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                      La Fonte della Mojenca:

                            l’Acqua e la Luna presso gli Orobi Comenses

                                                                                                              di

                                                                                                                              Adriano Gaspani

                                                                                                           I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica

                                                                                                           Osservatorio Astronomico di Brera - Milano

                                                                                                                    adriano.gaspani@brera.inaf.it

 

La Fonte Mojenca è una sorgente ubicata all'interno del Parco della Spina Verde, sulle pendici del Monte Croce, altura che domina l’attuale città di Como. Essa è posta in una delle aree più  significative dal punto di vista archeologico per i reperti connessi alla fase preromana della città. In età protostorica attorno alla sorgente, venne realizzata una struttura formata da grandi lastre granito disposte lateralmente e a formare una copertura orizzontale, ancora adesso rilevabile e ben conservata. L'imboccatura della struttura risulta larga metri 1,30 e alta metri 1,50 e si restringe progressivamente verso l'interno fino a divenire impraticabile. Gli scavi archeologici, eseguiti durante i mesi di novembre e dicembre 1995, permisero di identificare tre fasi ben precise durante le quali il sito fu frequentato. Durante la prima fase, collocabile cronologicamente ad epoca imprecisata, la conca naturale, in pietra, della fonte venne scavata e modellata fino ad assumere una forma trilobata. Durante la fase successiva la fonte venne monumentalizzata con la costruzione dei muri laterali formati da grossi blocchi di pietra posti uno sopra l'altro e da una copertura orizzontale formata da lastroni di granito. Nell'area circostante, a pochi metri di distanza  verso il pendio posto ad oriente esiste un'altra sorgente, anch'essa canalizzata in epoca antica con l'impiego di ciottoli e sfaldature di pietra disposte sul fondo e sulle pareti del letto. Tra le due sorgenti sono stati rinvenuti resti di una struttura litica lunga 5 metri e larga poco meno di 4, costituita da grossi blocchi e lastre di granito i quali furono disposti in modo da formare una barriera tra le due sorgenti.

                                         

                                                                                                                  La fonte Mojenca

 

Durante la terza fase si depositarono sul fondo della fonte principale e sulle pareti del pendio circostante alcuni strati di limo ricchi di frammenti di ceramica Golasecchiana risalente al V secolo a.C., i quali dovrebbero essere provenienti verosimilmente da crolli o discariche dell'abitato protostorico di Pianvalle ubicato nelle vicinanze il quale faceva parte del locale insediamento celtico protostorico. Da una prima analisi della struttura della fonte si rileva che i due muri a secco che ne delimitano la bocca e la lastra di copertura non sono orientati in maniera concorde con la direzione in cui lo scolo delle acque è stato canalizzato, ma l'asse della galleria è orientato consistentemente più ad ovest rispetto alla canalizzazione.

In loco è presente un cartello esplicativo il quale fornisce alcune notizie archeologiche in relazione al manufatto, compresa la seguente affermazione: “Una curiosità: il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, verso l’ora del tramonto, i raggi del sole percorrono la piccola valle antistante l’ingresso della fonte e si incuneano all’interno delle galleria. Un’ipotesi, non supportata scientificamente, vede nell’orientamento una precisa volontà degli antichi edificatori forse legata al culto delle acque”.

