che sono pronti a comprendere,  l' Assoluto e la sua  Maya in un'unica forma. Noi e il Divino siamo la stessa cosa precisamente come la vitalità di quelle  membra fluttuanti è tutt'uno con il completo distacco del Danzatore che le fa muovere. Siva dai lunghi  capelli, perfetto yogin sorride a coloro che hanno  capito e trasformato in solido carattere la saggezza delle scritture  e  non a coloro che ne fanno solo un uso apparente ed ammonisce nello Siva Purana “ per coloro  che si  atteggiano io tornerò più passionale di prima “ – ( Jana e vijana -  conoscenza in libreria e conoscenza nel corpo). Sorride a colui che ha troncato i legami del mondo adharmico , a colui che ha trasceso la schiavitù dell'incessante riprodursi della vita materiale , colui che ha brandito la spada affilata della conoscenza discriminante ( viveka)  e si è liberato recidendo tutti quei legami che imprigionano l'umanità nei bisogni e nelle necessità del mondo vegetale e animale. Ma Siva avverte con la sua disinvolta capigliatura e potenza , attenzione alle false rinunce  perché  io  torno  e mi  vendico.

Tra i seguaci di Siva il grado di Vira del devoto iniziato rappresenta lo stato dell'asceta perfetto, del conquistatore delle forze della natura, di quel « vittorioso » che ha sconfitto la sua natura di bestia e nella perfezione della sua ascesi è addirittura pari a Siva stesso .

La danza  Tandava  , geometrica effusione di energie divine, possiede tratti che suggeriscono una danza di guerra cosmica, tesa a stimolare energie distruttive e a sterminare il nemico ed allo stesso tempo è la danza trionfante del vincitore.  Vi è un mito molto istruttivo a questo proposito, che ci mostra Siva vincitore di un grande demone che aveva assunto l'aspetto di un elefante. Il dio, dopo aver costretto il suo avversario a danzare con lui, continuò a danzare,  poi  a danzargli  sulla testa , finchè la vittima non cadde morta, vomitando  sangue  , vittima della aritmia dei passi  del  dio danzante, poi la scuoiò,  ne  indossò la pelle come un mantello e infine, drappeggiato in quel trofeo grondante di sangue, eseguì un'orrenda danza di vittoria.

Un'immagine tarda ma splendida che rappresenta questo trionfo guerriero e celebra l'annientamento del demone elefante ( gajaasura- samhara ) è conservata nel tempio di Nataraja a Perur, India del Sud , 17° secolo. Si tratta di una bella  creazione concepita in uno stile altamente sofisticato. II dio indossa una ghirlanda  di teschi e ha un teschio sul diadema. Le due mani superiori tengono tesa la pelle dell'elefante. Un'altra coppia di mani regge delle armi, il laccio (pasa) e l'uncino (ankusa). Il terzo paio di mani tiene una zanna della vittima e un tamburo a forma di clessidra, sul quale il danzatore batte il tempo. Le due mani inferiori reggono il suo  tridente (trisula - passato , presente e futuro )  e la ciotola da elemosine del mendico errante (bhiksapatra).  Il viso del dio esprime un distacco sognante eppure deliberato e malizioso, mentre assapora i passi lenti e solenni che tengono a freno la sua infinita energia. Questo Siva che danza con la pelle di elefante è un'apparizione terrificante , irata (ghora-murti) del dio.  Il divino danzatore è circondato dalla pelle della sua preda come da un'orrenda aureola. La pesante testa della vittima,  con le grandi orecchie, penzola in basso, mentre in alto è visibile la minuscola coda , e le quattro zampe pendono ai lati.  All'interno il dio stende le sue otto braccia in una danza misurata, lenta e raffinata. Per agilità sembra una  lucertola  per grazia e snellezza è come  un  serpente . Si possono  ammirare  un paio  di  pannelli  di  questo  tipo  anche a Halebeedu, Karnataka sulle mura esterne del tempio.

