I Maya e il pianeta
Venere (Noh Ek):
il caso di Calakmul
(Mexico)
di
S. MOTTA
Università di Milano - S.I.A.
A. GASPANI
I.N.A.F. - ISTITUTO NAZIONALE DI ASTROFISICA - MILANO
ABSTRACT: It
has recently become understood that the ruins of Calakmul, located in the high
forests of the southern Campeche region, formed one of the greatest empires in
the Mayan world; in 2002 Calakmul was added to UNESCO's list of World Heritage
Sites. The original aim of the present work was to investigate a possible use of
the E - Structure in order to mark the rising points of Venus. In particular the
corners of the Structure IV can be used as collimators for an observer staying
upon the Structure VI and looking for the heliacal rising and the heliacal
setting of the planet, as well as their acronic rising and setting . RIASSUNTO: L'originalità di questo lavoro consiste nel ricercare
un possibile allineamento della struttura "E - group" con le posizioni
estreme raggiunte da Venere sull'orizzonte naturale locale. In particolare gli
spigoli della Strut.IV possono essere usati come collimatori per un osservatore
posizionato sulla Strut.VI per osservare la levata eliaca e il tramonto eliaco
di Venere, nonché la sua levata e il suo tramonto acronico.
INTRODUZIONE:
I Maya furono grandi osservatori del cielo e dei moti dei corpi celesti. Gli
esponenti della loro classe sacerdotale erano perennemente focalizzati nella
ricerca della cosiddetta "Misura del tempo". Per loro il tempo non era
inteso secondo uno schema lineare come avviene nella nostra accezione moderna,
cioè una linea retta che proviene dal passato e continua verso il futuro, ma
secondo uno schema ciclico ricorrente come fu tipico per tutte le
popolazioni antiche. La rigorosa ripetitività dei fenomeni celesti supportava
pienamente una concezione di questo tipo. I Maya avevano progressivamente
realizzato un particolare sistema calendariale di tipo computistico
attraverso il quale venivano previsti i principali eventi astronomici
fondamentali per la loro vita sociale, agricola e religiosa, quali i momenti
fondamentali del ciclo solare come le date degli equinozi, e quelle dei
solstizi.
Considerato che la
cultura Maya si sviluppò in un'area geografica posta all'interno della fascia
di latitudine che si stende tra i due tropici, era possibile il verificarsi del
passaggio del Sole allo Zenit locale, fenomeno che avveniva due volte l'anno e
che costituì un evento molto importante all'interno della ritualità di quasi
tutte le popolazioni precolombiane. Grande importanza venne anche attribuita ai
cicli sinodico e siderale lunare, ai cicli di Venere, di Marte e alle eclissi.
Uno dei fenomeni
astronomici di maggior interesse per gli esponenti della classe sacerdotale Maya
era il passaggio del Sole allo zenit locale, il quale avveniva due volte l'anno
a date equidistanti dal solstizio d'estate, evento facilmente osservabile in
quanto in quelle due particolari date si registrava l'assenza dell'ombra
meridiana proiettata da uno gnomone verticale e per essi l'assenza di ombra era
ritenuta un evento di origine divina. Questo fenomeno era reso possibile dalla
particolare latitudine geografica a cui erano ubicate la maggior parte delle
città Maya le quali sorgevano a sud della latitudine di 23°,5, cioè la
declinazione del Sole al solstizio d'estate.
Nello zodiaco Maya alcune costellazioni dell'eclittica venivano identificate
come un giaguaro, un serpente, un pipistrello, una tartaruga, un mostro "xoc"
(che corrispondeva più o meno ad uno squalo o ad un mostro marino), uno
scorpione ed un pecari; le Pleiadi erano assimilate alla coda di un serpente a
sonagli ed erano chiamate "Tz'ab". L'Eclittica stessa era
rappresentata nei glifi come un serpente a due teste.
La Via Lattea era oggetto di forte venerazione, veniva chiamata "Albero del
Mondo", ed era simbolicamente rappresentata come un albero fiorito molto
grande e maestoso. Il periodo dei mesi invernali, quando la Via Lattea è ben
visibile, era chiamato "periodo del serpente dalle ossa bianche". Il
pianeta Venere era, per i Maya, l'oggetto celeste di maggior interesse dal punto
di vista simbolico e rituale; essi consideravano questo pianeta perfino più
importante del Sole.
