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Recentemente mi è
capitato di fare la conoscenza di una pronipote di Giovanni Paneroni (la
signora Colomba Riva), personaggio che non mi era ancora capitato di
incontrare nel corso delle mie Ricerche. Eppure è bresciano come lo sono
le mie origini ed è un protagonista interessante per noi che amiamo fare due
passi nel mistero. Ciò mi dimostra ancora una volta quanto vi sia da
conoscere intorno a noi, spesso vicinissimo a noi!
Grazie a Colomba,
che voglio ringraziare, ho potuto così entrare in possesso di una
notevole letteratura bibliografica e, come sempre succede, nel momento in
cui si inizia a cercare, le informazioni emergono copiose dalle nebbie del
tempo perchè a ricordare Paneroni sembrano essere in molti. Il prof.
Adriano Gaspani (archeoastronomo collaboratore di questo sito), ad
esempio, si interessò di lui negli anni '70, da giovane laureato, perchè
le teorie dell'eclettico Giovanni non mancavano di suscitare curiosità (e
grandi perplessità) sia tra gli studiosi che tra studenti e appassionati
di astronomia.
Astronomo, il Paneroni non divenne mai ufficialmente, tuttavia sulla sua
tomba gli venne conferito tale titolo. Nato a Rudiano il 23 gennaio 1871,
sembrava destinato ad una vita ecclesiastica. La sua famiglia di origine
era formata da cinque persone (genitori e tre fratelli) ed era di modeste
possibilità economiche (erano commercianti di dolciumi e gelati) ma
Giovanni dimostrava una viva perspicacia e venne avviato agli studi in
seminario, che a quel tempo rappresentava forse l'unica possibilità di
studiare gratuitamente. Trascorse solo due anni nel collegio vescovile di
Bergamo, dove fu evidente che la carriera di prete non gli si addiceva ma,
con ogni probabilità, fu lì che apprese le nozioni di geografia e della
lingua italiana. Erano ancora lontani i tempi in cui, però, avrebbe
iniziato a produrre le sue personali teorie astronomiche, perciò venne
impiegato in una pasticceria di Bergamo come garzone affinchè si
impratichisse del commercio, in modo tale che un giorno avrebbe potuto
essere utile alla professione paterna. Di giorno lavorava e la sera frequentava un corso di
studi che, dopo un solo anno, abbandonò
per ritornare a Rudiano ad aiutare il padre finchè, raggiunta l'età del
militare, si arruolò nel corpo dei Carabinieri per cinque anni (due
passati a Fiorenzuola e tre a Ravenna, sempre in ruoli da scrivano).
La passione per
l'astronomia lo accompagnò fin da bambino; egli stesso raccontava che le
teorie scientifiche fino ad allora prodotte non lo convincevano. Quando
poi iniziò a vendere gelati con il carretto, lottava con l'ombra: doveva
continuamente spostarsi per rincorrerla! Da lì cominciò a postulare che
fosse il sole a girare e non la Terra...Appena poteva, si sdraiava sui
campi con il volto rivolto al cielo per osservare le stelle, i pianeti, e
annotandosi gli errori che (secondo lui) Galileo Galilei aveva commesso.
Il grande astronomo pisano era il bersaglio prediletto del Paneroni,
contro le cui teorie sentiva di dover lottare per sradicare le concezioni
errate che gli accademici avevano adottato senza rendersi conto di quali
falsità contenessero!
Tutto ciò che
pensava, il Paneroni lo sviluppava in complessi disegni e tavole, usando
penna e calamaio. Ancora oggi quelle composizioni destano stupore e
ammirazione, per l'accuratezza con cui furono eseguite ma ...senza un
fondamento logico. Questo fu il limite invalicabile del Paneroni: gli
mancava la scienza di base che gli avrebbe permesso di fondare le proprie
intuizioni non su considerazioni personali ma sui dati scientifici. Egli
invece non accettava in alcun modo il valore della scienza, considerata
ignorante, conservatrice e falsa, ma considerava se stesso scienza.
