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Le cosiddette Strade Romane
- testo e immagini di Giovanni
Dolfi
Lo sviluppo dell’edilizia residenziale e quella industriale della provincia di Roma in questi ultimi anni ha contribuito a portare alla luce numerose testimonianze del nostro passato di cui il nostro territorio è notoriamente ricco.Durante gli scavi effettuati per la realizzazione di tali opere, sono così venute alla luce i resti di “ville Romane”, ”tombe Romane”, strade Romane... Purtroppo è consolidata la brutta abitudine di attribuire ai “romani” tutte le testimonianze del nostro passato che vengono rinvenute come se, prima e anche dopo di loro non fosse esistito nessun altro popolo. Questa brutta abitudine crea una grossa confusione riguardo la conoscenza delle nostre radici storiche perchè esaltare in modo inesatto l’opera dei Romani crea una visione distorta del loro periodo storico. Così facendo vengono fatti sparire, cancellati o sostituiti interi popoli con tutta la loro cultura, religione, i loro condottieri, la loro arte con quanto di meglio poteva caratterizzarli e, per dirla con termini appropriati, “diamo a Cesare quel che è di Cesare”. Purtroppo tale consuetudine è rispettata anche delle autorità preposte, un po’ per dare risposte evasive a domande che vengono fatte da “persone non addette ai lavori”, un po’ per vera e propria non conoscenza dell’ argomento trattato. In caso di ritrovamenti di tratti viari basolati, questo tipo di opera, definita genericamente “strada romana”, o in qualche caso, dalla direzione presa “via sacra”, non viene per niente presa in considerazione, è semplicemente una strada e basta. Una volta rinvenuta viene nella maggior parte delle volte distrutta e nella migliore delle ipotesi rinterrata,
asfaltata o cementata perchè ritenuta di scarsa importanza come avvenuto recentemente proprio nel territorio di Roma in una pozione di territorio situato, stranamente all’interno della zona industriale della sua provincia, mi riferisco alla “strada romana” venuta alla luce durante uno sterro per la costruzione di uno stabilimento a Santa Palomba, a pochi chilometri a sud della Capitale dove un bellissimo tratto di strada basolata, è stato scoperto, riinterrato, un tratto probabilmente cementato, di nuovo riportato alla luce grazie all’intervento di un gruppo di cittadini che unitisi in associazione sono riusciti grazie al loro impegno e alla loro costanza, a salvare questa preziosa opera.
- Per capire meglio il perchè è così importante questo tipo di manufatto dobbiamo imparare a conoscerlo meglio. Nei tempi antichi la pavimentazione delle vie era riservata esclusivamente a brevi tratti di poche migliaia di metri che conducevano a templi o comunque in luoghi sacri. Questo perché, in occasione di cerimonie religiose che comportavano l’affluenza di numerosi pellegrini provenienti da tutti i paesi limitrofi era necessario, sia per motivi religiosi che organizzativi, disporre di una striscia di terreno che indicasse il percorso da effettuare e i confini di questa striscia entro i quali, in ordine di importanza dei partecipanti e secondo il rituale della cerimonia, veniva strutturato il sacro corteo. In seguito i Romani intuendo la praticità di tale struttura, la svilupparono e diffusero su tutto il territorio dell’impero sia per motivi militari, perché in questo modo l’esercito poteva portarsi in breve tempo dove fosse richiesta la sua presenza, sia per lo sviluppo del commercio dal quale presero il nome alcune delle vie come ad esempio la via Salaria. Una delle più belle e antiche testimonianze delle vie Sacre, è la
Via della Processione, che conduce alla Porta di Ishtar nella antica città di Babilonia dove venivano celebrate una serie di sfarzose cerimonie che culminavano con la grandiosa Festa dell’Anno Nuovo. In occasione di questa festa, una processione con la statua del dio Marduk, partendo dal suo tempio passava accanto al palazzo del sovrano e dopo aver varcato la Porta di Ishtar raggiungeva il tempio situato fuori dalla città, dove si svolgeva la festa e dove la statua del dio Marduk incontrava quella del figlio Nabu che ogni anno veniva portata da Borsippa per questa cerimonia.
- Altra famosa Via Sacra è quella che nell’antico Lazio veniva percorsa per celebrare grandiose feste sul
monte Albano. Per capire quanto antiche fossero queste feste, basti pensare che quando
Enea sbarcò sulle coste laziali, sul monte Albano era già in uso celebrare agli dei del posto. Ascanio poi, fondata Alba, convocò sul Monte Albano un’assemblea di Latini per onorare e compiere riti propiziatori a Giove Tonante. La processione rituale si svolgeva in questo modo : precedevano i Capi militari, i Sacerdoti e i Celebranti che avevano il compito di sacrificare : si lavavano le mani poi aspargevano d’ acqua limpida la testa della vittima oppure si metteva sulla testa della vittima la ”mola_salsa” un misto cioè di sale e farro abbrustolito e ammollito. Questo è quello che si diceva immolare, poi fatte le debite preghiere ordinavano ai vittimari di procedere alle loro funzioni. Uno di essi si avvicinava alla bianca vittima dalle corna indorate e gli immergeva il coltello sacrificale nella gola; un altro raccoglieva in preziose patere d’oro il sangue che usciva dalla ferita e lo portava fuori dal tempio; un altro ancora la faceva a pezzi, e questo era il compito più difficile in quanto la scrupolosità dei Latini era tale che se la carne (l’ostia) non era distribuita in parti perfettamente uguali tra i rappresentanti dei popoli lì riuniti, le ferie erano considerate nulle e dovevano ripetersi. Numerosi furono poi i trionfi che seguendo i sacri basoli si portarono sul monte Albano.