LA MISURA DEL TEMPO
Il calendario Maya veniva utilizzato anche da altri popoli dell'America centrale
(Aztechi e Toltechi). Il loro sistema calendariale era molto elaborato, basato
su più cicli di differente durata a seconda dell'uso cui erano preposti. Essi
realizzarono tre diversi calendari:
il ciclo Tzolkin
aveva una durata di 260 giorni.
il ciclo Haab aveva
una durata di 365 giorni.
il Lungo computo
indicava il numero di giorni dall'inizio dell'era Maya.
Il ciclo Tzolkin, lungo 260 giorni, era un calendario
religioso basato su
due cicli più brevi, uno di 13 giorni e un altro di 20. La combinazione di
questi due cicli formava un ciclo di 260 giorni (13×20 = 260) , il ciclo
Tzolkin appunto. Ogni giorno entrambi i cicli avanzavano di una unità. Il primo
ciclo seguendo una sequenza numerata da 1 a 13. Il secondo seguendo una sequenza
di 20 nomi: Ahau, Imix, Ik, Akbal, Kan, Chicchan, Cimi, Manik, Lamat, Muluc,
Oc,Chuen, Eb, Ben, Ix, Men, Cib, Caban, Etznab, Caunac. Quindi i
giorni con lo stesso nome non si succedevano con una numerazione progressiva,
come accade nei calendari in cui i giorni sono raggruppati per mese, ma secondo
la posizione che occupavano nel ciclo di 13 giorni. I giorni con lo stesso nome
e lo stesso numero si ripresentavano quindi dopo un intero ciclo Tzolkin, cioè
ogni 260 giorni, essendo 260 il minimo comune multiplo tra 13 e 20.
Il ciclo Haab, lungo 360 giorni, era un
calendario civile
legato approssimativamente al computo solare e quindi al ciclo delle stagioni.
Era convenzionalmente composto da 18 "pseudo-mesi" composti da 20
giorni ciascuno, con i seguenti nomi: Pop, Uo, Zip, Zotz, Tzec, Xul, Yaxkin,
Mol, Chen, Yax, Zac, Ceh,Mac, Kankin, Muan, Pax, Kayab, Cumku. A
questi si aggiungevano 5 giorni supplementari chiamati Uayeb, con i quali
si raggiungeva la durata di 365 giorni, ottenendo quindi la lunghezza dell'anno
solare, approssimato all'intero, inteso come l'intervallo di tempo che si
stendeva tra due solstizi dello stesso tipo. Questi 5 giorni supplementari erano
considerati particolarmente infausti. Appare chiaramente che l'idea di
"mese" secondo le idee dei Maya non era assolutamente connessa con il
ciclo sinodico lunare, ma semplicemente era convenzionalmente stabilito in un
certo numero di giorni, probabilmente giustificato da ragioni rituali o pratiche
di computo. I giorni del mese erano numerati da 0 a 19: i Maya infatti
conoscevano lo zero, probabilmente secoli prima che venisse indipendentemente
scoperto in India. Le date del ciclo Haab e quelle del ciclo Tzolkin ritornavano
a corrispondere tra loro ogni 52 cicli Haab, pari a 73 cicli Tzolkin,
corrispondenti a 18980 giorni: 18980 è infatti il minimo comune multiplo tra
365 e 260. Il giorno iniziale di questo periodo era il 4 Ahau secondo il
computo Tzolkin oppure 8 Cumku, secondo il computo Haab.
Presso i Maya non si
usava numerare progressivamente gli "anni" né del ciclo Tzolkin, né
del ciclo Haab; invece si utilizzava il Lungo Computo cioè una
numerazione progressiva dei giorni in un sistema di numerazione posizionale
misto in base 13, 18 e 20. Precisamente si trattava di un numero di cinque
cifre, la prima delle quali, quella delle "unità", era computata in
base 20, la seconda, quella delle decine, era computata in base 18, la terza e
la quarta cifra erano calcolate nuovamente in base 20, la quinta cifra invece,
era calcolata in base 13.
Secondo i Maya, ciascun ciclo del Lungo Computo corrispondeva ad un'era
del mondo; il passaggio da un'era all'altra è segnata dunque da un cambiamento
positivo preceduto da eventi più o meno significativi, non necessariamente di
tipo catastrofico.
