INTRODUZIONE
“Un popolo che possedeva tanti abitanti quanti l’Europa già più di mille anni or
sono, un popolo che inventò la stampa e la carta prima di noi e che tanto
intensamente si è interessato della propria storia è un popolo che fornisce
materia prima per riempire biblioteche intere. Un popolo che offre temi in gran
copia, che si riflette in mille sfaccettature diverse. […]” Neanche queste
parole di Hermann Schreiber, per quanto suggestive, riescono a rendere conto del
patrimonio culturale della Cina, uno stato da una storia lunga, feconda,
complessa e purtroppo anche sofferta, della quale molto è stato scritto ma non
si può mai dire di saperne abbastanza.
CENNI DI STORIA DELLA CINA
La storia della Cina si articola in cicli dinastici. Le prime tre dinastie
furono la dinastia Xia [leggi sci-à] (XXI-XVI sec. a.C.), la dinasta Shang
[leggi scion] (XVI- XI sec. a.C.) e la dinastia Zhou [leggi ciù] che si divide
in periodo degli Zhou occidentali e periodo degli Zhou orientali.
Complessivamente, la dinastia Zhou ha regnato dall’XI sec. a.C. al 221 a.C. Nel
tempo si sono susseguite molte dinastie, tra le più importanti ricordiamo la
dinastia Qin [leggi cin] (21- 207 a.C.) da cui deriva il nome Cina. Questa
dinastia è famosa dal punto di vista archeologico in quanto ad essa risale
l’esercito di terracotta; ricordiamo inoltre la dinastia Tang (618-927) in cui
si diffonde il buddismo e sii verifica una ricca creazione scientifica e
letteraria. Le ultime dinastie, dette anche dinastie moderne, sono la dinastia
Ming (1368-1644) e la dinastia Qing [leggi cing] (1644-1911). La prima fu una
dinastia propriamente cinese, la seconda fu mancese, cioè governata dagli
abitanti della Manciuria. Quest’ultima dinastia governò fino al 1911, anno in
cui perse il “mandato celeste” e si decise di passare alla Repubblica.
IL PERIODO SHANG
Le parola shang in lingua cinese significa commercio. Il periodo Shang è stato
uno dei periodi più fiorenti e produttivi della storia cinese. Per molto tempo
ci si è chiesti se questo periodo fosse davvero esistito, in quanto non c’erano
abbastanza resti da poter dimostrare al cento per cento la sua esistenza finché
furono trovate le ossa oracolari.
LE OSSA ORACOLARI
Le ossa oracolari sono state scoperte, per puro caso, solo recentemente, nella
città di Ngan Yang. Le scoprì un filologo nel 1899, in epoca coloniale, durante
la rivolta dei Boxer in Cina (la rivolta dei Boxer fu una famosa rivolta
popolare). A causa dei tumulti di quel periodo molti reperti furono dispersi. Le
ossa oracolari rappresentano la più importante prova scritta e concreta della
dinastia Shang e per il valore scientifico questo ritrovamento è equipollente se
non superiore alla scoperta dei rotoli del Mar Morto. Si tratta di ossa di
animali (in particolare scapole di bue, cervo e maiale, infatti questa pratica è
detta anche scapulomanzia) o gusci di tartaruga (la parte inferiore del guscio,
quella piatta) su cui venivano incisi dei segni. Qualcuno ha congetturato che
questi segni rappresentassero dei numeri ma è molto più probabile che si tratti
di lettere, frasi, in quanto tramite questa tecnica si volevano fare delle
richieste agli antenati perciò l’ipotesi dei numeri sembra piuttosto
inverosimile. Le ossa oracolari, infatti, avevano uno scopo divinatorio e nel
periodo Shang la divinazione e lo sciamanesimo erano molto praticati.
Le ossa e le corazze di tartaruga venivano levigate ed ammorbidite con una
speciale sostanza. Poi su un lato di esse venivate create delle cavità in file
regolari, in modo da poter provocare una reazione dall’altra parte tramite fonti
di calore. Le cavità erano le domande, le reazioni tramite il calore erano le
risposte. Una divinazione simile è tuttora praticata in Africa quando si gettano
ossa nella sabbia, e in Mongolia quando si gettano bastoncini nella polvere. Il
criterio è il medesimo.
