Le grotte di Nettuno(SS)
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Comune di Alghero (SS), Capo Caccia        net-07.jpg (72950 byte)  di Marisa Uberti

Siamo a 168 metri sul livello del mare, che è sotto di noi, spettacolare, in un posto chiamato anticamente Nympharum Promontorium, cioè Promontorio delle Ninfe. Il nome Capo Caccia deriva invece dal fatto che vi si svolgeva un'intensa caccia, specialmente ai piccioni selvatici(poverini!). Esteso per sette chilometri, va a formare e chiudere un'insenatura verso sud, creando un porto naturale tra i migliori di tutta la Sardegna:Porto Conte, con la sua 'brava' torre di guardia spagnola.Il  visitatore si accorgerà che per raggiungere il Capo Caccia e di conseguenza la nostra meta odierna, le Grotte di Nettuno, avrà il piacere di scoprire paesaggi meravigliosi, che i romani (vere aquile in fatto di posti) avevano scelto per insediare alcune Domus o Ville Romane (da cui trae i nome anche una spiaggia). Poi deve arrampicarsi, sempre più su, centinaia di metri a strapiombo sul mare, lasciare l'auto parcheggiata nel primo posto disponibile (consigliabile venire al mattino abbastanza presto, dato che il sito apre alle 9) e proseguire a piedi fino a ritrovarsi di fronte all'ingresso. Qui, alzando lo sguardo, si noterà il FARO, detto semaforo, di Capo Caccia, chiuso al pubblico perchè zona militare.

Si scende! Eccome se si deve scendere! Attraverso una lunghissima quanto suggestiva scalinata chiamata Escala del Cabirol, di 656 gradini! Il curioso nome ha ovviamente origini spagnole (ad Alghero il 15 % della popolazione odierna parla il Catalano, retaggio di una dominazione che ha lasciato il segno) e si riferisce ad una specie di DAINO che oggi è estinto ma che viveva sulle cime impervie.

Percorrere la scalinata, ricavata nella roccia, non è una faticoso, tutto sommato: pian piano, godendosi ciò che la natura offre, ce la si fa! Non è poco godere di questa camminata. Forse, pensavamo mentre scendevamo, semmai Dio creò il Paradiso, vide questo. E' una indescrivibile magnificenza:il blu del mare, il bianco della roccia, l'azzurro del cielo, la scia delle barche sull'acqua, il verde della vegetazione della baia, l'nfrangersi spumeggiante delle onde sulle rocce...tutto è come contenuto in una bolla multicolore e separata dal mondo, che va per conto proprio, meravigliando e stupendo per la sua bellezza diafana.

Molti i turisti, moltissimi.Che scelgono come noi di fare l'Escala del Cabirol, oppure di arrivare in barca (ne partono dalle vicine località costiere con frequenza) direttamente all'ingresso della Grotta,che si presenterà come un'ampia apertura situata appena sopra la battigia.

Il biglietto si fa una volta giunti nel punto più basso, proprio all'interno della grotta stessa.Pensate che si snoda per ben due chilometri e mezzo all'interno della roccia ma il turista ne può percorrere solo una minima parte:200 metri. Le sale infatti che sono state scoperte sono circa 20, con altri sedici laghetti mentre ne abbiamo visitate tre e un laghetto soltanto.Dicono 'per motivi di siurezza'.

Il regno per le fate e i folletti per antonomasia, la grotta evoca un senso di mistero, di contatto con un mondo che normalmente non frequentiamo, che forse temiamo. Il percorso si articola su passaggi obbligati e in certi tratti si procede assai lentamente per permettere lo smaltimento di persone che, a gruppi, devono usufruire tutte delle spiegazioni della guida presente.

La Grotta ha circa due milioni di anni e si è formata per l'escavazione delle infiltrazioni d'acqua dolce. L'Uomo preistorico  le conosceva e le sfruttava; sono stati ritrovati graffiti sulle pareti, manufatti metallici e ceramiche.

Appena si entra, si noterà il laghetto Lamarmora (dedicato all'esploratore e geografo Alberto Della Marmora), lungo 120 metri, in cui si specchiamo concrezioni rocciose fantastiche.Il lago comunica con il mare secondo il principio dei vasi comunicanti:quando c'è alta marea anche il suo livello aumenta.Se il mare è grosso o molto mosso, le visite vengono sospese.

Il primo tratto di vista comprende la sala delle Rovine, in cui dovrebbero trovarsi gli oggetti preistorici ritrovati (ma non ne abbiamo visto) .Da qui si scende verso le rive del lago dove si ammira una vasta sala centrale chiamata La Reggia, in cui alcune maestose stalattiti, stalagmiti sembra che sostengano la volta, raggiungendo una ventina di metri di altezza.Altre 'colonne' sono immerse nell'acqua profonda da un minimo di un metro a dieci metri. Pensate che su un lato di questo laghetto c'è una piccola spiaggia in cui un tempo venivano a partorire le foche monache, o semplicemente per riposarsi.Come si può intuire, non ci vengono più (troppo disturbate dai continui 'visitatori') e pare si sia pure estinta... Procedendo si incontra la Sala dell'Organo, caratterizzata da un'enorme stalattite centrale; la sala della Cupola, perchè richiama proprio la cupola di una chiesa.Lungo il cammino si noterà una stele incassata tra le rocce, a ricordo della visita di Carlo Alberto, che rimase folgorato dalla loro bellezza e dal loro fascino.

Strabiliante la parte più alta del percorso di visita,dalla quale si ammirano tutte le sale e che è chiamata Tribuna della Musica (o Piattaforma musicale) perchè si sono tenuti ancora concerti e rappresentazioni di musica classica organizzati dal Comune.

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Altre immagini si possono trovare nella Galleria dei panorami n.2.

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  • Per informazioni:Grotte di Nettuno, tel 079/946540

 

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                                                                       settembre 2007