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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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Cosa il quadrato magico più noto del pianeta rappresenti è ormai chiaro e definibile dalla maggioranza fra coloro che sono attratti dal suo ineffabile fascino. Si può a buon titolo sostenere che sia ben più di un semplice mistero in quanto sembra essere la stessa essenza del mistero. Il tempo che scorre sta sempre più attribuendogli i connotati di un fenomeno che va ben al di là delle molteplici interpretazioni che si sono, nel corso dei secoli, susseguite nel vano tentativo di darne,entro confini precisi, una definitiva allocazione ma è quanto meno sorprendente come ogni, sia pure geniale, intuizione sia inesorabilmente smentita dagli eventi successivi. Causa questa peculiarità ci si può senza dubbi sbilanciare nell’attribuirgli magici attributi. Magia che è insita nel suo apparire nel contempo immutabile e mutevole quasi a far intendere all’osservatore il molteplice messaggio di cui si fa latore conducendolo a sfiorare la sensazione di eternità come frutto di forze contrapposte. E’ singolare notare come nel corso dei secoli esso sia stato utilizzato come talismano per sanare le afflizioni più disparate e come oggetto per pratiche negromantiche o inserito in formule cabalistiche . Molto sostenuta è stata infatti la “corrente” che voleva dare alla cristianità la paternità del SATOR e questa nozione divenne “verità scientifica” allorquando Felix Grosser elaborò una decrittazione del SATOR anagrammando le lettere che lo compongono. Ottenne il seguente risultato: Due PATERNOSTER incrociati e delimitati da A e O,che secondo il Grosser stavano ad indicare l’alfa e l’omega (la O vocale latina può infatti essere traslitterata in omicron oppure omega). Per quanto concerne la discussione inerente il “simbolo criptato, non esiste la benché minima traccia in alcuna fonte patristica che accenni a un”segreto del quadrato” così come avviene invece per il pesce, l’ancora, il crittogramma di Cristo e altri ancora, mentre per quanto riguarda l’anagramma “grosseriano”, tale teoria viene a cadere sulla base di diverse prove inconfutabili. Principalmente è importante notare come in diversi casi il SATOR sia stato riportato mutilo di alcune lettere. E’ il caso del ritrovamento nella casa di P.Paquio Proculo così come nel caso di alcuni codici compilati nel Medio Evo dove gli amanuensi lo riportavano talvolta privo di alcune lettere. Chiaramente la semplice idea di poter anagrammare lettere che non esistono non è da ritenersi accettabile. Inoltre la possibilità che le A e le O possano simboleggiare l’alfa e l’omega dell’Apocalisse di S.Giovanni decade quando si pensi all’anacronisticità degli eventi benché il Carcopino avesse sostenuto l’ipotesi che il più noto graffito pompeiano fosse stato lasciato da alcuni “fessores” cristiani in epoche successive all’eruzione del 79 d.C. E’ altresì di importanza notevole per l’evoluzione della questione notare come fra i quadrati del SATOR rinvenuti a Doura Europos nella Mesopotamia e fatti risalire ad un periodo fra il 165 e il 256 d.C., ve ne sia uno redatto in Greco in cui non appare la O come omega, bensì come omicron. Considerata la non compatibilità fra la vita eterna e la vita terrena che i cristiani primitivi adottavano come regola ferrea al punto di offrirsi al martirio, questo connubio fra il SATOR e la politica pubblica degli uomini fa ritenere che esso non poteva essere opera di un gruppo di perseguitati religiosi. Ma allora cosa è il SATOR, chi ne è l’autore e qual è il messaggio che porta? Le risposte probabilmente sono reperibili nella storia dei luoghi in cui sono stati ritrovati gli innumerevoli esemplari che conosciamo. Una caratteristica comune a tutti i quadrati di cui siamo al corrente è che, fatto salvo per i più