Insieme ai gelati, ai clienti dava anche lezioni di astronomia (la sua,
chiaramente), facendo propaganda delle proprie teorie, che cominciavano a
farsi strada in lui sempre più chiaramente e che avrebbero contrassegnato
in maniera indelebile tutta la sua vita. Idee che difese fino alla fine,
nonostante l'avversione della comunità scientifica, le umiliazioni, le
multe, i processi, il carcere, il manicomio...Non riuscirono a fermarlo
nella sua "sete di divulgare la verità" nemmeno una moglie e
ben otto figli, e una professione che richiedeva la sua presenza. Macchè!
Giovanni aveva altro a cui pensare...
Allo scoppio della
prima Guerra Mondiale (1914), dopo parecchi anni trascorsi a pianificare
la teoria, Paneroni -che aveva un temperamento sanguigno pur rimanendo
comunque una persona genuina e altruista -iniziò a divulgarla attraverso
opuscoli che auto-pubblicava a proprie spese. Dapprima si accontentò di
piazze popolari per divulgare le proprie tesi, durante le fiere in paesi
limitrofi al suo ma ben presto decise che, se voleva essere preso
in considerazione, doveva parlare alle persone istruite, agli studenti
universitari, ai congressi scientifici. Così fece e passò di città in
città: Brescia, Bergamo, Milano, Pavia, Genova, Bologna, Firenze, Roma.
Gli studenti lo acclamavano e lo portavano in corteo a dispetto dei loro
docenti (precorrendo la
rivoluzione studentesca di molti decenni dopo), gli accademici lo
deridevano o lo facevano allontanare dai congressi cui Giovanni,
puntigliosamente, si presentava con l'intento di voler prendere la parola.
In diversi ci marciavano, con la sua presenza che attirava folle di
persone, come gli organizzatori di carnevalate in cui lui era
protagonista. Si rendeva conto di essere un "fenomeno" e anche
se non proprio nella veste cui lui avrebbe aspirato (un vero astronomo)
accettava comunque, pur di parlare alla gente e propagandare le proprie
teorie.
Locandina propagandistica dove il Paneroni si autodefiniva "Divinator
dei Mondi d'Italico genio". Al centro, la sua immagine che regge,
nella mano destra, la sua "dottrina" e il suo slogan: "La
Terra non gira, o bestie!"
Il motivo di quel
successo trascinante tra le persone "comuni" era dovuto al fatto
che era una brava persona, onesta, simpatica, gioviale, che non avrebbe
torto il capello a nessuno e, soprattutto, non era un approfittatore. La sua scienza era nostrana e non sofisticata,
era per tutti e non per pochi come quella degli accademici altezzosi, come
egli li riteneva. Riuscì a parlare negli Atenei grazie alla volontà
degli studenti, a fare serate nei teatri (in 24 teatri, teneva a
precisare), ricevette numerosi articoli sui
quotidiani, ebbe insomma delle soddisfazioni. Che controbilanciarono i dispiaceri,
come
l'essere rinchiuso in carcere (a Milano, nel 1927, per alcuni giorni
e in seguito, come scriverà egli stesso, altre dodici volte) e in manicomio (quello di Santa Maria della Pietà di Roma, dal 19
maggio al 2 agosto 1938), dal quale uscì grazie all'intervento del
pretore di Chiari (BS), che ne conosceva la personalità affatto
psichiatrica, e dei familiari, che erano chiaramente in grande
apprensione.
Queste
"pene" gli venivano comminate per la sua attività di disturbo
nei congressi scientifici, oppure perchè faceva propaganda vendendo i
suoi opuscoli abusivamente, o lordava i muri delle varie città con
scritte insolenti (quanto inoffensive) nei confronti degli astronomi.
