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Introduzione
Durante l’alto Medioevo,
dopo il Concilio di Nicea, indetto nel 325 d.C. e presieduto
dall’imperatore romano Costantino il Grande, coesistettero diversi
metodi utilizzati per stabilire quando le comunità cristiane dovessero
celebrare la Pasqua, cioè la loro festa più importante. Il metodo di
calcolo utilizzato dalle comunità cristiane delle Gallie, e soprattutto
quelle dell’Irlanda dal V secolo in poi, era basato su ciclo di 84 anni
di Anatolio di Laodicea, mentre la Curia Romana raccomandava l’uso del
ciclo di Dionigi il Piccolo, lungo 532 anni il quale era il prodotto tra
il ciclo solare di 28 anni e quello lunare di 19 anni scoperto nel V sec.
a.C. dall’astronomo ateniese Metone. I due sistemi di calcolo
coesistettero con grandi conflitti fino a quando nel VII secolo la Chiesa
di Roma impose il ciclo di Dionigi su tutto il mondo cristiano medioevale.
Il Concilio di Nicea aveva stabilito che la Pasqua dovesse celebrarsi la
domenica più vicina al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera,
quindi il calcolo doveva rispettare sia i vincoli lunari (plenilunio) che
quelli solari (equinozio di primavera) che quelli liturgici (domenica). La
necessità di eseguire i calcoli astronomici, ed anche alcune osservazioni
della Luna, salvò le conoscenze astronomiche delle epoche precedenti
dall’oblio medioevale.
Il
termine Pasqua, in greco e in latino “pascha”, proviene dall'aramaico:
pasha, che corrisponde all'ebraico pesah, il cui senso
generico è “passare oltre”. Il significato effettivo della parola non
è del tutto certo. Un gruppo di Padri della Chiesa d'origine asiatica,
tra i quali Tertulliano, Ippolito ed Ireneo collegano la parola pascha
al termine greco pαschein, che significa soffrire. Sebbene
l'etimologia del termine non sia corretta, in quest'ipotesi vengono colti
i significati intrinseci della Pasqua: il sacrificio e la salvezza. Per
un'etimologia più esatta della parola bisogna ricorrere ad Origene ed ai
filosofi alessandrini, che
intendono il senso come “passaggio”. In questo caso il passaggio è
attraverso il Mar Rosso, dalla schiavitù alla Terra Promessa, dunque dal
vizio del peccato alla libertà della salvezza, attraverso la
purificazione del battesimo. Applicata a Cristo, detta etimologia
suggerisce il Suo passaggio dal mondo terreno al Padre. Un terzo gruppo di
scrittori tra cui Procopio di
Gaza, Teodoreto di Ciro, Apollinare di Laodicea suppone che l'espressione
“passa oltre” si riferisca all'Angelo sterminatore, che, vedendo il
sangue sulla casa degli ebrei “passa oltre”, salvando coloro che
risiedono all'interno: ma, anche, al “passare oltre” alla morte da
parte di Cristo. Nell’alto medioevo
la Pasqua rappresentava l’essenza del Cristianesimo. La Pasqua è,
infatti, la festa liturgica più importante per il Cristianesimo; per
questo la levata del Sole in occasione di tale data rappresentò uno dei
più importanti criteri di orientazione degli assi delle chiese costruite
nel medioevo. La Pasqua rappresenta e celebra i tre momenti fondamentali
del Cristianesimo: la Passione, la Morte e la Resurrezione di Cristo. Essa
si pone come nucleo centrale del patrimonio liturgico e teologico del
Cristianesimo. A ciò si aggiunga che la Pasqua rappresenta il raccordo
con la matrice giudaica del Cristianesimo e al tempo stesso, il momento di
affrancamento da tale matrice. La festa cristiana viene assunta dalla
celebrazione della liberazione del popolo di Mosè dalla schiavitù in
Egitto, festeggiata in occasione del primo plenilunio dopo l'equinozio di
primavera. Originariamente la Pasqua ebraica era una semplice festa
pastorale celebrata delle popolazioni nomadi del Vicino Oriente,
successivamente essa si trasformò in una festa agricola, quando le tribù
iniziano a praticare attività più sedentarie, quali l’agricoltura e
l’allevamento. Fu Mosè a far coincidere le celebrazioni agresti con il
simbolismo della fuga dall’Egitto. Nel capitolo
XII dell’Esodo, si narra che Mosè ordinasse ad ogni famiglia,
