Ponte Nossa è un incantevole,
piccolo borgo incuneato in un fondo valle, una stretta gola che da sempre è
stata strategica per il transito verso l'Alta Valle Seriana. Posto alla
destra orografica del fiume Serio, conta oggi poco più di duemila abitanti.
La sua importanza nel medioevo era notevole, sia per la presenza di sorgenti
d'acqua che per i magli (adibiti alla lavorazione del ferro e al conio delle
monete), ed era dotato di un castello, che si trovava sul monte sovrastante;
esso fungeva sia da postazione di guardia che da rifugio in caso di
necessità, ma non godeva buona fama, essendo teatro di violenze e soprusi.
Il Santuario della Madonna delle Lacrime (o di S. Maria Annunziata)
In località Campolungo,
attualmente in zona urbanizzata, sorge un Santuario (meta di pellegrinaggio
e venerazione popolare) che sorprende il viaggiatore in transito, per le
forme stilistiche e l'armonia che promana.
Quando
poi si avvicina all'ingresso e legge le brevi notizie che vengono offerte,
sente subito il desiderio di entrarvi. Si accenna a fatti miracolosi, ad una
icona mariana che- prima tra le altre- avrebbe pianto lacrime di sangue, e
alla presenza di un coccodrillo sospeso al soffitto... Hanno attinenza, le
due cose?
Come resistere dal saperne
di più? Avevamo già letto del curioso rettile sulla 'Guida ai luoghi
misteriosi d'Italia' (dell'amico Umberto Cordier, Piemme, 2002) ma poter
vedere il contesto dal vivo è un'altra cosa.
Il
coccodrillo (imbalsamato?), sospeso al soffitto del santuario
Il Santuario attuale, che è
riconosciuto Monumento Nazionale, sorge sull'area occupata da una
precedente chiesa medievale dedicata a Santa Maria, la quale era
un edificio di dimensioni modeste, con un campanilino a vela e due cappelle,
una dedicata a Santa Felicita e un'altra dedicata ai Sette
Fratelli Martiri. Sulla facciata a destra della porta d'ingresso
venne posto successivamente un dipinto del 1400 (opera di Giacomo Busca),
divenuto oggetto di un incredibile prodigio verificatosi il 2 giugno del
1511. Quest'anno, ricorrono pertanto cinquecento anni esatti.
Il contesto
storico-politico
Agli inizi del XVI secolo,
il territorio bergamasco versava in condizioni desolanti: lotte continue
(tra Guelfi e Ghibellini prima), peste (1503-1506), invasione dei francesi
di Luigi XII, seguita da quella degli Spagnoli, e dalle conquiste e
riconquiste della Repubblica di Venezia. Del resto, la situazione non era
discordante con il clima che si respirava in Europa, minacciata oltretutto
dai Turchi, da uno scisma religioso e da una decadente Chiesa, che con
l'elezione del papa Borgia Alessandro VI, stava scivolando verso il degrado
completo.
Spesso, nel misterioso mondo
delle apparizioni mariane, l'umanità si trova in situazioni di grande
disagio; sull'entità, sul valore e sulla concretezza di questi fenomeni
abbiamo già discusso in altri articoli di questo sito, ponendo come
parametro la fede dei singoli. I protagonisti sono spesso simili:
-pastorelli, - gente umile, -una grande luce o un fenomeno astronomico, -una
donna invisibile agli altri e che parla interiormente, -un oggetto reale che
diventa strumento e veicolo del soprannaturale... Quale altra 'scienza'
potrebbe infatti ammettere qualcosa del genere? Non stiamo dunque a
speculare nel merito e cerchiamo di cogliere le ripercussioni che, anche in
questo caso come in molti altri, il fenomeno ha avuto (e continua ad avere).
Il fenomeno prodigioso
In uno di quei giorni di
mezzo millennio fa, un gruppo di pastorelle era intento a pascere il gregge
nei pressi della chiesetta di S. Maria in Campolungo, quando una tra loro si
accorse che nel dipinto affisso alla facciata accadeva un fenomeno
assolutamente straordinario.
Il dipinto raffigura una
crocifissione: la Madonna è ritratta in piedi, alla destra della croce, e
guarda in eterno in una direzione indecifrabile. Alla sinistra del Cristo, è
ritratto san Giovanni.
La ragazza (della
famiglia Bonelli de Ferrari) vide il volto mariano mutare,
rattristarsi e dall'occhio sinistro scendere lacrime di sangue, mentre
l'occhio stesso si apriva e chiudeva come fosse di persona viva. Udì
una voce -che si qualificò come Beata Vergine Maria- che le diceva di
riferire ai primi che fossero passati per quella via, di far osservare
quella Apparizione e in onore dell'avvenimento s'era da costruire una
chiesa, dove Ella avrebbe compiuto molte Grazie. Alla domanda 'Mi
crederanno?', la Vergine le disse di raccogliere alcune gocce di sangue
con il proprio grembiule, che avrebbe mostrato a conferma del miracolo.
