Inquadramento storico
Immerso
nel verde della Bassa Bresciana, il Castello di Padernello si erge maestoso
al centro di un vasto fossato. E questo ci dice una cosa, ovvero che fosse
sorto con una funzione difensiva. Il castello infatti fu voluto da
Bernardino Martinengo nel 1485 e fu posto a guardia del borgo di Padernello,
proprietà dei Martinengo che confinava con le proprietà dei Gambareschi,
altra famiglia antica bresciana con cui i Martinengo erano spesso in
combutta. Oggi è possibile vedere altri due elementi che appartengono a
questo periodo in cui il castello ebbe per lo più il ruolo di roccaforte: la
torre che sovrasta il ponte levatoio e il mastio, vedetta sul territorio
circostante. Col passare del tempo il maniero si impreziosì di elementi
architettonici che lo trasformarono pian piano in residenza nobiliare, pur
mantenendo nel contempo un carattere di difesa. Nel Cinquecento, sulla moda
delle grandi famiglie mantovane, venne eretto un loggiato interno ad archi,
mentre fu nel Settecento che il castello subì una vera e propria
trasformazione da parte dell'architetto Marchetti, che, su richiesta dei
proprietari, volle renderlo una vera e propria residenza signorile,
abbellendolo con un'imponente scalinata che permetteva ai nobili di accedere
direttamente al piano adibito ai loro appartamenti. Purtroppo il castello
conobbe una parabola discendente nel Novecento, che culminò con il suo
totale abbandono negli anni Sessanta da parte dei proprietari, che lo
lasciarono nelle mani del custode, il quale visse lì fino agli anni Ottanta.
Dopodiché il castello venne abbandonato a sé stesso e ai segni
imperturbabili del tempo. Nel 2005, grazie agli sforzi di un gruppo di
studiosi e appassionati, il comune è riuscito ad acquisire l'immobile,
passandolo nelle mani della Fondazione del Castello di Padernello che si sta
attualmente occupando dei restauri e dell'apertura del monumento al
pubblico, con visite guidate, mostre e spettacoli di vario genere per adulti
e bambini.
Il
mistero della Dama Bianca
Quello che mi ha attirato al castello, quasi come una calamita, è stato ciò
che lo ha reso famoso in tutto il circondario: il mistero della Dama Bianca.
Ebbene sì, anche questo maniero, come tanti altri, è abitato da un fantasma.
La cosa inusuale è che detto fantasma, quello di una ragazzina di circa
tredici/quattordici anni, al secolo Biancamaria Martinengo, non ha subito
una morte violenta, vittima della perversione delle passioni umane. La
ragazzina infatti perì in un tragico incidente che la vide annegare nelle
acque del fossato. Figlia di Gaspare Martinengo, Biancamaria era di una
bellezza fuori dal comune, cosa che l'aveva resa oggetto di numerose
proposte di matrimonio da parte di diversi nobili già all'età di tredici
anni. Tuttavia la piccola non era interessata a queste "cose mondane",
attirata com'era dalla natura circostante e dai suoi misteri. Bianca amava
semplicemente la vita, che guardava con i suoi occhi di bambina e mal
sopportava le angherie del suo tempo. Era di salute cagionevole, cosa che
era aggravata dal dolore provato nel vivere rinchiusa nella città
fortificata di Brescia. Fu così che suo padre, con la speranza di poterle
dare un po' di sollievo la fece trasferire a Padernello, inconsapevole del
destino che l'attendeva. Fu qui che in una notte di agosto del 1480 la
piccola cadde nel fossato dagli spalti merlati nella speranza di poter
raggiungere delle creature luminose che volavano in cielo in quella notte
d'estate e che, in realtà erano delle semplici lucciole. Si dice che il suo
fantasma compaia vestito di bianco con un libro d'oro in mano nelle cui
pagine è racchiuso il suo segreto. Non si tratta quindi di un fantasma
vendicativo o che vaga derelitto in cerca di pace, come vuole di solito la
tradizione popolare. La dama bianca la sua pace l'ha già trovata e vuole
solo incontrare persone disponibili ad ascoltare il suo segreto. Andando
alla ricerca della Dama Bianca, ho scoperto i segreti di un castello che sta
pian piano rinascendo dopo il periodo buio del suo abbandono. E la visita è
stata una delle più interessanti che abbia mai fatto poiché mi è stato anche
permesso di vedere parti non ancora accessibili. Ma andiamo con ordine e
cominciamo dall’inizio.
