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                   Il castello di Padernello

                                                               (Testo e foto di Silvia Dotti)

Inquadramento storico

Immerso nel verde della Bassa Bresciana, il Castello di Padernello si erge maestoso al centro di un vasto fossato. E questo ci dice una cosa, ovvero che fosse sorto con una funzione difensiva. Il castello infatti fu voluto da Bernardino Martinengo nel 1485 e fu posto a guardia del borgo di Padernello, proprietà dei Martinengo che confinava con le proprietà dei Gambareschi, altra famiglia antica bresciana con cui i Martinengo erano spesso in combutta. Oggi è possibile vedere altri due elementi che appartengono a questo periodo in cui il castello ebbe per lo più il ruolo di roccaforte: la torre che sovrasta il ponte levatoio e il mastio, vedetta sul territorio circostante. Col passare del tempo il maniero si impreziosì di elementi architettonici che lo trasformarono pian piano in residenza nobiliare, pur mantenendo nel contempo un carattere di difesa. Nel Cinquecento, sulla moda delle grandi famiglie mantovane, venne eretto un loggiato interno ad archi, mentre fu nel Settecento che il castello subì una vera e propria trasformazione da parte dell'architetto Marchetti, che, su richiesta dei proprietari, volle renderlo una vera e propria residenza signorile, abbellendolo con un'imponente scalinata che permetteva ai nobili di accedere direttamente al piano adibito ai loro appartamenti. Purtroppo il castello conobbe una parabola discendente nel Novecento, che culminò con il suo totale abbandono negli anni Sessanta da parte dei proprietari, che lo lasciarono nelle mani del custode, il quale visse lì fino agli anni Ottanta. Dopodiché il castello venne abbandonato a sé stesso e ai segni imperturbabili del tempo. Nel 2005, grazie agli sforzi di un gruppo di studiosi e appassionati, il comune è riuscito ad acquisire l'immobile, passandolo nelle mani della Fondazione del Castello di Padernello che si sta attualmente occupando dei restauri e dell'apertura del monumento al pubblico, con visite guidate, mostre e spettacoli di vario genere per adulti e bambini.

Il mistero della Dama Bianca

Quello che mi ha attirato al castello, quasi come una calamita, è stato ciò che lo ha reso famoso in tutto il circondario: il mistero della Dama Bianca. Ebbene sì, anche questo maniero, come tanti altri, è abitato da un fantasma. La cosa inusuale è che detto fantasma, quello di una ragazzina di circa tredici/quattordici anni, al secolo Biancamaria Martinengo, non ha subito una morte violenta, vittima della perversione delle passioni umane. La ragazzina infatti perì in un tragico incidente che la vide annegare nelle acque del fossato. Figlia di Gaspare Martinengo, Biancamaria era di una bellezza fuori dal comune, cosa che l'aveva resa oggetto di numerose proposte di matrimonio da parte di diversi nobili già all'età di tredici anni. Tuttavia la piccola non era interessata a queste "cose mondane", attirata com'era dalla natura circostante e dai suoi misteri. Bianca amava semplicemente la vita, che guardava con i suoi occhi di bambina e mal sopportava le angherie del suo tempo. Era di salute cagionevole, cosa che era aggravata dal dolore provato nel vivere rinchiusa nella città fortificata di Brescia. Fu così che suo padre, con la speranza di poterle dare un po' di sollievo la fece trasferire a Padernello, inconsapevole del destino che l'attendeva. Fu qui che in una notte di agosto del 1480 la piccola cadde nel fossato dagli spalti merlati nella speranza di poter raggiungere delle creature luminose che volavano in cielo in quella notte d'estate e che, in realtà erano delle semplici lucciole. Si dice che il suo fantasma compaia vestito di bianco con un libro d'oro in mano nelle cui pagine è racchiuso il suo segreto. Non si tratta quindi di un fantasma vendicativo o che vaga derelitto in cerca di pace, come vuole di solito la tradizione popolare. La dama bianca la sua pace l'ha già trovata e vuole solo incontrare persone disponibili ad ascoltare il suo segreto. Andando alla ricerca della Dama Bianca, ho scoperto i segreti di un castello che sta pian piano rinascendo dopo il periodo buio del suo abbandono. E la visita è stata una delle più interessanti che abbia mai fatto poiché mi è stato anche permesso di vedere parti non ancora accessibili. Ma andiamo con ordine e cominciamo dall’inizio.