prima di abbandonare l'Egitto, di immolare un capo di bestiame piccolo e
di bagnare col suo sangue gli stipiti delle porte delle case. Dopo
aver consumato il pasto in piedi, con il bastone in mano, le famiglie
erano pronte per la partenza: essa avvenne durante la notte, dopo il
passaggio dell'angelo di Dio, che uccise tutti i primogeniti egiziani,
risparmiando solo le abitazioni ebraiche, segnate col sangue
dell’animale sacrificato. Nel corso dei secoli, il rituale della Pasqua
fu sottoposto a numerose modifiche, ma alcuni elementi rimasero
fondamentalmente aderenti a quelli giudaici. Secondo i Vangeli, Gesù
Cristo istituì il sacramento dell'Eucarestia proprio durante le
celebrazioni della Pasqua. Il Nuovo Testamento narra che Gesù fosse
crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. In un primo momento i
cristiani di origine ebraica, infatti, celebravano la Resurrezione di
Cristo subito dopo la Pasqua ebraica, mentre quelli di origine pagana
celebrano la Pasqua ogni domenica. Per sanare le controversie in merito
alla datazione, nel 325 d.C. durante il Concilio di Nicea venne stabilito
definitivamente che la Pasqua dovesse essere celebrata la prima domenica
dopo la Luna piena successiva all'equinozio di primavera. Più tardi, nel
525 d.C. Dionigi il Piccolo definì il periodo dell’anno entro il quale
essa doveva cadere e cioè tra il 22 Marzo e il 25 Aprile. Al di là delle
origini prettamente liturgiche delle celebrazioni pasquali, sembra sempre
più importante sottolineare il vero significato della Pasqua cristiana.
La Pasqua si celebra in vicinanza del plenilunio equinoziale.
A
causa dell’oscillazione della data della Pasqua rispetto all’equinozio
di primavera, il Sole può percorrere sulle Sfera Celeste differenti
traiettorie che lo portano a sorgere in un intervallo di azimut
astronomico compreso tra 90° (Equinozio di Primavera) e 72° (limite
massimo per la Pasqua bassa) che attualmente grosso modo corrisponde al 25
Aprile.
Dal
punto di vista simbolico questo è in un giorno virtualmente di luce
continua senza tramonto, infatti la Luna piena che sorge subentra al Sole
che tramonta, essendo la differenza di longitudine eclittica tra idue
astri dell’ordine dei 180°. Essa è legata al simbolismo della
rinascita, cadendo nel periodo della primavera, dopo l'inverno, e cioè,
dal punto di vista simbolico, avviene dopo il peccato e la morte, quando
la natura si rigenera e tutto l'Universo è coinvolto da questa rinascita.
La Resurrezione di Cristo porta con sé la salvezza per tutto il mondo
cristiano ed è un momento di gioia, che succede al dolore della morte.
Agostino definisce la Pasqua “transitus per passionem”, vale a
dire “passaggio attraverso la passione”, prima di Cristo e poi
dell'Uomo. Nella stessa festa sono simbolicamente unite Passione e
Resurrezione, concetto sottolineato da Sant’Ambrogio con il passo “Celebriamo
in tal modo un giorno di tristezza ed uno di gioia. Nel primo digiuneremo,
nel secondo saremo saziati”.
Posizione
del Sole sull’eclittica durante il corso dell’anno
La
Terra compie annualmente una rivoluzione completa intorno al Sole. Il suo
moto orbitale è regolato dalla legge di gravitazione universale e ben
descritto dalle tre leggi scoperte dal matematico tedesco Giovanni Keplero,
nel XVII secolo.
L'orbita
della Terra è un'ellisse poco eccentrica e la distanza orbitale media, a
cui il nostro pianeta orbita intorno al Sole è di circa 149,6 milioni di
chilometri. Il globo terrestre ruota su se stesso in un giorno siderale
pari a 23 ore 56 minuti e 4 secondi, quindi un osservatore situato in una
determinata località geografica vedrà apparentemente il Sole muoversi,
assieme a tutta la Sfera Celeste da est ad ovest durante l'arco di un
giorno.
Differenti
traiettorie apparenti percorse dal Sole sulla Sfera Celeste ai solstizi ed
agli equinozi durante l’anno a diverse latitudini geografiche: a destra
all’equatore (latitudine = 0°), in centro a Teotihuacan in Messico
(latitudine pari a 20° N) e a destra a Stonehenge (latitudine = 51° N).