Dal punto di vista archeoastronomico questa affermazione è discutibile almeno per due ragioni: la prima è che il 21 dicembre è la data attuale del solstizio d’inverno e mentre a causa del fenomeno della precessione lunisolare durante l’età del Ferro il solstizio d’inverno cadeva svariati giorni dopo. In più stabilire la datazione del solstizio sulla base del calendario gregoriano attualmente in uso o giuliano precedente alla riforma del 1582, per indicare una data o un’epoca precedente alla riforma giuliana del calendario non ha senso. In secondo luogo come le accurate misurazioni  archeoastronomiche hanno stabilito, anche se al solstizio d’inverno il sole illumina l’interno della fonte, in realtà l’asse della galleria mostra un’orientazione consistentemente differente rispetto alla direzione di tramonto del sole solstiziale invernale all’orizzonte naturale locale rappresentato dal profilo del paesaggio di sfondo. Per questa ed altre ragioni, in questo lavoro, per quanto possibile, si cercherà di fare chiarezza sulla situazione. Già chi scrive ha mostrato in altra sede [Gaspani, 1999] [1] che l’astro pertinente alla particolare orientazione della fonte era la luna e non il sole. Questo fatto fu ulteriormente messo in evidenza in [Gaspani, 2000a] [2] e [Gaspani 2000b] [3]. Vedremo ora di approfondire questa affermazione anche sulla base di rilievi di maggiore accuratezza eseguiti in epoca più recente. L'asse della galleria è diretto verso una valletta antistante che discende il pendio della collina in modo tale che l'orizzonte naturale locale corrisponda praticamente al livello dell'orizzonte astronomico locale, ma tenendo conto della forestazione possiamo assumere un’altezza angolare apparente di circa 3° rispetto alla linea dell’orizzonte astronomico locale. La fonte e le altre strutture localmente presenti sono state oggetto di rilievi archeoastronomici eseguiti da chi scrive nel 1998 e successivamente in modo ancora più accurato, nel mese di Maggio del 2004, mediante tecniche satellitari GPS. Le coordinate geografiche della fonte ottenute dalla media di 300 determinazioni di posizione, riferite all’ellissoide geocentrico standard WGS84 sono le seguenti:

                                                                                  Latitudine: 45° 48’,157  N  ; Longitudine: 9° 03’,868 E

  L’errore di posizionamento è risultato essere pari a 34 cm circa.

La quota rispetto al profilo dell’ellissoide di riferimento è risultata pari a 413 metri. In entrambe le occasioni sono state eseguite le misure di orientazione dell’asse della fonte rispetto alla direzione settentrionale del meridiano astronomico locale ottenendo i seguenti valori di azimut astronomico:

 

                                                                                  Asse del corridoio della fonte:   Az = 221°,2 ± 0°,1

                                                                                 Asse della valletta antistante:   Az = 214°,3 ± 0°,1

 

Si nota immediatamente l’esistenza di una divergenza di 6°,9 tra le direzioni di orientazione dei due assi. Prendiamo ora in esame l’asse del corridoio della fonte e calcoliamo l’azimut di tramonto del sole al solstizio d’inverno e quello delle luna al lunistizio estremo inferiore, all’orizzonte naturale locale.

Il risultato è che il sole solstiziale invernale tramontava durante il I millennio a.C., ad un azimut astronomico pari a: 231°.5 (centro del disco apparente), con una discrepanza di oltre 10° verso sud, mentre il centro del disco lunare tramontava, al lunistizio estremo inferiore, ad un azimut astronomico pari a: 220°.5, in coincidenza pressoché perfetta con l’asse del corridoio della fonte. Ricordiamo che una discrepanza di 10° rappresenta sull’orizzonte un arco pari a circa 20 volte il diametro apparente del disco solare: assolutamente inaccettabile anche ammettendo che durante il I millennio a.C. le tecniche di allineamento e di orientazione ad occhio nudo potessero non essere dei grande precisione. Ora però è necessario chiarire cosa siano i lunistizi lunari e per fare questo è necessario richiamare a grandi linee il complesso moto della luna sulla sfera celeste e le sue principali periodicità. L'orbita della Luna interseca quella della Terra in due punti: i nodi i quali non rimangono fissi nello spazio, ma sono soggetti al fenomeno periodico della retrogradazione cioè si spostano gradualmente nella direzione opposta al moto della Luna ;  inoltre l'orbita del nostro satellite naturale è inclinata rispetto a quella della  Terra di un angolo, chiamato “i”, pari, in media, a 5°,15.  L'Eclittica invece è inclinata rispetto all'equatore celeste di un angolo, detto "e", pari attualmente a 23°,45 e lentamente variabile nel tempo oscillando grosso modo da 22° a 24° in un periodo di 41013 anni. Durante la retrogradazione può accadere che, ad una certa epoca, il nodo ascendente vada a coincidere con la posizione del punto Gamma, cioè il punto di intersezione tra l'equatore celeste e l'eclittica, corrispondente alla posizione del Sole nell'istante dell'equinozio di primavera. In questo caso avviene che la Luna, muovendosi lungo la sua orbita, può raggiungere il punto di massima distanza angolare al di sopra dell'equatore celeste, cioè la sua massima declinazione boreale geocentrica, la quale sarà pari a d=(+e+i) vale a dire 28°,6. Questo fenomeno è avvenuto l'ultima volta il 15 settembre 2006 e si ripeterà di nuovo tra 18,6 anni.