La visita del castello

Non appena si varca il ponte levatoio (ebbene sì! È ancora funzionante) ci si trova sotto un ampio androne che presenta due ingressi ai lati. Sono gli ingressi alle cucine e agli appartamenti più umili.

  Fig.01- Ponte levatoio, ingresso del castello.

La prima sala che incontriamo presenta pareti ricoperte da pannellature in legno con…una porta segreta! E davvero non la si vede, se la nostra guida non la apre per mostrarci che dà sulle ex cantine, che oggi ospitano i bagni pubblici.

 Fig. 02 – Prima sala. Sullo sfondo si vedono le pannellature in legno.

Fig. 03 – appartamenti umili, seconda sala.

Fig 04 – Fagiano. Affresco nelle cucine.

Di fianco ai piani umili si erge il maestoso scalone settecentesco che conduce al piano superiore, detto anche piano nobile. La servitù accedeva al piano nobile mediante passaggi secondari, questo scalone era utilizzato esclusivamente dai nobili e dagli invitati. Il piano nobiliare presenta diverse sale riccamente ammobiliate e altre adibite a mostre temporanee. Spicca la biblioteca / mediateca, che oggi vanta una vasta raccolta di libri sulla storia, la cultura e il folklore bresciano.

Fig. 05 – Sala da pranzo

 

Fig. 06 – Porta. Durante i pranzi e le cene la porta era chiusa. Dall’apertura visibile nella foto la servitù passava le portate.

Fig. 07 – Biblioteca

Fig. 08 – La parete dello scalone settecentesco è affrescata con stemmi araldici.

 Curioso è anche l’affresco di una Madonna nelle sale adibite alla biblioteca.

Fig. Madonna

Lasciamo il piano nobile per proseguire sul mastio che, insieme al ponte levatoio e alla torretta sovrastante, costituisce la parte più antica del castello. Il mastio oggi non è accessibile al pubblico. E’ costituito da tre piani ai quali si accede mediante una scalinata di legno. Uno dei piani, il secondo, era un tempo adibito a piccionaia. Dall’alto della torre si gode uno stupendo panorama sulla campagna circostante e sul borgo di Padernello.

Fig. 09 -  Interno del mastio

Fig. 10 – veduta dal mastio sul borgo di Padernello

Fig. 11 – Cascinale con finestre ogivali, volute da una castellana in ricordo della sua amata terra d’origine: Venezia.

Dal mastio proseguiamo lungo quello che una volta fu il cammino di ronda. Lungo il camino vediamo delle enormi porte di legno che danno sugli ex alloggi.

Fig. 12 – Porte lungo il cammino di ronda.

Fig. 13 – Cammino di ronda.

E dal cammino di ronda giungiamo agli appartamenti moderni. E’ curioso vedere come gli ultimi abitanti del castello abbiano cercato di coniugare l’architettura del castello con i comfort moderni. Ricordiamoci che gli ultimi eredi hanno vissuto qui fino agli anni Sessanta. Il connubio storia – modernità non ha avuto un buon esito, dal momento che molti ambienti sono stati deturpati.

In una stanza vediamo delle porte agli angoli. Sembrano finte, ma le apriamo e scopriamo che…

Fig. 14 – Porta nell’angolo di una sala.

 …nascondono delle ripide scale a chiocciola che  portano alle torrette laterali.

Fig. 15 – Torretta laterale

Sempre lungo il corridoio vediamo un enorme armadio a muro bianco.

Fig. 16 – “Armadio a muro”

Ci avviciniamo e vediamo che … …si tratta di un bagno!

Fig. 17 – Bagno

 Il castello di Padernello ha ospitato nell’autunno del 2006 un festival interamente dedicato al mistero, “Ermetya”, organizzato dalla Fondazione del castello.

La nostra visita del castello termina qui. Ma le sorprese non sono finite. In un bosco poco distante dal maniero sorge un ponte, il ponte ideato dall’Architetto Mauri, purtroppo scomparso di recente. Si tratta di una vera e propria opera d’arte immersa nella natura, fatta di tronchi legati ed intrecciati fino a formare una vera e propria volta di legno che, con il passare del tempo verrà modellata e riplasmata dalla natura. Il ponte non è dei più funzionali, il percorso è impervio e occorre fare attenzione a non inciampare. Una cosa voluta appositamente dall’Architetto in modo che chi si trovi a dover attraversare il ponte lo faccia lentamente, per ascoltare i suoni della natura.

Foto 18- Ponte Mauri


Foto 19 – Castello di Padernello

(Autrice:Silvia Dotti)

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                                                                        Luglio '09