A
causa del fatto che la Terra durante un giorno siderale percorre anche una
frazione della sua orbita, circa 1/365 del percorso annuale, quindi poco
meno di 1° di longitudine eclittica, il Sole avrà variato la sua
posizione apparente rispetto alle stelle visibili sulla Sfera Celeste di
poco meno di 1°. Il moto del Sole che noi vediamo è quindi solamente
apparente e dovuto in realtà al fatto che l'osservatore si muove
solidalmente con la Terra su cui è ubicato. Il moto apparente del Sole
nel cielo si compie sulla proiezione dell'orbita della Terra sulla Sfera
Celeste o più rigorosamente sul cerchio immaginario ottenuto intersecando
la Sfera Celeste con il piano dell'orbita terrestre. Questo cerchio è
chiamato Eclittica, termine che fu coniato dagli astronomi greci
nell'antichità.
Il
movimento apparente del Sole sull'Eclittica avviene nello stesso senso del
moto orbitale della Terra lungo la sua orbita, direzione detta "diretta" o "antioraria"
perché, contraria a quella del moto apparente diurno della Sfera Celeste.
Poiché, a causa del moto apparente diurno un osservatore vede gli astri
muoversi da est verso ovest (senso orario), vedrà per il moto apparente
annuo, il Sole spostarsi tra le stelle in senso contrario, cioè da ovest
verso est.
La
conseguenza è che se un dato giorno durante l'anno il Sole transita al
meridiano nello stesso istante in cui passa anche una stella, il giorno
successivo esso passerà al meridiano circa quattro minuti dopo la stella
in quanto si sarà spostato di circa 1° verso oriente e sarà quindi in
ritardo rispetto ad essa. Quando il Sole si trova al punto di intersezione
corrispondente al nodo ascendente indicato con il termine "Punto
Gamma" o "Punto
d'Ariete" (γ), allora avviene l'Equinozio di Primavera,
mentre quando il Sole passa per il punto diametralmente opposto, il nodo
discendente (Ω), esso si trova al nodo contrario e quindi avverrà
l'Equinozio di Autunno. In definitiva quando avvengono gli equinozi il
Sole è posizionato sull'Equatore Celeste; in questi giorni le durate del
giorno e della notte corrispondono allo stesso numero di ore; in tutti gli
altri giorni dell’anno il numero di ore di luce e di buio variano sia in
funzione della data sia in funzione della latitudine geografica del luogo
di osservazione.
Durata della notte (in ore) durante l’anno a varie latitudini
geografiche
Attualmente
le date in cui avvengono gli Equinozi sono il 21 marzo e il 23 settembre
rispettivamente per l'Equinozio di Primavera e quello di Autunno, ma nel
tempo anche le date degli Equinozi e dei Solstizi sono soggette ad una
lenta, ma consistente, variazione particolarmente evidente quando si va
molto indietro nel tempo.
Punti di levata e di tramonto del Sole ai solstizi e agli equinozi
Il
Sole a causa della variazione della posizione della Terra nello spazio per
effetto del suo moto orbitale, durante il corso dell'anno cambia in modo
periodico la posizione dei punti di sorgere e di tramontare
sull'orizzonte. La traiettoria apparente percorsa dal Sole nel cielo varia
giornalmente non solo con il variare della data lungo l'anno ma anche in
funzione della latitudine geografica dell'osservatore. I punti estremi
verso sud e verso nord toccati dalle posizioni di sorgere e tramontare del
Sole sull'orizzonte in corrispondenza di una data località geografica,
corrispondono ai giorni dei solstizi, così chiamati perché, in quei
giorni, si ha l'impressione che il punti di levata e di tramonto del Sole
stazionino in quella posizione estrema per qualche tempo, in quanto essi
si muovono molto lentamente.
Moto apparente del Sole
attraverso le costellazioni dello Zodiaco
Il
punti estremi di sorgere e tramontare in direzione nord-est vengono
toccati in corrispondenza della data del solstizio estivo, mentre al
solstizio d'inverno i punti di sorgere e di tramontare saranno i più
vicini alla direzione sud-est. Ovviamente in corrispondenza dei giorni
dell'anno che sono intermedi tra le due date di solstizio le posizioni
sull'orizzonte occupate dai punti di sorgere e tramontare saranno a loro
volta intermedie tra i due punti solstiziali.