 

 

 

In quel giorno la Luna, in un dato luogo, sorgerà molto a nord, più a settentrione rispetto al punto di levata del Sole al solstizio d'estate, durante il quale l'astro diurno arriva ad avere una declinazione pari solamente a d=+e. La Luna allora si dice essere al "lunistizio estremo superiore" e il suo punto di levata all'orizzonte astronomico locale è detto punto d'arresto superiore. L'azimut, di levata della Luna, contato dalla direzione nord del meridiano astronomico locale muovendosi positivamente ad est, allora assumerà il minimo valore consentito durante il ciclo di 18,6 anni. Questo valore dipenderà anche dalla latitudine del luogo di osservazione e sarà numericamente tanto minore, maggiormente il luogo di osservazione si avvicina al polo nord della Terra.

Quando la Luna si trova al lunistizio estremo superiore e quindi il suo punto di levata all'orizzonte astronomico locale è posizionato al punto d'arresto superiore, allora quella notte l'astro culminerà molto alto e passerà al meridiano alla sua massima altezza. Mezzo mese draconitico dopo, avendo la Luna percorso metà della sua  orbita, essa si troverà nella posizione opposta per cui la sua declinazione raggiungerà il minimo valore possibile pari a d=(-e-i), raggiungendo il lunistizio estremo inferiore, quindi -28°,6 , ragionando con i valori attuali (anno 2008) di "e" ed "i".

 

 

Appare allora evidente che il suo punto di levata sull'orizzonte astronomico sarà spostato più a sud del punto di levata del Sole al solstizio d'inverno e lo steso avverrà nel caso dei rispettivi punti di tramonto. Tale punto sarà quindi indicato, anche lui, col nome di punto d'arresto superiore in quanto la declinazione della Luna è massimamente negativa ed il punto di levata è quello di massimo azimut consentito per una determinata latitudine geografica. In quella notte particolare la Luna sorgerà nella direzione sud-est, rimanendo però molto bassa sull'orizzonte durante il suo movimento nel cielo e tramonterà in direzione sud-ovest: questo è quanto avviene nel caso del corridoio della fonte Mojenca. I punti di tramonto degli astri sono simmetrici ai punti di levata rispetto alla linea del meridiano astronomico locale quindi quando la Luna sorge a nord-est tramonterà a nord-ovest e quando sorge a sud-est tramonterà a sud-ovest. Prima del 200 a.C. le declinazioni geocentriche estreme della Luna potevano raggiungere, a causa del fatto che il valore dell'obliquità dell'eclittica era un poco maggiore dei valori attuali, valori superiori ai 29° sopra e sotto l'equatore celeste, quindi anche i punti d'arresto superiore ed inferiore erano un po’ più distanti l'uno dall'altro. A questo punto appare di notevole interesse prendere in esame contemporaneamente sia la posizione del Sole e quella della Luna e fare alcune considerazioni. In questo caso si rileva che se l'epoca in cui la Luna è al lunistizio superiore (massima declinazione) in coincidenza con il solstizio estivo, allora l'astro deve giungere in questo particolare punto della sua orbita alla fase di Luna nuova e quindi, mezzo mese dopo essa giunge invece alla sua minima declinazione poco prima del plenilunio. Nel caso il lunistizio superiore coincida con il solstizio invernale, allora la Luna raggiungerà la sua massima declinazione quando è piena e mezzo mese draconitico dopo, al lunistizio estremo inferiore, (minima declinazione) poco prima del novilunio.