Il ciclo attualmente
in corso, che secondo la mitologia Maya è il quarto, ed è chiamato
"quarto Sole", è iniziato, secondo i calcoli, il 11 Agosto 3114
a.C. ed è molto vicino al termine. Teoricamente il nuovo ciclo, cioè il
"Quinto Sole", inizierà il 21 dicembre 2012, giorno di solstizio
d'inverno. In realtà non esiste pieno accordo tra gli studiosi in relazione
al punto di partenza del Lungo Computo e date più accreditate a
corrispondere a quella di inizio sono l'11 o il 13 agosto 3114 a.C. del
calendario gregoriano esteso indietro nel tempo.
Il ciclo "Tzolkin",
del conto corto, era considerato sacro, ed era quello che veniva utilizzato
dalla maggioranza contadina per la coltivazione della, "millpa", da
cui deriva il mais, che per i Maya era l'elemento vitale. Non va dimenticato
inoltre che 13 erano le tappe del calendario del lavoro agricolo nella
coltivazione della millpa, dalla ricerca del terreno, alla sua
misurazione, al taglio, alla semina, fino alla raccolta. Il calendario del Lungo
Computo, o calendario di Venere, era comprensivo di 584 giorni, che
compongono il ciclo sinodico di Venere ed era a sua volta suddiviso in 4
periodi, corrispondenti esattamente alle 4 stazioni di Venere. Le lunghezze di
questi quattro periodi erano stati stabiliti peraltro con precisione piuttosto
ridotta dai Maya mediante l'osservazione del pianeta ed erano pari a 8, 236, 90
e 250 giorni ( i valori astronomicamente corretti sono 8, 263, 50 e 263 giorni).
Venere nel pensiero
Maya era un dio maschile infausto e gli venivano attribuite spiccate valenze
di tipo religioso come rappresentazione celeste del dio Kukulkan.
Egli ,a seguito di varie vicissitudini, innalzò una pira per distruggere se
stesso, ma il suo cuore superò le fiamme e volò in cielo e diventò il
pianeta Venere. Ma come interpretavano il cammino celeste di Venere?
IL SITO
E' stato recentemente riconosciuto che Calakmul, situata nella foresta
pluviale nella regione meridionale del Campeche, in Messico, fu la
capitale di uno degli imperi più potenti del mondo Maya in grado di contrastare
il potente re della città di Tikal.
Il sito è ubicato ad una latitudine di 18° 06' 18" N, ad una longitudine
89° 48' 39" W e ad una quota di 260 metri s.l.m. ed è localizzato nello
stato messicano del Campeche, al confine tra il Quintana Roo e il Guatemala. Il
sito archeologico ha un'estensione di circa 70 kmq su cui sono state finora
rinvenute 6.250 strutture di cui solo una parte è stata attualmente riportata
alla luce. L'importanza del sito è tanto maggiore in quanto sono state
rinvenute 117 stele ricoperte da fittissime iscrizioni, geroglifici, pittogrammi
e simboli del calendario maya. Benché la scrittura Maya fosse già stata
parzialmente decifrata col ritrovamento della lastra di Palenque e degli
unici tre codici intatti a noi pervenuti (il codice di Dresda, il Codice
Tro-Cortesiano, il CodicePerisiano) queste stele risultano
molto importanti dal punto di vista della cronologia Maya data la presenza di
iscrizioni che contengono espliciti riferimenti calendariali. Dal 1984 gli
archeologi Folan, Morales e Carrasco stanno eseguendo scavi per riportare alla
luce ulteriori rovine avviluppate dalla vegetazione. A loro si deve il
ritrovamento di una tomba intatta, localizzata in uno di questi edifici. Nel
2002 Calakmul è stata annoverata nella lista dei Patrimoni dell'UNESCO.
L'area occupata dal
sito può essere suddivisa in due sezioni: la prima, chiamata Plaza Central, è
un vasto spazio aperto circondato dalla struttura II e dalla struttura VIII, in
direzione sud-nord, e dalle strutture IV e VI nella direzione
est-ovest,(figura1,ellisse blu); la seconda, denominata Gran Acropolis, che è
anche il nucleo centrale, è circondata da un canale ed è dominata da due
enormi acropoli adiacenti (da qui il nome del sito) che dall'alto dei loro 50
metri dominano la foresta (figura1,ellisse gialla) .