Prima
di addentrarci nella problematica relativa al calcolo delle Pasqua in
epoca medioevale dobbiamo rinfrescarci la memoria in merito alle varie e
complesse periodicità che la Luna ci mostra durante il suo percorso nel
cielo. La Luna presenta molte periodicità tra le quali annoveriamo il
mese sinodico e il mese siderale che sono di grande importanza dal
punto di vista archeoastronomico. Il mese sinodico è definito come
l'intervallo richiesto alla Luna per passare da una determinata fase alla
successiva dello stesso tipo, per esempio da un plenilunio al successivo.
La lunghezza del mese sinodico lunare vale 29,5306 giorni solari medi.
Differenza tra il
mese siderale lunare (M=27,3216 giorni) ed il mese sinodico (S=29,5306
giorni). Ad ogni mese siderale la Luna si sposta di circa 27° nella
accompagnando la Terra nella sua orbita, quindi per ripristinare la stessa
configurazione rispetto al Sole ed alla Terra (fase) essa deve percorrere
circa 27° della sua orbita intorno alla Terra; l’intervallo medio di
tempo richiesto è pari a 2,209 giorni, quindi il mese sinodico S è dato
da: S = M + 2,209 giorni, dove M rappresenta il mese siderale.
Il
mese siderale lunare invece è l'intervallo che intercorre tra due
passaggi consecutivi della Luna presso la medesima configurazione di
stelle. La lunghezza del mese siderale vale 27,3216 giorni solari medi,
quindi risulta essere più corto di circa 2,2 giorni rispetto a quello
sinodico. Ragionando dal punto di vista dello sviluppo dei calendari
lunisolari è necessario prendere in esame anche altre due periodicità:
le rivoluzioni Draconitica e Anomalistica.
Il fenomeno della retrogradazione dei nodi lunari, la cui periodicità è
18,61 anni solari tropici, venne probabilmente scoperto, in epoca antica,
solamente in maniera indiretta sulla base dell'osservazione della cadenza
delle eclissi, oppure in seguito ad un lungo e continuo lavoro di
osservazione sperimentale dello spostamento dei punti di sorgere e di
tramontare dell'astro all'orizzonte naturale locale.
L’orbita della
Luna intorno alla Terra
Il
nodo ascendente dell'orbita lunare, per effetto del suo moto retrogrado si
muove in modo da andare incontro alla Luna, quindi l'intervallo tra due
passaggi consecutivi allo stesso nodo è più corto se paragonato al
periodo di rivoluzione siderale. Questo periodo e detto Periodo
Draconitico e vale attualmente 27 giorni, 5 ore, 5 minuti e 35.8
secondi di tempo medio. Il periodo di rivoluzione Anomalistica
è l'intervallo tra due passaggi della Luna al perigeo, cioè l'intervallo
di tempo richiesto per tornare due volte consecutive nello stesso punto
della sua orbita. La durata
della rivoluzione Anomalistica
è 27 giorni, 13 ore, 18 minuti e 33,1 secondi di tempo medio. Infine
abbiamo la rivoluzione Tropica
che rappresenta l'intervallo di tempo tra due congiunzioni eclittiche
successive tra la Luna e il punto γ (Gamma) o punto
equinoziale primaverile, cioè il punto occupato annualmente dal Sole
nell'istante in cui avviene l'equinozio di primavera. La rivoluzione tropica
è più corta della rivoluzione siderea di circa 7 secondi perché la
direzione del punto equinoziale primaverile non è fissa nello spazio, ma
per effetto del fenomeno della Precessione si sposta in senso retrogrado
lungo l'Eclittica andando incontro alla Luna. Riassumendo, esistono quindi
cinque tipi di rivoluzioni lunari: 1) la rivoluzione Sinodica
(detta anche lunazione), 2) la rivoluzione Tropica,
3) la rivoluzione Siderale, 4)
la rivoluzione Draconitica, 5)
la rivoluzione Anomalistica;
appare quindi evidente che il moto apparente del nostro satellite naturale
è così complesso che un gran numero di famosi matematici tra i quali
Newton, Gauss, Eulero, Laplace, Delaunay e molti altri dedicarono gran
parte della loro vita a sviluppare metodi di calcolo che fossero in grado
di prevedere con la massima accuratezza possibile la posizione apparente
della Luna nel cielo. Tutti questi sforzi vennero compiuti negli anni che
vanno da XVII secolo in poi sotto la spinta della necessità di
determinare con la massima accuratezza possibile la posizione delle navi
in mare durante la navigazione oceanica. I matematici dei secoli scorsi
affrontarono il problema armati delle più efficienti tecniche di calcolo
disponibili a quei tempi; invece chi osservava il cielo durante il
medioevo, sotto la spinta delle motivazioni liturgiche, tentò, senza
alcun formalismo matematico, ma utilizzando il ragionamento, di
raggiungere il maggior accordo possibile tra le posizioni previste e la
effettiva ubicazione apparente della Luna sulla Sfera Celeste riuscendoci
piuttosto bene, entro limiti di errore ragionevoli per quel tempo. Questo
lavoro venne svolto soprattutto per necessità di calcolare correttamente
la data della domenica di Pasqua .