Valerio Massimo ci fa sapere che il primo a trionfare sul Monte Albano fu il Console Caio Papirio Masone nel 232 a.C.
Plutarco riporta un’ accurata descrizione del corteo trionfante che salì sul monte Albano per ringraziare Giove Laziale dopo la vittoria sulla città di Siracusa da parte del Console Marcello Marco Claudio nel 212 a.C. Le catapulte con tutte le macchine da guerra inventate da Archimede che avevano tenacemente contrastato il passo all’esercito romano persino otto elefanti con parte del bottino costituita da vasi d’ oro e d’ argento e suppellettili e arredi reali precedevano il trionfante nell’ ascesa al sacro monte. Ma il trionfo più spettacolare celebrato sul monte Albano fù senza dubbio quello del conquistatore della Macedonia Paolo Emilio. I festeggiamenti con la cerimonia solenne durarono tre giorni interi e furono descritti da Plutarco e da
Tito Livio. Veniamo così a sapere che:"Nel primo giorno milleduecento carri portarono gli scudi d’ argento massiccio. Altrettanti gli scudi di bronzo, trecento carri le aste, le sciabole, gli archi e i dardi: precedevano gli uomini colle armature di bronzo e con le statue, poi ottocento barelle cariche di armi di ogni
genere".
< Nel secondo giorno apparvero mille talenti d’oro coniati, duemiladuecento in verghe ; una infinità di tazze, cinquecento carri di immaginette e statue, poi scudi d’oro e molte statue delle gallerie
reali.>
< Nel terzo giorno, centoventi buoi candidissimi, duecento vasi d’argento, un’anfora tempestata di gemme del valore di dieci talenti d’oro, altri dieci talenti d’oro in masserizie, duemila denti di elefanti, un cocchio d’avorio tempestato d’oro e di pietre preziose, un cavallo col finimento tempestato di gemme e la restante bardatura d’oro, un letto d’oro con copertura a fiorami, una lettiga in oro e porpora, quattrocento corone d’oro regalate dalle città conquistate ed in ultimo,sopra un magnifico carro eburneo, veniva il console
trionfante.>
< Legato dietro il carro veniva lo sconfitto re Perseo, vestito a bruno, circondato da duecentocinquanta amici incatenati, da due figlioli e da una fanciulletta, alla quale i guardiani insegnavano a tendere le innocenti manine al popolo romano per lusingarne la vanità col mostrargli a che miseria esso potesse ridurre i monarchi>.
Questa è una descrizione di quanto succedeva su questi percorsi Sacri ma chi li ha fatti e perché è stata scelta questa curiosa struttura tra l’altro più difficile da eseguire
?
- Guardando queste strade, la caratteristica che attira subito l’attenzione è la forma dei
basoli, cioè forma e dimensioni dei blocchi che formano la pavimentazione stradale. Questi, la maggior parte delle volte sono ricavati dal
basalto, un materiale molto duro di origine vulcanica, altre volte dove non poteva essere reperito, venivano impiegate altre pietre di materiale durissimo procurato sul posto in genere calcari o graniti.
Se poi guardiamo con più attenzione possiamo notare che la pavimentazione della via Sacra non è altro che un muro poligonale costruito in piano orizzontale anziché verticale. Tutti i basoli sono accuratamente tagliati a formare cinque o sei facce con altrettanti spigoli, quest’ultimi sapientemente troncati così che nel punto di giunzione con gli altri basoli si viene a formare un foro poi chiuso con un cilindretto dello stesso materiale. In qualche caso per abbellire ancora di più questa già mirabile opera, veniva inserito un cilindretto di pietra bianca come nel caso della via sacra che saliva sul tempio di Giove Anxur di Terracina.
- La straordinaria precisione nel taglio e nella messa in opera di queste pietre fa sì che tra un basolo e l’altro non passerebbe nemmeno un capello. Questa incredibile scrupolosità nell’eseguire quest’opera oltre al motivo religioso rivela soprattutto un
aspetto pratico.
- Come le possenti mura poligonali, questa struttura resiste magnificamente ad ogni tipo di terremoto o comunque ad assestamenti e movimenti del terreno.
- Fino a qualche anno fa sulla via Sacra che conduce al tempio di Giove Laziale sul
monte Cavo, lo scorrere dell’acqua piovana attraverso la via sacra, aveva portato via il terreno sottostante per un tratto di circa due metri, nonostante questo si poteva passare con tutta tranquillità su questo insolito ponte che si era così venuto a creare.