 

                       

                                                                 Punti di levata e di tramonto della Luna ai lunistizi

 

Dopo 9,3 anni, poiché la linea dei nodi ha retrogradato di 180°, il nodo ascendente coinciderà con il punto di Libra, opposto a quello d'Ariete. In questo caso la Luna si troverà ai lunistizi intermedi, cioè la massima e la minima declinazione raggiungibili saranno rispettivamente d=(e-i) e, mezzo mese draconitico dopo, d=(-e+i), cioè rispettivamente 18°,3  sopra e 18°,3 gradi sotto l'equatore celeste. Quando la declinazione della Luna vale d=(e-i) l'astro sorgerà in corrispondenza di un punto dell'orizzonte astronomico locale posto più a sud rispetto al punto di levata del Sole al solstizio d'estate, ma più a nord rispetto al punto di levata dell'astro diurno agli equinozi. Mezzo mese draconitico dopo, la declinazione raggiunta dalla Luna sarà pari a d=(-e+i) e quindi il suo punto di levata, all'orizzonte astronomico  locale, sarà intermedio tra le posizioni della levata solare equinoziale e quella solstiziale invernale. Queste due particolari posizioni vanno sotto il nome di punti d'arresto inferiori. Appare allora molto evidente che nel passaggio tra le declinazioni d=(e-i) e d=(-e+i), l'escursione dell'altezza della Luna nel cielo durante il mezzo mese draconitico è consistentemente minore di quella che si rileva quando l'astro è posto alle declinazioni massime.

  • Rimane ora da porsi una domanda fondamentale e cioè a cosa potesse servire ad una popolazione antica conoscere le epoche e la posizione dei lunistizi.

Questa è una domanda a cui, nello stato attuale delle ricerche, è molto difficile rispondere in quanto il ciclo di retrogradazione dei nodi non ha rilevanza pratica, per esempio dal punto di vista agricolo. Potremmo forse ipotizzare che qualora la Luna fosse stata prossima al lunistizio corrispondente alla declinazione massima (d=e+i) essa avrebbe percorso un grande arco in cielo rimanendo quindi sopra l'orizzonte per quasi tutta la notte, soprattutto qualora l'astro fosse stato al plenilunio e la latitudine del luogo fosse stata relativamente alta. In questo caso la Luna poteva essere molto utile per il fatto che la sua luce poteva illuminare il cammino durante gli spostamenti notturni, mentre mezzo mese draconitico dopo, l'arco descritto sopra l'orizzonte durante la notte era piccolo, e l'illuminazione notturna durava poche ore.

Questa ipotesi però risulta poco convincente in quanto le declinazioni massime si ripetono ogni 18,6 anni, periodo per la verità piuttosto lungo per programmare spostamenti da effettuarsi in un numero limitato di notti. L'esistenza dei numerosi allineamenti su questi particolari punti d'arresto sperimentalmente rilevati in una grande quantità di siti europei che si collocano cronologicamente dalla preistoria alla proto-storia è, però, un dato di fatto che non può essere trascurato; ecco che la valenza rituale della Luna potrebbe essere una giustificazione più appropriata per spiegare l'esistenza degli allineamenti rilevati.

La declinazione della Luna è condizionata da tre termini periodici fondamentali a cui se ne aggiungono altre migliaia di entità però molto  più piccola e rilevanti qualora la posizione dell'astro sia richiesta con grande precisione nel cielo. Il primo termine è quello con periodicità pari ad un mese draconitico (27,21 giorni) che corrisponde al ritorno dell'astro allo stesso nodo della sua orbita, e ampiezza pari ad "e", legato alla rivoluzione della Luna intorno alla Terra. Il secondo termine è quello con periodicità pari a 18,61 anni solari tropici ed è il periodo di retrogradazione di nodi. La sua ampiezza è pari a "i" cioè l'angolo con cui l'orbita lunare è inclinata rispetto a quella della Terra. Il terzo ciclo, dovuto alle perturbazioni gravitazionali del Sole e della Terra sulla Luna, corrisponde all'oscillazione periodica del valore dell'inclinazione dell'orbita lunare, con un ampiezza di 8,7 minuti d'arco e un periodo di 173,3 giorni: metà del cosiddetto anno delle eclissi, che corrisponde all'intervallo di tempo che separa due periodi dell'anno nei quali si possono verificare questi fenomeni.