Nulla di veramente punibile, infatti il più delle volte- quando veniva
fermato- veniva rilasciato. Tutti a poco a poco conobbero Paneroni; si
narra che una sera mentre era intento a scrivere sui muri le sue solite
invettive, dei ladri in azione in un vicino palazzo ebbero un momento di
smarrimento ma poi, riconosciutolo, avrebbero esclamato "Via libera,
è solo il Paneroni che imbratta i muri!".
Su ogni avvenimento
che lo interessava da vicino, Giovanni era solito comporre delle odi
poetiche. Tramite i versi, seppe tirare frecciate, essere cinico e sagace
allo stesso tempo, suscitare interesse e perplessità. Scrisse una poesia
critica anche nei confronti di Umberto Nobile, in seguito al disastro del
dirigibile Italia (25 maggio 1928). Secondo Paneroni, il comandante
italiano era reo di non aver seguito i suoi consigli, che prevedevano una
dispersione al Polo Nord seguendo la teoria Galileiana, mentre se avesse
seguito la teoria Paneroniana, sarebbe andato tutto bene! Venne proibita
la pubblicazione della poesia ma il rudianese riuscì ugualmente a
metterla sulla carta stampata.
Bellissima tavola eseguita da G.
Paneroni per spiegare, alla sua maniera, la traversata del Polo Nord che,
a suo dire, Amundsen aveva copiato da lui (riuscendo nell'impresa), mentre
U. Nobile "fece di testa sua". La mappa, ci informa una dicitura
in basso a destra della Tavola da cui è tratta, venne autorizzata dal
Comando Militare Alleato di Brescia in data 17 ottobre 1942 (molti anni
dopo il disastro del dirigibile Italia). Si deve riflettere sul periodo
storico in cui il Paneroni visse e con coraggio e caparbietà tentò in
ogni modo di proporre/imporre le proprie ideologie astronomiche
Altra accuratissima tavola (per
il "metodo alla Paneroni") in cui sono mostrate le bussole
solari e lunari
Ma cerchiamo di
capire quali fossero, in sintesi, i rivoluzionari postulati di Paneroni,
aiutandoci con i disegni che egli stesso produsse:
La Terra non gira, sta ferma. Non è sferica ma piatta e infinita. Se girasse,
con la velocità scapperebbe fuori dall'atmosfera e gli aeroplani
rimarrebbero spersi nel vuoto. Se la Terra fosse rotonda, di notte
capovolti come pioverebbe in su? Gli Americani, di sotto, di notte,
discenderebbero come in cantina, le tegole precipiterebbero...
Il Sole gira, ha un diametro di 3 metri, è senza macchie, è una
stella di prima grandezza. Il sole non può essere più grande della
Terra, dalla quale dista un migliaio di chilometri; chi ha misurato
che disti 148 milioni di chilometri è un balordo. Il Sole (il "Padrù",
cioè padrone, in dialetto bresciano) pesa 14 chilogrammi, a
causa del fuoco che arde in su. E' di puro argento vivo inconsumabile
del valore di cento miliardi di lire [...]. Arde le navi distanti
12.000 Km
La
Luna è grande 1 metro e pertanto chi la crede abitata è stupido;
essa gira, come Sole e Stelle. E' la Luna che produce il vento
In questa tavola il Paneroni spiegava,
dall'alto in basso: l'alternanza tra giorno e notte, il circolo del
Sole, l'eclissi di Luna sopra la Terra, la medesima Terra, intesa come
piana e infinita. Non mancano le sue invettive contro la teoria
Galileiana e l'esaltazione dei suoi personalissimi postulati.
Nel 1933, a 52
anni, Paneroni tornò a Milano, pur sapendo di essere stato diffidato.