E come le possenti mura poligonali questo tipo di via, viene erroneamente attribuita ai Romani.
I Romani hanno fatto strade in tutto l’impero, hanno costruito la più imponente rete stradale dell’antichità, autori antichi descrivono tracciati e tecniche usate per risolvere con successo i problemi che tali opere dovevano superare per essere realizzate. Se i Romani conoscevano la tecnica dell’opera poligonale e riconosciuta la sua validità rispetto altri tipi di strutture, come mai non l’hanno utilizzata per costruire mura ed edifici nella loro città ?
La stessa cosa dicasi per le vie Sacre.
- Perché la via Sacra che si trova a Roma, che dovrebbe essere un esempio di perfezione non somiglia nemmeno lontanamente alla via Sacra che sale sul monte Albano ? E come mai su alcuni basoli di quest’ultima sono presenti dei simboli
fallici, antichi simboli di energie vitali (vedi Alatri, Cortona ecc.ecc.)usati dai Pelasgi antichi abitanti del Lazio preromano e maestri dell’arte poligonale?
- Sono anni che chiedo una risposta convincente a queste domande e ancora sono in attesa. Come per le mura poligonali, i costruttori romani non conoscevano la tecnica per il taglio e messa in opera dei singoli blocchi ma visto che erano opere valide, cercavano di imitarle e in qualche caso riuscendoci abbastanza bene. In altri casi venivano utilizzati tratti di antiche vie Sacre che incontravano lungo il percorso o addirittura quest’ultimo veniva progettato tenendo in considerazione la presenza di questi tratti da poter riutilizzare.
Per distinguere i due tipi di strade, quello Sacro e quello viario basta osservarli
attentamente.
- Il primo, quello costruito da popolazioni
pre-romane, le stesse che hanno costruito le mura poligonali, presenta la
superficie perfettamente levigata, quasi a sembrare una calotta di vetro. I basoli perfettamente combacianti non permettono la crescita di alcun tipo di erba, nemmeno di quelle specie più robuste e infestanti. Anche nei tratti che attraversano boschi, grazie alla loro caratteristica non risentono della crescita delle radici degli alberi che metterebbero in crisi moderne costruzioni di cemento. A guardare quest’opera in modo superficiale sembrerebbe una normale strada moderna tanto la superficie è straordinariamente uniforme, liscia e nell’ insieme armoniosa. Il secondo tipo, si nota subito dall’irregolarità sia della posa che dei basoli stessi. Gli elementi che la compongono non presentano nè lati nè angoli, Piuttosto rotondeggianti o addirittura ondulati lasciano tra un basolo e l’altro grossi spazi di diversi centimetri che ospitano ogni tipo di pianta con il conseguente dissesto della strada stessa. La superficie di ogni singolo basolo non è perfettamente piana ma nel migliore dei casi presenta dei tentativi di pareggiamento L’insieme non è affatto armonioso ma è comunque meglio della strada sterrata che al primo capriccio di Giove pluvio lascia impantanati uomini e mezzi.
- Tornando alla strada venuta alla luce nella zona industriale di S.Palomba, questa merita di essere studiata molto attentamente perché: innanzitutto non si tratta di una sola strada ma da quel che sono riuscito a vedere
sono almeno tre. La più antica, trovata a circa cinque metri di profondità,
si sviluppa in direzione mare-monte Albano. Presenta tutte le caratteristiche della via Sacra e addirittura sono state trovate, adagiate sulla sua superficie e quindi affidate alla sacralità del percorso,
delle salme tutte disposte con la testa verso il monte Albano. Altre sepolture molto antiche sono state anche rinvenute ai margini della stessa e da una fotografia fatta nei primi giorni dei ritrovamenti, tra gli oggetti di un corredo si può intravedere
una bella olla di tipo etrusco. La larghezza di questa via apparentemente non supera i due metri, in qualche tratto anche meno, contro i quattro metri e oltre delle altre vie di comunicazione.
Un' altra via, probabilmente romana, incrocia quella più antica ad un metro circa dalla superficie e nei pressi di una struttura che potrebbe, dalle caratteristiche e dai materiali recuperati essere stata un tempio.
Di più non ci è dato sapere perchè parte di quest’opera è stata riaffidata alle cure di Madre Terra, una parte non si sa che fine
abbia fatto e quel poco che è rimasto allo scoperto,è stato recintato con una fitta barriera di lamiere perché questo non è, contrariamente a quanto si crede, patrimonio di tutti ma è riservato e gestito da Pochi.
Il guaio è che questi, (per fortuna) Pochi, continueranno a farci credere che il nostro Paese è stato fatto dai Romani, dobbiamo tutto ai Romani, noi discendiamo dai Romani e allora se questi vantavano discendenze divine anche noi siamo imparentati con gli Dei. Io personalmente a questo tipo di parentela non ci tengo e continuo a cercare le mie origini, sicuramente molto più umili ma straordinariamente belle e ricche perché vere.
- Per gentile concessione di Giovanni
Dolfi,che gestisce il sito http://www.collialbani.it/
In questo sito, argomento correlato Una
strada anomala,presto con novità
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