Figura
1 Il sito di
Calakmul: all'interno dei due profili ellittici sono poste le principali
strutture dell'antico insediamento Maya
ELEMENTI DI GEOMETRIA SACRA
Il nostro lavoro si è imperniato sull'analisi di due manufatti in particolare.
L'analisi della geometria del sito ci ha confermato che esso si sviluppa lungo
due assi ortogonali diretti approssimativamente lungo le direzioni cardinali
astronomiche, con una deviazione di 12° circa in senso orario dalla direzione
nord del meridiano astronomico locale, caratteristica, questa, che risulta
relativamente comune a quasi tutte le antiche città Puuc-Maya.
I Maya edificavano
le loro città orientandole lungo particolari linee astronomicamente
significative connesse con i punti di levata e di tramonto sia del Sole che
della Luna. Essi stabilivano la direzione degli assi delle loro città e
quelli dei palazzi più importanti di esse, studiando il percorso diurno
dell'ombra proiettata dagli edifici, dovuta al moto apparente del Sole sulla
sfera celeste durante la giornata.
Uno degli obbiettivi
delle osservazioni solari era quello di stabilire, con un anticipo di un paio
dei mesi del loro calendario, il passaggio del Sole allo zenit locale. Questa
data, alla latitudine media tipica dello sviluppo della cultura Maya, avveniva
due volte durante l'anno in accordo con il periodo delle piogge ed era molto
importante dal punto di vista della pianificazione dell'agricoltura. In un
nostro precedente lavoro, ["Calakmul (Mexico): Geometria, struttura e
orientamenti astronomici del sito con nuovi dati"] è già stata
dimostrata la possibilità che possano esistere alcuni allineamenti
astronomicamente significativi nella "E-structure" formata
dall'edificio dalla struttura VI, che materializzava il punto di stazione, e
quello dalla struttura IV, posta ad oriente della precedente, la quale
materializzava i punti di collimazione destinati a stabilire le direzioni della
levata solare ai solstizi ed agli equinozi all'orizzonte naturale locale, che
potevano essere osservati dalla sommità della struttura VI( figura2).
Fig.
2
Il
presente lavoro si concentra sulla zona della Plaza Central, di cui forniamo una
planimetria redatta dall’INAH, Instituto National de Antropologia e Historia
de Mexico; la fotografia è stata effettuata in loco da uno dei due autori (S.M.).
Alla latitudine di Calakmul l'ampiezza dell'arco ortivo solare era pari a 49°,8
(la levata solstiziale estiva avveniva ad un azimut astronomico pari a 64°,9,
mentre la levata solstiziale invernale avveniva ad un azimut astronomico pari a
114°,7, durante il X secolo).
Esaminando le
dimensioni della struttura IV e la sua distanza dalla struttura VI appare
con grande chiarezza che la sua occupazione angolare dell'orizzonte naturale
locale risulta essere un poco maggiore dell'arco ortivo solare da entrambi i
lati. L'eccesso di occupazione angolare è dell'ordine dei 5° in meno verso
nord ed in più verso sud.
Questo fatto suggerisce
in modo consistente la possibilità che il medesimo complesso architettonico
permettesse anche l'osservazione delle levate della Luna ai lunistizi
all'orizzonte naturale locale materializzandone permanentemente la posizione in
corrispondenza di alcuni particolari architettonici agli estremi nord e sud
della stessa struttura. Gli azimut astronomici dei punti di levata della Luna ai
lunistizi estremi, all'orizzonte astronomico locale erano rispettivamente Az=59°,6
al lunistizio estremo superiore (declinazione lunare: ε+i) e
Az=120°,5 al lunistizio estremo inferiore (declinazione lunare: -ε-i), sempre
durante il X secolo.
Come è noto dalla
letteratura, l'orientazione degli assi delle città Maya era generalmente
stabilita sulla base delle direzioni equinoziali solari, anche se non è ancora
del tutto chiaro quale fosse il criterio osservativo applicato per stabilire
quello che per loro era l'equinozio. L'analisi delle varie "E-structure"
presenti nelle città Maya che le contengono mostra chiaramente che l'idea di
equinozio diffusa in questa cultura, ma più generalmente in tutta l'area
precolombiana, è quella che va sotto il nome di "Equinozio
di Thom" che
consiste nel bisecare l'arco ortivo solare stabilendo la direzione media tra i
punti di levata e di tramonto del Sole all'orizzonte naturale locale ai due
solstizi. Questa procedura richiede che l'altezza angolare apparente
dell'orizzonte naturale locale rispetto a quello astronomico locale sia la
stessa nei due punti della levata solare solstiziale, condizione questa che era
abbastanza ben verificata in quanto il punto di stazione, dove era posizionato
l'osservatore, era posto su una piramide di altezza rilevante (la struttura VI)
ed il profilo dell'orizzonte naturale locale era livellato dalla vegetazione
della foresta che cresceva circa uniformemente su un'area praticamente piana
anche su grandi estensioni territoriali.
