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                    ROCCHETTE DI FAZIO:DOMINIO TEMPLARE?

                                                         di Claudia Cinquemani Dragoni


Sulla cima  di un aspro picco roccioso che domina le strette gole del torrente Albegna sta l'abitato medioevale di Rocchette di Fazio. Il borgo antico dai tratti incantati, pare uno dei sorprendenti luoghi elfici sorti dalla fantasia di Tolkien.

                 
 

Nel 1216 il sito viene ricordato per la prima volta con il nome di Rocchetta ed annoverato tra i possedimenti del Conte Bonifazio degli Aldobrandeschi di Santa Fiora e pare identificarsi con uno dei due castrum nominati nella Bolla di Clemente II risalente al 5 Aprile dell'anno 1188:  Arcem Tedulam e Ripa Grandaria . In effetti già nell'849 esisteva il Casale Sempronianum e comunque l' area è  stata interessata da insediamenti umani fin dal periodo preistorico per l'abbondanza di sorgenti , grotte ed aree boschive. Nel 1243 la terra e la corte sono invase dalle milizie di Federico II dirette verso Sovana e nell'anno 1251 il Castello diviene proprietà della Repubblica di Orvieto, circostanza menzionata nel Codice Diplomatico della città. Su questo documento il borgo acquista il nome di “Rocchette di Samprugnano”. Nell'anno 1274 in questo luogo avviene un fatto singolare e misterioso. Durante la spartizione del feudo aldobrandesco, l'abitato di Rocchette rimane stranamente indiviso: “ item actum fuit inter eos quod castrum Rocchette non veniat ad divisionem”.La cosa appare alquanto insolita e solletica la fantasia verso affascinanti ipotesi. Forse che Rocchette sia stata talmente soggetta ad interessi contrastanti che per il bene di tutti sia stata resa “zona franca”? Poteva probabilmente essere uno strategico nodo viario, riunire importanti risorse o custodire un antico segreto. Poco più a nord, al di sotto della Rocca Silvana fin dal periodo etrusco – romano erano attive le miniere di mercurio ed al di là del ponte sull'Albegna correvano importanti strade commerciali. Il grande Romitorio dedicato a San Cristoforo protettore dei viandanti le cui rovine sorgono nei boschi prospicienti al Monte Faete in località denominata appunto “Romitorio” è testimonianza dell'importanza di queste strade antiche. Già lungo il corso del Fiora, nei pressi dell'antica Chiesa di Santa Maria in Vinea tra Pitigliano e Manciano e più a valle nei pressi del Ponte dell'Abbadia di Vulci, il transito era sorvegliato da milizie Templari che riscuotevano il pedaggio da chi percorreva la Maremma dalla costa ver

 
                             