Rischiava sei mesi di carcere. Tuttavia aveva imbastito nuovi stampati,
articoli e disegni innovativi e chiaramente non stava nella pelle di
mostrarli alla gente. Voleva effettuare un tour in bicicletta per la
"bassa" Lombardia, ma finì con il recarsi dapprima a Lodi e poi
a Milano. Qui fece visita al Politecnico, a vari istituti di scuola
superiore e alle Università Cattolica e Bocconi. Nonostante gli
avvertimenti di andarsene al più presto, si trattenne due giorni e
l'ultimo venne intercettato e portato in caserma. Un veloce processo lo
condannò a due mesi di galera che, dirà lui stesso, gli arrecarono un
danno "d'immagine", poichè la gente avrebbe pensato che fosse
un imbroglione. Si capisce da ciò che scriveva quanto questo fosse
lontano dalle sue intenzioni: egli credeva veramente e pienamente nelle
cose che propagandava. Era in buona fede. Dal carcere scrisse una lettera
ed una poesia, indirizzata al Guerin Meschino affinchè la
pubblicasse (era un giornale che si era dimostrato dalla sua parte). La
poesia, in rima, era una satira contro il "sistema" e quanto gli
accadeva:
"Voi
mettete in prigione
viliaccamente
e inutilmente
il povero
Paneroni
che è l'unico
sapiente!
Tormentatelo
pure
con le manette
moleste,
con la multa e
simili torture,
ma la terra
non gira, o bestie!
E il sole,
cretinoni,
fa i suoi giri
bei
in barba dei
professoroni,
astronomi e
Galilei!
Mica il
Paneroni ma il sole
provate a
dichiarar in arresto,
e vediamo se
così si puole
fermare in
ciel questo!!!
Firmato Paneroni
Giovanni
Superastronomo,
martire e gelatiere"
Tra i detenuti
aveva raccolto molti proseliti e, dal canto suo, trovava delle qualità
umane in ladri e delinquenti. Li definì intelligenti, educati, rispettosi
e giudizievoli, molto più dei "professoroni" e degli astronomi,
che chiaramente erano la sua spina nel fianco!
Qui il Paneroni chiama a
raccolta Americani, Inglesi, Russi, affinchè temprino i loro
cervelli, facendo il confronto tra la teoria Galileiana e la
Paneroniana. Si osservi l'elegante grafia, indice di un livello
culturale sicuramente notevole, per quel tempo. I disegni sono molto
ben eseguiti e sicuramente furono il frutto di ore e ore di
osservazioni e calcoli, ma del tutto arbitrari. I disegni sono accompagnati da didascalie esplicative e si nota la genuinità del
personaggio, che poneva domande al lettore quasi come le ponesse a se
stesso. Poi si rispondeva, dando le sue spiegazioni.
La fama del
Paneroni cominciò a declinare dopo la sofferta esperienza del manicomio
(1938); la lotta con le istituzioni scientifiche e le questure era impari.
Altre città (Brescia, Cremona, Piacenza) oltre a Milano, lo avevano
diffidato dal ripresentarsi a fare propaganda. Lo scoppio della II Guerra
Mondiale segnò poi un calo dell'interesse della popolazione per
l'astronomia, perchè altri problemi attanagliavano il mondo intero. Egli
stesso ebbe un figlio caduto in Grecia e tre figli maschi erano stati
reclutati sotto le armi. Non mancò di scrivere una poesia anche sulla
guerra, contro la quale si dichiarava nettamente. Nel ventennio fascista
il Paneroni aveva lamentato oscurantismo e ottusità; sperava che con il
termine del conflitto un nuovo assetto politico gli avrebbe aperto nuovi
orizzonti e possibilità di esprimersi liberamente. A 75 anni, nel 1946,
si sentiva ancora arzillo e pronto per tornare alla carica. Produsse nuovi
stampati e nel 1947 aveva in proposito di andare a relazionare agli
studenti milanesi sugli effetti della bomba atomica. Chiese il permesso al
sindaco ma non gli venne nemmeno risposto.