antichi (dal I al III secolo) i ritrovamenti sono avvenuti in luoghi che ebbero nel Medio Evo funzione di magione Templare. Questo potrebbe far ritenere che l’ordine si fece perpetuatore di un antico messaggio attraverso tutta una serie di attività fra cui l’utilizzazione di questo enigmatico scritto. Questo è il quadrato rappresentato sulla facciata , alla sinistra del portale della Chiesa di S.Pietro ad Oratorium di Capestrano (Abruzzo) fondata, secondo la tradizione nel 752 d.C. secondo il volere di re Desiderio. Sicuramente il suo primo impianto risale comunque all’VIII secolo e fu poi ampliata e modificata nel corso del XII e XIII secolo. Come nel SATOR pompeiano che è scritto seguendo uno stile grafico singolare dove è particolarmente evidente la netta differenza esistente fra le quattro “T” oltre all’evidente differenziazione della “O” sulla prima colonna rispetto alle altre, anche nel quadrato di Capestrano si possono notare simili accorgimenti: qui sono le “A” le lettere che subiscono la mutazione di forma in ognuno dei casi e la “O” dell’ultima colonna sembra essere oggetto di un accorgimento simile a quello della “O” di Pompei. Per tralasciare sulle “R” che sembrano sovrapposte a altrettante “A” ma questo potrebbe essere effetto dovuto all’utilizzo di materiale di recupero del precedente edificio presente sul posto precedentemente all’attuale chiesa. Il mistero che avvolge Castel del Monte, benché da molte parti si cerchi di sminuirlo è assolutamente tangibile in ogni suo angolo interno ed esterno, in ogni suo muro, in ogni pietra che lo compone. In questa sede è utile ribadire il concetto secondo cui i piccoli dettagli che esulano dall’evidenza sono talvolta quelli che possono offrire ulteriori inesplorate chiavi di lettura dei misteri che ci circondano e che sembrano non voler essere svelati. Spesso questo è da ritenersi plausibile ma, altrettanto spesso, il filo che lega gli eventi si rivela molto sottile in quanto si cerca sempre di trovarlo nei grandi eventi. In questo caso, come in quello del SATOR di Capestrano , è il dettaglio a fare la differenza. L’iscrizione dell’illustrazione si trova nel cortile di Castel del Monte. Non è, come può sembrare, un semplice messaggio ammonitore criptato, essa racchiude in sé la prova tangibile di uno stretto legame con il passato. un triangolo rettangolo che, nella forma e nelle proporzioni viene riprodotto appena sopra l’iscrizione pugliese.Tale elemento per quanto possa sembrare di piccola entità è indubbiamente un elemento comune alle due iscrizioni e, di conseguenza alle finalità delle persone che lo hanno impresso. Nell’affrontare
il problema della risoluzione dell’enigma del SATOR
il primo passo consistette nell’analisi numerica del quadrato. Appare
chiaro come la composizione del palindromo sia assolutamente particolare in
quanto, se lo si osserva attentamente, appare chiaro che uno dei principi su cui
è basato è quello della simmetria dei soggetti. Esso è
infatti composto da due gruppi di “12” lettere simmetricamente disposte
relativamente alla “13ma” lettera, la “N”, posta in tredicesima
posizione della metà superiore o in prima della metà inferiore e simmetrica
che assume il ruolo di centro di equilibrio del sistema tutto. E’
l’ultima lettera del primo gruppo e, contemporaneamente, la prima lettera del
gruppo opposto. Andando
più a fondo osserviamo che tutta la frase è composta da lettere ripetute più
volte: 2 volte la “S” e la “P”, 4 volte la “A”, la “O”, la
“R”, la “E” e la “T”. Solo la
“N” ancora una volta si distingue in quanto viene espressa solo per una
volta al centro dell’immagine. In che
modo? Essendo
già stato in passato esso riferito
allo scritto di S.Giovanni, tale direzione sembra essere una conferma a quanto
già affermato dal Grosser sia pure
attraverso differenti percorsi interpretativi. Procedendo