so la montagna. Il Castello di Rocchette ha sempre occupato una modesta area mentre la sua corte si estendeva su una vasta zona che confinava ad est con la comunità di Semproniano a sud - ovest con Saturnia ed a nord con la Signoria di Triana e con la Comunità di Roccalbegna. Un antico ponte crollato nel 1581 che si racconta fosse a due arcate, collegava le terre al di qua e al di là del torrente Albegna. La strada che dal ponte attuale sorto poco più a valle di quello originario conduce a Rocchette di Fazio per poi proseguire verso Semproniano, è disseminata di fonti antiche, testimonianza di importanti transiti del passato. Secondo Venerosi-Pesciolini il castello di Rocchette aveva dominio sulla strada che da Talamone conduce alla montagna. Ritenuto dall'autore una delle sentinelle avanzate della parte sud-occidentale della Contea di Santa Fiora, rivestì grande importanza nella lotta tra Papato guelfo e fronte santafiorese ghibellino. In effetti dall'osservazione colta e pertinente compiuta dallo storico Ippolito Corridori non si può trascurare il ruolo strategico di Rocchette di Fazio ed il suo legame con il sito a monte di esso denominato “Torrione”. Su un poggio sovrastante l'abitato di Rocchette fu costruita una torre di vedetta dalla cima della quale si dominava verso settentrione la vallata superiore dell' Albegna ed a sud-ovest le zone di Fibbianello e Saturnia. Da un documento custodito presso l' Archivio di Stato di Siena si ha notizia di un rogito del notaio Ranuccio di Giovanni Grasso, datato 29 aprile 1291, nel quale si attesta che Fazio e Cacciaconte del già Ranuccio Cacciaconti del castello di Scialenga divengono proprietari di Rocchette. Si può dunque ragionevolmente supporre che dopo il 1216, in data non conosciuta, il conte Ranuccio sia divenuto il signore della Rocchetta. Una vicenda assai importante è rappresentata dalla distruzione del castello avvenuta per opera degli orvietani nel 1304, cui seguì la sua ricostruzione. Proprio dagli Orvietani, il Conte Fazio dei Cacciaconti era chiamato “Il Signore delle Rocchette”. Il nome del luogo quindi, come ha ben argomentato Ippolito Corridori potrebbe riferirsi a questo personaggio e non a quel Bonifazio degli Aldobrandeschi che possedeva “Rocchetta”.
Su  Fazio Cacciaconti circolava ancora nell’ottocento una pittoresca leggenda secondo la quale egli avrebbe rubato e nascosto in Rocchette, un forziere di monete d' oro.Non è l' unica leggenda aurea che circola in questo territorio. Poco distante da Rocchette ove un tempo sorgeva il Castello di Calegiano, si narra che il tesoro custodito all'interno delle mura venne nascosto in un baule e trasportato nottetempo poco più a valle  nell'alveo  oscuro del torrente Calizzano. Nell'anno 1322 una parte della corte di Rocchette viene assegnata al cavaliere grossetano Cecco di Berizio ma pochi mesi dopo  gli vengono confiscati i beni che passeranno tutti quanti alla Repubblica di Siena. Nel 1346 Jacopo Donati Fiorentino, monaco dell'Abbazia di Aquas Salvias diviene affidatario della Pieve in Rocchette. In ordine cronologico in seguito,entrano in possesso della corte le famiglie :Baschi, Salimbeni, Orsini. Nel 1428 si ha menzione di opere di ripristino sulla cisterna, la torre e l'alloggio del castellano ad opera di Pietro di Manno  finanziate tutte dalla Repubblica di Siena. Il Castello all’interno delle sue mura, conserva la chiesa romanica di Santa Cristina edificata alla fine del 1200 ed attualmente adibita a magazzino. L' architrave del portale d' ingresso reca scolpita una croce patente simile a quella attribuita  all'Ordine di Malta. Non è mancato chi nel corso di questi ultimi anni abbia ravvisato in Rocchette un avamposto templare di estrema importanza e nei personaggi di Fazio, Cacciaconte e Simone dei Cacciaconti l' appartenenza effettiva all'Ordine del Tempio. Si è addirittura ipotizzato che Rocchette sia stato un luogo di rifugio dell'Ordine stesso minacciato dall'Inquisizione nel periodo successivo  al rogo  in cui perì l'ultimo Gran Maestro Templare Jacques de Molay. L' edificio di Rocchette che più ha infiammato la fantasia dei neo- ricercatori Templari è l' Ospedaletto di Rocchette dedicato a San Tomè.