Questo fatto implica
chiaramente che la data equinoziale stabilita mediante questa procedura empirica
poteva discostarsi in maniera poco rilevante dalla vera data equinoziale
astronomica. In questo lavoro è stata esaminata la possibilità che anche le
osservazioni dei punti di levata del pianeta Venere durante i suoi cicli
potessero trarre vantaggio dall'utilizzo della particolare geometria definita
dalle "E-structure" tanto che il punto di osservazione poteva essere
sempre lo stesso sulla sommità della piramide che nel caso di Calakmul è
costituita dalla struttura VI. Con questo lavoro ci siamo proposti anche di
studiare la possibilità che la "E-strutture" di Calakmul potesse
essere stata utilizzata, al pari di altre presenti in altre città Maya, quale
sistema di riferimento a cui riferire lo spostamento dei punti di levata del
pianeta durante i suoi cicli e quindi possano essere messe in relazione con le
principali celebrazioni degli eventi sociali e religiosi connessi con i cicli di
Venere.
Sotto, Figura 3,
Codice di Dresda pag.46:
Le prime 11 righe visibili di glifi si riferiscono alle prime stazioni venusiane
nel ciclo di 260 giorni
Geroglifici che simboleggiano Venere
Conteggio del totale degli intervalli
Geroglifici che simboleggiano Venere
L'analisi del " Codice di Dresda" eseguita dagli studiosi ha permesso
di decifrare e comprendere il calendario venusiano dei Maya; in esso 5 pagine
(dalla pagina 46 alla pagina 50, vedi figura 3) descrivono il ciclo di Venere,
suddiviso in 4 periodi della durata di 236, 90, 250, 8 giorni, stabilito sulla
base di precise osservazioni astronomiche le quali, per raggiungere la
precisione che si rileva dai dati epigrafici ed archeologici, richiedeva durante
le osservazioni, obbligatoriamente la disponibilità di un sistema di
riferimento oggettivo (Figura 4).
Fig. 4
Traiettoria, rispetto al Sole, descritta da Venere nel cielo mattutino durante
il ciclo di 8 anni dal 900 A.D al 908 A.D. vista da Calakmul
A questo proposito sono state calcolate le effemeridi topocentriche, giorno per
giorno, del pianeta Venere in modo da determinarne l'arco ortivo lungo tutto il
suo ciclo di 8 anni, per un periodo storico che si stende tra il 900 d.C. ed il
908 d.C. epoca in cui la documentazione archeologica ci assicura che la città
di Calakmul ebbe la sua massima espansione politica, economica e culturale, vedi
figura 4. Le effemeridi del pianeta mostrano chiaramente le oscillazioni del suo
punto di levata all'orizzonte naturale locale in seguito alla combinazione del
suo moto orbitale intorno al Sole e di quello della Terra dove era situato
l'osservatore. L'ampiezza dell'arco ortivo del pianeta si stende grosso modo per
circa 95°, tra i 25° ed il 120° di azimut astronomico, il quale risulta
maggiore dell'ampiezza dell'arco di orizzonte astronomico locale coperto
dall'estensione della struttura IV, quando viene osservata dalla sommità della
piramide VI, e che corrisponde grosso modo all'arco ortivo lunistiziale lunare
alla latitudine di Calakmul. L'eccesso di orizzonte interessato dal moto
apparente del punto di levata di Venere è soprattutto verso nord, quindi la
"E-structure" poteva servire solo parzialmente come riferimento per
studiare le posizioni del pianeta.
Nella tabella di figura 5 sono riportate le effemeridi di levata di Venere
calcolate a una latitudine e longitudine di Calakmul dall'anno 900 A.D all'anno
908 A.D. Nella seconda colonna sono riportati i valori massimi e minimi
dell'azimut astronomico di levata del pianeta, mentre nella prima e terza
colonna ci sono rispettivamente le date e il valore delle corrispondenti
elongazioni occidentali del pianeta rispetto al Sole; la quarta colonna elenca i
punti corrispondenti che sono stati tracciati nel grafico di figura 5 .