Immaginiamo lo stupore
(tuttavia la storia delle Apparizioni mariane rispetta un 'certo canone'
comune) della giovinetta, che seguì scrupolosamente ciò che le era stato
ordinato. Alle prime persone che cominciavano a farsi attorno a lei,
comunicò ciò cui aveva assistito e tutti si convinsero del prodigio, cadendo
inginocchiati davanti all'Immagine. La lacrimazione continuò a lungo.
La testimonianza della giovane
venne raccolta dal parroco don Gerolamo de Donati (foto a sinistra)
che, quattro giorni dopo, mise al corrente il Vicario generale (Mons.
Simone de Brixianis o Bresciani), il quale istitutì una apposita Commissione
per verificare gli avvenimenti e raccogliere le offerte per costruire la
nuova chiesa. La testimonianza della fanciulla venne messa per iscritto dal
Notaio Guerinoni di Gromo il 10 giugno 1511 ed è giunta fino ai nostri
giorni.
Un fatto collaterale alla
lacrimazione avvenne in quei giorni ed ebbe come protagonista un cavaliere,
che non credeva alla storia del prodigio. Egli stava transitando in zona
quando si mise a piangere e ad urlare, non si sa per quale accidente ma,
aiutatolo a scendere, si scoprì cieco. La gente lo portò dinnanzi all'icona
mariana e, ricredutosi e pentitosi, riacquistò la vista, chiedendo perdono.
Diversi fatti prodigiosi, come guarigioni, si sarebbero in seguito
verificati per 'intercessione' della Madonna delle Lacrime.
Il 9 giugno 1677 sappiamo
che si tenne un processo contro alcune persone, accusate di aver inventato
il miracolo dell'Apparizione mariana (chissà mai perchè dopo tanto tempo?).
Gli imputati vennero prosciolti grazie alle prove prodotte (atti notarili e
un quadernetto di 33 fogli presentato dalla famiglia Monelli (o Bonelli) di
Ferrara, rappresentata da un certo Serafino Bonello, oriundo di Ponte
Nossa); il 2 giugno la gente aveva voluto manifestare l'appoggio agli
imputati, celebrando la ricorrenza dell'evento prodigioso, con una grande
festa. Da allora essa si è sempre mantenuta (eccetto nel 1817 per una
pestilenza) fino ad oggi ed è caratterizzata dai riti religiosi della
giornata, dai fuochi d'artificio e dal falò della viglia
in cui si brucia 'ol mass' ovvero l'albero posto sulla cima del
Monte Pizzo al primo maggio -cui assiste un folto pubblico che proviene da
tutti i paesi circonstanti.
Targa latina apposta sopra il dipinto della Madonna delle Lacrime (altare
omonimo)
Il nuovo santuario
L'idea di erigere un nuovo
santuario risponedeva ai bisogni della Comunità nossese e del vescovo di
allora, Pietro Lippomano (lo stesso che abbiamo incontrato' quando ci
siamo occupati della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo). Il
progetto previde che il dipinto miracoloso e taumaturgico diventasse
l'latare laterale, dedicato alla Vergine.
La costruzione iniziò ben
presto, già nel 1525; in un documento notarile del 1531, scritto in
latino con caratteri gotici, è riportata la costituzione di un gruppo di 4
uomini onesti, chiamati a presiedere all'edificazione del tempio, e di un
Console, che doveva occuparsi di questioni economiche (prendere le offerte
della chiesa per il beneficio di quest'ultima). Il 19/04/1575 il
santuario venne consacrato da Mons. Tomaso Sperandio, coadiutore
del vescovo di Bergamo. Il tempio si intitolò a S. Maria Annunciata.
Tale fatto è curioso, in quanto il privilegio della consacrazione era
riservato alle chiese parrocchiali, mentre questa non lo era ancora (lo
diventò nel 1583). Sicuramente la ragione era legata ai fatti miracolosi del
1511. Da allora e fino al 1874, una serie di atti notarili si intrecciano
con decreti e pronunciamenti della Chiesa riguardanti parecchi fatti che
avvennero attorno all'immagine mariana di Campolungo, la quale venne
incoronata il 31 maggio 1874. L'incoronazione sanciva il
riconoscimento da parte dell'autorità della Chiesa di Roma dell'autenticità
della devozione verso l'immagine stessa.
Nel 1716 venne demolita
l'antica chiesa di S. Maria per far posto alla sacrestia del Santuario, che
ha una unica navata. In origine le campate erano tre per parte, poi ne
vennero aggiunte altre due.
Dal 1898 al 1901
l'architetto Virginio Muzio ha lavorato nel santuario per ripulirlo
delle sovrastrutture barocche e riportarlo alla sua impronta romanica,
almeno all'esterno.
Oggi l'edificio si presenta
infatti con una facciata a capanna, munito di due monofore laterali, un
rosone centrale sovrastante il portale d'accesso, munito di una graziosa
lunetta. Un pinnacolo centrale, sul tetto, reca la croce. Ulteriori lavori
proseguirono ad opera dell'arch. Luigi Angelini fino al 1912 ma sono
continuati dei restauri anche successivamente. Interessante la presenza di
una Porta Santa, situata sul fianco destro (per chi guarda la
facciata dell'edificio).