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Il
calcolo della Pasqua secondo il computus medioevale
La
Pasqua è una festività cosiddetta mobile: la sua data varia di
anno in anno perché è correlata con il ciclo lunare. La Pasqua ebraica e
la Pasqua cristiana seguono regole di calcolo differenti e quindi non
cadono quasi mai nella stessa data. All'interno del Cristianesimo poi vi
sono due regole differenti di calcolo a seconda che si usi il calendario
gregoriano adottato dai cattolici e protestanti o quello giuliano ancora
in uso presso gli ortodossi. Queste due regole di calcolo in alcuni anni
forniscono la stessa data e quindi tutti i Cristiani festeggiano la Pasqua
nello stesso giorno, in altri anni invece forniscono date differenti. La
Pasqua cristiana romana, nello stile di calcolo di Dionigi il Piccolo,
segue approssimativamente quella ebraica, ma se ne discosta per due
motivi: il primo è che essa deve essere festeggiata sempre di domenica,
giorno della resurrezione di Gesù, il secondo è che per il calcolo non
viene usato il calendario ebraico. La regola che fissa la data della
Pasqua cristiana fu stabilita nel 325 dal Concilio di Nicea: la Pasqua
cade la domenica successiva alla prima Luna piena dopo l'equinozio di
primavera, fissato al 21 Marzo. Di conseguenza essa è sempre compresa nel
periodo che si stende dal 22 Marzo al 25 Aprile. Supponendo infatti che il
primo plenilunio di primavera si verifichi il giorno dell'equinozio
stesso, cioè il 21 Marzo e che sia anche sabato, allora Pasqua cadrà il
giorno immediatamente successivo, ovvero il 22 Marzo.
L’Età
della Luna e la sua visibilità
durante il mese sinodico lunare.
Qualora
invece il plenilunio si verificasse il 20 Marzo, bisognerà aspettare il
plenilunio successivo, dopo 29,5306 giorni solari medi, arrivando quindi
al 18 Aprile. Se infine questo giorno capitasse di domenica, allora
occorrerà fissare la data della Pasqua alla domenica ancora seguente,
ovvero al 25 Aprile. Tecnicamente l’intervallo P possibile per la
cadenza della Pasqua sarà:
P
= 1 lunazione + 1 settimana - 2 giorni
Queste
date sono state calcolate utilizzando il calendario giuliano dagli
ortodossi, quello gregoriano da protestanti e cattolici.
Ruota
del Ciclo Solare utile al calcolo della posizione dell’anno entro il
ciclo di 28 anni in corso (dall’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa,
XVIII secolo).
Utilizzando
il calendario giuliano, l'intervallo di date corrispondente nel calendario
gregoriano si stende, nel XX e XXI secolo, dal 4 Aprile allo 8 Maggio, non
essendo stata applicata la riforma per riportare in fase il calendario con
il vero computo solare astronomico, il cui sfasamento ormai è arrivato a
13 giorni. Durante
il Medioevo la data della Pasqua veniva calcolata utilizzando l’epatta.
