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L' utilizzo celtico della seconda piramide
Le cosiddette piramidi di Montevecchia sono tre formazioni collinari
naturali che in epoca imprecisata son state artificialmente modellate dalla
mano dell‘uomo al fine di realizzare tre piramidi con caratteristiche che
rimandano alle più note piramidi egizie della piana di Giza.
Al fine di riuscire a determinare l’epoca della loro modellazione si è
voluto intraprendere una serie di studi sull’intera area utilizzando
metodologie non invasive.
Un utile indizio ci è venuto dall’osservazione di importanti opere compiute
in epoca celtica sopra la Piramide n° 2 denominata “belvedere Cereda”.
Da sopralluoghi e da indagini di superficie si sono evidenziate imponenti
opere murarie atte a circoscrivere l’intera collina (alta intorno ai 40
metri) con una cerchia muraria difensiva in pietra di altezza intorno ai 4
metri.
Due dei 4 metri son crollati
lasciando un’ampia striscia di sassi alla base dei muri, ma gli altri 2
metri sono ancora perfettamente visibili.
Dalle foto aeree si riesce a determinare il loro perimetro che ad anello
chiudeva perfettamente l’intera collina.
I Celti erano soliti effettuare questo tipo di imponenti opere difensive che
son state denominate Castellieri Celtici…Quando si voleva proteggere una
costruzione per loro importante ( santuario e/o osservatorio astronomico), e
nello stesso tempo delimitare di mura ben difese un’ampia zona che potesse
servire di rifugio alle popolazioni che vivevano nelle valli qualora
pericoli improvvisi minacciassero i suoi abitanti.
In quel caso ci si arroccava intorno al santuario e alla "sede” del loro Dio
per un breve periodo, e quando il pericolo era passato si ritornava alle
proprie case e al proprio lavoro.
La seconda delle Tre piramidi è stata scelta per le caratteristiche molto
favorevoli per l’osservazione celeste.
Al fine di poter costruire il loro Osservatorio/Santuario, si rese
necessario la “capitozzatura” della cima, con l’ottenimento di una piana
rettangolare sopra cui fu eretta una costruzione utilizzando blocchi di
granito ben squadrato delle dimensioni di circa mt. 0,40 x 1,00.
Parte di questi blocchi si trovano lungo il percorso di salita sul
Belvedere Cereda, sia inglobate in un muro di una costruzione di epoca
medievale che si trova a 40/50 metri di distanza dalla sommità della
piramide.
Il fatto che la collina fosse già modellata in epoca antecedente in modo che
il lato principale fosse orientato perfettamente ad Est, fu probabilmente
una delle cause principali che fecero scegliere ai Celti questo tipo di
collina per il loro utilizzo astronomico.
Durante dei sondaggi per determinare la convenienza di utilizzare la sommità
del belvedere Cereda a scopi agricoli (vigneti) e’ stato rinvenuto un
MONOLITE di pietra non locale granitica, delle ragguardevoli dimensioni di
metri 6 x 0,7 per 2 di altezza.
Questo monolite è infisso al suolo perpendicolarmente, ed è appoggiato sul
“pavimento” del santuario che si trova a circa 2 metri di profondità
rispetto all’attuale piano di calpestio.
Accanto al primo e più grande vi è un secondo monolite di dimensioni piu’
contenute superiori sempre al metro.
Non potendo continuare questi studi per mancanza delle necessarie
autorizzazioni agli scavi, ho dato incarico al Prof. Adriano Gaspani (archeoastronomo
ed astrofisico di fama internazionale) di venire a misurare l’intera
struttura al fine di confermare l’ipotesi di studio dell’utilizzo
astronomico dell’area.
Nel giugno del 2001 ci siamo recati sulla sommità del belvedere Cereda ed
abbiamo iniziato a effettuare delle misurazioni molto precise con le
attrezzature satellitari del prof. Gaspani.
L’errore di misurazione che è risultato dopo l’elaborazione dei dati è
inferiore ai 4 cm su una distanza di 5 chilometri utilizzata come punto di
riferimento.
A questo punto siamo passati alla georeferenziazione delle tre piramidi.
Durante la fase di rilevamento, durata poco più di 43 minuti, per un totale
di 2400 rilevazioni di posizione, è stata registrata una HDOP media pari a
0,9 e l’errore medio sulla misura delle pseudo-distanze tra ricevitore e i
satelliti (pseudoranges) è stato pari a 3,3 metri (che è un dato molto
positivo).
Dopo aver stabilito i due punti GPS PT119 e PT120 posti sulla sommità di due
delle tre colline piramidali, è stato stabilito un terzo punto (PT121) posto
presso il muro di cinta del cimitero di Montevecchia, sulla via d’accesso
alla sommità della collina. In questo modo è stato possibile materializzare
una rete GPS, migliorando sia l’accuratezza della georeferenziazione del
territorio locale sia l’accuratezza della misura degli azimut astronomici
dei particolari archeologici di interesse per la presente ricerca.