Lato che dà sulla strada, con la Porta Santa
Nostro 'collage' di dettagli esterni ed interni della chiesa
Un nostro 'collage' di alcuni particolari interni del santuario
All'interno, si possono
ammirare opere dal XV secolo in avanti. Fantastico il soffitto ligneo
dipinto e gli arconi affrescati, che conferiscono volume, spaziosità ed
armonia agli spazi. Le pareti laterali sono dipinte con interessanti motivi
geometrici che riproducono con insistenza Nodi di Salomone, e
vegetali.
Sul fianco destro della
chiesa, affacciato sulla carrozzabile, c'è la Porta Santa. Sul retro, una
lapide ricorda l'Incoronazione della Madonna delle Lacrime.
In un locale che si apre nel
fianco sinistro della chiesa, accedendovi direttamente dall'interno di
questa, sono stati riuniti tanti 'ex-voto' che un tempo decoravano le pareti
vicine al dipinto taumaturgico. La gente li ha portati qui in segno di
gratitudine per 'Grazia ricevuta', pratica continuata almeno fino al 1960.
Fino ad allora, in sacrestia si potevano trovare stampelle e busti usati dai
malati e donati alla Madonna dopo la guarigione. "L' 'ex-voto' diventava
quindi un documento del modo in cui la gente concepiva l'esistenza, legata
alle forze soprannaturali"(1). Nel locale, si trova anche l'elenco dei
parroci che hanno retto il santuario e ritratti di alcuni dei sacerdoti cui
sono legate le vicende miracolose del 1511. Tra di essi, quello di don
Gerolamo de Donati, che raccolse la testimonianza della ragazza.
Il coccodrillo sospeso
Sicuramente
insolito da trovare in una chiesa, è il manufatto che pende dal soffitto,
proprio sulla testa di chi entra dall'avanporta destra. Ad un'altezza
considerevole, è comunque inequivocabilmente riconoscibile: si tratta di un
coccodrillo di almeno tre metri! Ha le fauci spalancate, le zampe allargate
ed è crestato. Della sua presenza si hanno notizie storiche dal 1594
poichè - in un documento di quell'anno- il vicario generale di Bergamo
intimava ai sindaci della chiesa di S.Maria di rimuoverlo entro tre giorni.
Veniamo anche a sapere che la 'pelle' del rettile si trovava ai piedi
dell'altare che accoglieva l'immagine mariana prodigiosa. La tradizione
orale narrava che un nossese, invocando la Vergine di Campolungo, avesse
ucciso il coccodrillo- partito dal Nilo- a Rimini. Ora, sulla
credibilità di questa storia non possiamo giudicare; tuttavia altre versioni
narrano di un grosso rettile che infestava le acque del fiume Serio e
che alcuni abitanti lo avrebbero catturato e portato nella chiesa come
ringraziamento alla Madonna. I tre sindaci, per paura di scomunica, tolsero
il loricato, che infatti non viene più citato durante il secolo seguente
fino a quando - all'inizio del 1700 - venne probabilmente riscoperto in
qualche ambiente dell'edificio (nel sottotetto?) e appeso in fondo al
Santuario, perdendo il simbolismo originario. Nella terza campata a destra,
in una delle lunette collocate in ombra, c'è un dipinto che racconta
l'episodio dell'uccisione del rettile per intrcessione della Madonna delle
Lacrime.
Altri santuari 'conservano'
analoghi rettili, appesi al soffitto, come quello di Curtatone (MN),
Montallegro (Rapallo, GE), San Michele Extra a Verona (dove venne tolto per
'restauro' e poi collocato in diversa sede), nella Farmacia del Monastero di
Camaldoli a Poppi (AR), nel santuario di Nostra Signora delle Vergini a
Macerata, o nella chiesa di San Giorgio a Ragusa Ibla, in Sicilia. Chi
avesse altre segnalazioni, sono ben gradite. Nel territorio bergamasco, sono
pure strane le 'ossa di drago' che alcune chiese o santuari conservano (come
il San Giorgio ad Almenno San Salvatore e il santuario di Sombreno a
Paladina), in realtà lunghe ossa di animali non del tutto precisati; ne
troviamo anche nell'abbazia di Staffarda (nel chiostro), a Pizzighettone
(CR), ad Orta san Giulio (Isola di san Giulio), e ancora a Modena, ad Atessa
(CH) e in diversi altri che in questa sede non possiamo elencare
integralmente.
Simbolicamente, che il
rettile fosse stato deposto sotto i piedi della Madonna, avrebbe potuto
rifarsi alle rappresentazioni immaginarie derivanti da alcuni passi biblici,
in cui la Vergine è descritta con un serpente o un drago (allegoria
cristiana del male) sotto i suoi piedi. Ma il mito del drago è
esotericamente collegato alla materia prima 'nera e solfurea'...