ROMA:
la Piramide di Caio Cestio Epulone
Tra le
mura Aureliane e Porta S.Paolo,a Roma, vi è una costruzione del tutto
particolare, in buono stato di conservazione, visibile da qualsiasi
turista, che spesso si sofferma incuriosito a rimirarne il candore dei
blocchi di rivestimento
Non
a tutti sarà successo, però, di poter
entrare in essa e nei suoi millenari segreti. L’interno della Piramide
è infatti visitabile solo il secondo e quarto sabato del mese e, per
maggiore sicurezza, su prenotazione. La Soprintendenza ai Beni
Archeologici permette l’ingresso accompagnati da una guida
specializzata. Spero di fare cosa gradita riportando la mia esperienza
recente (maggio 2004).
La
figura di Caio Cestio
La Piramide fu costruita ufficialmente per volere di Caio Cestio, come
attestano le iscrizioni sulla facciata esterna dell’edificio, come suo
mausoleo. Egli era stato Tribuno della Plebe ma tra le cariche che egli
rivestì nella propria vita, la più importante è quella di EPULO,
faceva cioè parte di un COLLEGIO SACERDOTALE che si era
costituito inizialmente con soli due membri. Successivamente si ampliò
a sette membri, infatti Caio Cestio si definiva anche “Septemviro
degli Epuloni”. Questo Collegio aveva il compito di organizzare
banchetti sacri che avvenivano annualmente nel Foro o sulla sommità del
Campidoglio,per ricordare l’inaugurazione del Tempio dedicato a Giove
Massimo Capitolìno (il banchetto si chiamava “epulo”,da qui il soprannome
preso dai membri).
Era, quindi, una carica importante, un ruolo che poteva aver permesso a
Caio Cestio la costruzione di una piramide, anche dal punto di vista
economico.
Dall’iscrizione presente sulla facciata, si apprende che essa fu
costruita in 330 giorni a partire dalla sua morte, e questo (per il
defunto) era motivo di vanto nei confronti dei
posteri. Le iscrizioni in facciata avevano funzioni importanti
poiché per i Romani, i morti non erano tali finchè c’era qualcuno
che li ricordasse; pertanto i passanti erano attratti da questa
costruzione e potevano leggere a chi fosse dedicata, mantenendone sempre
viva la memoria.
Data di costruzione della Piramide
Gli
studiosi si sono basati su iscrizioni comparative presenti su due
plinti di colonne che furono ritrovate in questo luogo e che
attualmente sono conservati nei Musei Capitolini. I due plinti
sorreggevano colonne sulla cui sommità si trovavano in origine le
statue bronzee di Caio Cestio. Da una epigrafe incisa su un plinto, vi
sono frammenti o stralci del TESTAMENTO di Caio Cestio,dai quali si
apprende che egli voleva essere sepolto con gli Attalica, che
erano vesti ricamate con fili d’oro (il termine deriva da Attalo I,re
di Pergamo,che fu il primo a utilizzarle), ma tale volontà sappiamo non
potè essere rispettata poiché –nel 18 a.C.- era stata
promulgata una legge che vietava l’ostentazione del lusso durante
tutte le cerimonie pubbliche, comprese quelle funebri (erano ammessi
solo i fili d’oro per ragioni diciamo ‘di salute’ come quelli
impiegati per sorreggere i denti).Perciò, i parenti di Caio Cestio
furono costretti a vendere quelle ricche vesti e con quello che
ricavarono fecero fare due statue di
bronzo dorato, che vennero poste sulle colonne sopra menzionate. Quindi,
teniamo presente una prima datazione:18 a.C. Ma nel Testamento, Caio
Cestio menziona Agrippa (genero di
Augusto) quale beneficiario di alcuni suoi beni e sappiamo che
Agrippa morì nel 12 a.C.,quindi deduciamo che Agrippa fosse vivo
quando Caio Cestio morì. Pertanto sono due le date in cui ci si può
muovere per stabilire l’epoca di costruzione della Piramide: tra il 18
e il 12 a.C.,
Altre Piramidi a Roma…
In
Età Augustea si ha testimonianza, non molto approfondita sembra, di
almeno altre TRE PIRAMIDI che erano ubicate rispettivamente: due
nell’area dove oggi sorgono le due chiese gemelle di Piazza del
Popolo e una nell’area dove sorge la Chiesa di S.Maria in
Transpontina,lungo via Consolazione all’incirca, in Via Borgo,
che fu distrutta nel 1499 per ordine di papa Alessandro III Borgia per
ampliare la viabilità della strada vicina a S.Pietro,in previsione
dell’affluenza massiccia dei pellegrini in occasione dell’Anno Santo
del 1500. Questa Piramide –in epoca Medievale- era nota come META
ROMULI, ovvero la Tomba di Romolo. La ‘Meta’ era una
struttura a forma conica o di obelisco,che veniva collocata
all’interno del circo per tracciarne la spina; l’idea che
fosse una tomba derivava dal fatto che molti edifici sepolcrali avevano
forma cilindrica ma terminante con una struttura conica (esempio il
Mausoleo di Augusto e probabilmente anche la T.di Cecilia Metella).
