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Mi ha sempre affascinato il fatto che nelle più antiche testimonianze grafiche che possiamo individuare (graffiti rupestri e antichissime incisioni, risalenti al Paleolitico superiore), accanto a disegni il cui referente è chiaro (animali, uomini in caccia...) esistano anche dei segni molto semplici, forme elementari, di tipo astratto (circolari, a cuneo, a spirale, a croce...). Il significato di questi segni (sempre che si possa parlare di significato nel senso che noi attribuiamo a questa parola) è ancora ben lungi dall'essere compreso.
- Qual'era l'intento dell'uomo nel disegnare quei segni?
- Cosa voleva comunicare?
- Perché li faceva?
- Cosa metteva in atto disegnando quelle forme?
Certamente il tentativo di comprendere è assai complesso per la mancanza di riferimenti e per un'assoluta mancanza di indizi. L'arte paleolitica, se vogliamo chiamarla arte, è davvero, come dice
Leroi-Gourhan, poco più di uno scheletro, e tentare di capire ciò che accadde durante quelle circostanze, equivale a "recensire uno spettacolo teatrale facendo l'inventario degli accessori di scena, senza dimenticare la scopa e l'accetta del pompiere" (A. Leroi-Gourhan,
Le religioni della preistoria).
Ma la difficoltà più grande non consiste tanto nella mancanza di indizi, quanto piuttosto nell'impossibilità da parte dell'uomo moderno di recuperare la visione del mondo, il senso dell'esistenza e il rapporto con la realtà che furono dell'uomo preistorico. A partire dalla pubblicazione del libro
"La sintesi prossima" il mio interesse per il mondo dei simboli si é più incentrato sulla sperimentazione e sull'osservazione degli aspetti grafici con cui i simboli vengono rappresentati. Il materiale che ho raccolto é moltissimo, e anche se manca ancora di una certa organizzazione, contiene già in sè parecchie proposte e numerose prospettive stimolanti, a partire dalle considerazione "gestaltiche" di Arnheim
(Arte e percezione visiva, Feltrinelli 1971) per arrivare, senza soluzione di continuità alle deduzioni psicoterapeutiche di Nathan
(Medici e stregoni, Bollati Boringhieri, 1996), avendo sempre come guida le intuizioni di Montinari
(L'agnello e la scure, Franco Angeli, 1998) e di Alleau (La science des simboles, Payot, Paris 1976).
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