L'epatta
(termine derivato dal greco: epaktai hemèrai = giorni aggiunti) è,
come recita il secondo canone della riforma del calendario gregoriano,
"il numero di giorni di cui il comune anno solare di 365 giorni
eccede il comune anno lunare di 354 giorni". In realtà questa
definizione ufficiale, dal punto di vista astronomico, non è del tutto
corretta, per cui è meglio definire l'epatta come l'età della Luna al 1º
gennaio espressa in trentesimi di lunazione. Durante il Medioevo le epatte
erano usate per trovare la data nel calendario lunare a partire dalla data
nel comune calendario solare, che prima della riforma del 1582 era quello
giuliano ufficialmente adottato dalla Curia Romana. Un anno solare del
calendario giuliano comprende generalmente 365 giorni e 366 giorni negli
anni bisestili, quindi l’anno medio giuliano vale 365,25 giorni solari
medi. Un anno sinodico lunare ha generalmente 12 mesi lunari, pari a 12
lunazioni, che durano in media 29,5306 giorni ciascuna per un totale di
354,3672 giorni. Quindi l'anno del calendario lunare, dovendo comprendere
un numero intero di giorni, è composto da 12 mesi sinodici che iniziano
ciascuno con la Luna nuova e possono comprendere alternativamente 30 o 29
giorni solari medi. L'anno
sinodico lunare comprende, come abbiamo visto, 12 × 29,5306 = 354,3672
giorni solari medi che approssimiamo al numero intero più vicino, quindi
a 354 giorni. Pertanto l'anno solare tropico dura circa 11 giorni in più
dell'anno sinodico lunare. Si supponga che un anno solare e un anno lunare
comincino lo stesso giorno, ad esempio in un giorno di solstizio. Al
solstizio successivo dello stesso tipo, che corrisponde all’inizio del
successivo anno solare, sono già passati 11 giorni del nuovo anno lunare.
Dopo due anni la differenza accumulata è di circa 22 giorni: l'inizio dei
mesi lunari ricorre 11 giorni prima ogni anno. La deriva temporale sarà
quindi pari a:
ΔT
= 10,873 x Y
dove
Y è il numero di anni solari trascorsi da quel particolare solstizio.
Questi giorni in eccesso dell'anno solare rispetto all'anno lunare sono
chiamati epatte. È necessario aggiungerli al giorno dell'anno
solare per conoscere il giorno dell'anno lunare. Ogni volta che l'epatta
raggiunge o supera 30, occorre aggiungere un ulteriore mese sinodico detto
mese embolismico nel calendario lunare e sottrarre 30 dall'epatta. Come
tenere in conto i giorni bisestili? Essi sono semplicemente ignorati nel
computo.
Tabella
I : Corrispondenza tra l’epatta
(E) e la data del novilunio pasquale. Nell’anno 2012 l’epatta vale 6
(da Marzo 2012 fino a febbraio 2013 compreso) e il plenilunio pasquale
cade il 7 Aprile, ma la vera data astronomica è il 6 Aprile alle ore
20:18 (ora solare del fuso orario italiano), quindi di fatto più vicina
al 7 Aprile. La tabella mette chiaramente in evidenza che il plenilunio
pasquale cade in Marzo se l’epatta è compresa tra 13 e 23, a in Aprile
per tutti gli altri valori di essa. La sequenza dei pleniluni pasquali è
ricorrente, come quella delle epatte, secondo il ciclo di Metone, questo
implica che la Luna ritorni allo stesso plenilunio pasquale ogni 19 anni
solari tropici, ripetendo anche la sua posizione sulla Sfera Celeste
rispetto alle stelle, tanto che essa si trova ogni volta nella medesima
costellazione. Ma non solo, siccome il plenilunio pasquale si verifica ad
intervalli di 355 giorni
oppure 385 giorni (valori arrotondati all’intero più vicino), quindi
ogni 12 oppure 13 rivoluzioni sinodiche, allora la Luna piena si deve
trovare nella stessa costellazione, pressoché in prossimità delle
medesime stelle. Attualmente il plenilunio pasquale si verifica nella
costellazione della Vergine, non molto lontano dalla stella Spica.
I
giorni bisestili si inseriscono nel mese lunare in cui cadono, portandone
la durata da 29 a 30 giorni o da 30 a 31 giorni. In questo modo il
successivo mese lunare comincia alla stessa data del calendario solare
anche negli anni bisestili. L'anno giuliano medio è più lungo di 365
giorni di circa 0,25 giorni, ma anche il mese sinodico lunare è un poco
più lungo di 29,5 giorni. Questo si corregge nel modo seguente. Un
periodo di 19 anni solari dura quanto 235 mesi sinodici lunari; questo
periodo è detto Ciclo di Metone, dall’astronomo ateniese che scoprì
questa corrispondenza nel V sec. a.C. Un ciclo metonico può durare 6939 o
6940 giorni, a seconda del fatto che ci siano 4 o 5 anni bisestili in
questo periodo di 19 anni. Dopo 19 anni, quindi, le fasi della Luna
cadranno nella stessa data dell'anno solare, ma non solo: la Luna si
ripresenterà con la stessa fase presso le stesse stelle, poiché un ciclo
di Metone corrisponde ad un numero pressoché esatto di mesi siderali
lunari, cioè 254, quindi dopo aver ripetuto la stessa fase per 235 volta,
la Luna è ritornata per 254 volte ad occupare pressoché la medesima
posizione rispetto alle stelle ed alle costellazioni sulla Sfera Celeste.