La
piramide di Caio Cestio, nonostante l’iscrizione esterna ben
visibile che ne avrebbe dovuto fornire con certezza la paternità-
veniva considerata come la tomba di Remo e chiamata META REMI,
e si ritiene che questo fosse dovuto a vari motivi, come il fatto
che si trovasse fuori dal Pomerio,ossia il limite sacro della Roma
quadrata e che fosse vicina al Colle Aventino,dove
Remo(secondo la Leggenda) avrebbe preso gli auspici e desiderato essere
scelto dagli dei che governavano la città.
Le
altre due piramidi, quelle che sorgevano nell’attuale Piazza del
Popolo, furono distrutte probabilmente ancora prima dell’epoca
Rinascimentale, consentendo l’erezione delle due chiese gemelle
attuali.
Francesco Petrarca, nel suo viaggio a Roma, riferisce di aver visto la
“Meta Remi” (cioè la piramide di Caio Cestio) che, quindi, è
sempre stata una costruzione che ha suscitato l’attenzione e la
curiosità di turisti, passanti, curiosi e studiosi. Allora come oggi.
Fu solo nel corso del 1600 che ad un archeologo ‘ante-litteram’
–Antonio Bosio-venne l’idea che la piramide potesse essere il
monumento collettivo degli EPULONI, ovvero dei Sacerdoti facenti parte
di quel Collegio di sette a cui apparteneva anche Caio Cestio. A questo
punto potrebbero sorgere varie domande: Su cosa si basò Bosio per
affermare questo? Aveva trovato qualcosa per supportare tale tesi?
Si deve ritenere che nelle altre piramidi vi fossero sepolti gli
altri membri del Collegio Sacerdotale?
La
Costruzione
Un
tempo –dove oggi c’è il viale di accesso all’interno della
cancellata della Piramide- la struttura era costeggiata dalla strada
romana, che la collegava alla Via Ostiense e di cui attualmente si
vedono ancora i resti,con i segni delle ruote dei carri che la
percorrevano. La scalinata di accesso attuale è stata fatta negli anni
’30 del secolo scorso,così come la porta di ingresso
secondaria,mentre quella principale fu aperta durante la prima indagine
di scavo della piramide, nel 1656, attraverso cui oggi si entra
all’interno della cella ‘sepolcrale’.
La
Piramide era ‘contenuta’ in uno spazio con giardino quadrato,
recintato da blocchi di tufo (ancora visibili).
Ha
una base quadrata (30 m per lato); ha
un muro di fondazione profondo
circa 9 m costituito da materiale misto come malta.calce,ghiaia,sabbia
mentre il resto della costruzione è costituito da mattoni con un
rivestimento di travertino.La parte di rivestimento esterna è invece
marmo Lunense,ovvero di Carrara. Questo è l’uso più precoce di tale
materiale poiché,anche se le cave di marmo di Carrara erano state
aperte all’epoca di Cesare, fu sotto Tiberio che esse vennero
sfruttate al meglio.