Figura 5Valori degli azimut di levata di Venere in funzione delle rispettive date
Il nostro intento è,
attraverso un'accurata analisi archeoastronomica dei dati e delle fotografie
effettuate sul luogo, ricercare se gli spigoli della Strutt.IV( a) potevano
essere i punti in cui si osservava la levata eliaca di Venere, mentre i punti
della Strutt.IV (c) potevano indicare la levata acronica.(figura 6).
Si nota immediatamente che il primo azimut astronomico estremo di levata pari a
115° circa si verifica il 18 Gennaio 900 A.D., mentre l'8 Luglio 900 A.D. è il
giorno in cui la levata mattutina avviene a 58°, 28 di azimut astronomico
all'orizzonte astronomico locale ed è il valore minimo; il successivo azimut di
valore massimo si ha il 17 Novembre del 900 A.D. per poi registrare il 2 marzo
del 901 A.D. il nuovo valore minimo di azimut. Abbiamo tabulato quindi i valori
massimi e minimi degli azimut, ottenendo così 23 punti di interesse da
considerare, che abbiamo riportato su un grafico lineare (figura 5).
Nei calendari Maya esisteva anche una componente lunare, con periodi lunari di
29 e 30 giorni alternativamente. Essendo il periodo sinodico della Luna di quasi
29,5 giorni, essi riuscivano a inserire il computo lunare nei loro calendari
senza grosse difficoltà e le loro cognizioni sui periodi lunari erano tali da
poter predire entro certi limiti le eclissi (Codice di Dresda).
In considerazione di ciò abbiamo pensato che gli stessi punti che venivano
utilizzati per osservare le levate ed i tramonti solari e lunistiziali potessero
servire anche come collimatori per le osservazioni di Venere. Nella tabella
seguente sono stati riportati i valori degli azimut calcolati per le direzioni
materializzate dalla Struttura IV collimata dalla sommità della Struttura VI e
quelli delle levate solstiziali e lunistiziali lunari.
Strutt
IVa
(
Nord)
Strutt
IVa
(Sud)
Strutt
IVb
Strutt
IVc
(Nord)
Strutt
IVc
(Sud)
Struttura
59°,4
66°,3
90°
107°,0
115°,5
Sole
64°,9
Solst
Estate
89°,8
Equinozio
114°,7
Solst
Inverno
Luna
59°,6
lunistizio
settentrionale
70°,6
lunistizio
settentrionale
109°,5
lunistizio
meridionale
120°,5
lunistizio
meridionale
Figura
6. Tabella dei valori degli azimut calcolati per le direzioni
materializzate dalla Struttura IV collimata dalla sommità della Struttura VI.
Dal confronto è emerso un particolare interessante e cioè che di tutte le 23
elongazioni massime lungo un ciclo Venere collima ben sette volte il punto di
levata dietro la Struttura IV. Un osservatore posizionato sulla Strut VI vedeva
sorgere Venere sempre dietro la Strut IV tutte le volte che il punto di levata
del pianeta invertiva il suo moto (Figura 7).
Figura 7.
Simulazione della posizione delle 23 elongazioni massime di Venere dietro la
Struttura IV
La E-Structure di
Calakmul poteva essere quindi utilizzata come sistema di riferimento per
rilevare i punti di levata di Venere alle massime elongazioni misurandone così
i periodi. Verificato quindi che un certo numero di punti di levata di Venere
alle massime digressioni cadono dietro i particolari architettonici della
E-Structure, l'idea è che venissero usati come griglia di riferimento per
riconoscere i ritorni di Venere con la stessa elongazione.
L'ampiezza dell'arco ortivo del pianeta si estende all'incirca dai 25° ai 120°
di azimut astronomico e, mentre da una parte i valori di massima digressione dei
punti di levata di Venere a sud sono ben raggruppate dietro la Strutt.IV c,
dall'altra ne esiste un certo numero che si posizionano a Nord ben oltre la
Strutt.IV a, quindi probabilmente altre strutture collocate a nord dell'E-Structure
avrebbero forse potuto essere state utilizzate quali collimatori.
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