L'epatta quindi si ripeterà identica dopo 19 anni.
Tuttavia, se si considera la differenza tra l’anno solare e l’anno
lunare sinodico, dopo 19 anni
si ottiene 19 x 11 = 209, e 209 non è multiplo del ciclo di 30 numeri
d'epatta poiché il resto di 209 : 30 è 29, non 0, quindi pari alla
durata di una lunazione approssimata per difetto. Questo implica che dopo
19 anni l'epatta deve essere corretta aggiungendo 1 perché il ciclo si
ripeta correttamente ogni 19 anni. Questo è il cosiddetto saltus lunae.
Il numero dell'anno nella serie del ciclo di 19 anni è chiamato Numero
aureo e si indica con N. I 209 giorni aggiuntivi formano 7 mesi
embolismici, per un totale di 19×12+7=235 lunazioni. È quindi possibile
in qualsiasi giorno conoscere l'età della Luna, cioè il numero di giorni
trascorsi dall’ultimo novilunio, conoscendo l'epatta dell’anno in
corso. Questo calcolo è utile in quanto i calendari più recenti non
indicano più le fasi lunari. Si riporta di seguito il numero di epatta
per i prossimi 6 anni:
- 2011
= 25 (da Marzo 2011 a Febbraio 2012)
- 2012
= 6 (da Marzo 2012
a Febbraio 2013)
- 2013
= 17 (da Marzo 2013 a Febbraio 2014)
- 2014
= 28 (da Marzo 2014 a Febbraio 2015)
- 2015
= 9 (da Marzo 2015
a Febbraio 2016)
- 2016
= 20 (da Marzo 2016 a Febbraio 2017)
Si
deve considerare che per il calcolo occorre riferirsi al numero di epatta
corrispondente al periodo da Marzo a Febbraio dell'anno successivo come è
indicato tra parentesi nelle precedente tabella. Si calcola quindi
l'eccedenza annuale e cioè la differenza in mesi tra il mese relativo
alla data di cui si vuole conoscere i giorni della Luna ed il mese di
Marzo, compresi. Si somma quindi il numero di epatta con l'eccedenza
annuale e il numero del giorno di cui si vuole conoscere la Luna e si
sottrae 30. Il numero ottenuto indica i giorni della Luna rispetto
all’ultimo novilunio. In termini formali matematici si ha:
Q
= m + d + e
dove
m è il numero d’ordine del mese partendo da Marzo, che
vale 1; d è il numero d’ordine del giorno; e
è l’epatta dell’anno in corso e Q è l’età
della Luna espressa in giorni. Ad esempio per il giorno 13 gennaio 2012,
il numero di epatta era 25, il numero d’ordine del mese di Gennaio è 11
e il giorno vale 13, ergo: 11+13+25=49 che sottratto 30 fornisce l’età
ella Luna pari a Q=19. Bene la fase lunare di quella sera corrispondeva a
2 giorni prima del primo quarto. Infatti l’età della Luna possiede la
seguente corrispondenza: Luna nuova: Q=0; Primo Quarto: Q= 7; Luna Piena:
Q=14; Ultimo Quarto: Q=21, e la Luna nuova successiva: Q=30 oppure 0. Il
calcolo della data della Pasqua quindi deve rispettare il vincolo del
plenilunio, quindi Q=14, ma anche cadere in Marzo oppure in Aprile, quindi
m=1 oppure m=2, e l’epatta è fissa per quell’anno. Allora il
plenilunio pasquale avrà:
m
+ d = 14 – e
e
allora il giorno del mese sarà:
d
= 14 – e – m
Saranno
quindi possibili due soluzioni: la prima prevede m=1 e si riferisce al
mese di Marzo, e la seconda sarà
caratterizzata da m=2 si riferisce al mese di Aprile. L’elemento
discriminante è che il plenilunio pasquale non può avvenire prima
dell’equinozio di primavera, quindi teoricamente il 21 Marzo. Il terzo
vincolo, quello liturgico, è che sia domenica, quindi viene scelta la
domenica più vicina successiva al plenilunio pasquale. Al fine di
illustrare il procedimento facciamo un esempio con la Pasqua dell’anno
2012: l’epatta vale e=6, allora la data del plenilunio di Marzo sarà:
d=14-6-1=7 Marzo; quella del plenilunio di Aprile sarà d=14-6-2=6 Aprile.