In un poemetto di Kalidasa  si narra che persino la Dea Consorte  ( Durga o Kali o Parvati o Bhairavi o  Chamundi)  che assistette al combattimento e alla successiva danza dell'amato sposo, si allarmò a quella terribile vista, che le fece correre brividi lungo la schiena. In quello sfondo sinistro, tuttavia, brillano le divine giovani membra, agili, delicate e piene di grazia come lunghi serpenti  che si muovono con solennità misurata  con la bella innocenza delle prime forze atletiche della giovinezza. Quattro dei nove « stati d'animo » o « sapori » (rasa) del sistema classico retorico indiano sono presenti  e fusi in questa rappresentazione. Sono l' eroico  (vira), il doloroso (raudra),  l' attraente (srngara) e il disgustoso (bibhatsa) contemplati nei manuali  di  scultura ( shilpa sastra).

Siva infatti contiene e manifesta ogni possibile aspetto della vita, e la sua danza è una meravigliosa fusione di opposti. Il fascinans e  il tremendus. La danza, come la vita stessa, mescola il terrifico e il benaugurale, unifica distruzione , morte e trionfo vitale, nettare e veleno . Questa è una mescolanza familiare alla mente indù, documentata in tutta l'arte indiana. La si intende come espressione del Divino, che nella sua totalità abbraccia tutti i beni e i mali, le bellezze  e gli orrori, le gioie e i tormenti della nostra vita fenomenica. E simili  sono le sue varie consorti  , Kali ( con in mano un  dono  e nell’altra la spada) ed  una per tutte Chamundi ,  adorata  in Orissa  ed  in  India est in generale , adornata di  collane di  teschi, evocano meditazioni  sulla morte  con il fine di  vivere meglio la vita.

Un'altra rappresentazione seicentesca di Siva che danza con la pelle d'elefante si trova nel « Grande Tempio » di Madurai ,  Tamil Nadu , Dio Danzante che costringe il Demone Elefante a danzare con lui finché questo cade morto, senza essere colpito da arma alcuna e senza che gli siano state inflitte ferite mortali .

Siva è anche  la morte  , uno degli  aspetti della vita senza fine. Egli  vive  nello Smashana – il luogo ove  i  defunti  vengono  bruciati . Qui Siva effettua la sua danza funebre ornato di teschi e ghirlande. Qui si aggirano  anche  i  Vetala , orribili spiriti che  si impossessano  dei corpi  per compiere atti  terribili, delitti. Sthanu  è un altro  dei  suoi  mille nomi ,  appellativo  di Siva ,  che significa  il pilastro , dalla radice del verbo sth ( stare, stato) . Immobile, privo  di  emozioni  quando è   in meditazione  , principe degli  asceti. Un altro epiteto è Syama – il nero .

Talvolta l'errore più comune, per la concezione  della tradizione giudeo-cristiana occidentale e  islamica,  è solitamente scambiare il concetto di murti ( immagine simbolica ) con  quello di idolo - culto ad oggetti fine agli oggetti di per sé  stessi - C'è una profonda differenza tra i due, poiché presso la  filosofia induista le murti sono punti di focalizzazione simbolica  attraverso i quali è possibile raggiungere la conoscenza della Divinità. L’ immagine  oltre l’immagine . Per questa  ragione, ad esempio, si intraprende l'immersione delle murti di Ganesha nei fiumi  più vicini dopo il rito o le feste, poiché questo simboleggia il fatto che esse permettono  una comprensione solo temporanea di un Essere superiore . Questa  concezione è pertanto opposta a quella di idolo, che tradizionalmente  indica il culto ad un oggetto per l'oggetto stesso, considerato  divino. Lo stesso si potrebbe dire a proposito  del pregiudizio  che  l’induismo  sia  un politeismo ,  quando  esso  stesso  si  definisce come Ekantika dharma ( la religione dell’Uno) –  Il Prof. Ferrini  ama usare il termine monoteismo polimorfo in  cui le forme sono  funzioni  e attributi  del  divino , uno  e  molteplice, simile e dissimile al contempo.

(Autore:Massimo Taddei yana@geniodelbosco.it )

 

 

 

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                                                        maggio 2007