adesso alla traccia delle circonferenze ci si trova di fronte a questa figura Tale
principio è origine oltre che degli otto punti posti esternamente anche di
tutti i limiti dei muri della pianta e anche dell’ottagono da me
arbitrariamente inserito al centro che è originato da rette partenti dai
quattro punti esterni contrassegnati dai numeri 1 e 5 che vanno ad intersecare
il punto contrassegnato dal numero 6: 1 + 5 +
6 = 12 per l’appunto. Sette
sono le lettere come le Sette Chiese e come i Sette Sigilli, come i Sette Angeli
e le Sette Trombe, come i Sette Segni e i Sette Calici. A
fronte di un numero “8” posto al centro, concetto espletato in molti edifici
sacri cristiani, come limite di pianta o come elemento interno, vediamo
chiaramente come intorno alla struttura centrale vi siano gruppi di numeri che
se considerati in funzione del testo dell’Apocalisse assumono significativi
connotati. Nella
figura 12 si evidenziano i numeri “5” e “7” ripetuti due volte
(5 + 7 + 5 + 7 = 24) che corrisponderebbero al testo del Libro
dell’Apocalisse 4,4 : “Attorno al trono erano ventiquattro seggi e sopra
questi vidi seduti ventiquattro vegliardi” “Ognuno
dei quattro Viventi ha sei ali” (Apocalisse 4,8)
“A
oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte, a
occidente tre porte(Apocalisse 21,13) A
terminare l’interpretazione numerica cito
il passo 21,17 che dice: “Poi misurò il suo muro: centoquarantaquattro
cubiti, secondo la misura ordinaria degli uomini …” 12+7 U
5+12 ; 12+5 U 7+12 12+7 U
5+12 ; 12+5 U 7+12 (“centoquarantaquattro
cubiti”). Risulta
a questo punto inequivocabile di come il
SATOR possa essere la rappresentazione criptata di un PROGETTO DELLA GERUSALEMME CELESTE. Tanti
sono gli esempi di costruzioni edificate seconda le regole desunte dalla
circolarizzazione del SATOR come visto nella seconda parte e questo sembra
ricondurre il tutto alla descrizione che della Gerusalemme Celeste ci viene
tramandato dall’Apocalisse di Giovanni e dalle successive interpretazioni come
la pianta della ricostruzione immaginaria della Città Celeste e la riconduzione
allo scritto biblico del significato letterale del SATOR proposta da Felix
Grosser.
Scrivevo all'inizio di come ogni
teorizzazione sulla probabile natura del quadrato sia stata poi s Se non
è certa l’origine cristiana dell’enigma del SATOR è sicuramente
comprovabile il seguito che esso riscontrò nell’architettura sacra cristiana
che seguì nei secoli il tempo del primo quadrato pompeiano. In
seguito per dare un esempio di come certe nozioni non furono state utilizzate
solo per edifici sacri ma anche per edifici facenti capo a “uomini sacri”
saranno analizzati anche le strutture di alcuni castelli del XIII secolo
realizzati secondo il volere di Federico II di Svevia e più in particolare,
oltre al Castel del Monte, il Castello Maniace di Siracusa, il Castello Ursino
di Catania, il Castello di Prato. S.STEFANO ROTONDO Prendendo
in considerazione l’analisi delle proporzioni relative alla cerchia di false
colonne a ridosso del limite interno del muro, si nota come essa sia
circoscritta al quadrato di lato avente per vertici i numeri “5” e “7” E, di
collateralmente, inscritta al quadrato costruito attraverso la congiunzione a
mezzo di linee dei quattro numeri “3”. Figura 3 S.GIOVANNI IN LATERANO Di S.Giovanni in Laterano si hanno notizie certe circa la sua prima edificazione all’inizio del IV secolo. Dopo ripetute distruzioni, è stato più volte restaurato o ricostruito fino all’attuale Basilica risalente al XVI secolo;si può però con certezza affermare che, oltre alla sostituzione di alcune tipologie di elementi architettonici come i pilastri in luogo delle colonne originarie, la pianta della parte ottagonale (quella che sarà presa in considerazione) sia rimasta sostanzialmente invariata nel corso dei secoli. Di tale pianta, è straordinario notare come la complessità della struttura geometrica