La visita del castello
Non appena si varca il ponte
levatoio (ebbene sì! È ancora funzionante) ci si trova sotto un ampio
androne che presenta due ingressi ai lati. Sono gli ingressi alle cucine e
agli appartamenti più umili.
Fig.01- Ponte levatoio, ingresso del castello.
La prima sala che incontriamo
presenta pareti ricoperte da pannellature in legno con…una porta segreta! E
davvero non la si vede, se la nostra guida non la apre per mostrarci che dà
sulle ex cantine, che oggi ospitano i bagni pubblici.
Fig.
02 – Prima sala. Sullo sfondo si vedono le pannellature in legno.
Fig.
03 – appartamenti umili, seconda sala.
Fig
04 – Fagiano. Affresco nelle cucine.
Di fianco ai piani umili si
erge il maestoso scalone settecentesco che conduce al piano superiore, detto
anche piano nobile. La servitù accedeva al piano nobile mediante passaggi
secondari, questo scalone era utilizzato esclusivamente dai nobili e dagli
invitati. Il piano nobiliare presenta diverse sale riccamente ammobiliate e
altre adibite a mostre temporanee. Spicca la biblioteca / mediateca, che
oggi vanta una vasta raccolta di libri sulla storia, la cultura e il
folklore bresciano.
Fig.
05 – Sala da pranzo
Fig.
06 – Porta. Durante i pranzi e le cene la porta era chiusa. Dall’apertura
visibile nella foto la servitù passava le portate.
Fig.
07 – Biblioteca
Fig.
08 – La parete dello scalone settecentesco è affrescata con stemmi araldici.
Curioso è anche l’affresco di
una Madonna nelle sale adibite alla biblioteca.
Fig.
Madonna
Lasciamo il piano nobile per
proseguire sul mastio che, insieme al ponte levatoio e alla torretta
sovrastante, costituisce la parte più antica del castello. Il mastio oggi
non è accessibile al pubblico. E’ costituito da tre piani ai quali si accede
mediante una scalinata di legno. Uno dei piani, il secondo, era un tempo
adibito a piccionaia. Dall’alto della torre si gode uno stupendo panorama
sulla campagna circostante e sul borgo di Padernello.
Fig.
09 - Interno del mastio
Fig.
10 – veduta dal mastio sul borgo di Padernello
Fig.
11 – Cascinale con finestre ogivali, volute da una castellana in ricordo
della sua amata terra d’origine: Venezia.
Dal mastio proseguiamo lungo
quello che una volta fu il cammino di ronda. Lungo il camino vediamo delle
enormi porte di legno che danno sugli ex alloggi.
Fig.
12 – Porte lungo il cammino di ronda.
Fig.
13 – Cammino di ronda.
E dal cammino di ronda
giungiamo agli appartamenti moderni. E’ curioso vedere come gli ultimi
abitanti del castello abbiano cercato di coniugare l’architettura del
castello con i comfort moderni. Ricordiamoci che gli ultimi eredi hanno
vissuto qui fino agli anni Sessanta. Il connubio storia – modernità non ha
avuto un buon esito, dal momento che molti ambienti sono stati deturpati.
In una stanza vediamo delle
porte agli angoli. Sembrano finte, ma le apriamo e scopriamo che…
Fig.
14 – Porta nell’angolo di una sala.
…nascondono delle ripide scale
a chiocciola che portano alle torrette laterali.
Fig. 15 – Torretta laterale
Sempre lungo il corridoio
vediamo un enorme armadio a muro bianco.
Fig. 16 – “Armadio a muro”
Ci avviciniamo e vediamo che
… …si tratta di un bagno!
Fig.
17 – Bagno
Il castello di Padernello ha
ospitato nell’autunno del 2006 un festival interamente dedicato al mistero,
“Ermetya”, organizzato dalla Fondazione del castello.
La nostra visita del castello
termina qui. Ma le sorprese non sono finite. In un bosco poco distante dal
maniero sorge un ponte, il ponte ideato dall’Architetto Mauri, purtroppo
scomparso di recente. Si tratta di una vera e propria opera d’arte immersa
nella natura, fatta di tronchi legati ed intrecciati fino a formare una vera
e propria volta di legno che, con il passare del tempo verrà modellata e
riplasmata dalla natura. Il ponte non è dei più funzionali, il percorso è
impervio e occorre fare attenzione a non inciampare. Una cosa voluta
appositamente dall’Architetto in modo che chi si trovi a dover attraversare
il ponte lo faccia lentamente, per ascoltare i suoni della natura.
Foto
18- Ponte Mauri
Foto
19 – Castello di Padernello