Immediatamente fuori della cinta muraria, accanto ad una porta di accesso alla cittadella sostenuto da due barbacani in cemento armato,l' Ospedaletto si presenta come un corpo di modeste dimensioni a due piani, fornito di due ingressi indipendenti posti su due livelli ancora agibili separati da un solaio di tavole in legno. L'ambiente superiore al quale si accede tramite il portale principale, risulta spoglio e assente di qualsiasi traccia di intonaco o affresco.L' ambiente inferiore presenta un alloggio simile ad una vasca o mangiatoia per bestiame quasi certamente posteriore al periodo di edificazione e comprende tracce di volte in laterizio. Si accede al lato inferiore tramite un portale posto sul lato est dell'edificio. Su questo stesso lato, al di sopra di una finestra è incisa una croce iscritta in un cerchio. Tale croce detta anche “cosmologica” è stata per lungo tempo il simbolo distintivo dell'Ordine Benedettino. Ancora più a sinistra un concio grigio perfettamente squadrato presenta incisa una croce semplice. All'estrema destra lungo lo stesso lato si può osservare un' altra finestra posta al di sotto dello spiovente del tetto. Chiude la finestra un bassorilievo erratico su quale è scolpito il volto di un uomo barbuto dal capo tonsurato.

 
 


  

 

La scultura eseguita su pietra bianca diversa dal resto della struttura è del tutto simile alle lapidi con iscrizioni latine poste sul fianco destro dell'edificio. Nello stile del volto è ravvisabile un legame con le maestranze operanti in Sant Antimo, Lamula e Sovana. La sua collocazione a chiusura di una finestra era in origine diversa. Alcuni autori hanno ravvisato nel volto dell' Ospedaletto di san Tomè la rappresentazione del “Bafometto” templare. Secondo le accuse ufficialmente mosse dalla Chiesa ai Templari il Bafometto... ha la forma d' una testa d' uomo con una gran barba e viene baciato e adorato nei capitoli provinciali.Fulcanelli lo ritiene essere:”l' emblema completo delle Tradizioni dell'Ordine usato come paradigma esoterico, sigillo della cavalleria e segno di riconoscimento”.Sarebbe da riferirsi secondo il grande alchimista francese, all'Arte Reale e il suo nome deriverebbe da Bafeùs Métis che vuol significare “colui che tinge”, ossia che conferisce Saggezza. Significato di Scienza intesa come Natura in pieno dinamismo affine al mitologico Dio Pan. Louis Charpentier lo fa risalire alla deformazione in lingua della Languedoc della parola “Mahomet” considerando il fatto che in questa regione le moschee venivano chiamate “Baphomeries”. L' autore aggiunge  che questa sarebbe stata l'interpretazione del Bafometto secondo le genti profane e non certamente quella dell'Ordine Templare in quanto Ordine Iniziatico. Sottolinea il fatto che le più antiche raffigurazioni ascrivibili al Bafometto presenti in luoghi documentati templari, sono “ teste barbute provviste di corna”del tutto simili al Dio Celtico Cernumnos. Secondo Hammer-Piergstall, “Bephé” è Battesimo e “Meteos” Iniziazione e quindi la parola Baphomet sarebbe da intendere nel suo significato di parola identificativa di un percorso iniziatico. Non  è mancato chi ha accostato la figura di Baphomet a Giovanni Battista o al Diavolo. Giulio Malvani propone un' interpretazione archeologicamente interessante riferendo il Bafometto al culto delle teste in uso presso i Celti. L' uso della divinazione a mezzo di teste mummificate o tramite crani di antenati è comune a molte civiltà antiche che ebbero a praticare con esse riti sciamanici. Con la venerazione della testa del Battista o quella di altri santi, tale consuetudine proseguì poi nel cristianesimo. La testa mozzata delle tradizioni pagane possiede lo stesso significato che la Coppa del Graal avrà nella letteratura medioevale: Salvezza, Predizione, Sapienza. Ma i Templari si sono limitati a riprendere questo tipo di rappresentazioni pagane o il fenomeno ha origini diverse? Il filosofo e scrittore Idries Shah, eccelso rappresentante del Sufismo Islamico, ipotizzò che il nome Baphomet derivasse da “Abu-Fihamat”, il Padre del Sapere. Baphomet non sarebbe quindi da considerarsi come immagine di un idolo bensì come simbolo di un “iniziato” che abbia raggiunto la “consapevolezza”.Nel Castello di Chinon in Francia a sud Ovest di Tours, nella torre più alta denominata “di Chaudray”i Templari furono incarcerati per anni e fra essi anche il Gran Maestro Jacques de Molay.  Lo storico Yvon Roy che ha lavorato alla decodifica dei graffiti templari ha ritrovato una pietra la cui autenticità medioevale non può purtroppo essere comprovata. La pietra reca scolpito un volto di quattro età diverse circondato da una corona di raggi e presenta l' iscrizione:” Baphomet est le principe des estres crees de Dieu Trinite”. Traducibile forse con “Bafometto è il Principio delle (energie creative?) del Dio Trino”.Per concludere il volto di Rocchette pare piuttosto uno di quei volti posti spesso sulle strombature delle finestre o lungo le absidi di Pievi romaniche poiché ha poco degli attributi ascrivibili al Bafometto del quale abbiamo esempio illustre sulla facciata della Rotonda di Montesiepi e all' Abbazia di Sant Antimo. Il volto di Rocchette rappresenta probabilmente il magister, il committente o semplicemente un monaco che sorveglia la strada per la Terra Santa. Volge infatti lo sguardo in direzione della  Francigena. E' noto come i cavalieri del Tempio usassero costruire i loro Ospedali fuori dalle mura per offrire ricovero a quei pellegrini giunti di notte quando le porte  della città erano chiuse. La posizione dell' Ospedaletto rispetta perfettamente tali regole. Sull'archivolto che orna il portale principale, è scolpito “l' Agnus Dei” ad immagine dei vessilli appartenuti alla Militia Christi.