di base tragga, come nel caso di S.Stefano Rotondo e di tutti gli altri edifici che si vedranno in seguito, il suo fondamento nella ormai nota “griglia 5 x 5” desunta dal SATOR e da tutte le sue implicazioni in termini di forme circolari e di correlazioni di distanze che fanno di S.Giovanni in Laterano un esempio di struttura basata sui rapporti di “1/2” predominanti rispetto al “2/3” precedentemente visto. Senza entrare nel dettaglio delle linee di costruzione, peraltro ben evidenti nella figura, possiamo semplicemente annotare come la complessità dell’immagine sia totalmente costruita intorno a linee con punti estremi coincidenti con i venticinque punti del reticolo precedentemente considerato. Ogni colonna, ogni muro, ogni misura è stabilita dalla geometria del SATOR. IL BATTISTERO DI S-GIOVANNI L’origine
del Battistero di S.Giovanni è ancora incerta. La
tradizione vuole che sia stato fondato in epoca
romana e dedicato al dio Marte. Da
quest’area provenivano infatti alcuni sarcofagi e la statua di Marte che le
cronache medievali ricordano all’imbocco del Ponte Vecchio. Altri sostengono
invece che l’edificio fosse il Pretorio e la statua quella di un re barbarico.
Dante Alighieri dichiarava il suo “bel San Giovanni” (Inferno Canto XIX)
edificio romano e classico e in effetti gli scavi dell’ultimo decennio hanno
rivelato resti di costruzioni romane sotto il Battistero e sotto il Duomo. Su
queste basi andò certo a poggiare la fondazione del primo San Giovanni, che si
può collocare fra il IV e il V secolo. Alla
costruzione paleocristiana, forse rimaneggiata o completata nei primi decenni
del VII secolo durante la dominazione longobarda, appartengono l’impostazione
ottagonale, i due ordini inferiori, l’attico e l’imposta della cupola,
ovvero la struttura architettonica vera e propria. Qui
lavorarono il Maestro della Maddalena, Meliore di Jacopo, il Maestro del San
Francesco Bardi, Gaddo Gaddi e soprattutto Coppo di Marcovaldo e il suo allievo
Cimabue. Alla luce dell’analisi precedentemente svolta su altri edifici sacri del periodo dei primi secoli del Cristianesimo, il Battistero di S.Giovanni si può dire indiscutibilmente detentore di tutte quelle peculiarità che possono, a buon titolo, conferirgli i connotati di costruzione esemplare. Riproponendo
l’immagine di base dei cerchi concentrici desunta dalla griglia numerica
estrapolata dal SATOR si può con facilità notare come ogni linea corrisponda
ad un elemento architettonico componente la struttura del Battistero. Nel
dettaglio la circonferenza passante per i numeri “1-5” delimita il massimo
ingombro, la circonferenza
costruita attraverso i “12” intersecando i falsi pilastri degli archi
chiusi visibili dall’esterno oltre ai lati delle porte determina, di fatto
il limite esterno della muratura portante mentre la circonferenza dei punti
“2-4” è il limite interno di detto muro. All’interno
si nota la circonferenza che nasce dai “3” che delimita lo spazio
riservato alle colonne addossate alla parete mentre il doppio ottagono
centrale risulta essere circoscritto e inscritto alla circonferenza passante
per i punti di intersezione delle linee “1-6” e “5-6”. Andando
ad analizzare la struttura della volta piramidale e la suddivisione delle
storie si riscontra un’analogia assolutamente evidente con quella che è la
costruzione geometrica della pianta a terra. Si
è detto che i mosaici della volta sono suddivisi in sei fasce che
“tagliano” orizzontalmente gli otto spicchi della volta In
alto la piramide ottagonale a sei fasce concentriche che che chiude sulla
“Lanterna”, in basso le sei fasce concentriche
che tagliano gli otto spicchi del pavimento e che concludono in un “8”.
(continua-) BY ROBERTO LUNGHI COMPLIMENTI! Argomenti correlati in questo sito: www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer 2002
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