Non è molto chiaro in che modo veniva letto il responso, forse si guardava
l’ampiezza degli angoli formati all’incrocio delle due incrinature principali.
Era lo sciamano che interpretava il responso, in sua assenza questo compito
veniva svolto dal re in quanto un re in Cina DOVEVA avere dei poteri magici, ad
esempio doveva poter guarire.
Nel periodo Shang la scapulomanzia raggiunse livelli molto complessi e
nell’ultimo periodo si prese l’abitudine di registrare sulle ossa anche i dati
relativi alla divinazione, quindi sull’osso si scriveva altresì:
- una prefazione: giorno e luogo in cui avvenne la divinazione
- il tema della divinazione
- il responso
- la verifica, cioè se a distanza di tempo quel responso si è rivelato esatto o
no. La verifica non c’era sempre
Le ossa oracolari sono di estrema importanza, furono una scoperta colossale
perché segnano il passaggio dalla preistoria alla storia e hanno dimostrato che
la storia cinese è più antica di quanto si credeva: oggi gli studiosi sostengono
che la Cina abbia una storia di settemila anni. E’ estremamente complicato
decifrare i segni sulle ossa ma quel poco che si riesce a decifrare è comunque
importante a livello storico ed archeologico, ad esempio si sono scoperti i nomi
degli imperatori e della loro famiglia. Gli esperti sono riusciti a decifrare
solo un quinto di questo immenso patrimonio. Se si riuscissero a decifrare tutte
le ossa la cultura riceverebbe un contributo immenso.
GLI SHANG E IL MONDO DEGLI DEI
Gli Shang avevano un rapporto molto forte con gli dei e praticavano la
divinazione per qualsiasi cosa: caccia, sacrifici, condizioni metereologiche,
lavori agricoli, sogni, costruzione di edifici ecc. Questo aspetto divinatorio è
solo uno dei tanti che riguardano lo sciamanesimo. Tra le varie tecniche
sciamaniche degli Shang vi erano anche le libagioni, cioè gli Shang consumavano
bevande alcoliche per raggiungere la trance. Durante i loro rituali sciamanici
vi erano sempre degli animali, senza la presenza di essi il ‘viaggio’ non si
poteva compiere. I sacrifici riguardavano sia persone che animali.
La divinità più importante degli Shang era SHANGDI, vale a dire una divinità
suprema che decideva il destino di tutti gli uomini. Per rivolgersi a Shangdi
gli Shang dovevano rivolgersi agli antenati reali, considerati i mediatori tra
il popolo e la divinità. Questa mediazione ha portato a pensare che forse
Shangdi era un antenato, un antenato antico, realmente esistito e poi
“divinizzato”. I cinesi infatti credevano che gli antenati, poiché li avevano
generati, continuassero a vegliare su di loro nel bene e nel male, perciò vi
rendevano omaggio costantemente.
Verso la fine del periodo Shang sia i sacrifici che la divinazione stavano
cadendo in disuso. La divinazione era considerata più una formalità.
Dopo gli Shang ci fu la dinastia Zhou. Gli Zhou mantennero il culto di Shangdi
ma ovviamente rifiutarono il passaggio degli antenati tra il dio e la
popolazione perché essi provenivano da un altro clan. Gli Zhou avevano elaborato
il concetto di una divinità celeste, di un dio del cielo e sostenevano che
Shangdi aveva trasferito il mandato celeste agli Zhou: il mandato celeste è il
permesso di regnare che secondo la tradizione cinese deve arrivare dal cielo. E’
il cielo, secondo questa tradizione, che sceglie chi deve regnare e fino a
quando. La tradizione del mandato celeste si è perpetuata fino all’ultima
dinastia, la dinastia Qing, che ha regnato fino al 1911, anno in cui sia i Qing
che la monarchia stessa persero il mandato celeste.
Riferimenti bibliografici:
Bozza, E. (1992), Miti della Cina arcaica, Mondadori, Milano
Sabattini, M.- Santangelo, P. (1994), Storia della Cina, Laterza, Roma-Bari
Schreiber, H. (1978), Die Chinesen, Econ Verlag GmbH, Wien und Dusseldorf; trad.
It. (1980), La Cina. Tremila anni di civiltà, Garzanti, Torino