       
   
 

Poco più a destra al di sotto dello spiovente del tetto è scolpita una bella croce templare inscritta in un cerchio.

Gli elementi più sorprendenti di questo inedito edificio  sono costituiti da due coppie di lapidi.
La prima coppia posta alla destra del portale dell’ingresso principale reca nel primo rigo la seguente scritta :
M Ch tep  Spo. Esplicitate le contrazioni epigrafiche danno: Militia Christi Templi, Sancto Sepulcro, termini che potrebbero riferirsi all’ordine templare e che si potrebbero tradurre con: “La milizia di Cristo del Tempio, nel luogo del Santo Sepolcro”
Il testo che segue, incerto e lacunoso scritto in latino volgare: “t(empo) anni 8 dal t(empo) ke è cominciata l’opera è tri e due anno ke c’è lo spidale di S. Tome Apostolo”

                           

L'inizio dell’opera risalirebbe quindi a 8 anni prima della data di allocazione delle lapidi, ma la lapide comproverebbe l’esistenza dell’ospedale già da trentadue anni prima. Dunque potrebbe trattarsi di una ricostruzione dopo la distruzione del 1304 ad opera degli orvietani e l' edificio parrebbe quindi sorto intorno all'anno 1279 , periodo in cui il territorio rimase indiviso.

Sul fianco destro dell’edificio accanto alla porta murata,è presente un secondo messaggio dal contenuto esotericamente interessante. Il testo suddiviso in due campi si esprime così:Ano domine MCCCXXXA di XXVII d’aprile Alfa Omega,< ideogramma a forma di sole o ruota > principi et finis

 

 
 