Bene siccome la data del plenilunio di Marzo cade prima dell’equinozio
di primavera (20 Marzo 2012) allora andrà scartata in favore della data
del plenilunio di Aprile che cade di venerdì e sarà quello pasquale. La
domenica più vicina successiva al plenilunio di Aprile è il giorno 8 del
mese e quella sarà la domenica di Pasqua, secondo il computo medioevale.
Nella tabella
I è stata messa in evidenza la corrispondenza esistente tra
l’epatta (E) e la data del plenilunio pasquale. Nell’anno 2012
l’epatta vale 6, da Marzo 2012 fino a Febbraio 2013 compreso, ed il
plenilunio pasquale cade il 7 Aprile, ma la vera data astronomica è il 6
Aprile alle ore 20:18 (ora solare del fuso orario italiano), quindi di
fatto più vicina al 7 Aprile. La
tabella mette chiaramente in evidenza che il plenilunio pasquale cade in
Marzo se l’epatta è compresa tra 13 e 23, a in Aprile per tutti gli
altri valori di essa. La sequenza dei pleniluni pasquali è ricorrente,
come quella delle epatte, secondo il ciclo di Metone, questo implica che
la Luna ritorni allo stesso plenilunio pasquale ogni 19 anni solari
tropici, ripetendo anche la sua posizione sulla Sfera Celeste rispetto
alle stelle, tanto che essa si trova ogni volta nella medesima
costellazione. Ma non solo, siccome il plenilunio pasquale si verifica ad
intervalli di 355 giorni oppure 385 giorni (valori arrotondati
all’intero più vicino), quindi ogni 12 oppure 13 rivoluzioni sinodiche,
allora la Luna piena si deve trovare nella stessa costellazione, pressoché
in prossimità delle medesime stelle. Attualmente il plenilunio pasquale
si verifica nella costellazione della Vergine, non molto lontano dalla
stella Spica.
Posizione della
Luna al plenilunio pasquale del 1268 (30 Marzo).
Posizione
della Luna al plenilunio pasquale (6 Aprile) nell’anno
2012
A
titolo di esempio, nelle due figure seguenti riportiamo la posizione della
Luna nel cielo in occasione del plenilunio pasquale del 1268, anno in cui
fu ricostruita e nuovamente orientata la Pieve di santa Maria in Lamula,
presso Arcidosso, in provincia di Grosseto la quale fu allineata con
l’asse della navata principale diretto verso il punto di levata del Sole
a Pasqua.
Ruota per il calcolo della Pasqua
(dall’Almanacco
Perpetuo di Rutilio Benincasa, XVIII secolo). Una curiosità: il compasso
rappresentato è aperto a 58° circa e tan(58°)=1,618…
Nella
figura successiva è messa in evidenza la posizione della Luna in
occasione del plenilunio pasquale dell’anno 2012. Si nota che in
entrambi i casi la Luna piena splende nella costellazione della Vergine,
poco distante dalla stella di prima grandezza Spica. La stessa cosa
avviene per il plenilunio pasquale di ogni anno.
Calcolo delle
feste mobili durante l’anno utilizzando le falangi delle dita della mano
(dall’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa, XVIII secolo).
Bibliografia
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Cernuti
S., Gaspani A., 2006, "INTRODUZIONE
ALLA ARCHEOASTRONOMIA:
NUOVE TECNICHE DI ANALISI DEI DATI", Atti della Fondazione
Giorgio Ronchi, vol. LXXXIX, 190 pp. Edizioni Tassinari, Firenze,
2006.
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Gaspani
A., 2000, “Geometria
e Astronomia nelle antiche chiese alpine” Collana Quaderni
di Cultura Alpina, N.°.71, Priuli e Verlucca Editori (Pavone Canavese,
TO).
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Gaspani
A., 2003, “Horologium Stellare
Monasticum”, Le Stelle, N.°.4, Febbraio 2003, pag. 56-65.
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Gerberto
D’Aurillac, “De Geometria”,
in Nicolaus Bubnov “ Gerberti
postea Silvestri II Papae Opera Mathematica (972-1003)”, Geog
Olms Hildesheim, 1963.
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Romano
G., 1992, “Archeoastronomia italiana” ed. CLEUP, Padova
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