La
Piramide ha un’altezza di circa 37
m
(Nella
foto:la piramide vista dal cimitero acattolico inglese)
Nel
271 d.C.,la Piramide fu inglobata nelle Mura Aureliane ed era già
interrata di ben 4 metri. Praticamente era collegata a Porta San
Paolo,collegamento che oggi non c’è più a causa del bombardamento
del settembre 1943 che lo distrusse. Nella foto 1 si può ben
vedere l’addossamento (a sinistra) alle mura Aureliane e, a destra,
l’interruzione delle stesse.Più distanziata, la Porta San Paolo.
Ai lati della costruzione, dovevano esserci quattro colonne, come
abbiamo già detto, di cui ne restano visibili due, dalla parte
dell’ingresso attuale,che furono scavate e riportate alla luce nel 1656,insieme
ai plinti di cui abbiamo detto. A volere il primo scavo vero e proprio
fu Papa Alessandro VII, appunto nel 1656. Altri scavi furono
condotti molto tempo dopo e l’ultima opera di restauro è stata
effettuata nel 1999, durante la quale sono stati apposti i ganci di
rinforzo nelle facciate; è stato restaurato il parafulmine(un fulmine
aveva capitozzato la punta nell’800); è stato improntato un impianto
elettrico a norma e si è dotato l’interno dei sistemi normativi di
legge per renderla visitabile al pubblico.
La visita intern
a
Si entra a gruppi di 7-8 persone per volta, che restano
all’interno una decina di minuti. La porticina di ingresso è
bassa,così come il tragitto che conduce alla camera ‘funeraria’ (se
di questo si tratta!). Esso è scavato nella parete e si presenta
grezzo, percorribile in posizione flessa. Dopo pochi metri, si apre una
stanza delle dimensioni di 4 m per 5,85, totalmente vuota, con le sole
pareti affrescate con disegni dai modesti colori, che riportano elementi
iconografici molto semplici. Vi
sono due registri: in quello superiore quattro figure alate di vittorie,
poco visibili, a detta della guida molto frequenti in ambienti funerari.
Nei riquadri inferiori si notano figure di donne,sedute o in piedi,che
recano offerte votive,in linea con la funzione (sempre a detta della
guida) del luogo in cui furono dipinte (cella sepolcrale); intervallate
alle donne vi sono figure di vasi, elementi fissi nelle cerimonie
religiose. Nelle parti intermedie si notano motivi a candelabro.
Vi sono scritte e disegni svariati sulle pareti della cella, lasciate
dai ‘visitatori’della piramide in epoche imprecisate,
comunque a partire dal 1600,data in cui sarebbe stata aperta per la
prima volta dopo la sepoltura di Caio Cestio.
La copertura della stanza è a botte; il pavimento è a
mattoncini disposti a lisca di pesce.
Balzano subito all’occhio alcuni particolari (se così possiamo
definirli):
-
un enorme squarcio nel soffitto
-
un foro di natura e funzioni imprecisate sulla parete
controlaterale all’ingresso
-
resti di scavo nell’angolo destro rispetto all’ingresso
-
svariati fori di dimensioni di circa 5-6 cm(ma forse più) di
diametro sul pavimento
-
un cunicolo che si apre nella parete ovest e che prosegue per una
certa lunghezza.
La
cortese guida ha cercato di rispondere a taluni dei quesiti
posti,partendo dal presupposto che il fatto di essere stata inglobata
nelle mura Aureliane,non ha protetto la piramide dai
cercatori di tesori,che si sono introdotti in epoche imprecisate
asportando il contenuto della cella sepolcrale, probabilmente anche il
sarcofago o l’urna cineraria. Non si conosce,infatti, COME sia stato
sepolto Caio Cestio (se deposto in un sarcofago,se cremato…),anche se
in epoca Augustea la sepoltura più frequente era per incinerazione.
-lo
squarcio nel soffitto: creato probabilmente dai tombaroli,che
pensavano di trovare il tesoro a corredo del defunto. Proprio lì
c’era probabilmente un dipinto raffigurante il proprietario della
tomba portato in volo da un’aquila.Sono stati
fatti saggi dagli archeologi che hanno messo in evidenza SPAZI VUOTI,con
funzione di ALLEGGERIMENTO della struttura,al di sopra dello squarcio.