La traduzione suona: “nell’anno del Signore 1330 al dì 27 d’aprile Alfa e Omega divenire (l’ideogramma rappresenterebbe il ciclo cosmico, il movimento) del principio e della fine”.
Dunque il giorno della conclusione dei lavori risulta essere il 27 di aprile 1330. I caratteri di queste lapidi murate sul fianco dell’edificio sono diversi da quelli delle due lapidi sul fronte ed appaiono più recenti. Inoltre poiché si trovano accanto ad una porta laterale si può pensare che questa sia stata aperta nell’ultima fase dei lavori e cioè poco prima del 27 aprile 1330. Così i lavori terminarono quando l’Ordine templare era già stato soppresso ufficialmente. Sappiamo da fonti documentate che soprattutto in luoghi decentrati, i templari operarono anche dopo il 1312 ed a Rocchette parrebbe quindi che fossero ancora attivi negli anni trenta. Rammentando che nel 1346 il monaco Jacopo Donati Fiorentino dell'Abbazia delle tre Fontane in Roma (Aquas Salvias) diviene affidatario della Pieve di Rocchette, ho ricercato legami antichi tra le proprietà dell'Abbazia romana e la corte amiatina. Di origini pagane antichissime l' Abbazia fu retta dai monaci benedettini per un lungo periodo fino a che Bernardo di Chiaravalle in visita al monastero, accompagnato da Innocenzo II ebbe in questo luogo una visione a seguito della quale fu edificata la Chiesa di Santa Maria Scala Coeli. Da allora il monastero divenne proprietà dei cistercensi i quali vi rimasero fino all'anno 1400.Dalle memorie del frate cistercense Goffredo di Chiaravalle si apprende che esisteva nelle vicinanze di questo luogo una Casa Templare. Il monaco di Rocchette era allora un cistercense e probabilmente la zona era da molto tempo proprietà dell'Ordine.E' documentato che i cistercensi dell' Abbazia delle Tre Fontane possedevano la Pieve di San Giovanni Battista dell' Isola del Giglio e quella di Orbetello avente lo stesso titolo. Entrambe dipendevano dal Priorato Templare della zona franca Jirifai in Sardegna ove  si trova ancora tuttora la Pieve di San Giovanni Battista de Lilliu (Giglio). Accordi con la Repubblica Marinara di Pisa consolidavano gli interessi cistercensi nell' Arcipelago toscano. Le miniere di mercurio amiatine  e la facile via per le grandi strade di pellegrinaggio avevano probabilmente spinto gli uomini di Bernardo di Chiaravalle verso l' entroterra maremmano. La Chiesa di Semproniano esistente fin dall'anno 1259 è intitolata ai santi Vincenzo e Anastasio. Inusuale la scelta di queste figure mistiche per una Pieve di campagna se non fosse che la Chiesa Madre dell'Abbazia delle tre Fontane fondata intorno al 1216 risulta intitolata proprio a questi santi. Anche questa coincidenza potrebbe comprovare i legami tra l' Abbazia cistercense delle tre Fontane ed il territorio di Rocchette-Semproniano. Con la soppressione dell'Ordine del Tempio molti templari si rifugiarono nell'Ordine Cistercense fondato da Bernardo di Chiaravalle che con il suo “De Laude Novae Militiae” aveva istituito la Regola Templare. Sappiamo inoltre che in alcuni luoghi “protetti”, i templari continuarono ad operare pur sotto insegne diverse. Così l' ideogramma della ruota solare posto sulla lapide   nel suo ciclo eterno rammenta che ad ogni fine succede sempre un principio. Perché è il divenire “la chiave” dell'Eternità ed è lì che vive la memoria.

 

(Autrice:Claudia Cinquemani Dragoni)

 

Crediti:

Bollettino della Società Storica Maremmana - Venerosi Pesciolini-Biblioteca Chelliana Grosseto

Il Comune di Semproniano - Ippolito Corridori-Ed. Cappelli Firenze 1973

Della Sapienzialità Templare -Giulio Malvani-Ed.Penne e Papiri

I Misteri dei Templari -Louis Charpentier-Ed.Atanòr

I Templari Guardiani del Santo Graal - Franjo Terhart-Newton & Compton Editori

Città terre e castelli che sono state suddite alla città di Siena - Biblioteca Moreniana Firenze

Uno Spedale in Maremma- Anna Giacomini- Cronache Medioevali anno 2001- Ed. Penne e Papiri

Le foto dell'Ospedaletto sono di Lauro Leporini

La foto panoramica del Borgo di Rocchette è estratta dai siti internet www.fototoscana.it www.borgodirocchette.it

 

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