Continuò a
scrivere ai politici, agli accademici, ai giornali, perfino al Ministro
della Pubblica Istruzione (Guido Gonella): nulla. Perciò si disse deluso
anche dalla neonata Repubblica.
La forza vitale
di quest'uomo era tale e tanta che il giorno precedente la sua dipartita,
sul letto d'ospedale disse al figlio Giovanni che la sua opera sarebbe
stata sempre ricordata e un giorno avrebbe trionfato. Voglio pensare che
la sua mente si fosse già staccata dalle terrene limitatezze, che la sua
anima fosse già prenotata verso quel paradiso in cui ciascuno è libero
di pensare e di credere in ciò che vuole. Il mondo era troppo stretto per
Paneroni! Gli sarebbe servito un razzo per poter viaggiare in lungo e in
largo nell'universo e forse, molto forse, avrebbe trovato un po' di pace!
Chissà cosa avrebbe detto vedendo che la Terra gira davvero, che
dallo spazio l'uomo la può vedere girare, che l'astronomia ha
fatto passi avanti e anche se ci sono tutt'ora grandi misteri e poche
risposte, sappiamo almeno chiarire tutto quanto egli si domandava. Le sue
domande elementari e le sue spiegazioni paradossali non erano valide, ma
il fervore che vi metteva era in grado di far sembrare che lo fossero,
questo fu il grande merito del Paneroni. Da solo, egli seppe appassionare
migliaia di persone alla scienza dell'Astronomia, laddove gli accademici
non sarebbero forse mai riusciti. Ancora oggi sono gli astrofili (non
professionisti) a mostrare una sanguigna passione verso l'osservazione del
cielo, mentre gli specialisti analizzano dati sui computer...
Rudiano, un
piccolo paese della bassa bresciana, il giorno del funerale dell'astronomo
dilettante si riempì di gente, ma anche di cronisti di settimanali
importanti come l'Europeo e la Domenica del Corriere. La notizia della sua
scomparsa era stata data per radio ed era apparsa sui giornali e tutti
volevano raccogliere aneddoti, curiosità, fatti della sua vita privata e
non.
In tanti
ricordarono le sue gesta dei "tempi d'oro" e riconobbero la sua
onestà (aveva speso un patrimonio per la missione di diffondere il suo
"verbo"). Uno che aveva fatto le cose con il cuore, il Paneroni.
Testardamente.
Mi torna alla
mente un racconto che molti anni fa lessi sul libro di Lettura alle
elementari (ricordate che c'era, insieme al Sussidiario?): narrava di un
pezzo di gesso che non voleva scrivere sulla lavagna e scappava di mano a
tutti quanti cercavano di usarlo. Quando si ridusse ad un puntino, scrisse
un' unica cosa: "E' meglio sbagliare di testa propria che fare giusto
con la testa degli altri". Possiamo ben dire che il Paneroni ci sia
riuscito!
Locandina redatta dal Comune di Rudiano per il cinquantesimo anniversario
dalla morte di Giovanni Paneroni, nel 2000. Dal 23 settembre al 1 ottobre
di quell'anno si tennero diversi eventi per commemorare il singolare cittadino, morto il 2 gennaio
1950. La celebrazione aveva un titolo emblematico: "Sotto le
stelle di Paneroni. Il mondo alla rovescia dell'ultimo tolemaico".
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Si ringrazia
Colomba Riva e la sua famiglia per il materiale messo a disposizione per
questo articolo
Per
approfondire:
- Enrico Mirani
"Vita, memorie e avventure di Giovanni Paneroni astronomo
ambulante", Editrice Ermione (Gussago, 1993)
- Giacomo
Massenza "Una terra piana ed infinita. Vita ed opere di Paneroni
secondo Giacomo Massenza", GAM Editrice (Rudiano, 1994)
- Roberto Viesi
"La terra non gira o bestie!: storia a fumetti di Giovanni Paneroni, astronomo",
GAM Editrice (Rudiano, 2011), per bambini e adolescenti
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