Alla fine di queste misurazioni ( rifinite in altre tre successive
“battute”) si è arrivati alla CERTEZZA dell’artificialità della modellazione
delle tre piramidi determinata dallo studio delle relative pendenze, e la
conferma dell’utilizzo astronomico del “belvedere Cereda” dal popolo celtico
che abitava quest’area geografica prima dell’arrivo dei romani (circa
400/500 a.c.)
Si è inoltre riscontrato una realizzazione posta sul lato ovest della piana
rettangolare su cui era costruito l’osservatorio celtico, costituita da un
muro a secco realizzato da blocchi in pietra di grosse dimensioni.
Questo muro è allineato lungo il meridiano astronomico locale con una
precisione assoluta (inferiore a 0,5 gradi).
Questa precisione non può essere casuale ma era funzionale all’utilizzo
astronomico dell’area.
Infatti è sufficiente avere dei punti di riferimento molto STABILI nel
tempo, però posti secondo delle direttive astronomiche ben precise, per
riuscire ad effettuare una serie di misurazioni importanti dal lato
astronomico.
Era sufficiente posizionare 4 pali (o in pietra o in legno) sul bordo lato
est della spianata del elvedere Cereda, e per un osservatore posto in
corrispondenza del Monolite n°2 (punto P nella foto)…sarebbe stato possibile calcolare sia gli equinozi solari sia quelli lunari.
Oltre ad altri più complessi calcoli astronomici, questo tipo di
osservatori erano in grado quindi di predire con un’ottima precisione il
ciclo delle stagioni, quello lunare, sino ad arrivare alla determinazione
delle eclissi (sia lunari che solari) che tanto erano TEMUTE dal popolo
celtico.
Infatti non capendone il meccanismo ritenevano fossero causa di
“interruzione” del calore vivifico del sole, che per degli
agricoltori significava la sicura fine dell’intero popolo.
Queste poche righe vogliono essere solo una breve e sicuramente poco
esaustiva relazione sugli studi effettuati su queste piramidi che sono
oggetto di una più ampia e completa trattazione in fase di pubblicazione.
Alla fine di questi studi si è addivenuti a diverse ed interessanti
conclusioni, che si possono sintetizzare in questi tre punti.
1 – Si è stabilito una volta per tutte l’origine ARTIFICIALE della
modellazione delle tre piramidi da parte di una popolazione ancora poco
conosciuta e studiata, per evidente mancanze di segni tangibili
sopravvissuti dal remoto passato.
2 – L’utilizzo del popolo Celtico in epoca PRE-ROMANA dell’area, con ampie,
circostanziate e databili opere atte a trasformare l’intera area in un
centro importante sacrale e “scientifico” ( astronomico) al fine di dare
importanti riferimenti al popolo di agricoltori che abitava nelle valli
sottostanti.
3 – Il fatto che i Celti non costruissero piramidi, né modellassero a forma
di piramide colline esistenti per i loro scopi religiosi-scientifici, fa sì
che non possa essere a loro attribuita la paternità della modellazione delle
tre colline del parco di Montevecchia.
La data ormai accertata del loro utilizzo dell’area (500 a.c.) fa si che si
debba retrodatare ad una data sicuramente anteriore la modellazione delle
tre colline.
Poiché le stesse, per il loro allineamento secondo le tre stelle della
cintura di Orione, il fatto che siano orientate perfettamente ad Est, siano
tra loro perpendicolari, ecc rimanda la “modellazione” ad un popolo che
aveva ampie e diffuse conoscenze astronomico-matematiche tipiche delle
popolazioni dedite all’agricoltura.
Per loro infatti lo studio della volta celeste e del movimento degli astri
era essenziale per il ciclo delle culture agricole.
In quest’area si son trovate le prime tracce di popolazioni dedite
all’agricoltura solo DOPO il 4.100 a.c.
Se quindi vanno imputate a queste popolazioni la modellazione delle tra
piramidi, la stessa può essere stata effettuata in un lasso di tempo tra
6.000 (4.000 a.c.) e 3.000 anni fa (e’ del 1.000 a.c. la prova archeologica
della presenza di popolazioni celtiche in quest’area del nord-italia).
Tra 6.000 e 3.000 anni intercorre un lasso di tempo di 3.000 anni, che non è
cosa di poco conto.
Per poterlo restringere ulteriormente e stabilire CHI e soprattutto QUANDO
sono state modellate le 3 piramidi, occorrono ulteriori studi, magari utilizzando
diverse discipline e metodi alternativi di indagini.
La qual cosa è oggetto del nostro interesse da un paio d’anni.
I dati e le risultanze di queste indagini saranno tra breve resi di dominio
pubblico.
L’importanza di questa scoperta archeologica potrà allora uscire dai confini
degli “appassionati” amanti del mistero ed entrare a pieno titolo
nell’ambito dell’archeologia “ufficiale” che sinora non gli ha dato
l’attenzione che merita.
arch. Vincenzo Di Gregorio ( pubblicato per gentile concessione dell'autore;
origine dell'articolo in
http://www.antikitera.net/rivista/numero01/piramidi.htm)
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