Questo piccolo spostamento, quando giunge al massimo, può indicare l'epoca di una possibile eclisse di Sole o di Luna. Un altro fatto importante è che la conoscenza del ciclo lunistiziale lunare poneva in mano, a chi lo conosceva, lo strumento per prevedere alcune eclissi, soprattutto quelle di Luna. Infatti qualora la Luna si trovi alla massima o minima declinazione possibile e contemporaneamente al primo o all'ultimo quarto allora sette giorni dopo è possibile il verificarsi di un eclisse di Sole o di Luna in quanto l'astro si troverà al nodo e contemporaneamente al novilunio o al plenilunio, quindi con il Sole anche lui posizionato ad un dei due nodi dell'orbita lunare. Questo metodo è in teoria possibile e praticabile, ma permette la predizione di un numero piuttosto limitato di eclissi e soprattutto a scadenza breve, solo 7 giorni. Lo studio del succedersi delle epoche di lunistizio avrebbe però forse potuto contribuire efficacemente, dopo un certo tempo, all'identificazione del numero di lunazioni corrispondenti a valori interi degli intervalli di 173,3 giorni, le quali costituirono soprattutto in epoca antica utili predittori per le sequenze di eclissi. Tornando ora all’orientazione della fonte Mojenca, come affermato in precedenza, dalle misure eseguite e dalla successiva analisi è risultato che l'asse della galleria della fonte interseca l'orizzonte astronomico locale nel punto in cui la Luna tramontava, durante il I millennio a.C., una volta ogni 18,6 anni, quando la sua declinazione era la minima possibile essendo  pari  a

d=-e-i cioè a circa 28°,9 al di sotto del cerchio dell'equatore celeste.

La variazione dell'obliquità dell'eclittica è molto lenta, pochi gradi in 41000 anni e le dimensioni dell'imboccatura della fonte sono rilevanti, quindi il nostro satellite naturale è stato in grado di gettare la sua luce, nel giorno del tramonto alla sua massima digressione meridionale, entro la galleria della fonte una volta ogni 18,6 anni, praticamene dal 3000 a.C. fino ai giorni nostri, essendo la variazione dell'azimut di tramonto del centro del disco lunare, circa 1° in 5000 anni. Questo fatto indica che il fenomeno avrebbe potuto essere osservato indipendentemente dall'epoca che attualmente gli archeologi sono in grado di associare alla monumentalizzazione della fonte durante la quale, con grande probabilità, potrebbe essere stata stabilita l'orientazione dell'asse della galleria in accordo con l'evento astronomico rilevato.

È noto che presso la popolazioni celtiche le fonti rivestirono un ruolo sacro e potrebbe essere probabile che la connessione con la Luna ed in particolare con il suo punto lunistiziale estremo inferiore possa essere stato connesso con la sacralità del luogo. La probabilità che l'allineamento rilevato risulti da una combinazione di fattori puramente casuali è molto ridotta in quanto risulta essere inferiore allo 0,3% valore questo che implica che l'orientazione rilevata per l'asse della galleria della fonte fu deliberatamente definita con un livello di probabilità pari al 99,7%.



[1] A. Gaspani, 1999, "LA CULTURA DI GOLASECCA, Sole Luna e Stelle dei primi Celti d'Italia", Keltia Ed. Aosta.

[2] A. Gaspani, 2000a, "L'astronomia di pietra dei Celti golasecchiani", Terra Insubre, No.14, Maggio 2000.

[3] A. Gaspani, 2000, "Pianvalle un tempio proto-celtico", L'Astronomia, No.210, Giugno 2000, pag.36.

(Autore: Adriano Gaspani)

 

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