-
i segni di scavo nell’angolo destro mettono in evidenza che-al
di sotto del piano pavimentale- vi è il materiale ghiaioso che
costituisce le fondamenta.
-
i fori a terra sono fori di carotaggio (a me sembrano piuttosto
voluminosi per essere dei ‘saggi’)
-
il cunicolo che si apre nella parete ovest (per capirsi, lato
sinistro rispetto a dove si entra) è
stato fatto dai primi esploratori della piramide,che cercavano un varco
per raggiungere la camera sepolcrale. In questo cunicolo è vietato
passare.
Come si può osservare dalla foto, il cunicolo è piuttosto ampio e in
tutta onestà non saprei dire dove effettivamente termini, poiché si
vede una parete di fondo, ma ciò non vieta di pensare che esso possa
continuarsi verso destra (in salita?). Sorgono alcune domande: perché
non scavare un passaggio più piccolo,con meno fatica? E dov’è finito
il materiale da riporto? Forse chi entrò,trovò effettivamente qualcosa
che doveva essere asportata attraverso un passaggio di tali dimensioni,
ma come facevano a sapere-i tombaroli-in che direzione scavare? Cosa
sono gli ‘spazi vuoti’ al di sopra della camera sepolcrale? Se
veramente la piramide era circondata dall’idea che nascondesse dei
tesori, chi li cercava avrebbe creato svariate direzioni di indagine e
forse così è,ma non è dato sapere,almeno per ora. Guardando dal basso
in alto, si ha l’impressione che siano stati ‘abbozzati’ degli
scalini, ma ho potuto sostare per un tempo troppo esiguo per una
adeguata osservazione.
-
Ciò che si sa per certo è che non fu mai rinvenuto alcun
sarcofago, fu trovata vuota così come la vediamo oggi. Esistono dei ‘cimeli’,
conservati nel Museo di Porta San Paolo, che pare provengano dalla
Piramide Cestia.
Conclusioni:
la
visita mi ha interessato e stimolato a pormi molti interrogativi, tra
cui il perché Caio Cestio Epulone scegliesse proprio la ‘piramide’
per farsi seppellire,se della sua tomba si tratta. Come in Egitto, anche
qui ci troviamo di fronte ad una tomba senza defunto, né di esso si
hanno notizie. Restano le incisioni esterne ma sicuramente questo è un
monumento degno di essere ulteriormente indagato e approfondito. Non si
conosce –tra l’altro – quale fosse la dimensione delle altre tre
piramidi (di cui almeno si ha notizia) presenti a Roma in epoca Augustea(
e sicuramente esistenti ancora in età Medievale).
Il fatto che Caio Cestio fosse membro di un Collegio di Sacerdoti
addetti alle cerimonie sacre, potrebbe dirla lunga sulle sue conoscenze
in merito alla geometria sacra e alle proprietà parafisiche(su cui si
può discutere) della forma piramidale. Con tutta probabilità gli era
nota l’Antica Sapienza Egizia, cui evidentemente voleva ricollegarsi.
Forse aveva scelto il luogo in base a dei criteri non casuali, e la
piramide quale esaltazione massima della divinità solare. Cercò di
unificare Terra (quadrato) e Cielo (triangolo), lo spazio e il
tempo,condensandoli in quest’opera che resiste ancora, ultimo baluardo
di un messaggio che non può esaurirsi con una visita superficiale.
La sensazione interiore quando mi sono trovata all’interno della cella
sepolcrale, che si vorrebbe far credere unica stanza di una struttura
piuttosto imponente, è stata di rispetto,anzitutto, ma insieme di
stupore e desiderio di poter salire lungo il condotto mostrato nella
foto,che invece è interdetto al pubblico.
Su trenta metri di lato di base e ben 37 di altezza,
si rimane perplessi pensando che solo una camera di 4 x 5,85 m
possa trovarvi posto. Forse ulteriori studi porteranno a svelare gli
enigmi di questa Piramide Romana |